Prime Esperienze
L'ovetto Part. 2


11.04.2025 |
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"Carlotta esplose in un orgasmo, inondandole la bocca, poi le stampò un bacio, strizzandole i capezzoli..."
A causa del traffico, arrivammo al sexy shop alle 16:30. Alesia si era vestita in modo sportivo e comodo: una gonna di Zara e scarpe da ginnastica, sapendo che avremmo camminato molto. Ci accolse un ragazzo sui 30 anni, dall’aria poco raccomandabile. “Salve, avremmo bisogno di sapere se può aiutarci. Stiamo cercando articoli specifici per arredare una dark room,” gli dissi. Mi guardò stupito: “Non abbiamo quel tipo di arredamento.” Ci mostrò un sito con croci a X da parete, cavalline, gogne, letti con manette, attrezzature per la sospensione, gabbie, ganci anali e altro, spiegando ogni articolo senza staccare lo sguardo dalla scollatura di Alesia. Aggiunse che quei prodotti andavano ordinati online, senza possibilità di visionarli.Alesia, incuriosita, indicò un oggetto sullo schermo: “Mi scusi, questo a cosa serve?” Il ragazzo, con un sorriso malizioso, rispose: “È una macchina del sesso automatica, si monta come accessorio al letto o a pavimento. Ha accessori per penetrazione anale o vaginale, 15 velocità, ma difficilmente si arriva a 15. È l’unico articolo che abbiamo in negozio, volete vederlo?” Ci recammo nel retro, dove la macchina era montata in un angolo. Il ragazzo la tirò al centro, montò un dildo viola fluorescente da 25 cm e mostrò come regolare inclinazione e velocità con il telecomando, invitandoci a provare a fermare il meccanismo per testare il motore. Alesia afferrò il dildo, provando a bloccarlo, ma non ci riuscì. Il ragazzo passò alla velocità 15: sembrava un frullatore impazzito.
“Grazie per la dimostrazione,” dissi. “Questo accessorio farà parte dell’arredamento, ma ci serve vedere gli altri elementi dal vivo.” Ci diede l’indirizzo di un altro sexy shop specializzato e chiamò per avvisare del nostro arrivo. Alesia mi sorprese: “Allora questo lo prendiamo, così abbiamo già un pezzo.” Sgranai gli occhi, mentre il ragazzo incartava. Pagando, mi sussurrò: “Lo dovremo provare, ti pare?” Messo lo scatolone in macchina, partimmo per il nuovo indirizzo.
Ad attenderci c’era Ada, una ragazza di colore con una voce strana ma un profumo di lavanda meraviglioso. Ci fece accomodare in un salottino, chiedendoci di attendere per privacy: i clienti entravano uno alla volta, con un’uscita sul retro per evitare incontri. Dopo un po’, Ada tornò e ci accompagnò nello showroom. Era un vero paese dei balocchi: ogni attrezzatura immaginabile era lì, in una sala di oltre 200 metri quadri. In fondo, una sezione dedicata all’abbigliamento e ai sex toys. Ada ci lasciò liberi di osservare.
Discussi con Alesia dei pezzi da scegliere. Il letto a baldacchino esposto era più attrezzato di quello dell’IKEA, ma più ingombrante. La cavallina occupava più spazio di una sedia, e l’attrezzatura per le sospensioni era troppo grande, quindi la escludemmo. La croce a X, però, era carina, e ne avevano una versione pieghevole, più decorativa. Alesia iniziò a disegnare la disposizione sul suo block notes: la dark room prendeva forma. Ada si avvicinò: “Se volete qualcosa di originale, con una parete attrezzata di frustini, venite.” Ci portò in un angolo dove erano appesi frustini di ogni tipo, paddle, gatto a nove code, corde, bacchette.
Alesia restò perplessa: “Ma come possono piacere queste cose? Sembra una pratica crudele, non è nel nostro stile, vero caro?” Rimasi in silenzio: era una parete di strumenti per la tortura. Ada, in tono provocatorio, disse: “Ti faccio provare come funziona.” Si posizionò sulla cavallina, esponendo il sedere: “Prendi quello che ti piace e colpiscimi.” Alesia, istigata, prese il gatto a nove code, lo agitò e lo scagliò sul sedere di Ada. Fu un flop: arrivò molle, e Ada scoppiò a ridere. Alesia capì che quegli strumenti non erano solo per il dolore. “Riprova,” la incitò Ada. Questa volta, con più forza, il colpo produsse un bel rumore. “Molto meglio,” disse Ada, rialzandosi, “ma ora tocca a te, o hai paura?”
A Alesia si può dire tutto, tranne che ha paura. Si posizionò sulla cavallina, con la gonna a coprirle il sedere. Ada sferrò un primo colpo dolce, poi uno più forte, accarezzandole il sedere per controllare. Alesia non si mosse. Ada colpì di nuovo, massaggiando ancora, questa volta infilando una mano sotto la gonna: “Non si sentono i segni, sei brava.” La situazione eccitava Alesia, e Ada lo capì. Le sollevò la gonna, lasciandola con il sedere all’aria, e colpì più forte, facendola sobbalzare. Massaggiò il punto, sfiorando l’interno coscia e il ventre eccitato, poi infilò due dita nella sua vagina. Alesia era bagnatissima. “Vieni, assaggia,” disse Ada, porgendomi le dita. “Vedi che effetto fa?” “Sì, hai ragione, ma ora basta, Alesia ha capito,” intervenni.
“No, caro,” rispose Alesia, “voglio provare il paddle.” Ada prese il paddle e sferrò due colpi violenti, arrossandole il sedere. Mi avvicinai per interrompere, ma toccando il sedere caldo di Alesia, mi accorsi che era molto eccitata. Le tirai giù la gonna, tenendo la mano tra le sue gambe. “Bene, Ada, ordineremo il letto, la croce, la gabbia, la parete attrezzata, la cavallina e la gogna esposta lì dietro. Puoi farci il totale?” Ada, seccata per l’interruzione, disse: “Se prendete tutto, ho un regalo.” Indicò la sezione abbigliamento: “Alesia, prendi un vestito, te lo sei meritato per aver resistito.”
Alesia scelse un completo di pelle nera: minigonna di striscioline, corsetto con fibbie laterali che lasciava il seno scoperto, stivali con tacchi alti. Ada la invitò a provarlo. Nel camerino, Alesia ebbe difficoltà con il corsetto e chiamò Ada. La trovò seminuda, con gonna e reggiseno. “Va indossato senza reggiseno,” disse Ada, slacciandolo e lasciandola con i capezzoli al vento. Le mise il corsetto, stringendo forte, poi le strizzò i capezzoli: “Ti piace?” Alesia annuì, e Ada strinse ancora, infilandole di nuovo due dita nella vagina. Alesia, ormai senza inibizioni, si lasciò toccare.
Ada la fece uscire dal camerino. Era uno spettacolo: una dea eccitata, il vestito che esaltava ogni sua forma. Ada le sistemò le labbra con un rossetto e la portò davanti allo specchio. Alesia si vide sexy, aprendo le gambe quasi a chiedere la mano di Ada, che non tardò ad arrivare. La portò su una sedia ginecologica, sistemandole le gambe, e riprese a penetrarla con le dita. Poi, salendo sulle rampe laterali, si tolse le mutande, rivelando un pene di oltre 22 cm. Alesia, sorpresa, lo accolse in bocca, facendolo scivolare fino in gola.
Mi avvicinai, tolsi le mutandine di Alesia e leccai il suo ventre, infilando la lingua dentro. Poi le infilai il mio pene nella vagina, pompando forte. Alesia, con un pene in bocca e uno nella vagina, godeva come mai prima, trasformata dalla ragazza timida di qualche mese fa. Quando Ada fu pronta, mi fece scostare e penetrò Alesia. Il suo pene, più lungo, arrivava all’utero, e dopo un colpo secco, Alesia lo sentì tutto dentro, come se qualcosa si fosse rotto. Presto iniziò a godere, con uno squirt. Io presi Ada da dietro, e ci muovemmo allo stesso ritmo. Alesia ebbe un secondo orgasmo, Ada la inondò di sperma, e io inondai Ada.
Andai subito da Alesia, baciandola e accarezzandola per quel momento incredibile. Lei disse: “Ricordi il nostro patto? Ora devi pulirla tutta.” Spinse la mia testa sul suo sesso, facendosi pulire dallo sperma. Ci ricomponemmo e formalizzammo l’ordine. Ada era stata brava, e sapevamo che l’avremmo incontrata di nuovo.
La proposta per l’appartamento del signor Mario fu ottima, e lui accettò subito. In un mese finimmo i lavori, attrezzando la dark room con accesso separato, e la mettemmo sul sito. Le prenotazioni non tardarono ad arrivare: il business andava a gonfie vele, e non solo quello. L’intesa sessuale con Alesia era cresciuta esponenzialmente. Aveva voglia di sperimentare: la macchina del sesso non finì nella dark room, ma a casa sua. La provammo molte volte, sia per penetrazioni vaginali che anali, arrivando a velocità 15, e introducemmo un paddle nei nostri giochi.
Era sabato mattina, verso le 9:00, quando Carlotta, la figlia di Sofia, ci chiamò: “Non abbiamo ricevuto l’accredito di dicembre, cosa è successo?” Controllai sul PC: il bonifico non era stato fatto. “Mi scuso, Carlotta, è un mio errore. Oggi Alesia ti porterà 2.000 euro in contanti.” Chiamai Alesia, spiegandole l’accaduto, e le chiesi se potesse ritirare i soldi e portarli a Carlotta nel pomeriggio. Mi rispose che era tirata con i tempi, ma propose di accompagnarla: sarebbe passata in banca a prendere i soldi, poi l’avrei portata a Roma centro da Carlotta e saremmo tornati.
Alle 16:00 passai a prenderla. Aveva appena fatto la spesa e ritirato i soldi, ed era vestita con una tuta Adidas, scarpe e felpa dello stesso marchio. Mi diressi a casa di Carlotta a passo sostenuto. Arrivati, aspettai in macchina—il parcheggio in quella zona era impossibile—mentre Alesia bussò per consegnare i soldi. “Sali, la porta è aperta, sono sotto la doccia,” disse Carlotta. Alesia entrò e si fermò nel salone, aspettando che uscisse dal bagno per darle i soldi e farsi firmare la ricevuta.
“Vieni, ho una sorpresa per te,” disse Carlotta. Alesia si affacciò in camera, ma non vedendo nessuno, entrò timidamente. Da dietro la porta, Carlotta, seminuda, la scaraventò a terra, si sedette sul suo petto e le tappò la bocca con un fazzoletto al cloroformio. Alesia perse i sensi e, al risveglio, si ritrovò nuda, ammanettata al letto, con una sbarra di ferro legata alle caviglie che le teneva le gambe divaricate, un cavo che sollevava la sbarra e le sue gambe, esponendo ogni parte sensibile del suo corpo.
“Così impari a fare ritardo nei pagamenti,” disse Carlotta. “Ho dovuto vendere il mio corpo agli strozzini perché non avevo pagato, e ora pagherai.” Alesia non voleva davvero andare da Carlotta, ricordando la prima esperienza, e si ritrovava in una situazione imbarazzante. Stava provando a parlare, quando Carlotta salì sul letto, posizionando il suo sesso sulla sua bocca: “Comincia a leccarla invece di parlare.” A Alesia non piaceva, ma non aveva alternative. Carlotta era decisa, così si diede da fare per finire in fretta. Con la lingua esplorava il sesso di Carlotta, infilandola nella sua vagina per eccitarla rapidamente. “Lo vedi che ti piace, sei diventata una ninfomane. Ora fammi vedere come bevi tutto,” disse Carlotta, muovendo il bacino sulla sua bocca, colando umori.
Non le dava tregua, toccandosi il clitoride: “Dai, non ti fermare, voglio arrivare.” Alesia aveva la lingua indolenzita, ma quella situazione, con le gambe appese e divaricate, la eccitava. Carlotta esplose in un orgasmo, inondandole la bocca, poi le stampò un bacio, strizzandole i capezzoli. “Ora telefona al tuo socio, devo vendicarmi anche di lui,” disse, componendo il mio numero. “Sii gentile e digli di venire su.” “Alesia, che succede?” chiesi, sentendo la sua voce tremolante. “Dovresti salire, ci sono problemi con Carlotta.” “Va bene, il tempo di trovare parcheggio,” risposi.
Carlotta decise di non sprecare il tempo di attesa. Prese un fallo di gomma gigante, lo cosparse di vaselina e lo puntò sullo sfintere di Alesia, premendo con forza. La rosellina si allargò, cedendo di schianto, e il fallo si piantò nel suo sedere. Alesia urlò dal dolore, sentendosi lacerare. Carlotta non si fermò, muovendolo velocemente avanti e indietro, finché Alesia non smise di urlare, iniziando a gemere di piacere, spingendo il sedere sul fallo. Carlotta si allontanò un attimo, tornando con uno strapon. Salì sul letto per una doppia penetrazione. Alesia, elastica, accolse il pene di gomma nella vagina, mentre i muscoli del sedere erano tesi. Ogni muscolo del suo corpo sembrava cercare un orgasmo. Si sentiva violata, ma eccitata. Pochi affondi, e Alesia raggiunse l’orgasmo, squirting ovunque.
Suonai al campanello. Carlotta si staccò da Alesia e aprì il citofono. Entrando in camera, vidi Alesia ammanettata, con le gambe sollevate e divaricate da una sbarra, e un fallo di gomma piantato nel sedere. Carlotta, alle mie spalle, disse: “Vedi come te l’ho sistemata? Se vuoi le chiavi per liberarla, dovrai ubbidire, altrimenti dovrai chiamare i vigili del fuoco, e scopriranno che persone per bene siete.” “Va bene, dimmi cosa vuoi,” risposi, con uno sguardo di sfida. Era una ragazzina viziata e prepotente.
“Spogliati,” ordinò. “Togli anche i pantaloni e le mutande.” Obbedii, salendo sul letto. “Vai a leccare quel palo che esce dal sedere della tua socia.” Mi misi a quattro zampe, con il sesso di Alesia davanti al volto, e leccai il fallo, approfittando per leccarle il ventre. “Togli il dildo, leccalo e rimettilo dentro,” continuò. Obbedii, ma al secondo inserimento Alesia fece una smorfia di dolore. “Fallo di nuovo,” insistette Carlotta. La rosellina di Alesia era dilatata, così, per lenire il dolore, mi soffermavo a leccarla ogni volta che toglievo il fallo.
“Bene, ho fatto quanto chiesto, possiamo andare?” chiesi, sfilando il dildo. Carlotta rise: “Non hai capito. Visto che hai a cuore la tua socia, pagherai tu. Affonda la faccia nel suo sesso e restaci finché non decide di fare pipì.” Obbedii, pregando che Alesia lo facesse presto. Ma Carlotta, con lo strapon unto di vaselina, si posizionò dietro di me e lo infilò nel mio sedere in un colpo. Il dolore fu così forte che mi sentii svenire. Mi ressi alle gambe di Alesia, continuando a pregare. Carlotta iniziò a pompare a ritmo incalzante, come per spaccarmi in due. Più spingeva, più succhiavo Alesia, sperando che si sbrigasse.
Dopo 5 minuti ero devastato. Carlotta mi aveva violato, e quando Alesia si accorse che mi stavo eccitando, con il mio pene che pulsava e schizzava sul materasso, mi inondò la bocca con la sua pipì. Carlotta smise di muoversi, abbassò le gambe di Alesia, la liberò dalle manette e dalla sbarra, poi ci lasciò soli, andando nella stanza accanto. Mi rivestii velocemente, aiutando Alesia a ricomporsi e a recuperare le sue cose. La presi per mano, cercando di uscire senza farci sentire.
Nel corridoio, incontrammo Carlotta, appena rivestita, che sorridendo disse: “Allora, ti è piaciuta la sorpresa che ti abbiamo fatto?” Non capivo. Guardai Alesia, che annuì: “Sì, caro, abbiamo organizzato tutto a tua insaputa per farti questo regalo. Come vedi, sappiamo divertirci anche noi.” Rimasi senza parole, mentre Alesia e Carlotta si scambiarono un dolce bacio. Alesia aggiunse: “Non ti preoccupare, ho comprato lo stesso strapon di Carlotta, quindi ti terrò bello allenato in futuro,” ridendo con Carlotta.
Da quel giorno, la nostra vita sessuale prese una piega diversa. Ci concedevamo tempo per noi, vivendo le nostre fantasie con sempre meno remore. Esploravamo ogni giorno nuove frontiere, con attenzione all’altro. Era il 4 marzo, alle 20:30, durante una cena insieme. “Alesia, che ne dici di andare a vivere insieme? Sono mesi che ci frequentiamo, lavoriamo insieme e facciamo l’amore,” le chiesi. Mi guardò, sorridendo: “Mi stavo chiedendo cosa aspettassi a chiedermelo.” Ci baciammo dolcemente, e da quella sera Alesia si trasferì a casa nostra.
Nei giorni successivi, organizzammo il trasloco delle sue cose. Era meraviglioso dormire con Alesia ogni notte, fare l’amore per prendere sonno e svegliarci ogni giorno facendolo di nuovo. Era una favola, e come tutte le cose importanti, la sfida era farla durare. Ma entrambi avevamo tanta voglia di viverci, disposti a inventare nuovi giochi, promettendoci di non lasciare che la nostra passione annegasse nella routine.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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