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Un gioco pericoloso


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
25.04.2025    |    261    |    1 8.0
"Guardai il display di Sandra dopo un’ora e venti: quattro orgasmi, cinque in vagina, cinque in bocca, quattro in ano..."
RIEDIZIONE DI UN RACCONTO DEL 2009
Dopo un istante di terrore, Sandra si fece coraggio e mi chiese: «Antonio, ti rendi conto di cosa può succedere? Passi per mostrarmi in intimo, magari nuda, ma non posso immaginare che qualcuno mi tocchi!» Aiuto, il vecchio gestore doveva venirmi incontro, o avrei perso tutto. E così fu.
«Signora, per legge nessuno può obbligare qualcuno a fare ciò che non vuole», la interruppe il vecchio, saggio e astuto. Non poteva dire la verità, nota solo a pochi: chi organizzava l’incontro sapeva tutto. Anche Giulio, il mio amico, conosceva il segreto: «Antonio, per convincere Sandra e altre, usano una ‘ricetta’ segreta, una sorta di eccitante colombiano. È tutto organizzato: all’ingresso, in una stanzetta, spruzzano quella sostanza mista a fumogeni, mascherandola da effetto scenografico.» Eccezionale, il vecchio. In un istante aveva rassicurato Sandra.
«Fiuu, meno male», sospirò lei. «Ma non mi fido. Antonio, appena entriamo, corri da me. Va bene il regalo, va bene l’intimo, ma ho paura.»
«Figurati, cara, geloso come sono, come potrei permettere a qualcuno di toccarti?» mentii. Ero geloso, pericolosamente, ma il desiderio di vedere Sandra abbandonarsi al piacere era più forte.
«Ora ho bisogno del documento firmato, ma vorrei parlarvi separatamente. Cinque minuti», disse il vecchio. Sandra uscì, e lui approfittò per spiegarmi: «Sig. Antonio, sappiamo perché è qui. Non è l’unico. Molti mariti vogliono ‘disinibire’ le loro mogli. Dopo anni, abbiamo perfezionato un gioco intrigante. Nel salone ci sono uomini: imprenditori facoltosi, ragazzi selezionati per prestazioni e dimensioni, e due ragazzi di colore iperdotati. Il locale è coperto di materassini, con poca luce, e tutti indossano maschere per l’anonimato. Lei fingerà di entrare nel salone, ma andrà in una saletta con un display che mostra quattro numeri: gli orgasmi di sua moglie, le eiaculazioni in vagina, ano e bocca. Ci indichi i segnali degli orgasmi di Sandra e scelga i numeri da raggiungere, che verranno mostrati nel salone per guidare i partecipanti. Due pulsanti removibili attivano i due ‘campioni’ di colore: deciderà lei come e se coinvolgerli. Non si può interrompere prima di due ore.»
Un misto di terrore e angoscia mi travolse. Sandra, la donna che amavo, trattata come un oggetto di piacere. Eppure, la curiosità di vedere fin dove si sarebbe spinta prevalse, nonostante la gelosia che mi divorava. «Ma se non mi trova, scapperà!» obiettai.
«Amico mio, non lo farà. La porta del salone non ha maniglie interne, e la ‘libella’ fa miracoli», rise il vecchio. «Per l’igiene, tutti hanno certificati AIDS, tranne sua moglie, garantita da Giulio. Il salone ha quindici videocamere a infrarossi: vedrà tutto come fosse giorno. Riceverà dieci ore di riprese. Dopo due ore, potrà entrare per cinque minuti con occhialini a infrarossi, vedere tutto senza essere riconosciuto. I nostri collaboratori e i ragazzi selezionati li indossano.»
Sghignazzava, il vecchio. La serata era organizzata alla perfezione. Firmai il modulo senza aggiungere altro. «Ora entra mia moglie?» chiesi.
«Certo, deve firmare.»
«Cosa le dirà?»
«Parole rassicuranti: si divertirà, non deve temere. Le mostrerò un video di una ‘festa in maschera’ con coppie in intimo, coriandoli e stelle filanti. È credibile ed eccitante», disse, accendendo un televisore con immagini allegre. Non faceva una grinza. Inebetito, uscii e dissi a Sandra di entrare.
«Perché tanto tempo?» chiese, preoccupata.
«Non temere, ti mostrerà un filmato per spiegarti tutto.»
«Ok, ma prima leggo tutto», rispose. Dopo dieci minuti, tornò con un sorriso: il video aveva funzionato. «È stravagante, ma sembra simpatico. Forse hai avuto una buona idea. Però, perché entriamo separati?»
«Credo sia una sorpresa, un siparietto.»
«Mi vergogno, starò in un angolo con le mani sul seno», disse.
«Chi lo sa, tesoro. Divertiamoci», risposi. Mi baciò, un bacio pieno di significati. Fu il mio primo vero tradimento: non le avevo mai mentito.
Nella nostra stanza, Sandra si guardava allo specchio. Il reggiseno lasciava il seno quasi scoperto, i glutei nascondevano il perizoma nero. Su mia richiesta, si era depilata: il davanti semitrasparente del perizoma evidenziava la pelle chiara. Era un bocconcino arrapante; faticai a trattenermi.
«Driiin»: il segnale. Scendemmo al pianterreno. Nonostante il caldo asfissiante, Sandra era a disagio: non si mostrava così nemmeno in casa, per paura dei vicini. «Sandra, è bellissima, ha forme invidiabili», disse il gestore. Lei arrossì, timida come sempre.
«Sig. Antonio, entri dalla porta blu; signora, dalla rossa. Troverete un ingressino con fumogeni per la ‘scena’.» Rispondemmo in coro: «Va bene.» La pelle d’oca mi assalì. Stavo per lasciare la mano di Sandra, che avrei ripresa solo dopo due ore, dopo chissà cosa. «Caro, ci vediamo nel salone. Non fermarti, lo sai che mi vergogno», disse, dandomi un ultimo bacio. Il gestore la accompagnò alla porta rossa, che si aprì e si richiuse. Il mio cuore si fermò.
«Non si preoccupi, venga, l’accompagno. Ci sono altri due mariti», disse il gestore. Altri due? Dunque, il vecchio diceva il vero. Lo seguii come un automa in una stanza anonima con tre sedie e un display. Vidi il nome “Sandra” davanti alla sedia vuota. C’erano Andrea, un trentenne distinto, e Lorenzo, un cinquantenne tarchiato.
«Sono italiani», spiegò il gestore. «Andrea è qui da venti minuti, Lorenzo da un’ora. Ora vi lascio. Sig. Antonio, mi dia i numeri per i ragazzi.» Non ci avevo pensato. Sparai a caso: «Tutti 5.» I due si girarono di scatto. «Un buon numero, complimenti», disse il gestore.
Mi accomodai, con una sensazione sgradevole. I numeri di Sandra erano a zero. Dopo tre minuti, guardai il display di Andrea: la sua Loredana era venuta una volta, con sette eiaculazioni in vagina e una in ano. «Driiin»: Lorenzo. La sua Sofia aveva ingoiato, con numeri incredibili: quattro orgasmi, cinque in vagina, due in ano, sette in bocca. Poi un altro squillo. Non era Lorenzo né Andrea. Con terrore, guardai il display di Sandra: un “1” sotto “davanti”. Qualcuno si era scopato mia moglie, il suo seme le scaldava la vagina. Sperma non mio. Mi alzai, bollente di rabbia ed eccitazione. Dopo dodici minuti, un secondo squillo: un altro in vagina. Al terzo, sempre davanti. Dopo quaranta minuti, il primo ingoio. Ripensai ai pompini che mi faceva, malvolentieri. Ora aveva lo sperma di uno sconosciuto nello stomaco.
Un doppio squillo mi fece sobbalzare: Sandra era stata sodomizzata, mentre ingoiava un’altra dose. Il suo culo, che avevo leccato solo due volte in anni, era stato violato. Lorenzo si alzò, lo sguardo perso. La sua Sofia aveva numeri da record: dieci ingoi, dieci in vagina, cinque in ano, tre orgasmi. «Voleva punirmi per un tradimento», mi disse. «Ha scelto dieci per tutto, per battere il record del locale.» Lo salutai mentre usciva.
Guardai il display di Sandra dopo un’ora e venti: quattro orgasmi, cinque in vagina, cinque in bocca, quattro in ano. Preso da un raptus, attivai i pulsanti dei ragazzi di colore per vagina e ano. Non ragionavo più. Andrea uscì senza dire nulla; la sua Loredana si era fermata. Notai che né lui né Lorenzo avevano usato i pulsanti. Forse avevo esagerato.
«Driiin»: un “6” in vagina. Uno stallone si era svuotato in Sandra. Ero esausto. Bussai alla porta, volevo entrare prima dell’ultimo. Mi diedero gli occhialini e corsi nel salone. Un caldo allucinante, ragazzi nudi ovunque. Sentii urla di piacere: era Sandra, roca, ansimante. «Ahhh, basta, non ce la faccio più!» Mi feci largo. La vidi alla pecorina, montata da un gigante di colore, sudato, con un cazzo doppio del mio. Colpi potenti la scuotevano; a volte crollava, rialzata dagli altri. Il viso era coperto di sperma. Il ragazzo mi afferrò: «Vedi tua moglie? Guarda il suo culo.» Uscì, mostrando una voragine con liquido seminale. Poi rientrò, affondando tutto. Con un urlo, venne nel suo intestino, mentre Sandra gridava, venendo ancora. Gli inservienti la portarono via su una barella.
La seguii, paonazzo. Nella stanza, Sandra dormiva serenamente. Le aprii le gambe: un rivolo di sperma usciva da vagina e ano, ancora aperto. Bussarono: il gestore con il ragazzo di colore. «Ecco le videocassette», disse. «Soddisfatto?»
«S-sì, ma…»
«Godetevi lo spettacolo e tornate presto.» Il ragazzo aggiunse: «Sua moglie è favolosa. Ma come ha fatto a lasciare il suo culo vergine? Molti ne hanno approfittato, non segnati sul display.» Se ne andarono. Inserii una videocassetta. Sandra entrava nel fumo, la voce tremolante: «Antonio, dove sei? Mi gira la testa.» Due mani enormi le afferrarono il seno, liberandolo. «Chi sei? Non sei Antonio!» Toccò un cazzo immenso, più grande di quello visto. «È… oddio!» Si inginocchiò, la curiosità e la droga la guidarono. Succhiò, mentre un ragazzo la penetrava alla pecorina. «Ohhh!» gridò, senza muoversi. Il ragazzo venne, poi l’altro, con un cazzo enorme, la fece stendere e la penetrò lentamente. Sandra spalancava gli occhi, venendo mentre lui la riempiva.
Un uomo attempato la prese, scopandola come un martello pneumatico. Sandra urlava, adorandolo. Poi un quarantenne le venne in bocca: «Bevi tutto.» Deglutì un fiume di sperma. Due ragazzi la misero alla pecorina: uno in bocca, l’altro lubrificò e sodomizzò Sandra, che urlò di dolore, poi gemette di piacere. Uno le venne in bocca, l’altro in ano. La telecamera mostrò i volti: erano Giulio e Angelino, nostro nipote diciottenne. Giulio, rifiutato anni prima, si era vendicato, coinvolgendo Angelino.
«Oddio!» urlò Sandra, svegliatasi. «Mi hai fatto scopare da nostro nipote e Giulio!»
«Cara, mi è sfuggita la situazione, hanno organizzato tutto…»
«Lurida carogna! Mi hanno penetrato ovunque! Era questo che volevi?» Barcollando, indossò una vestaglia e aprì la porta. «Se non mi raggiungi in macchina in venti secondi, parto da sola.»
«Aspetta, fatti una doccia, ragioniamo!» Ma era già alle scale. Raccolsi tutto e la seguii. In macchina, tra «bastardo» e «te la faccio pagare», il viaggio fu un’agonia. Arrivati, disse: «Vai a dormire in albergo. Domani ti chiamo l’avvocato.» Entrò nel portone, con la vestaglia. Il sedile era intriso di sperma, colato per tutto il viaggio. Ero frastornato, senza rimedio. La presenza di Giulio e Angelino era stata una sorpresa.
«Dottor De Angelis, sua moglie è arrivata.» Una Punto rossa. Non era sola: c’era Giulio. «Toh, c’è il cornuto», disse Sandra, con un vestitino succinto, senza reggiseno. Giulio la sbaciucchiava, e lei ricambiava ridendo. «Andiamo nello studio», disse l’avvocato. «Vi raggiungo, devo pagare al bar», mentii. Non potevo salire con loro. La nebbia si era dissolta, ma sentivo freddo. Tanto freddo.

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