tradimenti
Sara: La discoteca di Rimini Cap.2


30.04.2025 |
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"Con due cazzi come i nostri, vedrai che godi..."
RACCONTO VERO SCRITTO COME DESIDERATO DA SARAL’estate del 2023 era un inferno di caldo e sudore, e Rimini era il cuore pulsante della notte, un caos di luci al neon, bassi techno che ti spaccavano il petto, e corpi che si strusciavano come bestie in calore. Sara, 43 anni, alta 1,58 m, 46 kg, con un corpo scolpito che sembrava urlare "scopami", era intrappolata in una discoteca schifosa sulla Riviera. Era lì con suo marito Simone e due amici, Marco e Laura, ma verso le due del mattino la noia la stava mangiando viva. Indossava una gonna corta di pelle nera, così stretta che il perizoma rosso fuoco spuntava a ogni passo, e una canotta bianca con una scollatura che lasciava i capezzoli duri a un soffio dal mostrarsi. Il suo profumo di vaniglia, dolce e appiccicoso, si mescolava all’odore di vodka tonic e sudore che impregnava il locale. I capelli castani sciolti le cadevano sulle spalle, gli occhi verdi scintillavano di un desiderio che non riusciva a soffocare.
Simone, ubriaco fradicio, ballava come un coglione con Laura, mentre Marco blaterava stronzate per far ridere. Sara, schifata, si alzò dal tavolo. “Vado a casa, ho mal di testa,” borbottò, strappando le chiavi della Fiat Tipo dalle mani di Simone, che annuì senza nemmeno guardarla. Fuori, l’aria calda della notte le accarezzava la pelle, i tacchi che ticchettavano sull’asfalto come un countdown. Guidava verso Pesaro, la strada costiera illuminata dai fari, il mare nero che ruggiva a sinistra. Ma la noia era un buco nello stomaco, un vuoto che la spingeva a cercare qualcosa di sporco, di proibito.
Poi li vide. Sotto i lampioni lungo la statale, puttane e trans si offrivano come carne al mercato, i corpi illuminati come trofei, le voci che chiamavano dalle ombre. Sara rallentò, il cuore che le scoppiava nel petto. Non sapeva perché, ma i trans la attiravano da morire. Forse era il loro coraggio, il modo in cui sfidavano ogni regola, o forse era solo la voglia di farsi fottere il cervello. Con un sorrisetto, più per gioco che per altro, accostò vicino a due trans che si erano avvicinate al marciapiede. Una, alta e slanciata, con capelli neri lunghi e un vestito viola che le scoppiava sul culo, si presentò come Vanessa. L’altra, più robusta, con una chioma rossa e un top di latex che urlava "scopami", disse di chiamarsi Carla. Entrambe avevano tette finte che sembravano esplodere e un’energia che fece bagnare Sara all’istante.
“Ehi, bella, quanto ci paghi per divertirti?” chiese Vanessa, piegandosi verso il finestrino, il suo profumo muschiato che invadeva la macchina. Sara, ridendo, si sporse un po’, la scollatura che mostrava ancora di più. “Non lo so, ditemelo voi. È la prima volta,” rispose, la voce che tremava di eccitazione. Le due si guardarono, poi Carla, con un ghigno, disse: “Per una troietta come te, facciamo duecento euro in due. Ti scopiamo finché non urli.” Sara, il cuore in gola, alzò un sopracciglio. “Troppo. Cento euro, tutte e due, e mi fate godere come una cagna,” ribatté, il sorriso che nascondeva la voglia che le bruciava tra le cosce. Vanessa rise, un suono roco. “Cazzo, sei una tosta. Siccome sei una bella donna ti facciamo lo sconto va bene, cento euro, ma ti sfondiamo, troia. Con due cazzi come i nostri, vedrai che godi.” Carla aggiunse: “Sembri una che sa prendere cazzo. Hai già fatto con due, vero?” Sara, strizzando l’occhio, annuì. “Oh, sì, e mi è piaciuto da morire,” disse, il perizoma già zuppo.
“Seguici, puttana,” ordinò Carla, indicando una stradina sterrata a pochi metri. Sara, con il sangue che pompava nelle vene, guidò dietro il loro scooter, il desiderio che le faceva tremare le mani sul volante. Si fermarono in una radura nascosta, lontano dai lampioni, l’odore di terra e salsedine che si mescolava al suo profumo di vaniglia. Le due trans scesero, i corpi illuminati dai fari della Fiat Tipo. Sara aprì la portiera, i tacchi che affondavano nel terreno, la gonna che le saliva sui fianchi, mostrando il culo tondo e perfetto. Vanessa e Carla si avvicinarono, i cazzi già duri sotto i vestiti, due mostri pronti a devastarla. “In ginocchio, troia,” ringhiò Vanessa, tirando fuori un cazzo di 22 cm, spesso oltre i 5 cm, venoso, con la punta che brillava di pre-sperma. Carla fece lo stesso, il suo cazzo altrettanto gigantesco, un’arma che fece gemere Sara solo a guardarla. “Succhia, cagna schifosa,” ordinò Carla, spingendole la testa verso il basso.
Sara si inginocchiò, la terra che le graffiava le ginocchia, il cuore che le esplodeva nel petto. Prese il cazzo di Vanessa in bocca, le labbra che si allargavano a fatica, il sapore salato che le scoppiava sulla lingua. Succhiava come una dannata, la gola che si riempiva, il rossetto che lasciava strisce rosse sull’asta. “Cazzo, che bocca da troia,” grugnì Vanessa, spingendo più a fondo. Carla, impaziente, le afferrò i capelli, infilandole il suo cazzo in bocca. “Prendi anche questo, puttana,” sibilò, il tono che la faceva bagnare ancora di più. Sara passava da uno all’altro, succhiando, leccando le palle, il sapore muschiato che la travolgeva, la saliva che le colava sul mento. “Guarda che cagna,” rise Carla. “Tuo marito ce l’ha così grosso, eh, troia?” Sara, con la bocca piena, mugolò: “No… metà del vostro, quel cornuto.” Le due scoppiarono a ridere. “Povero coglione, cornuto di merda,” ringhiò Vanessa, scopandole la gola finché non tossì.
Dopo minuti di pompini, Vanessa la fece alzare. “A novanta, troia,” ordinò, e Sara, obbediente, si piegò contro la macchina, la gonna alzata, il perizoma strappato via con un gesto secco. Carla, dietro, sputò sul suo culo, massaggiandolo con le dita, preparando il buco stretto. “Ti sfondo, cagna,” disse, e con un affondo lento ma deciso, infilò il suo cazzo di 22 cm. Sara urlò, il dolore che le squarciava il culo, le lacrime che le rigavano il viso, ma la voglia di cazzo la tenne ferma. “Resisti, puttana schifosa,” ringhiò Carla, iniziando a pompare, ogni colpo che la apriva di più, il suono della carne che sbatteva nella radura. Vanessa, davanti, le infilò il cazzo in bocca, soffocando i suoi gemiti. “Succhia mentre ti inculano, troia,” ordinò, e Sara, persa tra dolore e piacere, obbedì, la lingua che danzava sul cazzo mentre Carla le devastava il culo. “Cornuto del cazzo, tuo marito,” sibilò Carla, schiaffeggiandole il culo, e Sara, tra un gemito e l’altro, mugolò: “Sì, cazzo, cornuto!”
Si scambiarono dopo qualche minuto. Vanessa si mise dietro, il suo cazzo che scivolava nella fica di Sara, bagnata come un lago, il suono bagnato che echeggiava nell’aria. “Cazzo, sei fradicia, troia,” disse, pompando con violenza, ogni affondo che la faceva urlare. Carla, davanti, le scopava la bocca, il cazzo che le sbatteva in gola. Sara, travolta, sentì il primo orgasmo montare, il corpo che tremava, la fica che si contraeva attorno al cazzo di Vanessa. “Vengo, cazzo!” urlò, uno squirt violento che schizzava sulle gambe di Vanessa, il liquido caldo che colava sulla terra. “Troia schifosa,” rise Carla, schiaffeggiandole il viso, “godi come una cagna.” Sara, ansimante, si sentiva viva, il piacere che la consumava, il culo ancora dolorante ma la fica che pulsava di voglia.
Le trans, eccitate dal suo orgasmo, la trascinarono verso la macchina. Carla si sedette sul sedile posteriore, il cazzo duro che svettava come un palo. “Sali, puttana,” ordinò, e Sara, con le gambe che tremavano, si impalò sulla sua fica, il cazzo che le arrivava fino all’utero, ogni spinta che la faceva urlare. Vanessa, dietro, sputò sul suo culo già aperto e la inculò senza preavviso, il cazzo che la devastava, il dolore che si mescolava al piacere. La doppia penetrazione era brutale: due cazzi di 22 cm che la riempivano, la fica e il culo che si contraevano, il suono bagnato dei loro colpi che si mescolava ai suoi gemiti. Alcuni passanti, a pochi metri, osservavano dalle ombre, i loro occhi che brillavano nel buio, un pubblico che eccitava ancora di più le trans. “Guarda come ti guardano, troia,” ringhiò Vanessa, pompando più forte. “Sei una cagna da strada.” Sara, persa, squirtava senza sosta, il liquido che schizzava sul sedile, il corpo che vibrava, il dolore dei cazzi enormi che si trasformava in un piacere insopportabile. “Cornuto di merda, tuo marito,” disse Carla, schiaffeggiandole il culo, e Sara, tra un gemito e l’altro, annuì, “Sì, cazzo, cornuto!”
Dopo minuti di doppia penetrazione, la rigirarono, sdraiandola sulla schiena sul sedile, le gambe al cielo. Carla si posizionò sulla sua faccia, ordinandole: “Lèccami le palle, troia.” Sara, obbediente, succhiava le palle muschiate, la lingua che danzava, il sapore che la travolgeva. Vanessa, tra le sue gambe, le sfondava la fica, il cazzo che entrava e usciva con violenza, ogni affondo che la faceva urlare. Un altro orgasmo la colpì, uno squirt che bagnava il petto di Vanessa, il corpo che tremava come una foglia. “Cagna schifosa,” ringhiò Vanessa, e Carla, eccitata, si ritrasse, ordinando: “Apri la bocca, troia.” Sara, ansimante, obbedì, e Carla le sborrò in bocca, litri di sborra calda che le inondavano la gola, il sapore salato che la faceva gemere. Vanessa, tirando fuori il cazzo dalla fica, si unì, sborrandole in faccia, fiotti densi che le colavano sugli occhi, sul mento, nei capelli. Sara, con le dita, raccolse la sborra e la leccò, ingoiando tutto, il corpo sazio ma distrutto.
Le trans, soddisfatte, si rivestirono, ridendo. “Bella scopata, troia,” disse Carla, mentre Sara, ancora ansimante, tirò fuori cento euro dalla borsa e glieli porse. “Vale ogni centesimo,” disse con un sorriso stanco, la voce rauca. Vanessa prese i soldi, strizzandole l’occhio. “Torna quando vuoi, cagna,” disse, e Sara, con un cenno, salì in macchina. Guidò verso casa, l’odore di sborra e cazzo che le impregnava la pelle, il culo indolenzito, la fica in fiamme. Arrivò alle 5 del mattino, giusto in tempo per farsi una doccia, lavando via ogni traccia di quella notte. Simone rientrò poco dopo, ubriaco e ignaro, e Sara si sdraiò accanto a lui, il corpo ancora tremante di piacere. Per due giorni non riuscì a scopare con Simone: il culo era troppo dolorante, la fica bruciava, ma ogni volta che ci pensava, si bagnava di nuovo. Quella notte, aveva goduto come una vera puttana, e il ricordo la avrebbe accompagnata per sempre.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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