trans
Nel casale in ristrutturazione
di Beaudenuit
11.12.2023 |
6.580 |
8
"Ero esausta, il culo mi bruciava, ma ero appagata..."
Tre cazzi sguainati davanti a me, uno in poltrona che guardava e Riccardo di lato che si masturbava e dirigeva il gioco. Da brividi! Anni fa, per circa sei mesi, Riccardo è stato il mio padrone e io la sua schiava. Non era uno scopatore eccezionale, con un membro modesto, ma aveva una grande autorità per farmi fare le porcate che preferiva. Mi legava e mi “puniva” con tutti i mezzi conosciuti, mi portava nelle stazioni di servizio vestita da troia e mi offriva ai camionisti oppure radunava quattro o cinque sfaccendati in qualche parcheggio e mi “gratificava” con dei bukkake. All’epoca non avevo ancora quarant’anni e, senza falsa modestia, ero una gran fica.
Quella sera mi portò in aperta campagna, sull’Aurelia, in un suo casaletto che stava ristrutturando e mi fece trovare gli operai che stavano facendo i lavori. Per me era una sorpresa ma loro erano stati avvertiti prima.
I cazzi erano di due albanesi e un egiziano. Un altro se ne stava in poltrona con il cazzo in mano; a quanto pareva non voleva partecipare. Gli altri tre, con le tute aperte sul davanti mi mostravano i loro “attrezzi”. Riccardo mi bloccò le mani dietro la schiena con delle manette e mi fece inginocchiare davanti a loro.
“Succhiali troia” mi ordinò.
Io obbedii, come sempre. Avevo una parrucca bianca, una minigonna jeans, autoreggenti velate nere, reggicalze, perizoma nero e scarpe decollté nere con tacco dodici. Gli operai sembravano apprezzare molto e io, come ho detto, avevo i brividi per quella situazione così arrapante.
Cominciai a succhiare quei tre cazzi con un’avidità spudorata.
“Dai, cominciate a sbatterla su quel tavolaccio e a incularvela” disse Riccardo dopo un po’, mentre si masturbava
Mi misero a novanta gradi su uno di quei tavoli da lavoro che si vedono nei cantieri. Con le manette stavo scomodissima, ma dovevo essere uno spettacolo da film porno.
“Mettetevi il preservativo” aggiunse Riccardo “solo io me la posso scopare a pelle e sborrarle dentro”. Fra me e me lo ringraziai per questo.
“Falli anche lubrificare Riccardo, ti prego” dissi con la voce da frocetta che mi viene in queste occasioni. Per fortuna Riccardo esaudì il mio desiderio.
Il primo, uno dei due albanesi, mi entrò dentro di prepotenza e io urlai, ma in quel casale fuori dal mondo nessuno poteva sentirmi
“Mettetele il cazzo in bocca così non strilla più sta zoccola” disse Riccardo agli altri due.
Così quello dietro mi scopava con forza mentre gli altri due, a turno, mi riempivano la bocca. Devo confessare che è una situazione che amo da impazzire, essere piena di cazzi in quel modo. Non fosse stato per quelle manette, me la sarei goduta di più.
Con la coda dell’occhio vedevo da una parte Riccardo e dall’altra quello sulla poltrona e tutti e due si masturbavano guardando la scena.
“Ti piace mettermi le corna eh puttana?!” disse Riccardo
“E a te piace essere cornuto” risposi sfilandomi il cazzo dalla bocca per un attimo
Mi arrivarono due sberle molto forti sulle chiappe.
“Troia, ti faccio sfondare il culo” disse a me, poi agli altri “rompetele il culo, devastatela, deve andare a casa a gambe larghe stasera”.
Dopo avermi scopato a lungo, l’albanese uscì e lasciò il mio culo all’egiziano che entrò con non meno veemenza. L’albanese si tolse il preservativo e tornò a interessarsi della mia bocca, insieme al suo connazionale. La sua sborra mi schizzò in bocca inondandomela. Io l’assaporai ma poi la sputai. Solo quella di Riccardo ero autorizzata ad ingoiare.
Gli altri due continuarono a scoparmi in bocca e nel culo ancora per un tempo imprecisabile, alternandosi.
Ero esausta, il culo mi bruciava, ma ero appagata. Riccardo mi tolse finalmente le manette.
Mi avvicinai con fare provocante a quello in poltrona e gli dissi
“A te non interesso proprio? Ti piace solo guardare?”
“Sì, mi piace guardare, ma ammetto che come fai i pompini mi ha fatto venire voglia”. Questo era decisamente italiano, con un’inflessione siciliana.
Guardai Riccardo che con un’occhiata mi diede il suo “consenso”, così mi chinai davanti al siculo e cominciai a leccargli delicatamente la cappella. Lui mi lasciò fare, perciò continuai con tutto il rituale dei migliori pompini fino a che si sfilò, si masturbò velocemente e mi sborrò in faccia.
Gli operai, dopo aver percepito quel supplemento di paga, se ne andarono e io rimasi solo con Riccardo.
“Ti è piaciuto eh puttana?” mi disse carezzandomi il culo e poi dandoci una sberla “Ti piace farmi cornuto eh? Avevano tutti cazzi più grossi del mio, te li sei goduti”
“So che a te piace vedermi fare la troia con altri”
“Allora adesso inginocchiati e servi il tuo padrone cornuto”
Mi chinai e avvolsi il suo cazzo con le labbra, mi piaceva molto il suo sapore. Lo spompinai per bene mentre mi insultava. Poi all’improvviso mi disse
“Vai là, mettiti come stavi prima, da zoccola”
Quando fui di nuovo a novanta gradi su quel tavolaccio, mi rimise le manette e mi entrò dentro il culo brutalmente, tutto in un colpo. La cosa non mi stravolse molto sia per le modeste dimensioni del suo cazzo, sia perché i due albanesi e l’egiziano me lo avevano allargato abbondantemente. Però feci un urletto e lo incitai per gratificarlo
“Sì dai, sbattimi forte, puniscimi, mi piace da morire, sborrami dentro, sono la tua puttana, sono solo tua, inculami porco, fammi sentire le palle sulle chiappe…!”
Lui si eccitava da impazzire a queste mie parole e ovviamente mi sborrò dentro copiosamente.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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