trio
Una stanza molto trafficata
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19.01.2025 |
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"Sono come pietrificati, bianchi cadaverici in volto, sguardi attoniti..."
A volte penso che siano passate più persone nel mio letto che in quello di una puttana, con una sola differenza, che nel mio ci sono passate gratis e senza esserci anch'io, invece la troia il suo letto lo condivide e si fa pagare.Scusate lo sfogo. Mi spiego e capirete perché sono incazzato nero.
Mio padre, sottufficiale dei carabinieri, durante la sua carriera, ha cambiato sede di lavoro infinite volte, trasferendo ogni volta anche la famiglia ed instaurando amicizie con una marea di persone in ogni posto dove è stato per servizio. Io sono nato in Piemonte, ho frequentato l'asilo in Toscana, parte delle elementari in Romagna. Ho concluso le elementari ed iniziato le medie in Calabria, il liceo in Campania e poi...arrivato all'università, per mia fortuna, mi sono trasferito io a Roma, dove condivido l'abitazione con altri studenti, altrimenti mi sarei dovuto trasferire ancora per seguire mio padre prima in Abruzzo e poi nelle Marche dove attualmente si trova. Regioni dove comunque i miei genitori hanno preso casa in affitto e trasferito anche i mobili della mia camera perché non è che io sia diventato indipendente, anzi! La mia famiglia, per quanto mobile e girovaga, per ironia della sorte, è per me il “punto fermo” al quale faccio ancora riferimento.
Durante l'anno torno in famiglia per brevi periodi a Natale e Pasqua, per almeno un mese o mese e mezzo in estate e orientativamente ogni due o tre settimane durante il resto dell'anno, per il solo week end (per il cambio della biancheria sporca con quella pulita, rifornimento di viveri e soprattutto di soldi).
La mia stanza quindi è quasi sempre inutilizzata, dovrebbe essere inutilizzata, vorrei che lo fosse. Invece no. Con il fatto che da qualche anno i miei abitano sul mare ed al centro della penisola, più che una casa privata mi sembra un santuario, meta di pellegrinaggi. Ci fanno sosta gli amici di mio padre che dal nord transitano per andare a passare le vacanze al sud; gli amici del sud quando transitano per andare a trovare i figli emigrati al nord; senza contare le “visite di cortesia” (specie da giugno a settembre) degli amici d'ogni dove che all'improvviso vengono presi dallo sghiribizzo di fare una “capatina al mare, così salutano anche i miei, “tanto simpatici”. Secondo voi dove dorme tutta questa gente?
Nella mia camera. È ovvio!
Oltre il mio letto i miei ci hanno messo anche un divano, ma mica per abbellire la mia stanza , no, perché è un divano trasformabile in letto matrimoniale, proprio per....”se per caso dovesse venire qualcuno!”
Solo che “qualcuno”, sempre diverso e mai lo stesso, viene ...per caso....quasi sempre.
Di solito le madri telefonano ai figli che risiedono fuori per motivi di studio e chiedono “quando torni?” per esprimere il desiderio di rivedere il figlio. Mia madre no, lei me lo chiede perché se non torno io ne approfitta per far venire i tali che “da tanto chiedono se possono venire un paio di giorni”.
Lo scorso giugno è successo il patatrac.
Non credevo di dover chiedere il permesso ai miei per tornare a casa. Per questo, sentite le previsioni di tempo splendido, percepito già il primo caldo, guadagnato un decoroso, anzi ottimo ventotto al terzultimo esame prima della tesi, avevo deciso all'ultimo minuto di prendere l' autobus che congiunge Roma alla costa marchigiana, dove i miei vivono nella splendida Riviera delle palme. Avevo voglia di passare due giorni al mare con quel bel tempo. Non avevo avvertito i miei del mio ritorno, neanche ci avevo pensato a farlo, mai immaginando che i miei potessero stupirsi di vedermi solo perché ero già tornato “anche il fine settimana precedente”
Questo stupore ha manifestato mia madre quando io mi sono risentito per... quello che è successo e tra poco vi dirò. Quasi come se gli ospiti di turno che stavano nella mia stanza, avessero più diritto di me ad occuparla, “non essendo prevedibile- parole di mia madre- che io tornassi a casa a distanza di una sola settimana”.
Partito con la corsa serale della corriera, ero arrivato poco prima della mezzanotte sulla riviera. Data l'ora non ho voluto disturbare mio padre per farmi venire a prendere alla fermata del pullman, nonostante a quell'ora non circolassero più gli autobus urbani e, bagaglio in spalla, mi sono fatto oltre un chilometro a piedi per andare dalla strada statale, dove fermano gli autobus di linea fino a casa mia, in fondo al lungomare. Per carità nulla di trascendentale, anzi! Superato il primo tratto su strade deserte tra case dove già tutti dormivano, era stato piacevole camminare nel secondo tratto, con il bagaglio leggero, sulle strade già affollate dai giovani e dai primi turisti, con le gelaterie ed i bar aperti e frequentati. Si respirava già il “sapore dell'estate”. Una passeggiata rilassante , non faticosa.
Ecco, mi pare di riviverla quella serata:
Arrivo finalmente a casa. Anche dall'esterno noto le persiane abbassate e le luci spente. Ormai è mezzanotte e trentasette (vedo l'orologio), tutti dormono. Faccio tutto con la massima attenzione per non far rumore, non vorrei far svegliare inutilmente i miei genitori. Conosco bene i percorsi, anche al buio. Vivaddio è pur sempre casa mia, ho dimestichezza con l'ambiente. Piano, piano raggiungo camera mia senza accendere neppure la luce del corridoio. Apro la porta, sento delle esclamazioni e dei rumori. Qualcuno ha quasi gridato “Chi è?” e il letto ha scricchiolato. Accendo la luce e sul mio letto c'è un gran figa tutta nuda che si mette un braccio di traverso sugli occhi; non capisco se per ripararsi dalla luce improvvisa o per ammantarsi. Sarebbe ridicola la seconda ipotesi, non saranno i suoi occhi più osceni della sua nudità integrale che non riesce a coprire rannicchiandosi mentre annaspa con un braccio forse alla ricerca a tentoni del lenzuolo che non troverà mai.
Il lenzuolo infatti non è sul letto ma sulle spalle di un uomo che ho fatto in tempo a vedere balzare giù dal letto mentre ho acceso la luce. Se lo tira sulle spalle credendo di coprirsi. In effetti le sue spalle e metà torace sono coperti dal lenzuolo, ma tutto il resto è esposto ai miei occhi, compreso un cazzo ben duro e teso e...umido: gli umori che lo rivestono fanno riflettere la luce. Non sono un esperto di cazzi però questo mi pare di ragguardevoli dimensioni. Ci metto un niente di tempo a capire d'aver interrotto una scopata ( e contestualmente incazzarmi perché lo stavano facendo nel mio letto). Quello che non capisco è chi cazzo sono questi due.
OK, ci arrivo anch'io a pensare che sono “amici dei miei genitori”, ma questo per me non significa niente. Per me sono degli estranei e stanno, cioè stavano, trombando nel mio letto. Posso incazzarmi?
Sbatto la porta uscendo e fregandomene di svegliarli irrompo nella stanza dei miei gridando:-Chi cazzo sono quelli di là? Che ci fanno nel mio letto?.
Che ridicolo mio padre che, assonnato, passa dal profondo russare ad un comico “chi va là?” e subito dopo “la pistola, la pisto... ah sei tu...che cavoli strilli?”
Che oscena mia madre che con le stesse modalità dell'uomo nell'altra stanza, dopo essere saltata giù dal letto, cerca un vestito e se lo avvolge alle spalle come l'uomo, dall'altra parte, si avvolgeva con il lenzuolo. Probabilmente spaventata dal brusco risveglio in pieno “primo sonno” e sorpresa dalla mia irruzione, fatica qualche attimo a mettere a fuoco la situazione.
Quando ci riesce mi parla come se io fossi in torto:- E tu che ci fai? Da dove sbuchi? Non sei tornato sabato scorso? E' successo qualcosa? Che ore sono? E bla, bla, bla, blablà ?
Quando cazzo smette di pormi domande se vuole risposte?
La interrompo:Chi cazzo sono quelli di là?
-E chi sono? Sono amici nostri, li abbiamo ospitati per questo week end.. Carlo e Lina, te li ricordi no, quelli che quando abitavamo a Lucca.....
Non me ne frega niente di quello che dice. Domando: Io dove dormo adesso?
Adesso ditemi se sono paziente o isterico, chiedendovi che fareste voi se nelle mie condizioni vi sentireste chiedere:-Ma tu perché sei tornato? Non dovevi venire sabato prossimo?
Io non rispondo, esco dalla stanza dei miei sbattendo la porta, ritorno nella mia camera. I due che devono aver sentito tutto, si sono vestiti in qualche modo: pantaloni del pigiama lui, sottoveste lei: di stoffa leggera, a larghe righe verticali il pigiama di lui, di stoffa trasparente di un colore pastello “indeciso” tra il giallo ed il verde tenue la camicia di lei. Certamente e visibilmente nuda lei sotto quel leggerissimo capo, forse altrettanto lui: la biancheria intima di entrambi è ancora sparsa sul pavimento.
Sono come pietrificati, bianchi cadaverici in volto, sguardi attoniti.
Non grido, sono pacato e perentorio nel dire:-Scusate ma quello è il mio letto. Ho viaggiato e camminato, sono stanco, voglio dormire, Parlate con lei per come sistemarvi diversamente (mi riferisco a mia madre che mi ha seguito ed è appena entrata nella stanza, sta alle mie spalle).
Mi giro verso mia madre e le dico: Io mi do una rinfrescata, tu risolvi la questione e metti lenzuola pulite nel mio letto (questo potevo non dirlo, lo ammetto. Mi è sfuggito).
Dal bagno sento le voci (ma non capto tutte le parole) di mia madre e dei due ospiti . Godo da matto per aver messo tutti in imbarazzo ed in difficoltà. Non riesco a sentirli distintamente ma li immagino che, ipocritamente, si stiano scusando l'uno con l'altro: mia madre si giustificherà ribadendo che non poteva immaginare il mio ritorno (perché è strano tornare a casa propria?), gli altri per essere venuti senza avere preavvisato prima o per non aver scelto un albergo. Mi da più ai nervi il loro farfugliare che il sonoro russare di mio padre, rapidamente tornato al suo profondo dormire.
Io di scusarmi e giustificarmi non ci penso proprio. Mi rodeva , e pure tanto, già il solo sapere che la mia stanza era spesso usata da estranei, il trovarla non solo occupata ma addirittura utilizzare il mio letto per scopare mi fa ritenere in diritto di comportarmi come mi sto comportando. Anzi mi sbrigo pure a tornare nella stanza, voglio imporre il mio diritto semplicemente con il mio essere fisicamente presente nella MIA stanza.
Uscito dal bagno però distinguo anche le parole che quelli stanno dicendo. Non sono certissimo ma da quel che sento parrebbe che i due ospiti stiano informando mia madre sulle condizioni in cui erano quando io li ho beccati, confessando che stavano avendo un rapporto sessuale.
Odio mia madre perché trova la cosa divertente. E' la sola che pare trovare comica la faccenda.
Con molta naturalezza mia madre sta dicendo:- E che sarà mai! Che non si sa che tra moglie e marito si fa sesso? Non è mica più un bambino, ha compiuto venticinque anni, scoperà anche lui...spero. Ci parlo io, state tranquilli. Mi dispiace solo per voi che.... ah, ah, ah,...non ci posso pensare, – ah, ah. ah...questa la devo raccontare alle mie amiche...ah, ah, ah...
Entro e mia madre, come se tutto fosse normale, mi dice:- Ecco il tuo letto è pronto ed è tutto tuo.
Vedo risistemato a letto anche il divano polifunzionale e chiedo:-E quello resta così?
-Ovvio- mi dice risoluta mia madre.- Dove vuoi che dormano Lina e Carlo, sulle sedie in sala da pranzo? Non muore mica nessuno se dormite nella stessa stanza, in letti separati, per una notte. O vuoi che dorma io nel tuo letto e tu vuoi andare con quel trombone di tuo padre? Senti che sinfonia il suo russare! Oh, poi senti, altre soluzioni non ci stanno, perciò o così o così, scegli! - e salutando i due se ne va e torna in camera sua.
Lui, Carlo, ora finalmente parla:-Scusaci. Non potevano immaginare che... Insomma.. è successo.
Lei, Lina:- Non lo si è mica fatta apposta
Che tenere che sono le loro espressioni da “bambini buoni” beccati nel rubare i dolci in credenza. Ma bambino non sono affatto. Certamente sono oltre i quarant'anni, Carlo forse quasi verso i cinquanta. Nonostante mi ritengo eterosessuale trovo più piacevole Carlo che Lina. Lui è alto, fisico asciutto, carni compatte, abbronzato ed è interessante anche per quella chiazza di pelo brizzolato e rado che ha sul petto anche se il mio sguardo scende verso il basso dove l'evidente bozza sui leggeri pantaloni del pigiama conferma che non indossa altro sotto. Lei è una donna dal fisico che oserei definire “florido” per quei chili in più che indubbiamente ha oltre il suo peso forma, ma ben distribuiti; fianchi rotondi, glutei carnosi, seni voluminosi (non mi chiedete la misura perché ho poca dimestichezza con l'acquisto dei capi intimi femminili e se sto con una donna di certo non mi metto a guardare l'etichetta del reggiseno per conoscerne la taglia). Nonostante la maggiore piacevolezza estetica di Carlo e su Lina che fisso il mio sguardo, sulla trasparenza e la leggerezza della sua camicia: si distingue bene il triangolo nero tra le sue gambe, si notano i capezzoli turgidi premere da sotto la stoffa.
Mi ravvedo. Credo d'aver esagerato prima. Per rimediare, esagero di nuovo dicendo qualcosa di assurdo, cioè:-Scusatemi voi, neanche io l'ho fatto apposta. Se volete finire vado a vedere se c'è qualcosa in TV, di là.
Suscito dei sorrisetti, forse di compatimento per la mia ingenuità. Carlo mi dice di restare. Io resto, comincio a spogliarmi. Noto che i due mi guardano abbastanza sfacciatamente, in particolare lei, la Lina. Non credo di agire ancora per rabbia e con risentimento, forse soddisfo la mia vanità nel sentirmi guardato. Non soffro di complessi, non sono un Adone ma sono consapevole di piacere alle donne. Poi, suvvia, ad una ultra quarantenne come Lina non parrà vero potersi “godere” visivamente un giovane manzo di venticinque anni.
Mi viene un dubbio: e se quella non volesse godere solo visivamente? Intanto mi guarda quasi con cupidigia e poi, non dimentichiamolo, le sarà rimasto il boccone di traverso quando ho interrotto la scopata che stavano facendo. In che fase si trovavano? Certamente non negli approcci, ma...erano prossimi all'orgasmo o no? Certo, poveracci pure loro, il mio arrivo deve essere stato una gran sfiga pure per loro.
Azzo! Pure Carlo mi sta osservando; in maniera più sfacciata della moglie, toccandosi vistosamente il membro, anzi tenendolo stretto nel pugno, sia pure da sopra il tessuto del pigiama, e muovendo pure blandamente la mano.
Perché sappia che l'ho notato, io che sono già solo in mutande ormai, gli dico:- Ok, ho capito, ci vado davvero a vedere la televisione di là, tu non ce la fai proprio a ...lasciare la cosa in sospeso.
Lascia il suo pene e con la stessa mano mi blocca e dice:- Non fare il ragazzino! Dove vai? Non credo che guarderesti la televisione di là, forse ti tireresti una sega pensando a noi due che scopiamo e sbaglieresti perché se te ne vai sta tranquillo che si discuterà tra noi, altro che trombare. Invece se resti magari si gioca un poco insieme, tutti e tre. Mica ti scandalizza l'idea? Hai mai fatto sesso con una coppia? Ti piacerebbe provare? Ti piace la Lina? Non la trovi bellissima? Per noi non sarebbe un problema, anzi. Io posso partecipare se tu lo vuoi o solo guardarvi...
Mi sta bombardando di parole. Sono stupito, sorpreso, confuso. Guardo Lina, sorride sorniona e, un poco volgarmente si tocca tra le cosce con una mano. Le faccio un cenno con gli occhi come a chiederle “Tu sei d'accordo? Condividi?”. Capta la mia domanda e mi risponde anche lei gestualmente, incrementando il sorriso e annuendo col capo mentre dilata le palpebre.
Per un attimo resto immobile, incapace di dire e o fare qualsiasi cosa. È Carlo che mi mette una mano aperta su una natica e mi spinge quasi, dicendomi: Va, ti vuole, va..
Io avanzo, lei apre le braccia per accogliermi, poi le stringe attorno al mio collo come ad intrappolarmi, preme i suoi grandi seni sul mio petto, spinge il suo ventre contro il mio. Sento il mio cazzo compresso tra il mio ventre ed il suo, sento lei muoversi col corpo per stropicciarsi contro il mio pene ormai durissimo e tesissimo.
Non mi sento del tutto libero, sono frastornato. Lei avanza per baciarmi. Mi lascio baciare e intanto comincio a far correre le mie mani sul suo corpo. Sollevo la stoffa leggera e scivolosa della sua camicia da notte, lei mi abbassa i boxer. Ora i nostri corpi si toccano carne a carne. Lina si stringe, si stropiccia, bacia da assatanata. Le prendo una gamba e la sollevo, la metto su un mio braccio. Lei intelligente porta il piede ad appoggiare sul bordo del letto e divarica il ginocchio. La penetro stando in piedi senza alcun problema. E' di misura extra large quella figona, peraltro bagnatissima. Scivolo dentro e fuori di lei con una facilità enorme. Carlo prima si è abbassato, addirittura piegando in ginocchio una dalle sue gambe per poter osservare dal basso (e da vicino) il mio cazzo entrare ed uscire dalla figa della moglie, adesso si aggrappa con un braccio alla moglie e con l'altro a me. Ci sta accarezzando i sederi e cerca di introdurre la testa tra le nostre gambe. La moglie lo agevola, io non lo ostacolo e lui ci arriva, stando scomodissimo col collo reclinato all'indietro, a leccarmi i coglioni. Il mio oscillare per entrare ed uscire da Lina gli consente di sforare spesso, anche sull'asta, anzi fino all'imbocco, toccando con la lingua figa e cazzo contemporaneamente.
Sarebbe fantastico se non scivolasse un poco in basso con la mano e non introfulasse le dita tra le mie natiche. E' certo che cerca di arrivare a sfiorare il mio buchetto. Per fargli capire che non gradisco do un colpo troppo energico all'indietro. Così facendo fuoriesco involontariamente dalla figa di Lina. Tento la reintroduzione ma Lina è stata svelta a mettere a terra il piede sollevato, ha cambiato posizione. Il mio rispingere in avanti non va a segno: lei ha mosso il bersaglio. Ha squilibrato anche Carlo che è costretto a rialzarsi. Un attimo di confusione credo io, invece è solo una manovra di cambiamento. Lina si lascia andare di schiena sul letto, allarga le cosce, tende le braccia verso me e supplichevolmente mi incita:- Dai, dai, non farmi attendere...
Io monto su di lei, riconquisto “la piazza”, la cavalco incurvandomi un poco per poterle ciucciare i capezzoli. Carlo muove con la mano il suo cazzo per passarlo, come a colpi di pennello, con il glande tra le mie natiche.
Deve avere inumidito il suo membro con la saliva perché scivola facilmente sulla mia carne, sul mio orifizio. E' assurdo ma la cosa non mi disturba più. Al contrario, quasi desidero che mi usi violenza e mi perfori. E' un desiderio insano che dura un attimo, però è un desiderio per me nuovo. Mi preoccupa. Carlo si accontenta di masturbarsi sfiorando il mio culo con la cappella. Sento la sua mano chiusa a pugno battere contro le mie natiche, la cosa mi eccita. Succhio le tettone di Lina immaginando per un attimo che sia un cazzo moscio che vorrei portare all'erezione con un pompino.
E' così che, scopando una donna immagino di essere posseduto da un maschio di dietro mentre ne pompino un altro con la bocca. Anche la psiche accelera i tempi e sborro, abbondantemente, in contemporanea con l'orgasmo di Lina che fa contrarre spasmodicamente la sua figa.
Carlo corre ad inginocchiarsi sul letto, offre il pene alla moglie e le dice:-dai, dai. Succhiamelo che sto per godere anch'io.
Io sono lì, con la mia bocca e d'istinto competo con Lina per raggiungere quel boccone. Gara patta: arriviamo contemporaneamente con le bocche sui due versanti del grosso cazzo di Carlo. Ci scorre tra le bocche adesso. Cazzo! Non è schifoso come pensavo! Il contatto con il cazzo è bellissimo, me lo voglio gustare. Vorrei gustarmelo se sulla faccia non mi arrivassero schizzi copiosi di liquido caldo e cremoso sprigionato da Carlo. Lina solleva la sua faccia per venire a rileccarsi quel liquido sulla mia faccia.
Adesso posso dire che davvero la mia camera è come quella di una puttana.
NOTA AGGIUNTIVA, per completare l'informazione: Lino e Carlo si sono scusati tantissimo per la visita fatta a sorpresa e per i fastidi provocati. Lo hanno fatto con i miei genitori. A me hanno detto:- per farci perdonare ti aspettiamo a Lucca quando vuoi, tanto da Roma ci metti poco a raggiungerci.
Infatti sono già stato da loro sette volte. Non mi sono mai presentato con una scatola di cioccolatini, sempre con una confezione di profilattici.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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