Gay & Bisex
Sosta in autostrada

16.02.2025 |
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"Chissà perché ho cambiato inconsciamente le parole!
Però è vero Nadia è l'unica donna per me, da quando l'ho conosciuta, da quando sto con lei..."
Sono in viaggio da qualche ora e ne avrò ancora per un po' di tempo. Oggi sull'autostrada c'è un traffico moderato che scorre agevolmente. Non è necessaria una particolare concentrazione per stare alla guida. Tutto scorre normalmente.
Nella mente passano pensieri diversissimi, a volte senza alcun un nesso logico tra di loro.
L'unica compagnia è l'autoradio dalla quale adesso sento Raf cantare una sua vecchia canzone molto importante per me. Non a caso ricordo che ebbe molto successo nel 1995 ma perché quell'anno ci fu una svolta radicale nella mia vita. Conobbi Nadia, la donna che poi ho sposato, quella con la quale ho messo su famiglia, quella verso la quale ora sto tornando.
Eccola quella musica, eccole quelle parole "Sei la più bella del mondo, la più bella per me ed era tutta la vita che non aspettavo che te. Se la più bella del mondo, religione per me, mi piaci da impazzire, mi piaci come sei...."
E' la prima canzone che dedicai a Nadia, anzi quella con la quale le feci la mia dichiarazione perché quelle parole le sentivo come mie e le più giuste da dire a lei che mi aveva sconvolto i sensi, la mente, il cuore, tutto.
Come non collegare alle note di questa canzone gli innumerevoli bellissimi ricordi di questi anni vissuti con Nadia?
Non è che viviamo una relazione idilliaca e romantica come nelle favole, né l'opposto, cioè neanche una vita sfrenata e sregolata. Siamo la più normale e classica delle coppie, di quelle che si vogliono bene ma litigano anche per sciocchezze, senza serbare rancori. senza idolatrarci. Una vita fatta di momenti (anzi...ore ed ore direi) di intimità a volte anche disinibita al massimo, ma anche di momenti con problematiche da risolvere. Insomma una vita normalissima. Non so se proprio felice, forse serena, certamente tranquilla.
Penso che potrei ancora oggi cantarle "Sei l'unica donna per me..."
Unica? Ma la canzone dice "sei la più bella", non l'unica. Chissà perché ho cambiato inconsciamente le parole!
Però è vero Nadia è l'unica donna per me, da quando l'ho conosciuta, da quando sto con lei.
Prima no, prima ho avuto le mie esperienze e le ho avute a tutto campo, ne ho combinate proprio di ogni sorta prima di mettere la testa a posto, come si usa dire.
Ebbene si, Nadia da quell'ormai lontano 1995 è l'unica donna per me. Non ne ho avute altre, non ne ho sentito né ne sento il bisogno.
Nei pensieri che corrono nella mente il mio inconscio mi dice " Si però non è che non l'hai mai tradita"
La parte più consapevole di me replica "Qualche volta sì, ma mai con donne"
...ed ecco riaffiorare nella memoria la vita spregiudicata che conducevo prima di Nadia quando con una ciurma di persone scapestrate come me e che consideravo come le mie amicizie, ne combinavamo di ogni sorta. Si andava a cercare donne in gruppo, a volte si rimorchiava singolarmente, altre volte (non di rado a dire il vero) si faceva anche sesso in gruppo. Emozioni sentimentali di quel tempo non ne ricordo molte, forse la prima cotta da pre-adolescente, poi solo passioni carnali, piaceri fisici, insomma scopare, fare all'amore, non amare. Non era mica brutto, anzi! Che vita che era quella bella vita.
Poi L'incontro con Nadia. Lei da sola mi bastava, era più di tutte le altre possibili avventure messe insieme. Lei mi appagava anche con la sua sola compagnia, solo con lo starmi vicina, con un solo bacio, anche se (sia pure con parsimonia) non mi negava anche altro, dopo i primi tempi in cui mi fece proprio penare per arrivare a fare sesso insieme.
Sì mi ero innamorato. Per lei ho cambiato radicalmente vita, ho lasciato le vecchie "pseudo amicizie", ho messo su famiglia. Sono ancora oggi felice della scelta fatta.
Anche se...
Se...Beh, suvvia, certe esperienze che avevo vissute non è che all'improvviso avessero smesso di interessarmi, Nadia era per me "più donna" di "tutte le donne" che avevo avuto ma era ed è pur sempre solo donna. Nel mio passato avevo avuto, anche se in maniera soft, anche delle superficiali esperienze maschili alle quali non avevo mai dato troppo peso forse perché erano cose che succedevano quando facevamo sesso in più persone, di entrambi i sessi ed erano state piccole cose (quasi accidentali le prime volte, consapevoli ma "contenute" entro certi limiti quando le ammucchiate erano diventate quasi di routine).
Con Nadia avevo dato un taglio netto con il passato e con quelle "compagnie particolari".
Nadia mi appagava. I primi tempi di sicuro. Più che rimpiangere i "vecchi giri" avrei voluto cancellare anche dalla mia memoria certi ricordi di quel tempo.
Io e Nadia ci siamo sposati, siamo diventati genitori, abbiamo messo su una famiglia normale. Eravamo felici. Anzi no, avremmo potuto essere felici se i ricordi delle cose vissute fossi riuscito davvero a cancellarli dalla mia mente, invece stavano sempre lì e gradualmente diminuì piuttosto rapidamente il senso di vergogna per quanto avevo fatto prima di conoscere Nadia, e per un certo tempo rimasero solo ricordi, i quali ancora dopo, con molta lentezza, si trasformano in nostalgie, in rimpianti.
Avevo troppo da rischiare per tornare a fare lo scapestrato. L'immagine che ero arrivato a costruirmi era importante non solo per la mia attività, la quale mi esponeva ad una vasta platea di gente, ma anche per la mia figura di padre, di cittadino piuttosto noto.
Insomma qualche nostalgia la coltivavo, è vero, ma in segreto, solo vagamente tentato di riviverle ma subito rinunciando a questa folle idea tenendo conto di quanto importanti fossero le ricchezze che avrei messo a rischio (lavoro, affetti, stima della gente, ecc.).
Questo offuscava un poco la mia serenità, mi impediva di essere davvero felice, ma soprattutto, senza che io me ne rendessi conto, mi aveva reso vulnerabile.
Non avevo mai cercato le occasioni ma quando me ne capitò casualmente una, cedetti facilmente alla tentazione.
Erano passati molti anni. Avevo già i figli in età semi adolescenziale. Le vecchie abitudini da scapolo erano già diventati più nostalgie che semplici ricordi. Ero momentaneamente lontano dalla famiglia, per poter partecipare ad un breve corso di aggiornamento professionale.
Di giorno ero al corso, la sera si andava un poco in giro con qualche altro partecipante o per visitare la città o per andare a cena da qualche parte, comunque per passare il tempo.
Una dei quelle sere invece mi ritrovai senza compagnia. Quella sera mi trovai da solo a gironzolare senza una meta precisa. Per caso, non per scelta deliberata, passeggiando sul lungo fiume, giunsi fino all'altezza di un parco-giardino non eccessivamente grande. Avevo camminato molto. C'era una panchina mi ero messo a sedere. Sinceramente ancora oggi non so se quel parco era un usuale luogo di incontri per gay o se fu solo un caso che un gay si trovasse quella sera, a quell'ora, nello stesso giardinetto e (di questo sono certo) non per caso ma con precise intenzioni venne a sedersi sulla stessa panchina.
Disse "ciao". Risposi "ciao"
Mi guardò, lo guardai. Mi sorrise, non gli sorrisi.
Allungò un braccio sullo schienale della panchina facendo arrivare una sua mano fin dietro alle mie spalle,. Mi limitai a guardare con aria sospetta quel braccio.
Sospirò. Gli chiesi "Qualche problema?"
Disse "Assolutamente no. Anzi". Poi mi chiese "Tu invece?"
"Invece cosa?"
"Così...tu che fai? Aspetti qualcuno? Ti annoi un poco? Hai voglia di compagnia per caso?"
"In che senso? Scusa"
"Uffa, come la fai complicata. Ti va o no di spassarcela un poco insieme?"
"Io e te?"
"Vedi altri per caso?" Disse spostando la mano dallo schienale della panchina alle mie spalle e muovendo su di me un dito come se stesse disegnando un immaginario ghirigori.
Non ebbi più dubbi sulle sue intenzioni e risposi d'istinto "C'è un solo problema. Io sono solo attivo"
"Davvero?" esclamò gioioso e spostandosi per azzerare la già poca distanza che c'era tra noi. Mi palpò una coscia con l'altra mano e disse "Ho fatto bingo allora. Hai un posto dove poter andare?"
"Io, no, e tu?"
"Purtroppo io ho solo la macchina"
"Per me va bene"
"Allora andiamo?"
Andammo. Si esaltò nel vedermi stare fermo come un palo irrigidito mentre lui si dava da fare con entusiasmo ed enfasi a sbottonarmi i vestiti, ad intrufolare le mani sotto la camicia e nei calzoni, ad accarezzarmi il petto e il cazzo, Sembrava andare in estasi nel dire "finalmente un vero maschio, che bello, che bello" prima di chinarsi e farmi un pompino semplicemente favoloso..
Non poteva immaginare che a differenza di quello che lui stava pensando non ero bloccato dalla mia mascolinità ma dei tabù che in oltre dieci anni di vita matrimoniale mi ero auto inculcato. Non reagivo non perché non ne avessi voglia, ma perché pensavo che stavo sbagliando come marito, come padre, come persona stimata dalla gente...insomma per paura, non per indole.
Lui non poteva saperlo e si illuse di stare con un etero assoluto, esaltandosi di piacere per questo, fino al punto di chiedermi "Vuoi che io sia la tua donna stasera? Se vuoi da te mi faccio anche scopare".
Mi venne una voglia matta di dirgli di sì ma stupidamente non lo feci e lui non sembrò dispiacersene molto. Era super felice nella sua illusione di stare con un etero assoluto e con tutta la foga possibile e tutta la maestria della sua esperienza nel settore mi fece un pompino come mai nessuno prima mi aveva fatto.
"Una botta e via" pensai quella sera, certo di non rivedere mai più quel tizio ed illuso che quella sarebbe stata l'unica volta che avrei tradito Nadia.
Invece quell'incontro segnò il risveglio della parte sopita di me.
Non solo cominciai a rimpiangere di non averlo posseduto in modo completo come lui avrebbe voluto, ma mi pentii anche di essere stato solo stupidamente attivo, mentre avevo provato (e soffocato) l'istinto di ricambiare in qualche modo tutto ciò che mi veniva fatto. Se non tutto almeno qualcosa, forse le carezze, forse altro, invece no, ero rimasto fermo, impalato. L'altro si era esaltato per la mia non partecipazione, io ero invece pentitissimo. Avevo perso una gran bella occasione. Quando mai mi sarebbe ricapitata una simile opportunità? Mai, pensavo. E pensavo male!
Gli istinti s'erano svegliati e le opportunità cominciai a cercarle io.
A tempo debito e nei momenti propizi ovviamente, badando bene a non rischiare in zone dove ero conosciuto o dove potevo essere riconosciuto. Badando a non scoprirmi con persone che avrebbero potuto conoscermi. Ci tenevo a tenere al sicuro la mia buona immagine di uomo dabbene, di professionista serio, di marito e di padre.
Quindi? Ho cercato quando? Dove?
In occasioni come questa di oggi: durante i viaggi piuttosto frequenti che faccio per lavoro. Viaggio molto, conosco un gran numero di autogrill e di aree di sosta lungo le autostrade,. Ho imparato quali sono i punti dove si fermano i camionisti che cercano quello che cerco anche io e quali sono i posti dove non si racimola nulla. Ho imparato a riconoscere dagli sguardi, dal modo di muoversi, dai gesti chi sta al gioco e chi neanche ci pensa.
Non sono comunque uno che va in giro a caccia di avventure. Al contrario, non ci vado mai se non sono in viaggio da solo. Ci penso ma non vado in cerca di proposito,
Però se, come oggi, sono in viaggio e viaggio da solo, altroché se ci penso. Porca miseria, ho già fatto sosta in due posti che so essere possibili luoghi di incontro, ma non ho trovato niente e nessuno.
Ho ancora diversi chilometri da percorrere ma non tantissimi ed io ho voglia, maledettamente voglia di togliermi lo, sfizio anche questa volta.
Che sensazione di intensa speranza
Metto la feccia e mi sposto a destra, rallentando.
Ecco il cartello con freccia a destra e scritta “Area di sosta”.
Seguo la freccia, avanzo piano, poi freno. Mi fermo.
Sul piazzale piuttosto ampio ci sono già in sosta una vettura ed un camion.
Dalla sbirciata approssimativa che ho già dato, pare che non ci siano occupanti nell'abitacolo della vettura.
Scendo, chiudo la mia macchina, passo vicina all'altra in sosta ed ho la conferma: dentro non c'è nessuno.
Pure la cabina del camion sembra non occupata da persone.
Conosco quest'area di sosta, mi ci fermo tutte le volte che passo. Quasi sempre si rimedia qualcosa.
Visti i veicoli senza persone posso immaginare che oltre gli arbusti di pitosforo ed oleandri che formano una specie di recinzione esterna alla piazzola, qualcuno sta già consumando.
Conosco i varchi per oltrepassare i cespugli, oltre i quali di solito si consumano rapporti occasionali. Lo dimostrano la presenza di alcuni fazzolettini di carta abbandonati sull'erba molto calpestata e, a volte, anche qualche preservativo usato e lasciato a vista.
Supero i cespugli ma non vedo nessuno.
Però io so bene, per esserci già stato molte volte, che c'è la possibilità di scendere il piccolo pendio con arbusti che ancora devono crescere, piantati per un futuro boschetto, e raggiungere la canaletta in cemento per la raccolta delle acque reflue. Pochi lo sanno, ancora meno scendono fin laggiù nella canala, sporca, sì, ma di erbe secche e terriccio, non di rifiuti abbandonati da persone ineducate.
Sono certo che l'automobilista ed il camionista sono laggiù. Scendo, non per spiarli ma sperando di potermi aggregare.
Delusione: non c'è nessuno.
Eppure non credo che i due automezzi siano stati abbandonati in sosta su una piazzola dell'autostrada, i conducenti devono per forza essere nascosti dentro quest'area limitata anche da un recinto in filo spinato poco oltre la canaletta di cemento.
Sono un poco deluso per non aver trovato nessuno. Se voglio rimorchiare devo tornare su, al piazzale asfaltato. E' quello che faccio. Torno sulla piazzola.
Arrivo nel momento in cui si aprono le portiere del camion, da ambo i lati. Da quello di sinistra, lato di guida scende un uomo-macigno: non alto ma robusto, peloso e sudato. Mi guarda quasi con aria di sfida. Sfacciatamente sistema la camicia nei pantaloni, richiude la patta, si palpa i testicoli e risale sul camion. Dalla portiera opposta è sceso un ragazzo giovane, meno di trent'anni, magrolino ed oserei dire “delicato” d'aspetto. Di certo non avvezzo né a lavori fisici né ad esercizi in palestra, forse uno studente, un impiegato, qualcosa del genere.
Né l'uno, né l'altro rappresenta il mio tipo ideale, ma io non è che cerco mister universo tanto alla fine, per chi come me cerca solo avventure “mordi e fuggi” quel che conta è incontrare uno che ci sta a divertirsi un poco. Questi due certamente si sono già divertiti tra loro e non credo che siano interessati a me.
Spero solo che se ne vadano al più presto perché conto in qualche nuovo arrivo. Non si combina se si è in troppi, in questo luogo.
Son ben contento quindi sentire rombare il motore del camion anche se ci mette davvero tanto a muoversi, ma finalmente va, va, sì, va via.
Il tipo mingherlino si è appoggiato alla sua vettura, con una gamba ben tesa sulla quale si sostiene, l'altra è solo appoggiata a terra con la punta del piede, accavallata all'altro; le braccia conserte, lo sguardo ostinatamente rivolto verso me.
Non ne ha avuto abbastanza dal camionista? Vuole anche me? Io non ho problemi! Gli vado vicino, gli passo davanti squadrandolo da capo a fondo, fisso più a lungo il suo basso ventre e proseguo verso il passaggio tra gli arbusti dove ero già passato.
Prima di varcarlo mi fermo e mi giro per guardare il tipo. Finalmente si muove e viene pure lui verso di me. Passo oltre la siepe e aspetto che mi raggiunga. Lo fa, ma guardandosi attorno arriccia il naso.
Lo farei anch'io nel vedere i segni d'inciviltà lasciati da altri e lo incoraggio con: "laggiù è pulito" e di nuovo scendo fino alla canaletta. Lui mi segue solo con lo sguardo e solo quando mi fermo di nuovo, parte per raggiungermi.
Mi viene vicinissimo, quasi a sfiorarmi, mi guarda negli occhi e non parla. Allungo una mano sulla sua zona inguinale. Direi che al tatto resto deluso, mi aspettavo qualcosa di più voluminoso, più compatto. Mi tocca anche lui, anzi va subito al sodo: tira giù la lampo, introduce la mano, afferra per un attimo il mio membro da sopra i boxer, poi lo lascia per cercare di entrare anche dentro quest'indumento intimo. Lo agevolo slacciandomi la cintura e sbottonando del tutto i pantaloni che scivolano leggermente verso il basso.
Ci pensa lui ad abbassarmeli del tutto, calzoni e boxer. Tocca di nuovo il mio pene, lo fissa, lo accarezza, lo sega. Allungo la mia mano verso il suo inguine, prima si ritrae all'indietro, subito dopo si abbassa davanti a me per leccarmi l'uccello. Evidentemente non vuole attenzioni di un certo tipo, vuole solo farmi un pompino. ... e come me lo fa! Che arte in quello scorrere con la bocca, quel palpeggiare anche le palle, nel sollevare ogni tanto lo sguardo verso l'alto, a cercare ed incrociare il mio sguardo. Un pompinaro di prim'ordine, non c'è che dire. Non mi costa certo sacrificio lasciarlo fare, anzi. Li facessero tutti così i pompini quelli che incontro andrei in giro con cazzi di scorta. Non molla fino a quando non schizzo, anzi, fino a quando non trangugia e rilecca tutto quello che schizzo. Poi si alza, mi sorride. Gli chiedo: "Come ti chiami?"
Non risponde, mi sorride, fa il gesto di ciao con la mano, si gira e si allontana per risalire tra gli arbusti lungo la china, verso il piazzale.
Il poco tempo di pulirmi con dei fazzolettini (che non butto), rivestirmi per bene e poi risalgo anch'io, portando nella mano i fazzoletti che butterò nel bidone che è sul piazzale. Quando arrivo sul piano asfaltato, il tipo non solo è già in macchina, ma sta già partendo. Neanche un cenno di saluto. Una botta e via.
E' da tanto tempo che non ho un rapporto così sbrigativo e silenzioso.
Un poco ci sto male, però....
...però ci penso: non è forse più onesto fare così che come di solito faccio io?
Lungo le autostrade, nei bagni degli autogrill, o sulle aree di sosta, si trovano tante occasioni, ma proprio tante credetemi, ormai sono esperto. Tutte le altre volte almeno due parole con i miei partner occasionali le ho scambiate, addirittura un poco da incosciente, dico il mio vero nome, a volte chiedo anche il numero di cellulare degli altri, come se cercassi seconde opportunità che non ci sono mai state. Sulle autostrade credo sia impossibile rincontrarsi due volte con la stessa persona.
Questa volta è andata così, in modo celere, silenzioso e, oserei dire “unilaterale”. Quasi, quasi meglio così. A che serve scambiarsi nomi e numero di telefono se poi non si usano? Solo a perdere tempo inutilmente ed io dovrei essere grato a quel tipo che ho incontrato, perché non mi ha fatto perdere tempo. Oggi infatti non posso fare tardi. In un certo senso sono atteso.
Si fa per dire. Il vero “atteso” questa sera, a cena, in casa nostra, è il ragazzo di mia figlia.
Mia moglie che lo ha già conosciuto non ha fatto altro che decantarlo.
Questa sera mia figlia lo porta a cena proprio per farci incontrare e conoscere. Meglio che riprenda subito il mio viaggio, ho ancora tanti chilometri da percorrere, almeno una sessantina. Poi devo passare anche dall'ufficio, spero di non arrivare tardi.
Per fortuna non trovo molto traffico sul tratto che mi rimane, purtroppo trovo degli inghippi in ufficio. Mia moglie mi chiama al telefono per ricordarmi l'appuntamento familiare e decido di lasciare in sospeso alcune piccole questioni di lavoro e andare a casa. Non sono in ritardo, per fortuna. Luigi, il ragazzo di mia figlia, non è ancora arrivato.
-Faccio in tempo a farmi una doccia?- Chiedo
-Se non ci metti due ore, sì- mi dice mia moglie.
Faccio anche la doccia. Mi sto rivestendo quando sento suonare il campanello, sento aprire la porta, la voce di mia figlia, quella di mia moglie e quella di un uomo. Non può che essere il Luigi che aspettiamo.
Un'ultima guardata allo specchio: sono pronto, posso uscire.
Esco, mia figlia mi presenta Luigi: Ho davanti il giovane che mi ha fatto il pompino sull'autostrada.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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