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incesto

mamma mi ha presentato Giulio


di Zindo
08.03.2025    |    9.286    |    4 9.5
"Andrea come destandosi da un profondo sonno aveva sussultato, ritirato la mano e, impacciatissimo, aveva esclamato "Scusa, scusa,..."
Questo racconto deluderà molti, tranne i pochi che riusciranno a leggerlo fino alla fine, considerato che a tratti risullterà noioso, ma alla fine si capirà che era innevitabile che lo fosse. Inoltre è stato classificato in questa categoria non perché ci appartenga davvero, ma perché ci si avvicina in parte. Infatti potrebbe stare nella categoria "incesto" o "tradimenti" o "prime esperienze", o "gay" o "trio" senza avere tutti i requisiti per appartenere a qualcuna di queste categorie. Del resto la vita pure è così: una miscela fantastica di gioie e fatiche, di successi e delusioni, di amori e di odi. Questo racconto appartiene alla categoria "vita". Vado a narrarla per chi vorrà leggerlo nonostante l'avvertenza.



Mamma mi ha presentato Giulio - parte 1 di 2

Adamo aveva un idolo: era sua madre Luisa!
Di solito gli idoli si adorano. Adamo non adorava Luisa, la compativa.
Avendo superato, anche se da poco, i diciotto anni, aveva smesso di vedere il mondo con gli occhi poetici dell'infanzia ed aveva cominciato a guardare la realtà da persona adulta.
La realtà era che Luisa l'aveva cresciuto da sola, facendogli sia da madre che da padre; sacrificando a lui tutto.
Fino a pochi anni prima aveva sofferto lui per l'assenza di una figura paterna nella sua vita, in particolare quando gli amici coetanei parlavano dei loro padri. Chi ne parlava bene, chi male, comunque tutti parlavano di un padre come di una persona alla quale dover dar conto o alla quale rivolgersi per avere aiuto. Un punto di riferimento che lui non aveva; non aveva mai avuto.
Poi una sera sua madre aveva invitato a cena a casa loro un suo amico, un tale Giulio.
Lo aveva avvisato prima, parlandogliene come un ex collega che aveva cambiato lavoro e che si era trasferito alle dipendenze di un'altra ditta.
Adamo non si era fatto né domande, né problemi. Aveva preso le parole di sua madre come semplice informazione di avere un ospite a cena in un determinato giorno. Nulla di più.
Quella sera era arrivata e quel Giulio pure.
Il modo come sua madre aveva accolto l'ospite aveva aperto gli occhi ad Adamo. Troppa cura nel preparare l'accoglienza, troppa enfasi nell'accoglierlo quando era arrivato, troppi sorrisi per un semplice ex collega.
Di colpo aveva capito che se a lui da sempre era mancato un padre, a sua madre da sempre era mancato un compagno.
Per la prima volta s'era reso conto che anche sua madre era donna, ancora giovane tutto sommato e che aveva anche lei le sue naturali esigenze affettive.
Forse per questo aveva osservato attentamente l'ospite Giulio: per cercare di capire se era davvero solo un ex collega di sua madre o qualcosa di diverso.
Anzi, avrebbe voluto cercare di capire questo, poi le cose erano andate diversamente.
Quel tale Giulio era stato garbato e gentile, molto gentile, con sua madre, ma non gli era sembrato tanto interessato a lei nel senso che Adamo aveva immaginato.
Al contrario Giulio era sembrato molto più interessato a lui che a Luisa.
Con la madre era stato gentile sì, ma in maniera quasi formale, da persona molto educata, da conoscitore delle buone maniere, non da spasimante. A lui invece, ad Adamo, Giulio aveva riservato sguardi in quantità eccessiva, sorrisi abbastanza oltre il necessario, insomma secondo Adamo aveva mostrato troppo interesse verso di lui e scarso interesse verso sua madre. Nella sua mente da giovane diciottenne aveva tirato subito una conclusione. "Questo Giulio è gay. Mi sa che io gli piaccio".
E' necessario specificare che Adamo già da qualche anno, almeno due o tre, viveva uno stato di malessere interiore proprio in materia di sessualità. Tutti i suoi coetanei sembravano sbavare per le ragazze, non facevano altro che parlare di loro o di calcio, molto meno della scuola. Per carità, lui non aveva nulla contro le donne, anzi, le sue migliori amicizie in classe le aveva con le ragazze, ma ne ammirava più l'intelligenza, il carattere, la simpatia che il corpo e certe bramosie di alcuni compagni maschi verso le femmine lui non le provava.
Non si era mai confidato con nessuno ma un tantino si poneva il problema "E se a me le donne non piacessero?".
Gli era sempre bastato guardare una ragazza ed un ragazzo e chiedersi "chi bacerei?" per rassicurarsi, però all'eventualità di poter baciare anche un ragazzo a volte ci aveva pensato, anche se - sempre in teoria- aveva scelto di baciare una ragazza. Di fatto, a diciotto anni compiuti, non aveva mai dato un bacio né a maschi, né a femmine.

In questa fase era apparso nella sua vita, solo per il tempo di una cena, Giulio.
Quel Giulio troppo maturo rispetto alla sua età, ma che l'aveva guardato insistentemente, gli aveva elargito sorrisi a iosa, gli aveva fatto capire senza dire parole che lui gli piaceva.
La cena era finita. Giulio era andato via. Adamo non era riuscito a toglierselo di testa. Non era riuscito a non pensare a lui, ai suoi sguardi penetranti, ai suoi sorrisi accattivanti.
Era troppo grande, è vero, ma era ancora giovanile, ed era proprio un bell'uomo. Quella faccia, quel fisico, quelle mani, Adamo non riusciva a toglierseli dalla mente.
Dando per scontato che quel Giulio, per il modo in cui lo aveva fissato e gli aveva sorriso, fosse un gay, al quale lui piaceva, si era chiesto cosa sarebbe potuto succedere se sua madre non fosse stata presente.
Aveva immaginato mille modi diversi di eventuali abbordaggi da parte di Giulio e centomila modi diversi di sue possibili reazioni, senza arrivare mai ad immaginare un modo preciso di come sarebbero potute andare le cose, dando però per scontato che se non ci fosse stata Luisa, qualcosa tra lui e Giulio sarebbe successo.
Cosa non lo sapeva, ma al solo pensare che sarebbe potuto succedere si era eccitato, masturbato, raggiunto quello pseudo orgasmo che l'aveva fatto abbondantemente eiaculare.
Dopo questo era arrivato a pensare di se stesso di essere anche lui gay, se non al cento per cento , sicuramente in modo prevalente, visto che nessuna ragazza prima gli aveva suscitato fantasie tali da farlo eiaculare in quel modo abbondante e piacevolissimo come gli era successo pensando a Giulio.
Poi la sorpresa insperata! Sua madre Luisa che gli aveva detto: " Te lo ricordi Giulio? Quello che è stato a cena da noi qualche sera fa?"
"Certo che sì! Mica sono scemo! E' successo solo pochi giorni fa. Perché me lo chiedi?"
"Giulio ha una casa al mare e questo fine settimana vuole andarci per non so cosa, forse solo per vedere se è tutto a posto o è successo qualcosa. Mi ha chiesto se ti va di andare con lui"
"Io???"
"Certo, tu. Hai da fare? Ti dispiace? Non ti è simpatico Giulio forse?"
"No, no, che dici?! Anzi!...Voglio dire: sono sorpreso che l'abbia chiesto a te e non direttamente a me"
"Ha telefonato cercando te, ma tu eri a scuola"
"Potevi dargli il numero del mio cellulare"
"Infatti è quello che ho fatto. Ti chiamerà in serata. Io ti ho avvisato prima , così ci pensi"
Pensarci??? Ma a cosa avrebbe dovuto pensare Adamo? Ormai gli era tutto chiaro. Quel Giulio era davvero gay e davvero era interessato a lui se no non lo avrebbe invitato alla casa al mare.
E lui? Lui che si era anche masturbato fino all'eiaculare pensando a Giulio poteva rifiutare un tale invito?
Per dire "no" c'è sempre tempo. Per far succedere le cose non sempre ci sono le condizioni adatte. Questa volta si erano create. Adamo voleva andare, voleva vedere come Giulio l'avrebbe abbordato, sentire cosa gli avrebbe proposto, come glielo avrebbe proposto, per poi riservarsi di dire "no grazie, ti sei sbagliato" o, al limnite, vivendo realmente le cose, anche lasciarsi andare ad una esperienza che non era proprio convinto di volere e dovere rifiutare, al contrario, sperava di poter , forse, anche provare a vivere.
Poche ore dopo Giulio aveva chiamato Adamo per fargli il preannunciato invito. Adamo aveva accettato con entusiasmo.
Venerdì, sul tardi pomeriggio, l'uomo ed il giovinetto erano partiti per raggiungere la casa al mare.
Domenica, sul tardi pomeriggio erano tornati in città.
Quando erano entrati in casa di Luisa, Adamo aveva detto a sua madre: "Perché non me lo hai detto tu?"
Luisa aveva chiesto a Giulio "Glielo hai detto tu?"
Giulio aveva annuito col capo e sorriso, prima di dire "Non è stato difficile, anzi"
"Quindi?" aveva incalzato Luisa.
Adamo aveva risposto "Quindi auguri, Che problema c'è?"
Scambio di sguardi a tre, scambi di sorrisi, poi un abbraccio multiplo, tra tutti e tre e... se fosse una favola si potrebbe dire "vissero a lungo felici e contenti".
Ma non è una favola, è il racconto di una storia, al quale manca un pezzo: quello che era successo tra il venerdì e la domenica sia nella casa al mare di Giulio, sia nei viaggi di andata e ritorno di Giulio ed Adamo.
Era successo che già durante il viaggio di andata, Adamo aveva creduto di trovare conferma ai suoi "sospetti" di essere corteggiato da Giulio per i modi con cui costui si comportava: frasi un poco impacciate, frequenti sbirciate che gli facevano distogliere lo sguardo dalla guida, qualche sorriso di troppo e persino qualche pacca da amicone sulla sua coscia. Però sembrava che Giulio non fosse capace di andare oltre. Allora Adamo aveva pensato che probabilmente Giulio temeva qualcosa per sbilanciarsi, per esempio sentirsi troppo avanti negli anni (doveva avere più di quarant'anni di sicuro, anche se forse meno di cinquanta) rispetto ai suoi non ancora compiuti diciannove anni o temere che lui potesse raccontare qualcosa a sua madre. Per questo Adamo aveva cercato di facilitargli il compito dicendo di sentirsi proprio a suo agio quel giorno perché (aveva mentito) lui di solito si trovava molto più a suo agio con le persone più grandi che con i suoi coetanei, specificando apertamente: "Con te, per esempio, mi sento proprio a mio agio e non avrei problemi ad affrontare alcun argomento, neanche se fosse...come si dice? ...Scabroso?".
Questo per fargli superare l'eventuale imbarazzo per la differenza di età da parte di Giulio.
Poi, in un tempo diverso aveva voluto rassicurare l'altro anche sulla sua capacità di essere riservato dicendo, forse anche in un contesto in cui ci entrava poco "Per quanta confidenza io possa avere con mia madre, e ne ho tanta, non sono certo quello che le racconta tutto, anzi! Delle cose veramente intime non le dico mai niente",
"Ti tieni tutto dentro? A volte i segreti pesano, meglio confidarsi, non credi?"
"Assolutamente sì. Io se devo dire una cosa la dico ma non a mia madre, ma alle persone direttamente interessate. Non sono mica più un bambino. Certe cose le affronto da solo. So quando voglio dire sì e quando no e sono capace a dirlo. Mi piace il parlar chiaro e coloro che parlano chiaro. Un poco meno quelli che a certi argomenti ci girano intorno ma poi non ce la fanno ad esternare quello che veramente pensano" e tra sé Adamo aveva pensato "Più di tanto manco ti posso dire per farti capire che puoi osare se vuoi, perciò osa. Non tergiversare".
Il viaggio era finito senza che Giulio fosse uscito allo scoperto ma con Adamo che era ormai carico di adrenalina, tanto da cominciare a pensare come poter fare lui qualche abbordaggio viste le esitazioni di Giulio.
Aveva cominciato con il commentare la casa con "Bello qui! Dovevo aspettarmelo. Un bell'uomo come te non potrebbe non avere una casa bella come questa" e ancora "Non è che mettiamo in disordine entrambe le stanze da letto stasera? Visto che hai letti matrimoniali, per me va bene anche se dormiamo entrambi in uno stesso letto"
Finalmente Giulio aveva detto "Sono davvero contento, sai. Pensavo che tu non mi avresti accettato facilmente e ho voluto portarti qui questo weekend per farmi conoscere meglio e cercare di conquistare le tue simpatie. Mi fa davvero piacere constatare che invece tra noi due c'è già davvero una bella intesa. Mi piaci ragazzo"
"Finalmente lo hai detto" aveva pensato Adamo il quale, ironicamente aveva risposto "Mi piaci anche tu , uomo".
Giulio aveva teso il braccio per darsi il cosiddetto"cinque", Adamo aveva capito a volo e glie lo aveva concesso. Avevano riso insieme. Poi Adamo si era aggrappato a Giulio, abbracciandolo e poggiando il capo su di lui, dicendogli "E' la prima volta che dico ad una persona che mi piace davvero, e sono contento di dirlo a te. Mi piaci davvero"
"Anche tu a me" gli aveva detto Giulio, carezzandogli i capelli e stringendo anche le sue braccia attorno alle spalle di Adamo. Il giovane cominciò a far scorrere le sue mani lungo il corpo dell'altro uomo, come ad accarezzarlo tutto e rilevarne tutte le forme: spalle, fianchi, anca, ventre, apparato genitale..
"Ehi! Che cavolo fai?" Aveva chiesto Giulio.
Andrea come destandosi da un profondo sonno aveva sussultato, ritirato la mano e, impacciatissimo, aveva esclamato "Scusa, scusa, ...mi sono lasciato andare troppo oltre"
"Direi!" aveva esclamato Giulio lasciando l'abbraccio.
Adamo però, per niente intimorito, aveva detto."Perché adesso fai il prezioso? Non è forse per questo che mi hai portato qui'? Credi che sia così imbranato da non aver notato come mi guardi anche davanti a mia madre? Non è questo che vuoi?" . Nel dire le ultime parole aveva afferrato il suo "pacco" a ben chiarire cosa intendeva per " è questo che vuoi?".
Giulio era diventato bianco prima, rosso dopo, bianco di nuovo e poi, quasi come se avesse faticato a trovare le parole aveva risposto "Volevo te, non quello"
"Eccomi" aveva risposto spavaldamente Adamo.
Ci aveva messo tempo, tanto tempo Giulio a chiedergli. "Vuoi dirmi che sei Gay?"
"Perché tu no?"
"Io?...Io...non credo."
"Allora perché siamo qui?"
"Perché io e tua madre pensiamo di sposarci e pensavamo che la tua reazione potesse essere un ostacolo. Ti ho portato qui per familiarizzare, ma non nel senso che hai inteso tu. Io mi volevo proporre come padre, non come ...non come hai pensato tu"
"Cazzo!- aveva esclamato Adamo- Ho fatto un casino!" e poi, quasi spaventato "Comunque non è vero che sono gay. Pensavo che tu lo fossi e volevo essere alla tua altezza... volevo piacerti e basta"
"Anche io volevo piacere a te, ma in altro senso"
"E mi piaci, cazzo mi piaci anche come marito di mamma, come un quasi papà. Cazzo, ho fatto un casino. Non sono gay, non sono gay..,"
Adamo aveva pianto, nascondendosi il volto tra le mani. Non proprio subito Giulio gli si era riavvicinato, gli aveva cinto le spalle con le sue braccia e poi, con voce tenera gli aveva detto "Non sarebbe un problema se tu lo fossi davvero, io ti accetterei comunque"
"E lo diresti a mamma?"
"Ti aiuterei a dirglielo tu il giorno che vorresti farlo"
"Non ora. Non so ancora se lo sono o no. Il primo uomo per il quale ho perso la testa sei tu ed ho fatto una cazzata"
"Meglio con me che con qualche altro,.Io so capirti se vuoi"
"Se voglio, cosa?"
"Se vuoi un amico a fianco nell'affrontare te stesso e la vita"
"Amico?"
"Come vuoi tu, amico, forse padre e, al limite anche amante se davvero lo vuoi. Vogliamo davvero dormire nello stesso letto stanotte?"
Adamo non aveva risposto però quella notte avevano condiviso il letto.
Successero molte cose in quel letto, quella notte. Per sapere quali c'è il secondo capitolo. (già on line)
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