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Sono come tu mi vuoi- Cap 2 di 2


di Zindo
31.05.2024    |    7.570    |    6 9.4
"?” Afferro le mani di Giada e recitando il copione che sto inventando, fissandola negli occhi le mento spudoratamente “ Sapessi quanti pensieri erotici hai..."
Quando siamo davanti al portone della casa di Luigi, sono io ad avere un poco di agitazione. Vive in un condominio, non so se davvero la moglie è consenziente, non vorrei che reagisse male, temo che Giada possa sbattere fuori me ed il marito a pedate e gridando. Le pedate si evitano o si subiscono, gli strilli delle donne adirate non li sopporto proprio.
Mi rassicuro quando Luigi, prima di aprire il portone, avverte la moglie dal citofono “Sono io, vengo su con un amico”
In risposta si sente solo il clic della serratura che si è aperta, azionata evidentemente dalla donna con un comando dall'interno.
Saliamo in ascensore. Io guardo Luigi, lui guarda me. Mi sorride. I miei timori, mai stati grandi, si attenuano ulteriormente.
Siamo al piano. Una delle quattro porte sul pianerottolo è già dischiusa, da dietro l'anta sporge solo il capo di Giada che aspetta. Chiede “Chi è?” al marito che esce dall'ascensore prima di me. Poi mi vede, apre tutta la porta restando però dietro l'anta con il corpo, quasi come a volersi nascondere, mentre lo stupore si stampa sulla sua espressione. Sorride come beata. Tutte le mie perplessità svaniscono al suo sorriso ampio, anche se pare ignorarmi nel rivolgersi solo al marito dicendogli: “Ma lo hai fatto davvero? Tu sei matto!” poi finalmente si rivolge a me
“ Venga, si accomodi, mi trova un poco in disordine perché non aspettavo visite. Io sono Giada, la moglie di Luigi”
Mi tende la mano che accolgo e stringo con garbo, trattenendola molto più del dovuto nella mia. Richiude la porta usando l'altra mano prima ed un colpo d'anca finale poi, per dare all'anta la spinta giusta affinché la serratura scatti.
Ora è innanzi a me, a figura intera. A distanza così ravvicinata non l'avevo mai vista prima.
Il suo sguardo mi turba. Il mio sguardo subito calamitato dai suoi occhi neri presto si abbassa istintivamente verso l'ampia scollatura, interessato a quel solco tra le due prosperose “bocce”. Quasi a sottolineare che si è accorta del mio interesse lei fa la finta pudica, ritirando la sua mano dalla mia per andare a stringere i bordi dell'abito e ridurre di poco l'ampiezza della scolatura dicendo “ Glielo avevo detto che sono un poco in disordine”
Vorrei dirle che la trovo benissimo così com'è ma il marito non me ne da il tempo, interviene facendole una specie di affettuoso rimprovero: “Ma che fai? Gli dai del lei? Via, via ogni distacco, siamo tra amici...” fa una breve pausa e sorridendo con malizia aggiunge “...amici ...quasi intimi”
Poi, fattosi velocemente serio aggiunge, rivolgendosi alla moglie:- “Garda che gli ho detto tutto, non l'ho portato per cominciare a familiarizzare e rompere il ghiaccio ma proprio per la cosa di cui abbiamo parlato”
Sembrerà strano ma Giada riesce persino ad arrossire.
Starà provando un vero imbarazzo?
Per contribuire al superamento di questa fase dico “A volte le coincidenze sono sorprendenti. Mai avrei immaginato che anche voi provavate un certo interesse per me che .., beh...ci diamo del tu a questo punto...?”
Afferro le mani di Giada e recitando il copione che sto inventando, fissandola negli occhi le mento spudoratamente “ Sapessi quanti pensieri erotici hai fatto nascere nella mia mente ogni volta che sei passata innanzi a me, non è mica da un giorno che ti desidero”
Altro che imbarazzata e pudica! La sua voce ben ferma la tradisce, rivelandomi che anche lei ha recitato un inesistente stato di disagio, da brava attrice. Ora è ritornata all'espressione maliziosa nel dirmi “Strano, non lo hai mai dato a vedere”
“Perché ho rispetto per le vere signore, non le metterei mai a disagio davanti alla gente”
“Però un vero uomo, quando ha un vero interesse per una donna, sa trovare il modo di farlo capire”
La mia nomea mi torna comodo in questo momento e rispondo: “Un vero uomo sì! Però è notorio che io non sia esattamente uno stallone. Vengo considerato, non a torto, una specie di abito per tutte le stagioni. Con questa fama ho avuto delle perplessità a farmi avanti con te, così ho preferito parlarne a lui”
Sto mentendo spudoratamente e recito bene la mia parte, ma tanto è evidente che tutti e tre siamo disonesti nel non dirci tutte le cose come realmente stanno. Lei vuole anche salvare una sua immagine di donna al di sopra delle altre, io voglio solo scoparmela e al più presto, tanto vale dire qualche balla per accorciare i tempo.
Il mio espediente funziona.
Giada infatti si gira verso il marito e chiede: “Ma è stato lui a proporlo o tu?”
Mi affretto a darla io la risposta non vera , attribuendomi la presa d'iniziativa con un “Io, io, sono stato io”.
Luigi non mi contraddice, ma aggiunge: “Diciamo che parlando, parlando è venuta fuori da se la cosa. In fondo, come lui ti ha detto, non è da oggi che ti pensa e anche noi due è da un bel po' che parliamo di lui”
Giada mi si avvina ancora più di quanto già lo era e sfiorandomi il petto con la mano, con voce sensuale mi chiede “Allora, maschione, davvero mi desideri?”
Il marito pure mi si stringe da un fianco e dice “E non desidera solo te, lui è proprio come si dice, ci desidera entrambi”
Allargo le braccia per richiuderle attorno ai loro corpi, tiro a me con decisione Giada, il suo seno si comprime sul mio petto, spingo il mio bacino verso il suo perché anche lei senta qualcosa di mio premerle contro. Luigi invece si stringe a me, sul fianco, di sua iniziativa e neanche troppo furtivamente fa scorrere una sua mano lungo la mia schiena, fino a poggiarla sul mio sedere.
Dico “Devo continuare a desiderarvi a lungo o possiamo passare ai fatti?”
Giada allunga la mano per palpare il mio membro, avvicina la sua bocca alla mia. Luigi palpeggia un mio gluteo. Potrei baciare Giada invece chiedo: “C'è un letto da queste parti?”
Il gruppo perde di compattezza, i corpi si distanziano, l'atmosfera sembra farsi meno calda, ma è solo una impressione. Luigi già mi sta tirando per mano dicendo “Hai ragione, andiamo di la”. Camminando mi giro verso Giada e la tiro a me con il braccio che non ho tolto dal suo fianco e, rallentando di molto i passi, la bacio. Anzi, inizio a baciarla ma appena le lingue si incontrano lei interrompe, mi spinge con decisione e dice “Andiamo, andiamo, non perdiamo altro tempo” Si distacca da me e comincia a sollevarsi l'abito per sfilarselo camminando. Ha proprio una gran voglia la femmina in calore.
Seguo Luigi. Lo imito spogliandomi anche io come fa lui, come fa sua moglie. Sento quasi come fosse un tocco materiale lo sguardo di Luigi su di me, io invece osservo Giada. Chi ha detto che la bellezza femminile sia quella delle dive del cinema, delle indossatrici, delle fotomodelle? Quelle forse fanno apparire perfetti gli abiti che indossano ma se si spogliano? Chi di loro reggerebbe il confronto con questo splendore di femmina che ho davanti a me?
Davanti a me ho Giada, la moglie di Luigi.
Qualche nome famoso che potrebbe reggere il confronto e forse anche battere il fascino di Giada mi viene in mente, però poi penso alle capacità di “aggiustamento” delle moderne tecniche di ritocchi fotografici (Photoshop* e similari) e mi auto nomino giudice unico e inappellabile per conferire il titolo di “Più bella femmina del mondo” a Giada. Titolo valido nel “Regno dei miei occhi” riconoscibile o no altrove.
Giada è “burrosa” con i suoi seni prosperosi, i suoi fianchi rotondi, le sue cosce piene. Il grasso è tutt'altra cosa; lei avrà qualche etto di sovrappeso ma sono così ben distribuiti questi etti che non deturpano ma impreziosiscono la sua immagine. Non resisto oltre. Mi avvicino a lei per abbracciarla, stringerla al mio corpo già nudo, rivestirle le spalle di baci e coprire le sue natiche con le carezze. Lei si spinge contro me facendomi sentire sui pettorali la pressione dei suoi capezzoli turgidi. Il mio pene si sveglia, si alza, si irrobustisce, glielo faccio sentire sul suo ventre stringendo il suo corpo al mio.
Giada dischiude le labbra, agita la lingua, invoca silenziosamente un bacio. Glielo accordo alla “sporcacciona” cioè travasando nella sua bocca una dose della mia saliva. Mi piace sentire tutto ciò che è umido quando faccio all'amore e gradisco che tutto ciò che mi piace sia umido. Per questo vado con la mano a verificare tra le cosce di lei. La sua figa è già umida, molto umida. Raccolgo gli umori della sua vulva con le dita che poi porto alla bocca per leccarmele, per un primo assaggio di quella bevanda che intendo trangugiare. Infatti mi abbasso, lei divarica le gambe io cambio posizione per potermi sedere a terra e, stando col busto eretto tra le gambe divaricate di lei, comincio a leccare, aggrappandomi alle cosce. Lei piega leggermente le ginocchia per flettersi e agevolare al massimo il mio leccargliela. Le mie mani vanno su e giù per le sue cosce, dai soffici glutei alle ginocchia.
Sono tanto preso da questo abbeverarmi alla figa di Giada da non accorgermi di quando il marito Luigi si sia avvicinato, a gambe divaricate per lasciare spazio alle mie che sono distese sul pavimento . Ora sta abbracciando e baciando sua moglie mentre io sono tra il seduto ed il disteso sotto le loro gambe divaricate.
Ora vedo, dal basso, anche le palle di Luigi. Intravvedo il suo cazzo duro, i solchi tra le natiche rubiconde di lei e tra quelle un poco flaccide di lui.
Cercando di uscire da sotto quel tunnel delle loro quattro gambe, dico: “Ehi gente, che fate lassù?...Ho voglia di scopare io, mica di stare qui sotto. Si può usare il vostro letto o avete paura di disfarlo?
Cosa succede non riesco a capirlo esattamente, di certo ci sono mani che mi afferrano per aiutarmi ad alzarmi, di certo ci sono mani che mi tirano ed altre che mi spingono, tutto avviene troppo in fretta ed io non riesco a capire di chi sono le mani che tirano e di chi quelle che spingono. Di sicuro è che mi ritrovo sul letto, disteso non sui materassi ma sopra un altro corpo.
Logica vorrebbe che sotto di me ci fosse Giada, che di fronte al mio petto ci fosse il seno di lei, innanzi al mio cazzo la sua figa umida.
Qualcosa non deve essere andato secondo logica se trovo qualche difficoltà a centrare la figa che cerco con la punta del mio cazzo. Apro gli occhi e davanti a me non trovo un volto ma una nuca, innanzi al mio petto non ci sono dei seni ma una schiena e il mio cazzo non sta cercando tra due cosce allargate ma tra due natiche non molto serrate, anzi, divaricate per quel poco che le natiche possono esserle. Il corpo sotto di me non è quello supino di Giada ma quello carponi di Luigi. Giada è sotto di lui.
Come sia successo tutto questo in così pochi istanti non riesco a capirlo, però è successo.
Pare che però a sorprendermi sia solo io. Giada la sento che estasiata sta dicendo come se stesse delirando “Oh sì, finalmente, sì amore possiedimi ancora, possiedimi tutta! Quanto mi è mancato il tuo cazzo. Vedi che ti viene ancora duro? Sì, sì, sì ficcamelo tutto dentro, ficcaci anche le palle se ci entrano. Ti voglio, ti amo sciocco: Se mi scopi ti amo, fammi godere come facevi una volta, chiamami zoccola, troia, sbattimi, sfondami, sono tua, tua, solo tua amore mio...”
“Solo tua” ha detto. E allora io che ci faccio qui? Che ci faccio sopra Luigi che la sta scopando? Che ci fa il mio corpo su quello di Luigi? Il mio cazzo sul suo culo?
Già! Che posso fare se non cercare il pertugio di lui e cercare di espugnarlo?
Lo faccio. Anzi no, semplicemente ci provo ma l'operazione non è semplice come si immagina, trovo forti resistenze. Insisto senza risultati migliori finché lo stesso Luigi mi suggerisce: “E' troppo secco, così non ci riuscirai mai, leccamelo prima”
Sgradevole imprevisto! Comunque cambio posizione per seguire il consiglio. Arretro per potermi curvare su me steso e leccargli il culo, ma vedo che Giada ha trovato una soluzione migliore. Vedo le dita di una sua mano recuperare i liquidi della sua figa e portarli sull'orifizio anale di Luigi, spalmarli intorno e dentro il buchetto. Sì, vedo le dita di Giada addentrarsi nel culo del marito, di poco, al massimo per un centimetro, ma entrano. Non lecco il culo, ci sputo sopra e poi spalmo la saliva, infilo anche le mie dita. Ripeto l'operazione attingendo altra saliva alla mia bocca. Infilo un poco di più le dita. Sento al tatto che il foro si è fatto più accogliente, Ci riprovo col cazzo che ora riesce a sfondare la porta, entra, scivola agevolmente dentro, ci entra tutto. Luigi geme, la moglie dice “sì, sì,sì”. Luigi ora pensa più a ricevere me che a pompare la moglie. Lo cavalco con furore, quasi con astio. Lo cavalco a lungo, a ritmo a tratti blando, altre volte frenetico ma lo cavalco senza tregua, per minuti e minuti e minuti. Lui tace, serra i pugni, forse gode, forse soffre. La moglie sotto di lui come in estasi ci incita con i suoi “Oh sì, oh sì, che bello. Mi fate godere come una vacca, sì. Sì, così, porci meravigliosi che siete, io godo, cercate di godere anche voi.
E' quello che stiamo facendo di fare amica mia. Io sto per godere, per venire.
Siamo vicini alla fine ormai.
Anzi non vicini. E' qui, adesso, ora, che vengo...a scrivere la parola fine.
Sì: è finito (anche il racconto)
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