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Porcini e porcellini


di Zindo
26.01.2025    |    2.076    |    1 9.6
"Forse il mio inconscio aspettava solo un piccolo appiglio per farmi osare qualcosa di più e al sentir dire "Se vuoi SOLO guardare..."
Era piena estate di diversi anni fa. La stagione me la ricordo perché ero andato in cerca di funghi porcini i quali crescono appunto in estate. L'anno preciso mi sfugge.
Conoscevo dei boschi di conifere in montagna dove ero già andato a cercarne anche negli anni precedenti e non ero rimasto deluso.
Come quasi tutti i fungaioli non dicevo a nessuno dove si trovasse questo posto ed ero propenso a ritenere d'essere l'unico a conoscerlo.
A partire da luglio e almeno fino a settembre ogni sabato lasciavo la caotica città e risalivo verso le montagne appenniniche percorrendo un primo tratto in autostrada, poi diversi chilometri di strade asfaltate e, verso la fine, un breve tratto che più che strada si sarebbe potuto chiamare una "pista battuta", fino a raggiungere una piccola radura antistante le mura appartenute (in un tempo remoto) a qualche edificio ormai diroccato. Lì bisognava lasciare la macchina essendo possibile andare oltre solo percorrendo ripidi sentieri che portavano ad un'altitudine maggiore, dove c'era il "mio" bosco.
Non avevo mai incontrato altri fungaioli, né avevo mai visto altre vetture sul piazzale adiacente ai ruderi.
Quel giorno invece c'era una macchina.
Parrà strano ma ne provai fastidio, come se qualcuno avesse rubato il mio segreto (quello di conoscere quel luogo in modo esclusivo) e il primo sentimento che provai per chi era arrivato lì, con l'altra auto, fu una specie di astio.
Con l'umore rovinato presi dal portabagagli i miei piccoli arnesi per la raccolta dei funghi che eventualmente potevo trovare e mi avviai verso il bosco cominciando a percorrere uno dei vari sentieri. Casualmente ne avevo imboccato uno che, per superare un dislivello di pochi metri. non s'inerpicava in maniera dritta ma zig-zagava tra gli alberi passando anche, e non a grande distanza, sul retro delle mura diroccate. Risalendo il sentiero, proprio dietro le mura diroccate, ad un tratto vidi l'inaspettata scena che rimosse ogni sospetto circa la non presenza in loco di altri eventuali fungaioli con i quali competere.
Evidentemente erano quei due ad essere arrivati con l'altra macchina e non mi parvero assolutamente interessati ai porcini. Da fungaiolo avrei dovuto essere contento, ma scordai anche di esserlo e provai ben altre sensazioni al vederli.
Era una coppia: una donna di quelle che senza essere grasse si suol dire "essere in carne", ovvero con le rotondità giuste. Forse lei era più avanti negli anni dell'uomo, un giovane dal fisico atletico, ovvero magro e muscoloso.
Questi dettagli ebbi modo di notarli dopo, quando mi fermai ad osservarli con interessata attenzione. D' acchito invece avevo provato un tuffo al cuore ed un piacevole fremito nei calzoni, entrambi provocati dal fatto che senza ombra alcuna di dubbio i due stavano scopando. Lo facevano stando all'impiedi, Lei era appoggiata con le spalle al muro, con un solo piede a terra e l'altro sollevato perché la gamba ripiegata poggiava su un braccio dell'uomo, il quale stava appiccicato alla donna, ed io lo vedevo di spalle. Che spettacolo vedere con quanta energia lui dava ritmati colpi di reni con l'evidentissimo scopo di affondare ad ogni colpo il suo membro nella donna.
Lei con un braccio si teneva al collo del maschio e con l'altra mano sembrava voler accompagnare le spinte dell'uomo, tenendola sulle natiche di costui.
Non avevo mai pensato di essere affetto da voyeurismo, ma la scena non suscitò affatto repulsione in me, anzi! Un fervore strano , quasi come fosse un fremito, mi percorse in tutto il mio corpo. Frastornato feci altri pochi passi per portarmi solo qualche metro più avanti, fin dove cioè c'era ai bordi del sentiero una specie di siepe, non fitta. Non credo che lo pensai razionalmente ma probabilmente per istinto forse pensai che potesse mettermi al riparo dagli eventuali sguardi di quei due e contemporaneamente consentire a me di continuare ad osservarli di nascosto.
Da li notai le fattezze dei corpi ed i movimenti di lui. Erano proprio belli ed infervorati. Da loro sembrava che si sprigionassero invisibili segnali del piacere che loro stavano provando e come se fossero onde magnetiche invisibili, ammesso che ci fossero veramente, quelle onde stessero raggiungendo anche me che provavo piacere per il loro "provar piacere".
Sentii la necessità di sistemare più comodamente il mio pene nei calzoni, dato che si era velocemente indurito e voleva sollevarsi.
Feci anche di più: lo liberai del tutto tirandolo fuori dalla patta e guardando quei due cominciai a menarmelo.
Cribbio, le donne mi sono sempre piaciute; qualche distrazione con maschietti me le ero già concesse durante gli anni vissuti, però ad un triangolo non avevo mai pensato prima. Quel giorno invece fui immediatamente preso da un desiderio perverso: farmi quella donna che si vedeva saper scopare con intensa partecipazione e,(perché no?) farmi anche quel bel culetto del giovane maschio, cosi eccitante da vederlo muovere mentre si dava alla donna. Ero fortemente combattuto tra il forte desiderio di avvicinarmi e le troppe paure di farlo. Paura di guastare il momento magico che quelli stavano vivendo, non certo delle loro eventuali reazioni.
Non saprei dire se fui io, con qualche movimento fatto a causa delle frenesie che mi stavano pervadendo, a fare qualche rumore o fu qualche animaletto che si era forse mosso, o qualche altra causa ma di fatto quei due percepirono qualcosa di anomalo.
Mi dispiacque molto quando li vidi staccarsi di colpo, quasi spaventati da qualcosa. Mi pare che fosse stata lei a dare il primo segnale, ma non ci giurerei. Di certo li vidi staccarsi improvvisamente l'uno dall'altro e vidi che come spauriti si guardarono intorno bisbigliando delle parole tra loro, muovendosi anche un poco per osservare meglio intorno. Sarei scappato forse se nel vederli anche distaccati, ed entrambi frontalmente rispetto a me, non fossi rimasto quasi estasiato dalla loro piacevolezza. Estasiato al punto da non sapermi muovere.
Lei purtroppo lasciò ricadere in giù la gonna che prima non so come aveva tenuta sollevata, ma anche senza mostrare le sue intimità appariva in tutta la sua femminile bellezza. Proprio una gran bella gnocca.
Lui non si preoccupò di ritirarsi su i calzoni e, data la relativamente poca distanza, lo potevo vedere molto bene. Aveva belle cosce slanciate e muscolose ed un gran bel cazzo in mezzo a quelle cosce, Di faccia lei era carina, lui proprio un Adone.
Le osservai bene quelle facce. Mi resi conto che erano piacenti entrambi e comunque trovai conferma alla mia prima impressione sul divario d'età tra i due. Più o meno era oltre i quaranta lei, e con meno di trenta lui. Certamente non li avevo mai visti prima. Fatte queste prime valutazioni, pensai al come defilarmi e mi mossi per lasciare quella specie di nascondiglio. Lo feci fingendo di stare scendendo dal sentiero e non salendo. L'inconscio forse mi spingeva ad avvicinarmi ai due. Appena io uscii dal cespuglio lei esclamò "Eccolo", indicandomi e lui, con tono minaccioso quasi gridò "Ehi tu", Certamente si stava rivolgendo a me me.
Avrei voluto diventare invisibile ma finsi di sorprendermi e mi fermai per guardarmi intorno come se anche io cercassi qualcosa o qualcuno, poi ripresi a scendere Mi illusi forse di far credere a quei due che stavo passando di lì per caso. Non ci cascarono e la donna, a voce alta quel tanto che bastava per farsi sentire da me disse "Se ti piace solo guardare, va a guardare da un'altra parte".
Forse il mio inconscio aspettava solo un piccolo appiglio per farmi osare qualcosa di più e al sentir dire "Se vuoi SOLO guardare..." l'istinto si fece avanti e, spavaldamente risposi "E se NON volessi SOLO guardare?" .Poi mentii dicendo "... e comunque non guardavo. Se non avreste parlato forte neanche vi avrei visti, stavo solo ridiscendendo dal bosco".
Nel frattempo continuai a scendere sempre più verso di loro e lasciando il tracciato del sentiero che mi avrebbe fatto fare un giro troppo lungo, superai con un paio di saltelli un leggero dislivello ed arrivai a davvero poca distanza dai due. Solo allora l'uomo cominciò a tirarsi su i pantaloni, ma ormai avevo visto bene la sua apprezzabile dotazione e l'ancora discretamente conservato stato di erezione.
Con tono pacato, una volta vicino dissi "Mi dispiace davvero avervi disturbato. Non l'ho fatto apposta". La donna, prontissima "Non dire balle. Abbiamo sentito il rumore della macchina quando sei arrivato poco fa qui dietro e io ti ho visto quando stavi risalendo il sentiero. Poi sei sparito. Ti sei nascosto da qualche parte per fare il guardone?"
Mentii dicendo "Non ero io, non sono tipo che si accontenta di guardare io, caso mai, se c'è da fare faccio la mia parte anche io".
La donna fissò insistentemente il suo sguardo sui miei occhi. Sembrava volermi dire "Ma chi pensi di prendere in giro?". Uno sguardo penetrante che stava mettendomi davvero a disagio ma poi lei sorrise e dicendo "Vediamo se è vero" allungò una mano sulla mia patta, palpeggiò.
La mia erezione che si era smorzata solo in parte subito ebbe la sua "risurrezione" e la donna stessa, palpeggiando e facendo anche una simpatica smorfia commentò "Però! Non male mi pare".
Con l'altra mano però stava palpeggiando anche le intimità dell'altro.
Non mi fu del tutto chiaro se quel suo "non male" si riferisse alla mia dotazione o ad una sua idea di potersi dedicare ad entrambi noi due uomini. M'ero illuso della prima ipotesi, ritengo invece che fosse vera la seconda.
L'altro fu rapido nel tornare a far scendere i calzoni appena ritirati su e lei fu lesta ad afferrargli il cazzo e cominciare a masturbarlo, guardando però ancora me.
Mi liberai presto anche io dei calzoni e lei afferrò anche il mio pene e prese a lavorarli manualmente entrambi.
Mi sentii quasi tangibilmente guardato dal giovane uomo al mio fianco e per questo mi girai verso di lui.
In effetti mi stava guardando. Mi sorrise e sentii una sua mano posarsi sulla mia schiena, sotto la camicia rimasta con il bordo penzoloni e quella mano si mosse leggera, come accarezzando prima di scendere più in basso, verso i glutei e lì, mentre mi regalava un ulteriore sorriso, strinse le dita come a voler saggiare la compattezza delle carni.
Avrei forse dovuto spostare subito quella mano ma non ci pensai proprio. Perché farlo visto che non mi dava realmente fastidio? Ma anche perché farlo visto che quasi contemporaneamente anche lei faceva scorrere una sua mano su un mio fianco (quello opposto al lato dov'era il giovanotto) dall'alto verso il basso, mentre faceva altrettanto con l'altra mano su un fianco dell'altro uomo.
Intanto la donna fletteva anche le ginocchia per accovacciarsi davanti a noi, poi tolse le mani dalle nostre cosce (sulle quali erano arrivate scendendo dalle anche) per afferrare di nuovo entrambi i cazzi metterli vicini, punta a punta, e portare sui due glandi le sua bocca e giocare con la lingua un poco sull'uno, un poco sull'altro. Come si fa a trasmettere le sensazioni provate? Certe emozioni sono come la musica, si sentono, non si possono raccontare e se ci si prova non solo non si rende l'idea ma si rischia di rovinarne anche la sublime bellezza.
Cosa mi provocò piacere? Il contatto creato dalla donna del mio cazzo con un altro pene o quella bocca umida che ci giocava? Non saprei proprio dirlo. Meraviglioso era il momento, non il fatto concreto.
Dopo l'uso della lingua lei giocò con le labbra che dischiuse e poi alternativamente prese in bocca una volta il mio cazzo, un'altra il cazzo dell'altro.
L'uomo intanto si stringeva con la sua spalla alla mia, continuando a palpeggiarmi il culo. Poi cominciò ad abbassarsi anche lui, molto più velocemente di quanto prima avesse fatto lei, per accovacciarsi anche lui innanzi a me ed entrare in competizione con la donna per leccarmi anche lui l'uccello.
Come potevo non avvertire una specie di senso di vertigini per l'immenso indescrivibile piacere provato mentre mi "lavorarono per bene" a doppia bocca ?
A volte passavano con le labbra e agitando la lingua, una bocca da un lato ed un'altra sul lato opposto della mia verga. Altre volte si introducevano il mio cazzo alternativamente nelle loro bocche, alla fine lo tenne in bocca quasi sempre lei e lui si dedicò al leccamento dei miei testicoli, e di tanto in tanto si metteva a bocca aperta accanto a lei, quasi a bramare che gli passasse il mio cazzo e intanto continuava ad interessarsi, con una mano, del mio posteriore facendosi anche più sfacciato. Infatti anziché tutta la mano utilizzò prevalentemente alcune dita preventivamente bagnate della sua saliva per andare a stuzzicare anche il mio sfintere.
Io mi sentivo come al settimo cielo, anche perché percepivo che altrettanto piacere stavamo provando anche loro due. Si era creata tra noi una speciale misteriosa alchimia che so definire semplicemente "fantastica"
Eravamo così in armonia tra noi che non mi feci alcuno scrupolo neanche di far capire cosa gradivo di più e cosa di meno. Infatti diedi qualche segnale di scarso gradimento di quelle dita, e il giovanotto, sorridendo si alzò, lasciando il mio salsicciotto a libera disposizione della bravissima pompinatrice, la quale da accovacciata risollevò i fianchi, arretrò un poco i piedi per mettersi a novanta gradi circa e mentre lei succhiava sempre me.
Il giovanotto andò dietro di lei per riprendere la scopata precedentemente interrotta, questa volta però nella posizione " a pecora". Scopava lei tenendosi aggrappata ai suoi fianchi ma guardava negli occhi me e mi sorrideva.
Ci dava lui e ci dava lei. Di conseguenza ci davo anche io e quando, da dietro la donna, il giovane ragazzo si spinse in avanti con le spalle, allungando il collo e sporgendo le labbra verso me, me ne fregai di chi era maschio e chi femmina e gli andai incontro con la mia bocca, facendo ponte sulla donna che si trovava come "messa allo spiedo" tra i nostri cazzi in figa ed in bocca, e riuscimmo a scambiarci una specie di bacio tra noi uomini.
Il mio piacere era immenso ma non penso fosse da meno quello degli altri due. Io, ma credo anche loro due, provavo piacere in quello che si faceva avendo già la smania di fare anche altro, di fare di più, di fare tutto di tutto. Infatti ci fu anche l'inversione dei ruoli tra me e l'altro maschio, andando io in figa della donna e lui a piazzarle il cazzo in bocca per qualche tempo. Poco tempo a dire il vero perchè si spostò per venire ad aggrapparsi a me, mettendosi alle mie spalle, premendo contro le mie natiche il suo sesso, facendolo scorrere su e giù senza andare a minacciare l'orifizio, quasi come avesse capito che gradivo il petting ma non l'essere penetrato o forse perché era anche lui a non desiderare di possedere totalmente anche un uomo.
Con questa intesa e questa foga di tutti non riuscimmo a trattene gli orgasmi per dei tempi sufficienti a concederci molte altre stravaganze. Uno dopo l'altro, quasi in contemporanea noi maschietti, dopo la donna, ci trovammo con il cuore leggero e le gambe deboli, un poco umidi di sudore e tutti e tre felici ed appagati di quello che eravamo riusciti a fare, anche se io (e penso anche gli altri) il desiderio di fare ancora altro lo nutrivo ancora. Per questo proposi loro di passare insieme la giornata, li avrei portati a pranzo io da qualche parte. Dissero che non potevano, che avevano altri impegni e la cosa finì li, dopo esserci scambiati ancora baci a tre bocche, palpeggiati i fianchi l'un l'altro e scordandoci di dirci persino i nostri nomi. Io provai a chiedere se erano del posto ricevendo prima la risposta di lui ("Io no"), poi quella di lei "Io neppure")
Alla mia domanda "Vi conoscete da tempo?" hanno risposto prima guardandosi negli occhi, poi ridendo ed infine lei disse "Devo andare, per me si è fatto tardi" e lui disse a me "Ciao, devo andare via anche io, purtroppo".
Sono andati via, girando intorno ai resti delle mura diroccate, andando verso le macchine che stavano sul lato opposto.
Io sono andato nel bosco a cercare funghi.
Mica mi ricordo se ne ho trovati porcini quel giorno. Di certo ho trovato quei due magnifici porcellini.
Ho ripensato molte volte a quei due rammaricandomi di non averli potuto conoscere meglio, anzi di non averli conosciuto affatto, non sapendo neanche i loro nomi, il loro grado di conoscenza e se si frequentavano già regolarmente. Mi piace pensare che eravamo lì tutti per caso e per la prima volta (e l'ultima purtroppo). Non ne saprò mai di più e il ricordo resterà quello che è: una specie di sogno tra il poco vissuto in quel breve tempo ed il tanto altro solo desiderato ed immaginato nel tempo che è seguito dopo.
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