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La strana tresca

22.12.2024 |
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"Proprio perché nell'attuale sede del mio lavoro era prevista una lunga permanenza anzichè sistemarmi in qualche albergo-pensione avevo cercato subito..."
Cerco di sorridere come se fossi divertito quando mia moglie, parlando di me, dice a sua sorella: “Quando parla così mi dà fastidio. Pensa di essere divertente dicendo frasi a doppio senso e non si rende conto che cosi facendo offende quella santa donna. Guarda: se non l'avessi conosciuta personalmente, per come ne parla lui, dovrei considerarla una donnaccia, invece ti assicuro che è proprio una bella persona”“Bella????” chiedo io in senso ironico
“Ed insisti? Io parlo di persona bella dentro, di carattere. La bellezza fisica non conta”
Questa specie di discussione sta avvenendo perché io, parlando di Rosa con mia cognata, alla presenza di mia moglie ho detto che nella località dove sto lavorando in questo periodo ho trovato una donna che non mi fa sentire molto la lontananza della mia consorte perché questa Rosa viene da me per scopare, una o due volte a settimana ed è bravissima a soddisfare ogni genere di servizio che le chiedo.
Mia cognata chiede: “Scopare, nel senso di fare le pulizie?” e mia moglie parte con il suo richiamo al mio modo di esprimermi.
In effetti quando parlo di Rosa in presenza di mia moglie scelgo davvero, deliberatamente, espressioni equivoche e toni maliziosi, ma non per offendere Rosa, al contrario, per cercare di far capire a mia moglie che tra me e Rosa c'è qualcosa di più di un rapporto tra datore di lavoro e una saltuaria dipendente.
Tutti sono dell'idea che i tradimenti vanno sempre negati e che anche di fronte a prove evidenti si consiglia di negare. A me però pesa “ingannare” mia moglie. In fondo non è che la tradisco perché non l'amo più o perché ho trovato una che mi piace più di lei, anzi. Però la natura umana ha le sue esigenze, anche quelle sessuali. Siccome, a differenza delle altre famiglie io e mia moglie non viviamo nella stessa casa, neanche nella stessa città, neanche nella stessa regione, ho dovuto cercare soluzioni alle esigenze che di solito in una famiglia convivente soddisfano le mogli, per esempio, come si diceva, le pulizie di casa e della biancheria, l'alimentazione e (perché no?) anche quelle sessuali.
Il non vivere quotidianamente insieme rende difficile anche la comunicazione nel rapporto tra me e mia moglie specie se si deve trattare qualche argomento delicato.
Non è che certe cose si possono dire al telefono o appena ci si incontra, specie se ci si incontra poco e ogni volta per poco tempo e si hanno già sul tavolo temi seri da trattare, come i figli, le rate del mutuo, i lavori di ristrutturazione della casa, le cartelle delle tasse, eccetera. Ecco perché un paio di mesi fa anziché tornare io a casa, ho fatto venire da me mia moglie per un weekend e in quell'occasione ho fatto in modo che lei e Rosa si conoscessero, sperando che qualcosa sospettasse, cosicché dopo mi sarebbe stato (pensavo) più facile dirle tutto.
E' successo il contrario: mia moglie non solo non ha capito come stanno realmente le cose, ma neanche è stata sfiorata da un minimo sospetto; al contrario pare essere rimasta affascinata da Rosa, non perché bella (non lo è infatti) ma perché è umile, laboriosa, accurata nell'eseguire i lavori e poi ha una storia di un certo peso sulle spalle e mia moglie da certe storie si lascia sempre affascinare, commuovere, intenerire.
Da quando l'ha conosciuta è diventata la protettrice (a distanza) di Rosa: guai se non ne parlo bene, guai se mi lamento di qualcosa che fa o non fa, insomma la considera come una specie di angelo protettore inviatami dal cielo per badare a me e quasi quasi la venera pure.
In un certo senso Rosa è proprio così: una che la buona sorte mi ha fatto incontrare per badare a me, ma in tutti i sensi.
Ha tante qualità Rosa, due in particolare: scopa in maniera meravigliosa, mi duole ammetterlo ma è più passionale di mia moglie e, soprattutto non rompe le scatole come una moglie.
Certo sa fare bene tante altre cose, ma come è libera lei mentalmente nello scopare in ogni luogo, in ogni modo, ad ogni ora, mia moglie certamente non lo è.
Poi ha anche i suoi difetti ma su essi si può sorvolare non essendo davvero una moglie che ti devi portare accanto nella quotidianità, perché oggettivamente pur non essendo brutta non è neanche classificabile tra le donne belle, le manca un po' di altezza e le avanzano alcuni chili per poterlo essere; diciamo che a tipi non troppo esigenti può risultare piacente. Di carattere potrebbe essere, anzi è, di una simpatia più unica che rara ma è anche di una ignoranza culturale abissale che ti farebbe vergognare davanti agli altri per le sue uscite divertenti in privato, imbarazzanti in pubblico.
Mia moglie che l'ha vista una sola volta dice che ha grinta e che è una santa donna.
Io che la frequento da un paio d'anni so che non è così.
Vorrei provare a dirlo a mia moglie, a dirle con chiarezza com'è Rosa davvero e quale reale rapporto c'è tra me e lei, ma , come ho accennato, mancano le occasioni per farlo, quelle che ho cercate hanno sortito l'effetto contrario, come farle conoscere o il mio usare frasi a doppio senso. Il primo passo ha fatto nascere in mia moglie la stima per Rosa, non il sospetto; il secondo genera rimproveri per me e non curiosità in mia moglie.
Penso di lasciar stare le cose come stanno a questo punto.
Già, ma come stanno le cose?
Come avrete già intuito io svolgo un lavoro che mi obbliga a trasferimenti periodici da una parte all'altra dell'Italia. I miei soggiorni nelle varie località hanno una durata variabile da un minimo di un paio di mesi (accade di rado) ad un massimo, sinora, di tre anni. Molti anni fa mia moglie mi seguiva nei vari trasferimenti, poi sono nati i figli, mia moglie ha trovato un buon lavoro stabile e più che una scelta è stata una naturale conseguenza fissare la residenza della famiglia in un determinato luogo per non obbligare né mia moglie a sacrificare la sua carriera, né i figli a cambiare spesso ambiente, amicizie, scuola, ed altro. Mi sposto solo io che faccio dei rientri periodici in famiglia, a cadenza variabile a seconda della distanza da casa del luogo nel quale di volta in volta mi trovo; diciamo da un rientro a cadenza settimanale quando non sono lontano a rientri più distanziati, anche superiori al mese qualche volta, quando mi trovo in luoghi più lontani.
Da quasi tre anni sono lontanissimo da casa e non si vedono all'orizzonte segnali di ulteriori trasferimenti che potrebbero farmi riavvicinare.
Proprio perché nell'attuale sede del mio lavoro era prevista una lunga permanenza anzichè sistemarmi in qualche albergo-pensione avevo cercato subito un'abitazione, trovando un appartamento di modeste dimensioni, più che sufficiente per me, in un grandissimo palazzo del centro città, a breve distanza dal posto di lavoro.
Sapendo cucinare mi ero illuso di poter essere autosufficiente, solo perché avrei saputo prepararmi da mangiare.
Ho dovuto rendermi conto abbastanza presto di non avere né tempo, né capacità per accudire anche la casa, lavare e stirare la biancheria e sinceramente neanche di sapermi alimentare bene.
Allora avevo parlato con Giuseppe, il portiere dello stabile. Gli avevo chiesto se conosceva qualche donna che potesse venire a pulirmi casa una o due volte la settimana. Ricordo di averlo fatto tenendo per le mani una grossa busta con i panni che stavo portando in lavanderia.
Giuseppe che era vedovo da un paio d'anni aveva capito a volo la mia situazione poiché s'era trovato più o meno nelle mie condizioni subito dopo la morte della moglie e mi disse che avrebbe chiesto a Rosa, la donna che lui aveva trovato per risolvere i suoi problemi, se conosceva lei qualche sua amica che facesse al caso mio.
Rosa s'era detta disponibile lei stessa e non solo per le pulizie di casa, ma anche per risolvere il problema biancheria: me l'avrebbe lavata e stirata lei, portandosi a casa quella sporca e riportandola pulita e stirata la volta successiva, proprio come faceva con Giuseppe.
Un poco credendo agli elogi che di lei tesseva Giuseppe, un poco per aver constato di persona dopo alcune prime prestazioni, l'accuratezza delle pulizie e la perfezione degli altri lavori, le avevo dato senza problemi le chiavi di casa perché potesse entrare ed uscire anche in mia assenza. Mi aveva sorpreso facendomi trovare, a volte, sul tavolo qualche dolce o piatto culinario tipico preparato da lei, come omaggio.
C'era già nell'aria di casa una specie di stima reciproca non ovvia e neanche logica perché, avendole appunto date le chiavi, io e lei non ci incontravamo quasi mai, anzi proprio mai. Comunicavamo lasciandoci appunti scritti su foglietti di carta lasciati sul tavolo, dove mensilmente le lasciavo anche la paga, non di rado accompagnata anche da piccoli omaggi per ricambiare i suoi dolci e i suoi piatti tipici.
Una sera, rientrando avevo parlato con Giuseppe proprio di questo strano aspetto: stimavo Rosa eppure chissà, forse se l'avessi incontrata rischiavo di non riconoscerla avendola vista solo pochissime volte agli inizi del nostro rapporto lavorativo e poi mai più.
Giuseppe mi disse che Rosa quella sera sarebbe stata a casa sua perché, come facevano ogni tanto, avrebbero cenato insieme, commentando con “La solitudine è una brutta cosa, e lei lo sa bene. Bisogna combatterla” e poi aveva aggiunto “A proposito, ma sta solo pure lei. Scenda e venga a cena da noi, così non solo rivede Rosa ma potrà constatare anche quanto è brava anche in cucina....fa bene proprio tutto quella donna..., scenda è mio gradito ospite”
Avevo accettato l'invito e quella sera cambiarono molte cose. Intanto complice l'atmosfera gioiosa e gli effetti del fresco vinello frizzante, abbandonammo per sempre il "lei" dandoci del "tu". Senza accorgercene avevamo finito con l'abbandonare anche le buone maniere, passando dagli iniziali convenevoli di rito tra convitati alla stessa cena a barzellette più che osé degne più di una bettola che di una cenetta tra persone perbene e mature. Risate e manate sulle spalle e sulle cosce si erano sprecate, più che galanti complimenti alla femminilità di Rosa ci erano sfuggiti sia a Giuseppe che a me apprezzamenti rozzi su certi suoi aspetti anatomici. Tutt'altro che imbarazzata ci aveva risposto a tono, con aria di sfida, quasi ad accusarci di essere come cani bravi ad abbaiare ma restii al mordere.
Giuseppe aveva replicato che almeno di lui questo non poteva dirlo perché la donna doveva sapere come azzannava se c'era da mordere. Questa frase mi aveva fatto
immaginare che Rosa facesse a Giuseppe anche servizi d'altro genere oltre quelli che faceva a me, dubitando però che questa mia supposizione poteva scaturire anche da altri fattori oltre che dalla sola battuta del portiere. Per esempio anche dalla mia prolungata assenza da casa, e di riflesso lunga astinenza dal sesso, e dai vapori alcolici del vinello tracannato, perciò non mi ero esposto ma avevo solo aperto una nuova porta dicendo “Cene così bisogna farne più spesso. Siete tutti e due invitati per la prossima volta però su da me, siete miei ospiti. Cucino io”
“Spero meglio di Giuseppe” aveva detto Rosa aggiungendo “comunque mi cautelo preparando qualcosa anche io”
Avevo considerato le sue parole una sfida. Siccome a forza di vivere da solo ero diventato già bravo in cucina, con i piatti semplici ovviamente, per la prima cena a casa mia mi ero organizzato per bene, preparando tutto con molta cura. Li avevo sbalorditi: posso dire che ho conquistato Rosa prendendola ...per la gola.
Ma l'ho presa anche in altro modo, proprio quella sera, alla prima cena consumata a casa mia insieme a Giuseppe.
Era stato proprio il portiere a tentare di riportare l'atmosfera al livello di quello che c'era stata a casa sua la volta precedente, ma mentre quella volta tutto era avvenuto con naturalezza, questa volta le battute sembravano essere dette con forzatura perciò più che allegre sapevano di volgarità, gli apprezzamenti su Rosa pure erano così sgraziati da apparire a tratti offensivi. Non mi sembrò il caso di invitare Giuseppe ad un linguaggio più moderato solo perché ero a casa mia mentre a casa sua io mi ero lasciato andare anche oltre i suoi livelli, ma fui attento a smorzare sul nascere ogni battuta sopra le righe, a compensare con qualcosa di “roseo” ogni uscita “grigia”.
Involontariamente ho finito con il farmi notare più per i miei modi che per la mia cucina (peraltro molto ben apprezzata) e mi sono sentito davvero gratificato quando Rosa, in maniera del tutto imprevista, mi ha dato una tenera carezza sulla guancia e quasi commossa ha detto “Grazie, in questa casa anche le mura sanno che sono una serva, perché mi vedono anche gli oggetti scopare e pulire, tu però stasera mi stai facendo sentire come una grande signora. Non sono mai stata trattata così. Mi viene quasi voglia di darti un bacio”
Al mio risponderle “Sarebbe molto gradito” lei mi baciò davvero. Oddio, appoggiò sole le sue labbra alle mie e stava già per ritrarle dopo un lieve schiocco di labbra, un bacetto fraterno quasi, ma ero stato io a prenderla, tirarla a me e dirle: “Se bacio deve essere, bacio sia” e la baciai sul serio, corrisposto subito in modo inatteso. Penso che io non volessi baciarla davvero, non a quel modo almeno, forse volevo stare ancora sullo scherzare in maniera spinta, ma comunque nell'ambito di un gioco, invece la foga, la passione, il tutto di lei aveva finito con lo stordirmi ed ebbi una erezione quasi immediata, forse non subito possente ma certamente un apprezzabile “risveglio” repentino.
Era stato il battere delle mani di Giuseppe a mo' di applauso a farmi tornare alla realtà e a farmi staccare da Rosa, guardarla e chiederle scusa.
Lei, totalmente a suo agio, con estrema naturalezza disse “Prima o poi doveva succedere”.
Aveva riso come di solito fanno le donne sciocche, abbassando le palpebre come un tempo facevano le ragazzine timide, morsicandosi le unghie e con le dita tra le labbra aveva continuato: “Io me lo immaginavo. Sai quando una donna nel rifare il letto tocca le lenzuola dove dorme un uomo, percepisce indirettamente l'odore di quel maschio, se poi gli lava anche le mutande l'odore lo sente davvero e voi uomini lo sapete bene come funzionano queste cose, vi basta vedere un ginocchio scoperto per immaginare la donna nuda. Più o meno così succede a me quando lavo la vostra roba. Non riesco a non pensare a quella parte di voi che è stata a contatto con l'indumento intimo che mi ritrovo tra le mani. Non mi vergogno a dire che annuso la vostra biancheria, l'accarezzo, me la passo anche sulle mie parti intime prima di lavarla, ve la ridò pulita, stirata, e...con un bacio dato a vostra insaputa su ogni capo. Le cose alle quali si pensa troppo prima o poi si avverano e infatti...eccoci qua...Beh? Che succede? Avete perso l'uso della parola?”
Giuseppe chiese se lui era di troppo e se doveva andarsene. Gli dissi di non dire fesserie e di restare perché stavamo solo scherzando.
In realtà sapevo già che non eravamo più solo sugli scherzi, forse pensavo che la sua presenza avrebbe avuto una funziona inibitrice che avrebbe impedito a me e a Rosa di fare “fesserie”.
Sì, le volevo definire “fesserie” perché io sono sposato, Rosa è sposata, certe cose non potevamo farle tra noi due.
Quanto mi sbagliavo su tutto! Certe cose non sono affatto “fesserie”, si possono fare e come! Farle tra me sposato e Rosa sposata, e poi Giuseppe altro che elemento inibitore è stato! L'esatto contrario: l'elemento catalizzatore, colui che ha fatto succedere tutto in tempi rapidi, troppo rapidi.
Mi aveva risposto infatti: “Allora fate scherzare un poco anche me. Non mi piace fare il reggi-moccolo” e, alzatosi dal suo posto era venuto a porsi tra me e Rosa, in piedi, alle spalle delle nostre sedie, facendo passare le sue braccia una sulla spalla di Rosa ed una sulla mia, per infilare una mano nella camicetta di Rosa, l'altra nella camicia mia. Credo che palpeggiava anche il seno di Rosa, certamente palpeggiava i miei pettorali. Rosa non sembrò volersi sottrarre e prima che io potessi chiedergli che intenzioni strane avesse, Giuseppe aveva chiesto “Lo facciamo in tre?”.
Avevo guardato Rosa, convinto che fosse contrariata per quella uscita di Giuseppe, la vidi che invece guardava me, negli occhi e sorrideva, come a dirmi “dai, facciamolo”.
Non servirono altre parole: riavvicinai la mia bocca alla sua, lei riprese la mia faccia tra le sue mani, ci baciammo mentre Giuseppe ci palpeggiava i petti. Avevamo cominciato a “farlo in tre”. Era solo l'inizio che poi avrebbe avuto una evoluzione lenta ma progressiva. Sono passati quasi due anni da allora e non è che ora io ricordi tutti i dettagli di quella nostra prima volta, ma di certo non dimenticherò mai con quanta maestria e quanto trasporto Rosa si fece sbattere a pecora da me mentre pompinava Giuseppe e soprattutto l'aria soddisfatta stampata sul suo volto quando aveva detto a Giuseppe: “Finalmente ho riprovato un vero orgasmo anche io, tu di solito schizzi prima e mi lasci sempre a bocca asciutta”, poi, giratasi verso me, mi aveva detto semplicemente “grazie” tentando di baciarmi. Quella volta avevo girato la faccia celermente, non ero pronto ancora ad accettare di baciare una bocca che aveva appena succhiato il cazzo di un altro uomo, di Giuseppe per la precisione. Era la prima volta per me, la prima volta di molte cose: di fare sesso con una donna che non fosse mia moglie, di farlo in tre, di vedere in azione un altro uomo... No, anche il bacio finale da una bocca che forse era anche umida degli umori di un altro maschio proprio non ero in grado di poterlo accettare. Non quella prima volta almeno. In seguito le cose sono andate diversamente...
Già: in seguito.
Perché la cosa non è finita lì, non è stata un'avventura, non una botta e via ma l'inizio di una relazione a tre che dura da un paio d'anni ormai. Una relazione che solo Giuseppe vive serenamente e purtroppo (per certi versi) anche tenacemente perché appena o io o Rosa parliamo dei nostri sensi di colpa, lui subito ci controbatte con argomentazioni sempre diverse, mai davvero convincenti ma sempre capaci di zittire le nostre coscienze e rimediare a tutto con un altro incontro a tre...o a due se uno dei tre non dovesse essere disponibile...che assicura il proseguimento di questa nostra strana tresca.
Strana, sì, perché io non mi capisco più, mi considero marito fedele perché non ho mai smesso di amare mia moglie e non c'è stato un solo attimo in cui abbia pensato di preferire Rosa a lei, eppure non vivo di astensione sessuale, al contrario penso di farne abuso dato che non penso sia normale per un quasi sessantenne avere almeno due rapporti settimanali e non rapporti abitudinari, ma vissuti, partecipati; mi reputo etero solo perché ho una moglie che amo, una amante che scopo regolarmente e ricopro solo un ruolo attivo con l'uomo che fa parte del triangolo costituito con lui (Giuseppe) e la mia amante (Rosa).
Avete letto bene, svolgo ruoli attivi ma non disdegno affatto le prestazioni anche di Giuseppe, specie quelle orali e ancora più in particolare, quando lui e Rosa mi fanno pompini a doppia bocca, contendendosi l'asta e lo scroto a colpi di lingua e di risucchi.
Non so più se pago Rosa più del pattuito per riconoscerle la qualità dei suoi servizi domestici o perché in cuore mio la considero una puttana tacitabile con il denaro. So che non è così perché le voglio bene, non l'amo ma le voglio bene, certamente non la disprezzo. Qualche volta invece l'ammiro...ma mi vergognerei comunque ad andare in giro tra la gente in sua compagnia: troppo sciatta nel vestire, troppo volgare nel parlare..
E dico pure che l'ammiro?
Ebbene sì, in questo concordo con mia moglie quando la definisce “santa donna”: Rosa pure è sposata come me, e come me non vive con il marito, non perché lui le abiti distante ma perché è un ex tossico passato all'alcolismo, con una fedina penale non invidiabile non solo per le varie condanne per i furti commessi quando si drogava ma anche per i maltrattamenti ai figli quando li picchiava fino a ridurne uno zoppo permanente. Ora pendola tra un carcere per espiare antiche condanne riesumate a causa delle sue recidive ed un ospedale per arginare gli acciacchi che ha causato al suo corpo e Rosa con i suoi lavoretti cresce i figli e non abbandona al suo destino quell'uomo, però rivendica un suo diritto: in una vita di merda che le è capitata almeno si vuole prendere le soddisfazioni del cazzo.
Giuseppe? Beh, l'ho già detto, si fa volentieri i cazzi degli altri...ma non perché è portiere e ficca il naso nelle faccende dei condomini ma proprio perché e bisessuale e gli piace farsi in senso letterale i cazzi...condividendoli con le donne.
Non siamo ipocriti, siamo solo i rappresentanti dei questa nostra società dove la realtà non è mai quella che appare: le persone per bene come sembro io sono porci come me, le donne da quattro soldi come appare Rosa, hanno invece le palle e poi ci sono quelli come Giuseppe, che fanno favori per riceverne vantaggi di ritorno e quelli come mia moglie che vivono di illusioni e non si accorgono di come stanno realmente le cose neanche se ci si trovano faccia a faccia.
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