Gay & Bisex
La bufera (2 di 2)

19.04.2025 |
2.027 |
7
"Mi afferra i fianchi come ad impormi un ritmo più veloce, lo assecondo, mi sorride, mi abbasso per baciarlo mentre lo stantuffo, lui si aggrappa al mio..."
Si, ma qual'è il prodotto che offre? Ha detto d'essere apprezzato operatore linguista e questo, lo ammetto, non mi dispiacerebbe affatto verificarlo. Farmi praticare il sesso orale mi è sempre piaciuto a livello psicologico ma le poche donne che hanno accettato di farmelo provare, in tutta onestà non mi hanno sempre entusiasmato. Una, quando le ho detto di succhiarmelo, anziché farselo scorrere tra le labbra, lo ha risucchiato davvero facendomi arrossare il glande; un altra forse aveva i denti storti e più che brividi di piacere mi ha fatto provare brividi...e basta.. per le “raspate” tutt'altro che piacevoli; le altre? Brave ma troppo poche. La voglia di un buon sesso orale me la porto sempre addosso. Non per copiare Giulio ma anche io posso dire di essere molto apprezzato per come uso la lingua, con una differenza sostanziale: io la uso con le donne! Mi piace perlustrare i loro palati quando le bacio, intrufolarla tra le piccole labbra e girare intorno al clitoride quando lecco le fighe, martellarla sui capezzoli quando gioco con i seni.A sentir Giulio mi chiedo come usa la sua, come la userebbe su di me e anziché rinchiudermi a riccio per autodifesa, comincio a cedere alle sue lusinghe e più guardo le sue morbide labbra, più immagino di far scorrere tra loro il mio cazzo e, nel pensarlo, il mio cazzo comincia ad inturgidirsi. Quasi quasi ho già nostalgia di quella sua mano che scorreva sulla mia coscia, pentendomi di averla rimossa. Si, ormai me ne rendo conto: il guardarlo ed il sentirmi da lui guardato non mi basta più. La gente si è fatta come invisibile per i miei sensi e non voglio curarmi di chi può vedere e del cosa possa pensare, mi piacerebbe invece essere toccato di nuovo da Giulio, lo desidero abbastanza, molto, troppo. Lui non riallunga la mano, io non resisto ed allungo la mia. Gli metto una mano sulla coscia, gli stringo la gamba con le dita che si rattrappiscono a morsa e gli dico “Adesso pensiamo a mangiare, di altre cose ne parliamo dopo, quando andiamo di sopra”
“Io appena finisco- mi dice- devo salire di sopra per telefonare a casa, per dare la buonanotte ai figli ed alla moglie. Ti aspetto in camera mia, sto alla 227”
“Me lo hai già detto ma...perché non vieni tu da me? Sto alla 229”
“Non fare il fesso, passa a salutarmi. Sta tranquillo: se non vuoi non ti violento. Si possono anche fare solo due chiacchiere o semplicemente dirci buonanotte. Dai, ci credono tutti amici, sentiamoci tali anche noi. Io ho finito e ti lascio. Ti aspetto su. Ah, lascia perdere il conto, non offro io ma la Ditta. Ogni tanto bisogna far risultare che offro qualcosa ai clienti dal conto spese perché lo sai come si dice da noi? Si dice che il rappresentante che poco spende, poco rende, quindi salva la mia reputazione e lascia che la ditta paghi anche la tua cena. A tra poco. Vieni tranquillo, non ti violento”
Giulio se ne va io resto a combattere con la bistecca, anzi no, la bistecca si lascia tagliare, mangiare a bocconi, accompagnare con l'insalata, senza alcuna resistenza. Io resto a combattere, sì, ma con i miei pensieri. Passo o non passo dalla stanza di Giulio? Mi sa che passerò. Mi provocherà di nuovo o no? Beh, almeno una battutina, una ulteriore piccola avance spero che la faccia. Cederò alle sue provocazioni o resisterò? Non lo so, però spero che non ci provi in modo troppo blando perché io, me ne rendo conto ora, non voglio resistere alla tentazione, voglio solo non cedere troppo facilmente. Insomma:spero che qualcosa succeda. Non ho un reale desiderio di un rapporto intimo con un altro uomo, ho solo voglia di togliermi delle curiosità.
Cribbio, qualche ora fa la bufera imperversava fuori, ora si scatena dentro me. Fuori ha fatto danni ingenti. In me che succederà?
E' passato abbastanza tempo ormai da quando Giulio è salito in camera, ormai avrebbe dovuto finire con la sua telefonata a casa. Mi sembra giusto lasciare anch'io il tavolo considerando che ci sono altre persone in attesa di tavoli che si liberano per poter cenare.
Chiedo il conto e mi confermano che è già stato pagato da Giulio.
Mento a me stesso dicendomi che passerò da lui per ringraziarlo, in realtà avevo deciso di andare nella sua stanza già da quando ci è andato lui. Se davvero volessi solo ringraziarlo non avrei il cuore palpitante, l'attimo di esitazione prima di bussare, l'uccello abbastanza “sveglio”, più che barzotto.
Busso alla porta della 227. Neanche chiede chi bussa Giulio, apre subito la porta e mi riceve in accappatoio di spugna bianco e ciabatte coordinate. Mi dice “Scusa ma ho approfittato per farmi una doccia, vieni, vieni”
La stanza è simile alla mia: accesso in un breve corridoio che ha su un lato il bagno, sull'altro lato l'armadio e in fondo la stanza da letto vera e propria. Entrando però, della stanza si vede solo parte dello scrittoio.
Lui richiude la porta e poi mi precede verso la stanza, dicendomi solo di mettermi comodo. Non capisco in che senso, ma lui me lo dice sedendosi ma bordo letto. La sedia davanti allo scrittoio è già fuori posto e interpretando le parole di Giulio come se fossero “Mettiti seduto”, uso quella sedia. Il cuore batte a mille. “Puoi sederti anche qui” dice Giulio battendo una mano sul letto, al suo fianco.
“Sto bene anche qui” rispondo anche se penso che se invece usassi il letto gli faciliterei le avances, perché a questo punto me le aspetto , oserei dire che le desidero.
“Fa come vuoi” mi dice lasciandosi andare all'indietro per sdraiarsi di traverso sul letto. Appena lo fa si risolleva per spostare il cuscino dalla posizione logica che occupa a dove più o meno cade la sua testa quando torna a sdraiarsi. Non so quanto sia casuale e quanto volontario il fatto che nei movimenti che ha fatto la cintura si è snodata e l'accappatoio-vestaglia si apre, scivolando con i lembi ai due lati del suo corpo. Esibisce la sua nudità con una naturalezza sconcertante e, secondo me in maniera spudorata, si tocca anche il pene, ripetendomi: “Mettiti comodo, sciogli la tua tensione, togliti i vestiti” Io le ho scritte di seguito, lui ha distanziato con pause le tre proposte, guardandomi e toccandosi il pene, lo scroto e con la punta delle dita anche sotto lo scroto.
Allibito assisto al suo tirare i calcagni sul bordo letto, mettere i piedi allargati l'uno dall'altro, divaricando così le gambe con le ginocchia piegate tenute in alto. Lo vedo crescere quel suo cazzo, farsi grosso di volume, consistente in durezza. Non sono esperto in organi maschili ma facendo istintivamente un paragone con il mio attributo lo trovo diverso dal mio: il suo è sicuramente più lungo del mio, quasi dritto, appena appena curvato verso l'alto ma moderatamente, certamente meno di una classica banana alla quale spesso si paragonano i cazzi. Ha un bel diametro pressoché uniforme dal glande ai testicoli, una bella cappella rosea che lui sfacciatamente scopre e ricopre con i movimenti della sua mano, un paio di vene superficiali sembrano adornarlo. Dovrei scandalizzarmi, invece resto a guardarlo, attratto da tutte le sue parti intime e non solo dal maestoso cazzo. Lo scroto non è grandissimo o almeno non è del tipo “pendente” ma sta su, attaccato alla base del pene come un piccolo, tondo, sodo "marsupietto" tutto piacevolmente grinzoso. Sta così su che sotto di esso si vede la biforcazione delle due natiche, e quel solco che passa in mezzo somiglia vagamente ad una figa... o forse sono io che voglio vedere la somiglianza per zittire il mio subconscio che in qualche modo mi sta rimproverando, facendomi sentire in colpa solo perché sto guardando. La colpa che avverto non è per l'azione del guardare ma per l'oggetto guardato che dovrebbe essermi tabù, invece..., invece..., invece... non mi disturba affatto guardarlo fissarlo, provare un vago piacere nel vedere Giulio che scende con la mano tra le sue cosce e con la punta delle dita va a toccarsi proprio tra quel solco che ricorda una figa.
Giulio parla e mi scuote dal mio vago torpore dicendomi: “Allora? Che ne pensi della merce esposta? Può interessare? Puoi anche toccare con mano oltre che guardare a distanza”- Fa una breve pausa, sfodera un altro suo malizioso sorriso e poi mi sollecita con “Dai, mostra anche la tua mercanzia... Sono interessato ad un eventuale baratto...”
Non mi rendo neanche conto di essere da qualche minuto immobile e muto, come fossi caduto in trance. Giulio con un atletico scatto di reni pare rimbalzare sul letto mentre si da una spinta e scende dal letto con un balzo, allarga l'accappatoio e lo lascia scendere a terra. Avanza verso me e, con gesto deciso allunga le mani e mi palpeggia prima di tirare giù la zip dei miei calzoni ed agire sulla cintura per slacciarmela. Come cavoli ho fatto a vedere qualcosa di femminile in lui quando tra le sue cosce , delirando mentalmente, ho immaginato una pseudo figa? E' maschio anche nei modi rudi e forti con cui agisce sui miei vestiti, è maschio nel tono di voce, è maschio nella struttura del corpo, nell'odore della pelle, ed è proprio tutta questa sua mascolinità che, a sorpresa, in questo momento non mi disturba ma mi turba, mi affascina, mi attrae. Non resisto: mi aggrappo al suo collo e lo bacio. Io sono stato lento come un bradipo per “partire”, lui è veloce come una saetta nel reagire: mi sento mettere le mani sul sedere per tirarmi prepotentemente a se, la sua lingua lavora contro la mia, le sue labbra sono frenetiche, I miei calzoni già slacciati cominciano a scivolare verso il basso, le sue mani afferrano i miei glutei, le dita le stringono. Sono stato fin troppo frenato sinora, voglio e devo recuperare il tempo che ho fatto passare inutilmente. Lascio che mi stringa e mi baci e, senza distanziarmi da lui più di pochi millimetri, mi contorco per spogliarmi anche io. Lui mi aiuta. Poi arretra, mi trascina con sé, mi tiene le mani sui fianchi tenendo le braccia tese come a volermi tenere a distanza e si rimette a sedere sul letto e mi guarda. Ho una gran paura di deluderlo, di non piacergli, specialmente quando palpeggiandomi i testicoli fissa ostinatamente il mio pene, molto diverso dal suo. Il suo lo definirei vagamente cilindrico, dal diametro uniforme, il mio invece lo definirei a botticella, abbastanza grosso nella parte centrale, poco di meno alla base, molto meno verso la punta e il glande del mio cazzo rispetto al suo è piccolo...e poi il mio attributo, non so per quale ragione è leggermente più scuro rispetto al resto del mio corpo, il suo no, il suo è abbinato per forma, colore, bellezza a tutto il resto del suo fisico. Temo davvero di deluderlo, invece solleva lo sguardo verso i miei occhi, mi sorride, porta le mani dalle palle al mio cazzo, apre la bocca, tira fuori la lingua, mi regala un paio di leccate intorno al glande, commenta “Hai un gran bel cazzo sai” e subito dopo si tuffa con la bocca per prenderne nel palato una gran parte. Va alcune volte su e giù, affondando ad ogni colpo un poco di più, fino a spingerselo tutto in bocca, fino all'ugola, resiste così e poi arretra. Dall'alto vedo della saliva grondare dalla sua bocca e la mia fantasia mi proietta in avanti, facendomi pre-immaginare quando più avanti potrebbe essere il mio sperma e non la sua saliva a scivolargli ai lati della bocca. Il solo pensarci mi eccita e mi sprona ad agire anche io e non solo a lasciar fare lui. Gli metto le mani sulle spalle, lo spingo perché si adagi sul letto e mi chino su di lui. Se a lui piace cosi tanto farli i pompini perché a me dovrebbe dispiacere? Voglio solo provarci, solo dare un accenno, più per verificare se sono io all'altezza che per gratificare lui. Metti che mi gusta...già la mia fantasia si proietta verso un eventuale sessantanove. Mi abbasso, non oso prenderlo tutto in bocca, lecco lungo l'asta, dai testicoli verso il glande. Non mi dispiace, torno alla base, lecco lo scroto, tra le labbra cerco di prendere un testicolo per volta mentre con una mano lavoro il gran bel cazzone di Giulio. A me piace, ma non sono ancora psicologicamente pronto a farmelo infilare in bocca, per questo mi giustifico dicendo: “Scusa se sono goffo, ma non ho la tua esperienza”.
“Parla di meno e fai quello che vuoi” mi dice sollevando le gambe fin quasi a portare le sue ginocchia alle sue spalle, poggiando i suoi talloni sulle mie spalle e allargando con le mani le sue natiche che, con questo suo spostamento si trovano proprio davanti alla mia faccia e, tra quelle natiche dilatate, come un miraggio, appare il suo prezioso buchetto in questo momento soggetto a qualche contrazione, non so se volontarie o no. Non resisto, mi umetto due dita e bagno con la mia saliva quel buchetto. Sento Giulio dirmi con voce trasognata “Leccalo pure se vuoi”
Scordo che mi ha da poco detto di tacere e gli dico “Se te lo lecco per bene poi però ti inculo pure”
“E pensi che possa dispiacermi?” Dice lui portando le sue mani sul mio capo per farmi affondare la faccia sulle sue natiche, Allora parto e come di lingua, mentre con una mano mi tocco e lui pure si sta menando. Geme, sospira dice che gli piace, gli sfugge uno “scopami, scopami” e a questo punto sollevo il busto, tiro il suo corpo anche fuori dal letto , metto le sue gambe sulle mie spalle e lascio che sia lui stesso a posizionare il mio cazzo nella traiettoria giusta prima di spingere, superare una prima lieve resistenza, entrare, penetrare, affondare e poi ritrarmi e ricominciare ad andare su e giù.
Sul suo volto si stampa una espressione estasiata, è evidente che gode. Io godo nel percepire che gode lui. Mi afferra i fianchi come ad impormi un ritmo più veloce, lo assecondo, mi sorride, mi abbasso per baciarlo mentre lo stantuffo, lui si aggrappa al mio collo e mi da il bacio più sensuale che abbia mai ricevuto. Purtroppo avverto che la pelle della sua faccia non è liscia e morbida come quella delle altre persone che ho baciato: la sua pelle pizzica, effetto barba! Unica cosa sgradita che trovo nel far sesso con un uomo, per il resto ho già scortato tutte le pseudo regole pseudo normalità e pseudo diversità. Mi sento felice, libero, contento di non essermi frenato.
Ci diamo per darci dentro tutti e due, godiamo l'uno dell'altro. Mi chiede se voglio che si giri di spalle. Gli dico “voglio tutto quello che vuoi tu. Lui mi spinge per farmi sollevare con il busto, abbassa le gambe, arretra sul letto, si gira carponi, gli vado sopra, glie lo infilo di nuovo, corrisponde ad ogni mio colpo con un suo contraccolpo, ogni tanto dice qualcosa, monosillabi, tipo “si”, oh” “bello”, “uhm”, Solleva in alto il sedere, così i miei colpi vanno più a fondo e una mia mano può infilarsi sotto di lui, afferrare il suo cazzo e masturbarlo mentre lo inculo.
Dice “Cazzo, così mi fai godere”
“E' per farti godere che soni qui”
“E pensare che eri quasi riuscito a convincermi della eterosessualità, invece...”
“Invece?”
“Invece l'istinto non sbaglia mai e infatti quando dentro me ho sentito qualcosa dirmi “è lui” mi diceva la verità... Ora dai dai, sto per sborrare, ancora così, sì, sì. Siiiiii , ohhhhh....”
Scusate, smetto di scrivere perché anche io ora devo dire il mio “Siiiiiii”.
Nel ricordare e trascrivere mi sono autoeccitato ogni tanto toccato. Il risultato è che anche oggi come allora ho spruzzato schizzi di sperma, Questa volta "in aria", quella volta "in Giulio",
Questa volta finisce qui,
Quella volta no. Quella volta mentre schizzavo mi ritrobai anche a dire: "....Ops. Giulio ma che fai? Aspetta, che fai?”
“ Avevamo parlato di un baratto, ho preso io, ora prenderai tu..”
“No, Giulio, no”
“Oh siiii, invece siii”
Giulio è un vero rappresentante di commercio, se decide di piazzare un prodotto ci riesce!
Infatti è riuscito anche nella seconda parte, ma questa non la racconto. Mi vergogno.
Bugiardo
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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Commenti per La bufera (2 di 2):
