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Lui & Lei

Trombamici


di Zindo
01.08.2023    |    8.175    |    5 9.2
"In onda stava andando un vecchio ma intramontabile brano di Mia Martini: Minuetto..."
Anna non avrebbe saputo dire il motivo per cui teneva le palpebre chiuse mentre faceva all'amore, forse per istinto, forse per concentrarsi sul piacere, forse per altra misteriosa ragione, di certo era consapevole di preferire il tenere chiusi gli occhi quando aveva le cosce aperte.
Anna non avrebbe saputo dire neanche perché in quel momento di massimo piacere aveva infranto questa sua scelta (o abitudine?) aprendo gli occhi mentre Marco martellava irruente dentro di lei, con colpi decisi, a ritmo serrato. Lei aveva perso ogni ritegno aggrappandosi anche con le gambe al suo uomo, attanagliandole attorno ai fianchi ed incrociando i talloni appena sopra il sedere di lui e cercando inutilmente di tirare verso di sé le spalle dell'uomo, con una forte presa. Aveva desiderio di un bacio urgente, consapevole che stava per raggiungere di nuovo un orgasmo fantastico.
Ecco, lo sentiva, un bacio avrebbe certamente azzerato i tempi per il raggiungimento. Un bacio, un bacio, un bacio fortemente desiderato, per questo stava tirando a se Marco. Anzi stava tentando di tirarlo a se, senza riuscirci. Per questo aveva aperto gli occhi e cercato di capire.
Più del bacio aveva fatto effetto quel che aveva visto: Marco che martellava selvaggiamente dentro di lei, teneva il busto sollevata facendo leva sulle robuste braccia ben tese e poggiate sul letto, appena sotto le sue ascelle.
Contrariamente a quanto Anna aveva immaginato Marco non stava ad occhi chiusi o guardando lei ma sembrava concentrato su un punto immaginario, al di sopra della testata del letto e ben oltre la parete; aveva le mascelle serratissime, i suoi pettorali erano umidicci e la sua fronte era così tanto imperlata di sudore che alcuni rivoli stavano scendendo dalle tempie verso il mento. Una goccia di sudore si era distaccata dal volto di Marco per caderle sul seno.
All'atterraggio di quella perla di sudore sul suo morbido seno si era scatenato l'orgasmo già preavvertito e Anna, in preda al massimo piacere, aveva stretto ancor più forte le gambe attorno al corpo di Marco, vibrando con tutto il suo corpo, liberando tutta la sua soddisfazione con alcune grida sfuggitele per istinto irrefrenabile mentre puntava le unghie sulla pelle di Marco, quasi come fossero artigli pronti a conficcarsi. In quello stesso momento le braccia di Marco sembrarono perdere forza e vigore, cedendo quasi di colpo mentre poco più in basso, dal pene erano schizzati spruzzi di sperma dentro Anna.
Marco si era accasciato su Anna a corpo morto e quel peso era stato dolcissimo per la donna che strinse a se quel maschio rubandogli finalmente il desiderato bacio, vagamente salato a causa della presenza di sudore anche attorno alle labbra dell'uomo.
Il sole era sorto da oltre un'ora e quello era il terzo rapporto che avevano avuto durante la notte.
Era un momento di massima serenità, gioia, felicità per Anna: un attimo solo però.
Marco avrebbe potuto tacere, scivolare al suo fianco per rimettersi a dormire o scendere dal letto per andare in bagno, avrebbe potuto fare tante cose, ma aveva fatto la peggiore di tutte: distrutto quello stato di massimo appagamento a pochi secondi dal suo raggiungimento. Aveva detto “Si è fatto giorno, devo andare”
"Quando torni?”
“Tranquilla, tornerò” aveva detto lui dandole un bacio sulla fronte mentre scendeva dal letto.
“Lo so, ma quando?” aveva insistito Anna perdendo la sua gioia.
Marco aveva sorriso; aveva poggiato già i piedi sul pavimento quando si era girato verso il letto per accarezzare con una mano i seni e con l'altra prima le cosce, poi la figa bagnatissima di Anna. Si era anche succhiate le dite come a rileccarsele dopo queste carezze e poi aveva detto: “Vado a lavarmi, devo proprio partire, avrei dovuto essere ad una cinquantina di chilometri da qui già da ieri sera, invece....”
“Cioè? Dove sei diretto?” Aveva chiesto Anna scendendo anche lei e mettendosi solo la vestaglia trasparente sul suo corpo nudo. Non avrebbe lasciato andare via Marco senza fargli almeno il caffè
“In giro come sempre, per il mio lavoro. Lo sai no che mi sposto sempre. Perché ti alzi”
“Ti preparo il caffè.”
Marco era entrato nel bagno. Dai rumori diversi dell'acqua si sarebbe potuto capire quando si lavava le parti intime, quando la faccia, quando i denti e quando si radeva la barba. Dalla cucina i rumori erano minori e più diversificati: la tazzina che toccava il piattino, il gorgoglio della caffettiera.
Nel bagno Marco fischiettava, nella cucina Anna era tristissima. Un minuto o poco più era bastato ad offuscare il piacere provato.
Marco non aveva apprezzato neppure la cortesia di Anna di alzarsi a quell'ora per fargli il caffè. Infatti prima si era preso cura della sua persona, poi si era vestito con calma e attenzione, controllando allo specchio i più piccoli dettagli, dal posizione del nodo della cravatta al come gli cadevano alcuni capelli sula fronte e solo alla fine si era degnato di bere il caffè: un attimo prima di andare via.
Mentre lo beveva Anna gli aveva chiesto: “Perché non mi lasci un numero di telefono dove poterti mandare almeno un messaggio nel caso avessi bisogno di te?”
Dopo aver mandato giù, con tutta calma, il caffè, Marco aveva risposto “Non avrebbe senso. Se sto altrove non potrei esserti di aiuto, se sono nei paraggi lo sai che vengo io da te...”
“Se mi trovi ancora” avrebbe voluto dire Anna, ma non lo aveva detto.
Le sarebbe piaciuto che qualche volta Marco non l'avesse trovata, tanto per vedere che effetto poteva fare la sua assenza sull'uomo. Ma se non ci fosse stata come avrebbe potuto vedere l'effetto?
Aveva cercato un altra strada dicendo: “Potrebbe succedere che qualche volta mi possa trovare anche io nelle tue zone. Se avessi un tuo recapito potrei informarti”.
Marco aveva sorriso, si era chinato verso lei per deporle un bacetto di circostanza sulla bocca e dandole una manata sul sedere aveva risposto “Tanto io sono sempre lontano da quella che tu chiami la mia zona, non mi troveresti. E' inutile che cerchi di sapere da dove vengo e dove vado, lo sai da sempre che io sono fatto così. Ciao e ...ti assicuro che ci rivedremmo prima di quanto immagini.”
Un minuto dopo Marco già non era più in quella casa.
Anna aveva svuotato quanto era rimasto nella caffettiera dentro la tazzina dalla quale aveva bevuto Marco e poggiando le labbra dove le aveva poggiate lui aveva mentalmente detta a se stessa: “Stupida, sono stupida”
Non si definiva tale per non riuscire a strappare un minimo di informazioni personali dalla bocca di Marco ma perché si rendeva conto che si stava innamorando, o forse si era già innamorata di quel bastardo.
No, “bastardo” non poteva neppure pensarlo. Marco era sempre stato “sincero” nel suo “non dire niente”, non l'aveva mai ingannata o imbrogliata. Era lei che non stava più bene nei patti intercorsi tra i due.
Sin dall'annuncio che aveva messo su Annunci A69, Marco aveva specificato che cercava una trombamica senza paranoie e senza implicazioni sentimentali. Forse perché lei era una delle poche singole del sito di incontri erotici non era sfuggita all'attenzione di Marco che le aveva mandato un messaggio. Lei aveva visto le foto, letto l'annuncio, temporeggiato un poco ma non troppo e poi avute rassicurazioni sulla riservatezza aveva accettato un incontro conoscitivo. Quel maledetto Marco l'aveva conquistata facilmente con la presenza fisica, la disinvoltura nel parlare, il carattere simpaticamente spavaldo. Non avevano rinviato ad altra occasione i piaceri che entrambi cercavano e quel primo incontro era finito a casa di Anna per fare sesso...e che sesso, Marco era stato un vero stallone, ma anche lei non era stata certamente da meno, anzi. Anche allora erano stati insieme tutta la notte concedendosi più rapporti, nell'ultimo dei quali Marco aveva tentato di rubarle l'ultima verginità che le era rimasta, quella anale. Quella volta non glie l'aveva permesso, nelle volte successive invece s'era concessa anche in tal senso e non era certo se l'avesse fatto per la bravura e la pazienza di Marco nel persuaderla o per un suo remoto desiderio tenuto represso, di certo non si era pentita.
Fin dalla prima volta comunque, in fase di “incontro conoscitivo” e prima della loro “conoscenza in senso biblico” Marco le aveva detto di cercare una partner per trombare senza alcun tabù e nulla di più, né amicizia, né affinità culturali, né altro.
“Sesso e basta, come bestie?” Aveva chiesto Anna.
“Non so come fanno le bestie, loro non hanno i pensieri ed i vincoli degli umani...beh allora sì, vorrei che fosse come le bestie, cioè senza problemi né pensieri, tutte le volte che ci va, senza implicazioni e complicazioni”
Anna non aveva risposto, neanche valutato la prospettiva. Aveva pensato che quel Marco era il classico tipo da “una botta e via”, invece aveva continuato a mandarle messaggi tramite A69 e dopo un paio di mesi era passato di nuovo nel suo letto per una notte di sesso, e poi ancora una volta dopo altri mesi, ed ancora, ancora, ancora.. tante volte da oltre due anni. L'avvertiva poco prima del suo arrivo, perché lei a lui lo aveva dato il numero di telefono. Invece Anna di Marco, come recapito, conosceva solo la pagina dell'annuncio su A69 tramite la quale poteva mandare messaggi, null'altro. Non era neppure certa che il vero nome fosse Marco. Ci aveva provato invano più volte e in vari modi a carpirgli qualche segreto. Nessun risultato. Si chiamava davvero Marco o no? In che città viveva? Che lavoro faceva? Era sposato o scapolo?
Una sola cosa sapeva con certezza: scopava in maniera fantastica.
Questa la rendeva debole e nonostante si era proposta di mandarlo al diavolo quando si sarebbe fatto vivo, era sempre andata in brodo di giuggiole appena le arrivata la chiamata con “Sto per venire da te”. L'equivocare inconsciamente sull'espressione “sto per venire” già le faceva pensare allo stare per godere sessualmente e subito dimenticava i precedenti propositi per accogliere nel migliore dei modi il suo maledettamente misterioso ma fantastico “trombamico”.
Aveva acceso la radio dopo aver bevuto il caffè rimasto. In onda stava andando un vecchio ma intramontabile brano di Mia Martini: Minuetto. La canzone erano i suoi pensieri messi in musica:
“....e vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai. Dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi, tanto sai che quassù male che ti vada avrai me, tutta me se ti andrà, per una notte..." eccetera.
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