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Lui & Lei

Attese Fugaci


di Membro VIP di Annunci69.it Piacerissimo77
18.04.2025    |    382    |    1 8.0
"Ma nei nostri occhi c'era una scintilla nuova, un segreto condiviso che ci legava in modo inaspettato, un'intesa silenziosa che parlava di un desiderio..."
La sala d'attesa dell'aeroporto di Capodichino, qui a Napoli, era un alveare di suoni indistinti, il fruscio delle valigie e gli annunci metallici che si fondevano in un unico brusio. Io, Luca, ero seduto su una poltroncina rigida, la mente ancora ancorata alle scartoffie del lavoro appena concluso. Il volo per Milano, la mia via d'uscita temporanea da questa vivace città, era inesorabilmente in ritardo, e la prospettiva di un'altra notte solitaria in un hotel anonimo non faceva che aumentare la mia impazienza.
Poi, la notai. Seduta a pochi metri di distanza, una figura che catturava lo sguardo con una naturale eleganza. Un tailleur color grafite che ne slanciava la figura, e una cascata di capelli chiari, biondo miele, raccolti in una morbida treccia che le incorniciava il viso delicato. E poi c'era quel profumo... un'onda dolce e avvolgente che mi raggiunse, inebriandomi all'istante: "Hypnotic Poison". Mi girai di scatto, come attratto da una calamita, il naso rapito da quella fragranza sensuale.
I nostri sguardi si incrociarono. I suoi occhi, di un azzurro intenso come il cielo terso di questa mattina, riflettevano una stanchezza velata, ma anche una scintilla di una curiosità inaspettata. Un sorriso timido increspò le sue labbra piene, un'ombra di malizia che mi incuriosì immediatamente.
Un annuncio gracchiò dagli altoparlanti, comunicando un ulteriore ritardo del mio volo. Un sospiro involontario mi sfuggì.
"Anche lei per Milano?" le chiesi, sentendomi stranamente audace, come se quel profumo avesse dissolto una parte della mia abituale riservatezza.
"Sì," rispose lei, la sua voce un sussurro vellutato che si insinuò piacevolmente nel caos circostante. "E a quanto pare, avremo un bel po' da aspettare, signore..."
"Luca," mi affrettai a dire.
"Luna," replicò lei, e quel nome, leggero e luminoso come i suoi capelli, sembrò fluttuare nell'aria insieme al suo profumo inebriante.
Iniziammo a parlare, come due viaggiatori smarriti che trovano conforto nella reciproca compagnia. Scoprii che Luna era una professionista affermata, anche lei in viaggio per lavoro, anche lei, come me, con una fede discreta al dito. La conversazione fluì inaspettatamente, leggera e complice, come se ci conoscessimo da tempo, uniti da un destino comune fatto di ritardi aerei e da un profumo ammaliante. C'era una strana alchimia tra noi, un'intesa silenziosa che superava la formalità dei nostri ruoli, una crepa in quella facciata di responsabilità che entrambi indossavamo quotidianamente.
Il tempo sembrava dilatarsi, e in quella bolla sospesa dell'attesa aeroportuale, ci concedemmo il lusso di abbattere le barriere. Parlammo delle nostre vite, delle pressioni del lavoro che ci portavano lontano dalle nostre case, delle piccole frustrazioni quotidiane che si accumulavano in silenzio, ma anche di quei desideri nascosti, di quella sottile insoddisfazione che a volte si insinua anche nelle vite più apparentemente stabili, come un'ombra fugace.
Ad un tratto, un silenzio denso di una tensione inattesa calò tra noi. I nostri sguardi si incontrarono di nuovo, questa volta con una consapevolezza più intensa, un'attrazione palpabile che vibrava nell'aria satura del suo "Hypnotic Poison". Un desiderio inespresso, un richiamo silenzioso che superava ogni convenzione.
Un altro annuncio gracchiò, comunicando un ulteriore ritardo, questa volta indefinito. Una smorfia di frustrazione, sincera e spontanea, si dipinse sul volto di Luna.
"Che ne dice di un bicchiere di vino?" propose, alzandosi con una grazia naturale. "Questo posto sembra offrire solo ansia e caffè annacquato."
Ci ritrovammo nel bar semi-deserto dell'aeroporto, un'isola di luci soffuse e tavolini sparsi. L'atmosfera era ovattata, quasi irreale. Mentre sorseggiavamo un bicchiere di bianco fresco, le nostre mani si sfiorarono "accidentalmente" sul tavolo. Una piccola scossa, innegabile, mi percorse la mano.
Il suo sguardo si fece più intenso, un invito silenzioso, un'apertura inaspettata. Senza dire una parola, quasi guidati da una forza invisibile, ci alzammo e ci dirigemmo verso i bagni, attratti da un magnetismo improvviso.
Entrammo in due cabine separate, il cuore che batteva all'impazzata, un ritmo accelerato nel silenzio ovattato. Poi, con un'audacia inaspettata, una trasgressione che sapeva di liberazione, Luna aprì la porta della sua cabina, invitandomi con un sorriso malizioso che prometteva scintille proibite.
Lo spazio era angusto, l'odore anonimo di sapone industriale stranamente mescolato all'inebriante "Hypnotic Poison", creando un'atmosfera carica di un'eccitazione inattesa. Ci stringemmo l'uno all'altra, i nostri corpi che si cercavano con un desiderio improvviso e irrefrenabile, come se avessimo atteso quell'incontro per una vita intera. Le sue labbra trovarono le mie in un bacio appassionato, un assaggio rubato di libertà, un'esplosione di desiderio in un luogo di passaggio.
Le mie mani scivolarono lungo la sua schiena, sentendo la seta leggera della sua camicetta sotto la giacca. Le sue dita si intrecciarono nei miei capelli, tirandoli leggermente mentre il bacio si faceva più intenso, più urgente, una fame repressa che finalmente trovava sfogo in quel contatto proibito.
Ci spogliammo in fretta, i nostri vestiti ammucchiati sul pavimento freddo e impersonale, come un simbolo del mondo che ci eravamo momentaneamente lasciati alle spalle. La fretta, il rischio imminente di essere scoperti, aggiungevano un'eccitazione selvaggia, un brivido proibito a quell'incontro improvviso. I nostri corpi nudi si strinsero, la pelle contro pelle, un contatto fugace che sapeva di un'autenticità ritrovata.
I nostri baci si fecero più profondi, le nostre mani esplorarono ogni curva, ogni anfratto, con una voracità inaspettata, come se il tempo si fosse fermato in quel piccolo spazio angusto. Ci abbandonammo a un piacere fugace e intenso, un attimo rubato alla normalità, un'esplosione di sensualità pura, un incendio improvviso alimentato dal desiderio e dalla trasgressione. I gemiti soffocati si mescolavano al rumore dello sciacquone tirato da qualche ignaro passeggero, creando una colonna sonora surreale alla nostra intimità proibita.
Fu un momento di pura evasione, un'eruzione di desiderio in un luogo di transito. Ci concedemmo quella parentesi di libertà, consapevoli che sarebbe stata breve, effimera come un sogno, ma intensa come un lampo che squarcia l'oscurità.
Quando il fiato si calmò e i nostri corpi si rilassarono, ci rivestimmo in fretta, aggiustandoci i vestiti stropicciati, un sorriso complice e un po' colpevole sulle labbra. Il profumo di "Hypnotic Poison" era ancora più intenso, un ricordo olfattivo indelebile di quell'attimo di follia.
Tornammo nella sala d'attesa, sedendoci a distanza, come due perfetti sconosciuti che si erano incrociati per caso. Ma nei nostri occhi c'era una scintilla nuova, un segreto condiviso che ci legava in modo inaspettato, un'intesa silenziosa che parlava di un desiderio appagato e di un rischio corso.
Un annuncio finalmente comunicò l'imbarco del nostro volo. Ci alzammo, pronti a tornare alle nostre vite separate, ai nostri impegni, alle nostre responsabilità.
"È stato... inaspettato," dissi, con un sorriso che racchiudeva un universo di significati.
Luna mi guardò, un sorriso malizioso che illuminava i suoi occhi azzurri come il cielo di Napoli. "A volte, Luca, le attese sanno come sorprenderci. E a volte... le sorprese sono la parte migliore del viaggio, non trovi?"
Salimmo sull'aereo, sedendoci distanti, ognuno al proprio posto. Ma durante il decollo, mentre Napoli si allontanava sotto di noi, sentii il suo sguardo posarsi sulla mia nuca. Nei suoi occhi azzurri c'era un velo di malinconia, la consapevolezza della brevità di quell'attimo, ma anche un'innegabile scintilla di divertimento, la gioia di aver osato.
Capii in quell'istante che quell'attimo rubato, quella parentesi di passione e trasgressione avvolta nel suo profumo inebriante, non era stata solo un'evasione fisica. Ci aveva ricordato la nostra capacità di desiderare, di sentirci vivi, liberi dalle catene invisibili della routine. E forse, proprio quegli attimi fugaci, intensi come un profumo inebriante, erano necessari per affrontare meglio la lunga attesa della vita, per ricordarci che, anche nelle giornate più grigie, un lampo di passione inaspettata può illuminare il cammino. Sorrisi tra me e me. Forse, in fondo, quel ritardo del volo non era stato poi così male. Anzi, era stato un piccolo, prezioso assaggio di libertà, un segreto inebriante da custodire.
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