Lui & Lei
"Ogni maledetta mattina"

19.04.2025 |
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«Anche io… ogni volta che ci incrociamo..."
Ogni mattina, all’alba, infilo la mia tuta e vado a correre. È il mio rituale, il modo in cui scarico la testa, ma ultimamente c’è qualcos’altro che mi tiene sveglio. Qualcuno.
Ogni volta, sempre nello stesso punto del percorso, incontro una coppia. Camminano fianco a fianco, ma è lei a catturare tutta la mia attenzione. Alta, con le curve che urlano anche sotto l’abbigliamento sportivo, leggings che si incollano come una seconda pelle, fianchi pieni, seni morbidi sotto una felpa leggera. E quello sguardo. Ogni volta che ci incrociamo, ci salutiamo con un cenno e un sorriso, ma gli occhi parlano chiaro. Lei mi guarda come se mi stesse già spogliando. E io, ogni volta, finisco il mio giro con il cazzo duro e la testa piena di fantasie.
Quella mattina non ce la facevo più. Il desiderio era esploso dentro di me già da casa. Così, deciso a farmi notare, ho aspettato l’incontro nel solito punto. Mi sono fermato con la scusa di sistemarmi i lacci delle scarpe, ma in realtà avevo il cazzo in piena erezione, gonfio e dritto come un palo sotto la tuta. Grigia chiara, apposta. Lo volevo far vedere.
Loro arrivano. Lei lo vede. Lo nota. E sorride. Quel sorriso malizioso, lento, quasi affamato. Gli occhi si fermano esattamente lì, tra le mie gambe. Il suo compagno non dice nulla, forse non nota. O forse finge. Ma lei sa. E io godo.
Riprendo a correre col cuore in gola e la voglia che mi divora. Al secondo giro, non credo ai miei occhi: lei è lì, da sola, appoggiata a un muretto, che si allunga facendo stretching. Il culo in posizione perfetta. L’occasione è troppo buona.
Mi avvicino. La saluto. Lei risponde con un sorriso ancora più intenso. Scambiamo due parole leggere, come se fosse tutto casuale. Ma sento che c’è tensione. Lei me lo fa capire quando mi chiede se può unirsi a me per il resto del percorso.
Accetto subito. Il cuore mi esplode. Lei corre vicino a me, il seno che ondeggia, i leggings che risaltano ogni curva. La voglio. La voglio da morire.
A un certo punto si ferma, si piega. Dice che ha un crampo al polpaccio. Le chiedo se vuole un massaggio. Lei accetta. È il segnale.
Mi inginocchio e inizio a sfiorarle la gamba. Le mie mani salgono, piano. Il mio cazzo è di nuovo duro, e lei lo nota.
Mi guarda, non dice nulla. Poi, senza alcun avvertimento, la sua mano scivola tra le mie gambe e afferra il mio cazzo sopra la tuta. Lo stringe. Lo accarezza. Io non respiro più.
La guardo. Lei mi prende la nuca e mi bacia con una fame feroce. La sua lingua entra nella mia bocca mentre le mani mi frugano il corpo. Mi prende la mano e la infila nei suoi leggings. È calda, bagnata, un fuoco vivo tra le gambe.
«Andiamo lì» mi dice a bassa voce, indicandomi il piccolo boschetto sul margine della strada.
La seguo, il cazzo che pulsa sotto la tuta.
Appena siamo nascosti, la prendo e la spingo contro un tronco. Le abbasso i leggings fino alle ginocchia, e lì vedo quel culo pieno, nudo, che mi chiama. Lei si volta, lo prende con una mano e me lo sega con forza. Il mio cazzo pulsa di piacere.
«Voglio sentirti dentro» sussurra.
La giro, la prendo per i fianchi e la penetro con una spinta secca, profonda. Lei urla, si morde il braccio per non farsi sentire. È stretta, caldissima, si bagna ancora di più ad ogni colpo. La scopo con forza, i miei colpi che risuonano nel silenzio del mattino.
"Sì…, continua" ansima, mentre affonda le unghie nelle mie cosce. Fa male, ma mi fa impazzire.
Continuo, la prendo come ho sognato mille volte, i colpi che si fanno sempre più violenti. Poi lei si gira di colpo, si inginocchia davanti a me, mi guarda con gli occhi pieni di fuoco lo prende in bocca. Mi succhia, profondo, famelica. La sua lingua mi avvolge, mi lecca, mi fa perdere il controllo. Le prendo la testa e le spingo il cazzo in gola mentre lei geme e beve ogni goccia del mio piacere.
Sento le gambe cedere. Mi appoggio all’albero, ansimante. Lei si rialza, si pulisce le labbra col dorso della mano, mi guarda e scoppia a ridere.
«Sai quante volte l’ho immaginato? Ogni mattina… ogni maledetta mattina.»
«Anche io… ogni volta che ci incrociamo.»
Ci salutiamo ridendo, complici, con la promessa non detta che non sarà l’ultima volta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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