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Lui & Lei

La notte prima degli scrutini


di Zindo
16.10.2023    |    6.642    |    12 9.0
"Ci teneva proprio, l'avevo capito da molto tempo..."
Impegno il mio tempo dedicandomi ad attività molto diverse tra loro, anche se in qualche modo sono unite da una specie di filo logico.
Per questa storia vi parlo di me come insegnante in un liceo. La mia materia è considerata secondaria rispetto alle altre, il che comporta che anche io sono considerato un insegnante meno importante di altri, non solo dagli studenti ma anche dagli altri docenti.
Sono appena stato a cena da Marianna, l'insegnante di lettere che, nella sezione B della classe quinta, ha sostituito negli ultimi quattro mesi anche l'insegnante di storia, in congedo per maternità. Essendo quindi lei l'insegnante presente per più ore settimanali in quella classe, è quella che ha più voce in capitolo quando, nel fare gli scrutini di fine anno, si deve affrontare la situazione di qualche studente in bilico tra la promozione e la bocciatura. Per la quinta B si deve parlare di ammissione o esclusione agli esami di maturità.
Marianna mi ha invitato innumerevoli volte a cena ma avevo sempre dovuto rifiutare in quanto oltre l'insegnamento ho diversi altri impegni che assorbono tutto il mio tempo. Me ne resta poco anche per riposare, immaginarsi se ne trovo per divertirmi.
Questa volta non solo ho accettato, ma mi sono proposto io dicendole “C'è un qualche tuo invito a cena ancora valido o sono tutti scaduti? Questa sera avrei tempo!”
E' stata felicissima, come se avesse vinto la lotteria. Ci teneva proprio, l'avevo capito da molto tempo. A dire il vero proprio perché avevo intuito questo suo gran desiderio mi ero rifugiato dietro la scusa di altri impegni anche le volte che questi avrei potuto trascurarli.
Marianna è una donna che ha molte qualità per piacere, tranne una: fisicamente non è una gran bellezza, non per i canoni di questo tempo. E' "robustella" senza essere però grassa, veste abbastanza all'antica ignorando sia i dettami della moda che i colori vivaci, preferendo le tinte unite alle stoffe con fantasie, preferendo aggiungere merletti alle camicette piuttosto che adornarsi lei con dei gioielli. Insomma l'aspetto della zitella d'altri tempi ce l'ha; il carattere però no: è pacata, gentile, paziente, è di poche parole e di elevata cultura.
Non ho mai provato irrefrenabili attrazioni per le donne, pur sapendo apprezzare il loro fascino , la loro bellezza, la loro classe, quando ce l'hanno. Di Marianna ho sempre apprezzato, anzi adorato il suo essere umile nei modi ma ricca interiormente di cultura, saggezza, femminilità naturale; quella femminilità non soggetta al cambiare dei tempi e delle mode, non falsata da trucchi sapienti o da ritocchi chirurgici oggi non proprio rari.
Insomma non è fisicamente bellissima ma a me piace, molto e da sempre. Questo suo piacermi mi ha sempre spaventato un poco. Ho paura di essere tentato.
Dovrei dire “avevo paura” perché ormai quel che desideravo e temevo è successo. Non abbiamo solo cenato questa sera, siamo andati oltre, molto oltre.
Sto tornando a casa in uno stato confusionale. Sono come stordito, pervaso da soddisfazioni e rimorsi, da una lotta interiore dentro di me tra quel qualcosa di me che esulta di gioia e gode del piacere provato e quell'altra parte che invece si vergogna per aver ceduto così facilmente agli istinti, si vergogna di quello che ho fatto e del piacere che provo per averlo fatto.
Forse è meglio raccontare le cose con un certo ordine.
C'era una ragione precisa nel mio propormi per cenare da lei dopo aver rifiutato innumerevoli precedenti suoi inviti. Dovevo perorare la causa di Roberto, uno studente della classe quinta B che ha molte qualità ma non la volontà di studiare. Infatti è pluriripetente e, di conseguenza, ha circa tre anni in più dei suoi compagni; è un giovanottone di ventuno anni abbondantemente compiuti e non un ragazzo intorno ai diciotto anni. Conosco bene la sua situazione e quella della sua famiglia. Sono cose complesse che non hanno rilevanza ai fini di questo racconto perciò mi limito a dire che problemi seri Roberto ne ha a iosa e nonostante lo scarso rendimento scolastico, affronta la situazione sua e della sua famiglia da vero uomo maturo, considerando -per ovvie considerazioni- ragazzetti sbarbatelli i suoi compagni e rompiscatole noi insegnanti. So che molti insegnanti sono orientati per il non ammetterlo agli esami di maturità ma so anche che se così dovesse essere Roberto lascerebbe definitivamente gli studi e ci sarebbero anche altre conseguenze. Ho parlato a lungo con sua madre e so molte cose che qui non è il caso di dire. Io nel collegio insegnanti valgo come il due di coppe quando la briscola è bastoni, Marianna invece vale come l'asso di bastoni nella stessa partita. Per questo dovevo parlare con lei, informarla di alcune cose, convincerla a far cambiare idee agli altri, insomma sono andato a cena per Roberto, non per Marianna.
Poi invece la serata mi è sfuggita di mano. Sinceramente ora non saprei neanche dire se lei ha accettato o meno di schierarsi a favore di Roberto, ricordo che ne stavamo parlando ad inizio serata ma poi il discorso si è spostato.
“Non sembra- mi pare di aver detto io-ma Roberto non è un ragazzo ma un uomo, un vero uomo, con dei problemi non facili da affrontare”
Mi pare che la risposta di Marianna sia stata la versione specularmente riflessa della mia espressione, cioè, più o meno “Non sembra ma non sono una ragazzina ma una donna, una donna vera, con dei problemi non facili da sopportare”
Mi pare che sia stato così che abbiamo cominciato a parlare di lei, della sua solitudine, della sua età non più giovanissima ma lontana ancora da quella della vecchiaia, del suo essere fisicamente e psicologicamente donna come le altre, con un fisico forse non perfetto, un carattere forse non esuberante, ma con gli stessi desideri e bisogni di tutte le altre donne.
Le ho detto che io la considero meglio delle altre per la sua classe e la sua cultura; mi ha detto che sono cose che non fanno compagnia di notte, nel letto, quando si dorme da sola e si desidererebbe tanto il calore di un altro corpo accanto, sotto le stesse lenzuola, una persona con la quale parlare di tutto, liberamente e,- detto da lei mi è parso addirittura una espressione “sfacciata”- mi ha anche detto “ Chi potrebbe capirmi meglio di te? Hai poco più di quarant'anni come me. suppongo che vivrai anche tu notti di solitudine immensa, in cui i sensi si fanno prepotenti e vorrebbero essere soddisfatti come ogni altra persona sana soddisfa i propri bisogni istintivi e naturali. E dopo molti anni di ripieghi sull'auto soddisfacimento non si accontenta più né il fisico, né la mente. Al contrario entrambi reclamano il diritto di essere soddisfatti e sollecitano facendo presente l'età che avanza, la terza età che si avvicina. Succederà anche a te che vivi solo o no? O solo a me? O forse perché noi donne ci avviciniamo alla menopausa siamo più impazienti di vuoi uomini quando arriviamo a questa età?”
Come un ciclone mi ha parlato di come certe notti si stringe al cuscino, si strizza i capezzoli, si massaggia i seni, si soddisfa con le dita odiando quella mano che non somiglia affatto ad un membro maschile eppure amandola perché almeno con essa un poco di soddisfazione riesce a darsela.
Non si è espressa solo a parole, si è molto spiegata con i gesti, infilandosi la mano nella camicetta e toccandosi seni mentre parlava di capezzoli da strizzare; mettendosi a ginocchia divaricate ed infilandosi la mano sotto la gonna. Toccandosi le cosce e risalendo verso le mutande, quando parlava di mano odiata ed amata. Non solo: ha parlato ed agito fissandomi con insistenza, a volte negli occhi, a volte verso il basso, non per pudore ma per fissare la mia zona inquinale. Spesso ha dischiuso le labbra, ci ha fatto scorrere la lingua in maniera sensuale; altre volte ha inumidito le dita nella bocca, introducendole ed estraendole con gesti lentissimi...
Smetto perché mi rieccito al solo ripensarci alle sue pose sensuali, alla cupidigia di quegli occhi alla sensualità di quella bocca.
Pensavo di avere un buon autocontrollo ma mi sbagliavo. Forse non ero mai stato messo così alla prova quando affermavo che un vero uomo se vuole sa resistere. Non ho resistito, ...diciamo che neanche ci ho provato. Però non sono stato precipitoso …..nell'assecondare immediatamente “il mio desiderio” di sfruttare subito la mia ormai non trattenibile erezione andando ad una penetrazione veloce, quasi brutale. No! Sono stato generoso anche con le altre parti del mio corpo, dando prima soddisfacimento anche al fremito delle mie mani bramose di accarezzare le cosce ed i seni di Marianna; ho dato soddisfacimento anche alle mie labbra bramose di sentire il contatto con altre labbra, sia della bocca vera e propria, sia di quella che vagamente le somiglia anche se anziché trasversalmente è posta perpendicolarmente sul corpo della donna; ho dato alle mie braccia la possibilità di esibire la loro delicatezza nell'abbracciare il corpo di lei e la loro forza nel sollevare quello stesso corpo per poi adagiarlo sul divano. Non ricordo neanche come abbiamo fatto a toglierci i vestiti un poco per volta senza smettere di toccarci, stringerci, baciarci, carezzarci, ma ricordo che alla fine ci siamo ritrovati entrambi nudi e...ed è successo quasi involontariamente che ci siamo ritrovati incastrati l'uno all'altra, felici di essere come un solo “noi” e non due persone distinte. Non è stato una fusione di solo corpi, non è stato neanche amore nel senso comunemente inteso dagli innamorati, è stato semplicemente un godere insieme provando nello stesso momento e con la stessa intensità lo stesso piacere nutrendo le stesse paure, contenti anche di averle quelle paure, come se il fatto di percepire che non era giusto quello che stavamo facendo ci assolvesse già dalla colpa che stavamo consumando, ci rendesse puri mentre peccavamo.
Lo so che è stato così anche per lei. Ce lo siamo detto dopo, alla fine, mentre abbiamo parlato un poco rivestendoci, ammettendo entrambi di aver molto goduto, di essere tutt'altro che dispiaciuti per quello che era successo, ma che avremmo fatto meglio a resistere.
Invece ...avevamo ceduto insieme per vivere ognuno dei due, ad oltre quarant'anni di età la propria “prima esperienza completa”. Infatti per Marianna era la prima volta, era zitella fino a poco fa, per me pure. Io infatti insegno religione, sono un prete, e le molte altre cose che mi impegnano sono le attività della mia parrocchia
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