incesto
Kathrine ed il terremoto
di Zindo
30.10.2024 |
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"Le ho ricordato che era nuda quella notte e finalmente le ho detto che è bellissima, come ho detto a Nico di invidiarlo per avere una moglie così fantastica..."
Il fatto che mio fratello Nico abbia conosciuto una ragazza durante una sua vacanza all'estero non ha nulla di straordinario, capita a tutti.
Il fatto che se ne sia innamorato ha già qualche aspetto insolito, però può anche starci: non è raro prendere una cotta per una bella ragazza, anche se straniera.
Il fatto che non abbia voluto sentir ragioni e l'abbia sposata nonostante le perplessità di molti è invece un fatto rilevante. Non lo sarebbe se Nico fosse una ragazzo qualunque, invece è gravemente disabile. Oltre all'essere obbligato a stare sulla sedia a rotelle ha anche una funzionalità ridotta, di circa il trenta per cento, del braccio destro.
Poi il tempo ha zittito tutti: Nico e Kathrine hanno dato prova di costituire una coppia molto affiatata.
Ammetto che io pure ero tra quelli che non credevano nella buona riuscita della loro unione.
Che si volessero bene era evidente ma secondo me questo non era sufficiente per contrarre matrimonio.
Li vedevo più come coppia di fatto, destinata a restare unita finché si sarebbero sentiti bene insieme, che come coppia stabile per sempre.
Ero convinto che per la disabilità di Nico, per le differenze dovute alle culture delle due diverse nazioni di appartenenza, e (perché negarlo?) per l'avvenente bellezza di Kathrine e la (da me ipotizzata) gelosia di Nico, presto sarebbero sorti fraintesi e nati diverbi tra loro.
Dopo cinque anni non solo non è successo nulla di quanto da me e da altri ipotizzato ma Kathrine ha conquistato anche i miei genitori e me.
Oltre che essere bella fisicamente in maniera esagerata è anche una donna con un bel carattere. Apparentemente solare e disincantata in realtà sa prendere di petto tutte le situazioni della vita e sia pure usando modi garbati tiene testa a tutti. Insomma è una di quelle delle quali si dice "ha le palle"; sa cosa vuole" ed i fatti suoi e se li sa sbrigare bene da sola.
Con noi familiari e parenti di Nico e con gli amici ha saputo instaurare rapporti che oso definire di “giusta distanza”, cioè gentile, garbata, affettuosa quanto basta ma nulla di più.
Forse per questa sua forte personalità, forse per il rispetto che le devo in quanto moglie di mio fratello, pur consapevole della sua straordinaria bellezza ed affascinato dai suoi modi, fino al 23 agosto 2016 non ho mai pensato a lei con fini erotici. In fondo era una persona di famiglia, una quasi sorella, per me.
Poi l''estate di quell'anno ci siamo trovati tutti nella casa al mare, quella che mio padre aveva preso in affitto per il mese di agosto.
Un mattino che eravamo tutti in spiaggia, Kathrine per un motivo banale, il mostrarmi un articolo di giornale, inavvertitamente ha sfiorato le mie spalle con il suo seno, anzi, si è proprio appoggiata alla mia schiena, passandomi le braccia sulle spalle per tenere il giornale davanti ai miei occhi, stando in ginocchio dietro di me che ero seduto su un asciugamano steso sulla sabbia.
Davvero credo che non ci sia stata alcuna intenzione provocatoria da parte sua, però è successo e quel tocco, anzi quella pressione, ha rimosso di colpo le tende della “familiarità” dai miei occhi e per la prima volta ho visto in lei non una familiare ma una donna.
Ce l'avevo alle spalle, quindi ho visto il suo essere femmina, senza guardare né il suo corpo né il suo sguardo, solo per il piacevole contatto fisico. Ho sentito un brivido piacevole percorrere il mio corpo,.Una specie di leggera scarica elettrica che dai suoi capezzoli premuti sule mie spalle ha “zigzagato” per tutto il mio corpo fino a scaricarsi sul mio apparato sessuale.
Un attimo dopo mi sono alzato. Chissà se per sfuggire a quel piacere o per ammirare, finalmente da maschio, la bella donna che è Kathrine e che non avevo mai considerata come femmina erotica, solo come donna di famiglia.
Non c'era nulla di nuovo in lei, nulla che non avessi già visto tante altre volte, proprio nulla, neppure nell'espressione del volto, per questo resto convinto dell'assoluta involontarietà di quel suo essersi poggiata a me per mostrarmi l'articolo del giornale. Eppure io solo quel giorno ho notato la straordinaria armonia delle sue forme, le curve dei suoi fianchi, la prosperosità del suo seno, la lunghezza delle sue cosce, la luminosità del suo sguardo, la sensualità delle sue labbra.
Poi ho guardato Nico che io pure avevo contribuito ad adagiare sulla sdraio liberandolo dalla sedia a rotelle alla quale è condannato da anni.
Era lì, a centimetri di distanza da noi, con le sue gambette secche e prive di qualsiasi energia, con quel braccio parzialmente leso adagiato sul ventre, i suoi occhi rivolti verso il mare ma con lo sguardo assente.
Solo allora mi son detto tra me e me “Ma come può fare questo mezzo uomo a soddisfare una donna come questa?!”
Istintivamente ho pensato che non fosse tanto Nico a sapersi destreggiare quanto Kathrine a sapersi accontentare e (perché dovrei negarlo?) istintivamente ho immaginato come in scene sfuocate di un film Kathrine darsi da fare sul corpo disteso e rilassato di mio fratello. Ho immaginato lei adoperarsi per procurare una erezione a mio fratello, agendo di mano e di bocca e poi lei mettersi su di lui e “condurre il gioco”, per lasciarsi penetrare a “smorza candela”, dimenarsi per sopperire alle difficoltà motorie di Nico, toccarsi da sola i seni perché forse la mano offesa di mio fratello neppure le carezze riesce ad elargire in maniera soddisfacente.
E' stato un attimo, solo un attimo. ma tutte queste sensazioni le ho provate con nitidezza. La difficoltà di narrarle sta nella inadeguatezza del linguaggio scritto non nella non chiarezza delle emozioni e sensazioni che ho provato quel giorno.
Ho avvertito sia quanto fosse forte la tentazione, sia quanto fosse debole la mia carne. Solo per rispetto a mio fratello ho resistito prendendo la direzione verso il bagnasciuga ed entrare in acqua, avanzare e poi tuffarmi per spendere energie e per spegnere i bollenti spiriti con una lunga e vigorosa nuotata.
Era il 23 agosto.
Il 23 agosto del 2016. Ripeto la data perché non la scorderò facilmente, anzi credo che non la scorderò mai. Non solo per quello che ho già raccontato, ma per quello che è successo dopo, alle 3,36 della notte tra il 23 ed il 24 agosto.
La tentazione l'avevo superata. Erano passate sia le ore del giorno che della sera e in parte anche quelle della notte, quando sono stato svegliato nel sonno dalla casa che ballava, dal rumore dell'armadio che scricchiolava, dalle urla di spavento di altre persone , nella casa e fuori.
Qualcuno, forse mia madre, ha ripetuto due volte la terribile parola: “Il terremoto, il terremoto”.
Un boato spaventoso ha completato l'opera di raggelamento del sangue nelle vene. Era crollato il tetto di una baracchetta sul retro della casa, quella per la rimessa degli attrezzi da giardino.
E' stata la combinazione dell'istinto con la paura più che la razionalità a farmi afferrare la prima cosa che ho trovato per potermi coprire e scappare. Era estate e come mia abitudine stavo dormendo nudo. Correndo non so dove, cercavo di avvolgere intorno ai fianchi il telo che avevo afferrato credendo che fossero i miei calzoni.
Pur scappando verso l'esterno, passando davanti alla stanza nella quale dormivano Nico e Kathrine, ho visto la porta dischiusa. Con una spinta l'ho aperta del tutto. Forse l'inconscio mi stava spingendo ad andare in aiuto di mio fratello. Sono stato fulmineo nei miei movimenti eppure, lo ricordo bene, quando ho aperto la porta la terra tremava ancora, il lampadario oscillava e Kathrine stava cercando di spostare Nico dal letto alla sedia a rotelle. Sono arrivato da lei per darle una mano quando la scossa si stava già esaurendo, la paura no.
D'impeto ho preso di forza mio fratello sulle braccia e l'ho portato via, volevo andare fuori, dove erano già andati i nostri genitori e quelli delle vicine abitazioni. Ho sollecitato Kathrine con un “Dai, vieni, vieni”.
Mi pare di sentire ancora nelle orecchie le sue parole: “Prendo solo qualcosa per coprirmi”.
Solo allora mi sono accorto della sua nudità integrale. La paura o la voglia di portare in salvo Nico mi avevano forse accecato: non me ne ero accorto prima di quel suo essere vestita di niente.
Però quando ho visto sono rimasto fulminato. Non è che il bikini che Kathrine indossava in spiaggia la coprisse molto, ma non c'è alcun paragone tra l'essere striminzitamente vestita e il non esserlo affatto, o almeno non c'è paragone tra gli effetti che sortiscono i due modi di essere abbigliati.
Lei, infilata alla meno peggio possibile una vestaglietta è venuta fuori spingendo la sedia sulla quale ho potuto deporre Nico, appena raggiunto il giardino. Se non avesse portata quella sedia avrei probabilmente lasciato cadere Nico, non per il suo peso ( che non è poi tanto) ma per la fiacca che ormai avevo nelle braccia a causa non solo della paura ma anche del forte turbamento causatomi dalla visione di Kathrine al “naturale”
E' innegabile che a tenerci tutti svegli per il resto della notte sia stata la paura del terremoto, anche perché alla prima scossa delle 3,36 ne sono seguite molte altre cosiddette di assestamento che hanno dissestato i nostri sistemi nervosi. Per me è stato anche altro: l'immagine di Kathrine nuda ormai fissata in maniera indelebile nella mia mente.
Quell'immagine però comprovava anche quanto amore lei nutriva per Nico. Tutti eravamo scappati per la paura, lei solo aveva pensato solo al suo uomo, senza neppure curarsi d'essere nuda, nè del mio entrare nella stanza, nè del lampadario che oscillava, nè dei mobili che scricchiolavano, nè delle persone che urlavano. Lei si era concentrata sul suo uomo, su mio fratello, quando persino nostra madre aveva seguito l'istinto di scappare fuori più di quello di correre da Nico.
Quell'amore immenso mi fece vergognare di tutti i pensieri che mi sono passati per la mente nelle ore precedenti, ripensando sia al contatto che c'era stato al mattino sia alla visione della notte di Kathrine integralmente nuda.
Il giorno dopo tutti parlavano del terremoto, io pensavo solo a Kathrine ed i miei pensieri non erano certamente come quelli provati fino al giorno prima. Lei ormai non era più “una persona di famiglia”, era una donna bellissima, desiderabile.
Infatti la desideravo, la desideravo tanto, tantissimo, troppo.
Non so sia stato il particolare momento tragico che abbiamo dovuto vivere o l'attivarsi di certi valori morali che mi erano stati inculcati da chi mi ha educato a farmi scegliere la via della fuga diplomatica.
Con la scusa di andare a vedere cosa era successo alle nostre case in città (dove abitiamo in tre diversi alloggi, uno per i genitori, uno per Nico e Kathrine ed uno per me) li ho lasciati al mare.
In realtà la mia è stata una fuga per non cedere alla forte tentazione.
Pochi giorni dopo, alla fine mese di agosto ho ripreso anche la mia normale attività e con la scusa del lavoro ho cercato in tutti i modi di evitare di incontrarmi più dello stretto indispensabile con Kathrine. Vivendo in case separate non è stato difficile, ma non è stato neppure facile, perché più passavano i giorni più il desiderio di lei cresceva in me . Più il desiderio si faceva forte, più mi sforzavo per evitare di incontrala di persona e le poche volte che non mi è stato possibile ho fatto in modo di non trovarci io e lei da soli.
Una volta lei mi ha chiesto “ Mi sbaglio o cerchi di evitarmi? C'è un motivo?”
Il subconscio mi fece rispondere di getto “Non evito te ma il tuo fascino al quale è difficile resistere” ma subito dopo ho rimesso una toppa usando la razionalità e dicendo “Prendilo come un complimento, anche se mi sono espresso male - poi ho mentito aggiungendo - "No, non ti evito. Solo che il lavoro mi impegna in modo particolare in questo periodo”.
In breve ho fatto di tutto per evitare di “cadere in tentazione” come direbbe il prete che mi insegnò catechismo da ragazzino e ci stavo riuscendo, dandomi a volte dello stupido come maschio ma molto più spesso fiero del mio sapermi trattenere e non mancare di rispetto né a mio fratello né a mia cognata.
Il tempo stempera un poco le cose, almeno all'apparenza. In realtà forse funziona come la cenere che copre soltanto i tizzoni ardenti e conserva a lungo la brace incandescente, tenendola pronta per una eventuale successiva fiammata impetuosa, nel caso sulla cenere dovesse capitarci della legna secca o altro materiale infiammabile.
Mi sentivo ormai tranquillo, cioè mi illudevo di aver raggiunto la capacità di tenere a bada i miei desideri piuttosto osé per Kathrine, accontentandomi di covare segretamente il desiderio di lei, mai scemato, rassegnato ormai a non poterli mai esaudire, anche per rispetto a mio fratello.
Per questo il 26 di ottobre non ho preso l'ennesima scusa per evitare Kathrine ed ho accettato l'invito a cenare da loro: me lo chiedevano da troppo tempo, non potevo evitare.
Erano le 19,10 circa, quando appena arrivato da loro, in largo anticipo sull'ora di cena, solo perché li ho raggiunti appena uscito dal lavoro, senza passare prima da casa mia, una nuova scossa di terremoto ci fece raggelare tutti, riportandoci alla memoria la tragica notte del 24 agosto.
Purtroppo quel movimento tellurico, lieve rispetto al precedente, ha distrutto anche tutta la custodia che avevo creato per tenere nascosti i miei desideri. Ogni particolare mi è tornato alla mente, dal primo sfioramento del seno di Kathrine sulle mie spalle, al mio averlo vista integralmente nuda, a tutti i pensieri e le fantasie coltivate e o represse o sfogate con masturbazioni solitarie.
Per questo a cena, con la scusa di far allontanare la risorta paura, ho cercato di apparire gioioso e di voler scherzare mentre in realtà volevo proprio stuzzicare Kathrine. Le ho ricordato che era nuda quella notte e finalmente le ho detto che è bellissima, come ho detto a Nico di invidiarlo per avere una moglie così fantastica. Insomma stavamo in allegria naturalmente, senza neanche sforzarmi di nascondere totalmente i miei sentimenti e la mia ammirazione per mia cognata.
Alle 21,18 la scossa enorme, avvertita ancora più forte di quella di agosto quando eravamo sulla costa, perché ad ottobre eravamo tornati nella nostra cittadina, alle nostre case, e quindi ci trovavamo molto più vicino all'epicentro.
Non sono stati i mobili a scricchiolare questa volta, ma le pareti. Questa volta ho preso io la carrozzina di Nico e l'ho spinta sotto la trave portante verso la porta d'ingresso, tirando anche Kathrine in quel luogo che secondo quel che si dice dovrebbe essere sicuro.
Un rumore forte. Su una parete si è disegnata una lunga crepa come la traiettoria di un fulmine. Un quadro è caduto a terra. La bottiglia del vino sul tavolo si è rovesciata. Qualcosa da qualche parte deve essere andato in frantumi. Il tremare della terra sembrava non finire mai. Kathrine era stretta a me e stringeva forte la mano di Nico.
Nessuno trovava parole. Credo di aver intimamente pregato Dio, pur non essendo un credente praticante. Come e con che parole non lo so, di certo ho pensato a Dio sperando che esista davvero e che intervenisse in qualche modo.
Urla come l'altra volta, ma scosse più forti, rumori più terrorizzanti. Kathrine aggrappata fortemente a me come se volesse fondersi con me, mentre con le mani per poco non stritolava quella buona di Nico che stringeva con forza sovrumana.
Dicono che la scossa sia durata un certo numero di secondi, a noi è sembrato una eternità. Quando la terra si è fermata non ci siamo affatto ripresi. I nostri volti erano bianchi, gli sguardi atterriti, continuavamo a stare stretti ed immobili.
Nico ha detto “Chissà i vecchi”. Io ho Cercato il cellulare per chiamare i nostri genitori. I ponti telefonici erano evidentemente saltati, non sono riuscito a collegarmi. Nella mia mente di certo, ma suppongo anche in quelle di mio fratello e mia cognata, sono passati pensieri terribili in quell'istante. Poi abbiamo sentito squillare uno dei nostri telefoni. Mamma era riuscita a chiamarci. Erano terrorizzati anche lei e mio padre. Ha cercato di rassicurarci sulle loro condizioni ma poi è scoppiata a piangere informandoci che anche a casa loro c'erano state crepe alle pareti.
Mi è parso doveroso andare da loro. Kathrine mi aveva detto: “Ho paura a restare sola con Nico, torna qui dopo. Portali qui i tuoi, cerchiamo di stare uniti”.
Quando sono arrivato dai miei genitori ho visto la loro casa letteralmente sventrata Altro che lesioni, erano crollate le pareti dei piani superiori.
Anche lungo il percorso avevo incontrato gente disperata e visto case crollate.
E' inutile che tenti di raccontare ciò che è inenarrabile: sintetizzo con due vocaboli : tutto era caos e terrore.
E' inutile raccontare i dettagli di quanto ho fatto io ed hanno fatto gli altri, tanto prevalentemente abbiamo fatto tutti cose irrazionali. Anche qui sintetizzo limitandomi a dire che ho costretto i miei a venir via in macchina con me , che sono passato anche da casa mia per vederne lo stato ed anche lì ho trovato persone all'aperto ma l'edificio integro. Poi sono tornato in gran fretta da Nico perché le ultime parole di Kathrine continuavano a risuonarmi nella testa:“Ho paura a restare sola con Nico, torna qui dopo. Portali qui i tuoi, cerchiamo di stare uniti”.
Tutto questo per circa due ore. Quando tutto sembrava sistemato, alle 23,43 una ulteriore scossa.
Il panico si è letteralmente impossessato di noi, per questo abbiamo recuperato l'essenziale sia da casa di Nico che dalla mia (troppo pericoloso tentare di rientrare in casa dei nostri genitori) e con due macchine, la mia e quella di Kathrine (quella di mio padre è rimasta nel garage) siamo partiti per dirigerci verso la costa sperando di trovare posto in qualche albergo, decisi anche -se necessario- a contattare il proprietario dell'appartamento affittato per l'estate e chiedergli di locarcelo di nuovo.
Il come ci siamo sistemati è poco importante, di fatto una sistemazione siamo riusciti a trovarla ma il problema era tutt'altro che risolto. Non erano dei letti che avevamo bisogno per poter dormire ma di un poco di tranquillità che in noi non c'era più neppure sotto forma di tracce, tanto eravamo tutti scossi ed impauriti.
Il giorno dopo io e mio padre siamo tornati nella nostra cittadina, Kathrine mi ha dato le chiavi di casa sua ma non ha voluto lasciare Nico, per lei più importante della casa. Mia madre è rimasta con loro. Accompagnato dai pompieri mio padre è riuscito a rientrare in casa e prendere il prendibile ma lasciandoci credo molti anni di quelli che gli restano da vivere, almeno a giudicare dalla faccia che aveva quando è uscito e dal suo ostinato silenzio più eloquente di mille parole.
E' riuscito a tirar fuori anche la sua macchina dal garage, perciò siamo tornati sulla costa separatamente, lui subito io dopo essere stato anche al posto di lavoro, inagibile anch'esso. Ho preso contatti con i miei colleghi e superiori per capire cosa fare anche professionalmente parlando. Al momento nulla solo “Teniamoci in contatto telefonico e vedremo il da farsi nelle prossime ore anche in base a quello che diranno i periti sulle condizioni dello stabile”. Potendo svolgere parte del lavoro, un infinitesimo, anche informaticamente ci siamo divisi il tele-lavoro fattibile dai nostri portatili.
Ci abbiamo provato a portare avanti in qualche modo il lavoro per un paio di giorni, poi ci siamo arresi all'evidenza: era impossibile!
Insomma pur cercando di fare molto nessuno è riuscito a fare cose concretamente utili oltre il recuperare quanto possibile dalle proprie case o luoghi di lavoro e cercare, ognuno a modo suo una sistemazione, mentre il territorio che è stato sempre “come casa nostra” veniva invaso dai soccorritori, dai giornalisti, dai politici, da troppi estranei, molti dei quali anziché darci soluzioni ci ponevano domande. Svolgevano il loro lavoro, non facile da rispettare da parte nostra quando diventava esageratamente invasivo.
Domenica trenta ottobre, di buon'ora, io e Kathrine siamo partiti dalla riviera per un ulteriore sopralluogo nelle nostre abitazioni. Prima tappa a casa di Nico, nella quale siamo entrati qualche minuto dopo le sette. Stavamo guardando la crepa alle parete e i frantumi dei vetri caduti dalla cristalliera quando, alle 7,21, l'ennesima forte scossa, più lunga, più forte di tutte le precedenti. Ho afferrato Kathrine per portarla sotto le travi portanti, certo ormai che saremmo rimasti sepolti sotto le macerie, prevedendo il crollo delle pareti già lesionate. Speravo ormai solo di restare feriti ma di non perire, riparandoci sotto le travi e di essere poi trovati dai soccorritori.
Io e Kathrine in quel momento siamo stati davvero una cosa sola, per il perfetto collimare delle nostre paure, della nostra incapacità di formulare alcun pensiero, per il nostro stare stretti, quasi a volerci fondere in un unico corpo. Tremende ed interminabili erano le ampie oscillazioni da capogiro.
Abbiamo trattenuto il fiato. Il mio cervello non è stato capace di ricordarsi che ci potrebbe essere un Dio da invocare.
Poi, con una lentezza indicibile le vibrazioni sono diminuite, i cuori si sono allargati, i polmoni hanno respirato, il cervello è riuscito a pensare “E' passato!”, gli occhi hanno visto la crepa ulteriormente allargata ma il muro ancora in piedi. Le braccia no, non hanno fatto nulla di diverso, hanno continuato a stringere fortissimamente il corpo altrui. I miei occhi hanno cercato quelli di Kathrine, gli sguardi si sono incrociati.
E' successo con naturalezza estrema: le bocche si sono cercate, si sono assaggiate. A differenza della scossa sismica che è durata effettivamente circa un minuto ma è sembrato lungo come l'eternità, quel bacio mi è sembrato durare un istante ma a ben ricordare è durato tantissimo. Non ci hanno fatto muovere gli istinti di correre all'esterno, non ci hanno distratto le urla delle persone, non ci hanno bloccato i sensi di pudore, di rispetto per Nico. Il mondo era da un altra parte, esistevamo solo noi, lei era tutto per me, io tutto per lei.
Non saprei dire neppure orientativamente per quanto tempo siamo rimasti così, avvinghiati , persi nell'improvvisa passione, estraniati dal mondo nonostante quello che stava succedendo intorno a noi.
So che quando siamo tornati psicologicamente alla realtà io non ero pentito ma felice. Non intendevo scusarmi per l'accaduto, non ero affatto pentito. Speravo invece di essere partito per una meravigliosa avventura da vivere con Kathrine, per sempre.
Da quell'istante ho cominciato ad amare la donna Kathrine ed ho smesso di voler bene e di stimare la moglie di mio fratello.
Lei ha detto: “Maledetto terremoto che distrugge tutto, anche le famiglie”.
Le ho detto con tenerezza “Non si è distrutto niente, anzi...”
Mi ha interrotto dicendomi: “Non parlare come i politicanti in questi giorni che asseriscono di ricostruire tutto come era prima. Nulla sarà più come prima tranne, forse, le facciate esteriori”.
Aveva ragione.
L'ho capito anch'io solo pochissimi giorni dopo il trenta ottobre, nulla era più come prima. Evitavo di incontrarmi con Nico, non sapevo sostenere il suo sguardo eppure non sapevo stare senza incontrare Kathrine, non sapevo più stare senza di lei. Abbiamo dovuto cercare scuse varie con i miei e con Nico e cercare ogni volta un posto diverso, quasi sempre in macchina in qualche luogo di campagna. Non poteva durare a lungo così. Presto d avremmo dovuto dirlo agli altri e ci sarebbe stata una 'ennesima scossa di terremoto per la nostra famiglia, e non sarebbe stata quella del teremoto geologico.
P.S.: Sono consapevole di aver scritto una storia eroticamente deludente per chi legge ma non me la sono sentita di aggiungere o togliere particolari tanto per assecondare le aspettative di chi legge. Questa storia l'ho scritta per porre in evidenza i danni che il terremoto provoca non solo intorno ma anche dentro alle persone, anche dentro me che vivo in queste zone e fortunatamente non ho subito direttamente danni rilevanti ma vivo tra chi ha visto distrutto tutti i loro averi e coloro che si sentono distrutti nel loro modo di essere. Per l'erotismo ci sarà tempo. Questo è un racconto d'amore.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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