incesto
Effetti collaterali del lockdown
di Zindo
06.07.2024 |
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"Credi che non scoccia anche a me e molto, il fatto che tu sia mio fratello? Credi che non mi sia mai accorta quando di tocchi da solo dentro la doccia? Credi..."
Questo racconto, scritto al presente, in realtà non è attualissimo, anzi è rigidamente datato. Ricordo perfettamente quando l'ho scritto.
Era l'indimenticabile periodo in cui tutto il mondo viveva in lockdown: era la primavera del 2020.
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Eccola qui, finalmente esce dal bagno, con gli occhi ancora assonnati, i capelli arruffati, il mio accappatoio da bagno sul suo corpo nudo senza neanche tentare di tenerlo chiuso. Dall'apertura si vede l'incavo tra le sue tette libere e quel triangolo nero tra le cosce. No, non quello di pelo, so che si depila, ma del microtanga nero, unico indumento che indossa sotto il mio accappatoio e che più che coprire la sua intimità, per il contrasto del colore con il beige dell'accappatoio, volendo o nolendo attira su quel punto l'attenzione.
Si stiracchia sbadigliando e così l'accappatoio si apre ulteriormente mostrando abbondantemente i due seni, di uno si vede anche il capezzolo con il roseo alone che lo circonda.
Con voce assonnata mi chiede se ho già fatto il caffè.
Senza alcun garbo le dico che ormai si è raffreddato quello che è avanzato a me e che ho fatto con la moca, usando l'ultimo “macinato” rimasto e che le cialde per farlo con l'apposita macchinetta sono finite. Mi chiede, quasi con tono di rimprovero il perché non ne ho comprate altre. Le dico che sto uscendo ora per fare la spesa con un tono gelido.
Prendo la mascherina e un paio di borse ed esco.
Ormai sono stufo.
Altro che un saluto per un weekend, il suo ormai è una collocazione stabile presso di me.
Sembra essere passato un secolo da quando, sul finire dei febbraio, mi ha detto al telefono:
“Ciao fratellino, come stai? Tutto OK? Sai che devo venire dalle tue parti la settimana prossima? Ti scoccerebbe se il weekend lo vengo a passare da te?”.
Con una telefonata più o meno di questo tipo Linda, alla fine di febbraio, si è rifatta viva con me dopo mesi di silenzio. Esclusa quella brevissima con la quale ci siamo fatti gli auguri per Natale, una vera conversazione telefonica tra noi risale a giugno scorso, quando lei aveva bisogno di sfogarsi perché aveva appena rotto con il suo compagno, separandosi da lui dopo circa tre anni di convivenza.
Di persona non ci vediamo da molto più tempo. Per ragioni di lavoro lei vive a Milano, io a Roma. Finché erano vivi i nostri genitori capitava di vederci da loro d'estate, sulla costa adriatica, dove loro vivevano. Venuti a mancare i genitori, ci siamo visti alcune volte i primi tempi, anche per esigenze burocratiche e per la ripartizione dell'eredità, poi ci siamo sentiti solo telefonicamente ad intervalli di tempo sempre più lunghi.
Non è solo questione di distanza geografica ma anche di differenza di età tra me e Linda a non farci cercare con quella specie di morboso affetto che uniscono di solito i fratelli tra loro. Tra me e Linda ci sono circa otto anni di differenza. Lei è la più grande. Adesso che io ho trent'anni posso considerarla della mia generazione, da piccoli proprio no.
Le femmine per natura già sviluppano prima dei maschi, lei aveva anche otto anni più di me, forse per questo non l'ho mai vista come una sorella, una compagna di giochi, ma piuttosto come un “aiuto genitori”, con quella sua smania di volermi comandare come fosse lei mia madre, punirmi come fosse lei mio padre, deridermi come se lei fosse grande ed io piccolo, ed era così: immaginate lei a diciotto anni io a dieci, una donna e un moccioso: non potevamo essere come coetanei.
Io ero ancora alle medie quando lei è andata via di casa per frequentare l'università qui a Roma, dove ora vivo io. Quando è toccato a me andare all'università lei aveva da poco trovato il suo primo lavoro a Milano e, di conseguenza, siamo abituati a fare a meno l'uno dell'altro, a vivere le nostre indipendenze. Questo non significa che ci vogliamo meno bene, anzi. Solo che sappiamo volercene anche senza frequentarci.
Sono stato felicissimo infatti nel ricevere l'annuncio del suo arrivo; contento anche che mi avesse preavvisato e non fatto una sorpresa, così ho potuto rendere ancora più accogliente il mio alloggio e farle trovare la mia camera pronta per lei, pensando di sistemarmi io sul divano, nonché rifornire dispensa e frigorifero d'ogni ben di Dio. Certamente non ero per nulla preoccupato delle voci che già giravano su un certo “corona virus” che flagellava il popolo cinese e, diceva la TV, era apparso anche in Lombardia, la regione dove vive Linda
Sono bastati pochi giorni e “le voci” sono diventate “drammatici annunci”. La settimana dopo, quando Linda venne da me per passare il weekend già il virus si chiamava con un nome più scientifico , “Covid 19”, e le trasmissioni televisive ospitavano virologi ed epidemiologi oggi famosi, allora sconosciuti al pubblico televisivo.
Durante il weekend, per legge è stato imposto il lock-down. In particolare divieti pressoché assoluti soprattutto per uscite ed entrate in Lombardia. Si pensava ad un provvedimento temporaneo. Sta durando mesi. Sono otto anzi quasi nove settimane che Linda sta da me.
Io e lei, vissuti sempre a distanza, rinchiusi in circa cinquanta metri quadrati ventiquattro ore su ventiquattro da due mesi mesi e più. Entrambi occupati con il telelavoro, al quale nessuno dei due eravamo molto preparati e essendo molto diverse la mia e la sua attività inevitabilmente siamo finiti con l'infastidirci a vicenda e non ad aiutarci oa capirci meglio.
Aiuto da Linda?
Neanche a pensarci!
Incapace di rifarsi il letto, di prepararsi da mangiare in modo decente, di stirare, ma capace di chiedere con toni quasi di pretesa ogni cosa ad ogni ora, fregandosene che io stia lavorando o dormendo o sia già impegnato a fare altro.
In altre circostanza l'avrei buttata subito fuori di casa ma nella primavera 2020 non è possibile: sono chiusi persino gli alberghi.
Molti infrangono le regole del lock-down per prendere una boccata d'aria sfruttando scuse come il portare la spazzatura ai cassonetti, il cane a fare i suoi bisogni o andare a fare la spesa. Io il cane non ce l'ho ma ho cominciato ad apprezzare le lunghe file da fare per entrare nel supermercato; il sentirmi come soffocato dalla mascherina obbligatoria è meglio che il sentirsi asfissiato da Linda.
Faccio le mie compere e rientro. E' stato inutile suonare. Non è venuta ad aprirmi. Ho dovuto posare le borse a terra, recuperarle dopo aver aperta la porta, riposarle per chiudere e lei lì, distesa sul mio divano che è diventato anche il mio letto, con le cuffie alle orecchie, il PC sulle ginocchia, senza più il mio accappatoio ma un mio maglione per vestito, le cosce nude e un paio di mutandine: non il tanga di prima: l'ha cambiato con uno slippino di pizzo nero traforato.
Prima che io le possa parlare lei mette un dito sulla bocca per farmi segno di tacere e muove le labbra come se volesse fare lo spelling delle parole che invece le mima soltanto. Non è difficile capire che dice “Non parlare, sono in video conferenza per lavoro”. La capisco semplicemente perché dice sempre questa frase e si fossilizza su quel maledetto PC senza fare un tubo.
Sistemo la spesa e, come sempre, vado in camera perché nella stessa stanza ci daremmo fastidio a vicenda nei rispettivi smart-working, perciò essendosi piazzata lei sul divano io non ho altra scelta perché non è che il mio appartamento abbia mille stanze, è solo un bilocale su misura per una vita da single.
La stronza non solo non ha manco risistemate le coperte ma ha lasciato sul pavimento le mutandine- tanga che si è tolto e sul letto ha lasciato l'accappatoio che mi ha fregato. Sul tavolinetto ci sono alcuni suoi aggeggi per il trucco. Avrei voglia di buttarli nella spazzatura ma mi limito a trasferirli sul comodino perché il tavolino serve a me ora, come scrittoio: devo collegarmi anche io alla rete, anche io ho il mio lavoro da svolgere. Non sono molto legato agli orari ma alla quantità giornaliera e alla qualità sì e per stare ai comodi di mia sorella spesso mi tocca lavorare nelle ore serali, anzi notturne, quando lei sintonizza la televisione sui canali che trasmettono film e non fa nulla, proprio nulla in casa oltre il frugare nell'armadio per scegliere ciò che è mio e lei può indossare: in pratica quasi tutte le mie camicie, alcuni maglioni ed è riuscita a trovare persino un paio di calzoncini di jeans tipo bermuda che ha indossato tempo fa, quando non è stata semi nuda nella parte inferiore del corpo solo perché aveva le mestruazioni e mi ha macchiato anche quei calzoni (che per fortuna non uso più da parecchio e non credo che sarei tornato ad usare, anche se non me li avesse macchiati).
Molto tempo dopo, quando io sono in pieno lavoro e ben concentrato su quello che sto facendo, eccola che irrompe nella stanza e come se fossi un ragazzino da coccolare mi viene vicino, si mette alle mie spalle, prende i miei capelli come se volesse fare dei boccoli attorcigliandoli alle sue dita e chinandosi fino a soffiarmi sul collo mi dice che è quasi l'una ormai e mi chiede cosa le preparo di buono per pranzo.
Penso di non essere mai stato volgare con nessuno, con le donne certamente mai, ma un poco perché ormai non la sopporto più, un poco perché è arrivata a disturbarmi in un momento di particolare concentrazione, quando avevo appena intuito una probabile soluzione ad un problema, ma non ancora messo bene a fuoco questa intuizione, ho perso le staffe e maleducatamente le ho risposto “Oggi c'è 'sto cazzo!” (modo scurrile di dire “niente”) e me la sono scrollata di dosso da infastidito e spazientito al massimo dicendole “Fa qualcosa tu se vuoi. Sei una donna , dovresti sapere cosa e come fare”.
Una persona normale reagirebbe o capendo di avere esagerato lei e scusandosi per il comportamento che tiene da oltre due mesi o offendendosi per come è stata appena trattata, pretendendo le scuse per questo. Linda però non è una persona normale, Linda è matta, senza regole, vive nel suo mondo egoistico facendosi scivolare addosso tutto quello che le conviene, senza mai limitarsi nel prendere, anche senza chiedere, tutto quello che vuole. Stacca sì le sue mani da me, ma non perché io me la sono scrollata con le spalle, ma per guardarmi stupita e poi se ne esce con: “Sei in crisi di astinenza fratellino?”
Non voglio sentirla e le dico “Senti, adesso ho da fare. Puoi lasciarmi in santa pace?”
Lei si distanzia di pochissimo mi guarda, sorride e dice “E sì, sei proprio nervosetto, sei proprio in crisi di astinenza, riconosco la causa dagli effetti. Mi pareva strano che da tutto questo tempo che sto con te, tu non avessi mai dato segnali di questo genere, cominciavo a dubitare della tua normalità”.
Ormai l'intuizione forse risolutiva del problema del mio lavoro è andata a farsi friggere, ora è il momento di chiarire una volta per tutte con mia sorella ed esplodo “Tu dubiti della mia normalità? Ma ti si vista? Ti vedi? E' normale una come te che da mesi non fa un cazzo, bivacca soltanto, si mette i miei panni, si prende il mio letto, va in giro per casa nuda o quasi; viene qui a chiedermi di cucinarle io, io che non so dove sbattere la testa prima. Hai fame? Cucinati, anzi cucinami perché anche io ho sonno quando è notte e non posso dormire a causa tua (sto pensando al fatto che devo lavorare di notte per la sua invadenza diurna), anch'io ho i miei appetiti (sto pensando alla fame da cibo) e non posso certamente contare su di te (sto pensando che tanto lei non cucina mai).
Linda mi interrompe “Ce l'hai con me perché sono tua sorella? E' per questo che dici di non poter contare su di me? Pensi che non possa capire anche io che tu hai i tuoi appetiti? Non sono nata ieri e capisco e come le esigenze di un uomo della tua età, anche perché non credere che quelli di una donna della mia età siamo molto diversi. Non so tu, ma sai da quanto tempo io non faccio sesso? Dall'estate scorsa, da quando mi sono lasciata con quello stronzo, prima perché pensavo che tornasse da me, poi perché non ho trovato tipi giusti e ultimamente per questo maledetto corona virus che mi ha fatto rinchiudere qui da te, come in clausura. Credi che non scoccia anche a me e molto, il fatto che tu sia mio fratello? Credi che non mi sia mai accorta quando di tocchi da solo dentro la doccia? Credi che non ti ho mai sentito quando ti rigiri di notte? E' il bisogno di scopare che hai tu e che ho anche io che ci fa essere nervosi, ma...dove sta scritto che in circostanze come queste dove io sono l'unica donna e tu l'unico uomo, in un mondo di cinquanta metri quadri, è vietato venire incontro ai nostri bisogni naturali?
E' partita come un treno che nessuno potrebbe fermare ormai con il suo delirante monologo ed io sono stordito incredulo che possa dire le cose che sta dicendo, ma le dice, le sento, continua, continua.....
Continua: “Poco fa mi hai detto che sono una donna e che dovrei sapere cosa fare” (evidentemente si riferisce a quando io volevo dirle di cucinare). “Sta tranquillo -. continua a dire - che so cosa fare e come farlo, ma anche tu sei uomo e potresti fare la tua parte. Mi pare di non aver fatto nulla per metterti in soggezione, al contrario di aver fatto abbastanza per incoraggiarti. Più che girarti attorno quasi nuda, mettermi sul tuo letto, cos'altro dovevo fare per metterti a tuo agio? Che vuoi che prenda io l'iniziativa? Pensi che non ne sia capace?”
Faccio fatica a credere che stia dicendo davvero queste cose però in una sequenza celerissima mi ripassano davanti troppe scene della nostra coabitazione recente e la rivedo davvero stropicciarsi a me con le tette di fuori, entrare nel bagno mentre mi sto toccando, chiedermi di lavarle le spalle e mille e mille altri piccoli dettagli ai quali non avevo mai badato perché in lei ho sempre visto solo una sorella, una sorella maggiore, e non una donna, mai una donna.
Adesso, all'improvviso non riesco invece a trovare neanche una traccia labile di “sorella” in lei, ma vedo solo la donna, la femmina nella pienezza dell'età, perché a trentotto anni si è lontane dall'essere vecchie e si non è più ragazzina da tanti anni, si è nel fiore della bellezza e solo ora la vedo bella, di una bellezza piena, matura, non ancora scalfita dal tempo. Solo ora vedo la femmina affamata di sesso, quel sesso che non pratica da troppi mesi, pur non essendo abituata a queste privazioni per aver già vissute non solo relazioni stabili ma vere e proprie convivenze. Ora capisco che il suo modo di girare in casa non era per stare comoda ma per dirmi che era femmina, il suo mostrarmisi nuda o seminuda non era “ eccesso di familiarità” ma vero e proprio richiamo di femmina per il maschio, quel mettersi i miei maglioni e le mie camicie era per sentirsi circondata da un uomo, non per ripararsi dal freddo.
Sì, però...però è mia sorella
Lo ha appena detto lei: è l'unica donna, gran bella donna, in un mondo di cinquanta metri quadri in cui siamo prigionieri da oltre due mesi ed io sono, ..sono... Sono suo fratello?...Sì, forse... Intanto sono l'unico uomo su “quest'isola”, un uomo forse non abituato ad una vita sessuale regolare con pluri-rapporti settimanali come chi, come lei, ha convissuto, ma neanche ad astinenze così prolungate. E' vero, in questi tempi faccio spesso ricorso alla masturbazione e a causa della sua presenza in casa, non la posso praticare neanche liberamente ma di nascosto...che tristezza.
Il lavoro? La fame?
Esigenze concrete e serie ma mai trascurate durante questo lungo lock-down.
Il sesso che non è meno importante invece è stato umiliato, represso, mortificato, per troppo tempo.
Perché dire a Linda che non avevo capito niente e chi mi sto sorprendendo?
Meglio stare al gioco, alzarmi, prendertela di petto letteralmente, stringerla a me e dirle “Perché non lo hai detto prima queste cose? Ti rendi conto di quanto tempo abbiamo sprecato?”
Con “garbata prepotenza” la tiro verso il letto, la spingo lì sopra, le ordino di togliersi il mio maglione mentre io fulmineamente mi spoglio. Vado su di lei che si aggrappa a me a ragno, con tutti gli arti e come una ventosa allo scoglio, si attacca con la sua bocca alla mia e...il resto va da se...
Ora lo so già che molti lettori diranno che non si può interrompere così un racconto, proprio sul cominciare dalla fase più interessante, e che farlo equivale un poco ad un coito interrotto con una repentina marcia in dietro, una frazione di secondo prima dell'eiaculazione. E sono perfettamente d'accordo con loro ma vi assicuro che c'è di peggio, di molto peggio.
C'è quello che succede a me e cioè che una mano mi tocca sulla spalla mi scuote forte, apro gli occhi e vedo Linda che mi sorride e dice “Dai fratellino, svegliati, il treno parte tra mezz'ora, devi portarmi alla stazione. Finalmente tolgo il disturbo,sarai contento credo”
Eh già. Mia sorella mi ha rotto le scatole davvero per due mesi e più, e appena è stato possibile rientrare a Milano se ne è tornata lassù ma il discorsetto sui bisogni sessuali suoi e miei non l'ha mai fatto, l'ho solo sognato. Lo stavo sognando adesso e lei, la stronza mi ha fatto l'ultimo dispetto: mi ha svegliato sul più bello.
Come vedete non è colpa mia se il finale non è stato quello che tutti desideravamo
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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