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Un viaggio per ritrovare l’amore - Parte1

14.04.2025 |
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"Crollammo sfiniti uno sull’altro, esausti ma soddisfatti..."
Mi appoggiai allo stipite della porta del camper, osservando il tramonto che dipingeva il cielo di tonalità arancioni e viola. Il vento leggero scompigliava i miei capelli, mentre il silenzio tra me e Marco era diventato ormai un compagno scomodo. Eravamo in vacanza, un tentativo disperato di salvare il nostro matrimonio, ma ogni giorno sembrava solo accentuare la distanza che ci separava. Il camper, che un tempo era stato il nostro rifugio, ora sembrava una gabbia."Forse dovremmo fermarci qui per la notte," suggerii, più per rompere il silenzio che per vera convinzione. Marco annuì senza guardarmi, concentrato sulla guida. Parcheggiammo in un piccolo campeggio ai margini di un bosco, dove l’aria profumava di pino e terra umida. Mentre sistemavamo il camper, notai una tenda colorata poco distante, circondata da una confusione di vestiti stesi ad asciugare e una chitarra appoggiata a un albero.
"C’è qualcun altro qui," mormorai, più a me stessa che a Marco. Lui non rispose, troppo impegnato a controllare i livelli dell’acqua. Decisi di fare una passeggiata per sgranchirmi le gambe e mi diressi verso la tenda. Mentre mi avvicinavo, sentii una risata cristallina, giovane e spensierata. Una ragazza uscì dalla tenda, avvolta in un vestito leggero che lasciava intravedere le curve del suo corpo snello. Aveva i capelli lunghi e scuri, sciolti sulle spalle, e un sorriso che sembrava illuminare tutto intorno a lei.
"Ciao!" esclamò, con un’allegria che mi colse di sorpresa. "Siete i nuovi arrivati, vero? Io sono Sofia."
"Io... io sono Laura," balbettai, sentendomi improvvisamente goffa. "E questo è mio marito, Marco."
Sofia ci osservò con uno sguardo penetrante, come se potesse vedere attraverso le nostre maschere di cortesia. "Siete in viaggio per piacere o per scappare?" chiese, con una franchezza che mi lasciò senza parole.
Marco si schiarì la voce, visibilmente a disagio. "Solo una vacanza," rispose, ma il suo tono era piatto, privo di convinzione.
Sofia sorrise, come se avesse già capito tutto. "Beh, se avete bisogno di compagnia, la mia tenda è sempre aperta. Letteralmente," aggiunse con un ammicco, indicando la zip della tenda lasciata socchiusa.
Tornai al camper con la mente in subbuglio. Sofia era come un vortice di energia, una forza della natura che sembrava sfidare tutte le convenzioni. Marco era già dentro, intento a preparare qualcosa da mangiare, ma il suo sguardo era distante, perso in pensieri che non condivideva con me.
"Hai visto quella ragazza?" chiesi, cercando di rompere il ghiaccio. "È... particolare."
Marco annuì, senza alzare gli occhi. "Sì, l’ho vista. Che c’è?"
"Niente," risposi, ma la mia voce tradiva un’inquietudine che non sapevo spiegare. "Solo che sembra così... libera."
La cena fu silenziosa, come al solito. Mangiammo senza appetito, i nostri pensieri lontani anni luce da quel momento. Dopo aver lavato i piatti, decisi di uscire a prendere un po’ d’aria. Il campeggio era immerso nel buio, illuminato solo dalla luce tremolante di un falò lontano. Mi diressi verso la tenda di Sofia, attirata da una curiosità che non riuscivo a ignorare.
La trovai seduta su un telo, con la chitarra in mano, che cantava una melodia dolce e malinconica. La sua voce era ipnotica, e mi fermai ad ascoltarla, nascosta tra gli alberi. Quando finì, applaudi piano, per non spaventarla.
"Sei ancora sveglia?" chiesi, emergendo dall’ombra.
Sofia sorrise, posando la chitarra. "Non riuscivo a dormire. E tu?"
"Stessa cosa," ammisi, sedendomi accanto a lei. "La tua canzone era bellissima."
"Grazie," rispose, con un’umiltà che mi sorprese. "La scrivo per me, ma mi piace condividerla con chi vuole ascoltarla."
Parlammo per ore, di tutto e di niente. Sofia mi raccontò della sua vita da viaggiatrice, dei luoghi che aveva visitato e delle persone che aveva incontrato. La sua apertura e la sua mancanza di filtri erano contagiosi, e mi ritrovai a confidare cose che non avevo mai detto nemmeno a Marco.
"E tu e Marco?" chiese all’improvviso, con quello sguardo penetrante che sembrava leggere dentro di me. "Come va davvero?"
Abbassai lo sguardo, sentendo un nodo in gola. "Non lo so," sussurrai. "Sembra che ci siamo persi lungo la strada."
Sofia posò una mano sulla mia, un gesto semplice ma carico di calore. "Forse avete solo bisogno di qualcosa che vi ricordi perché vi siete scelti," disse, con una saggezza che non mi aspettavo da una ragazza così giovane.
Il suo tocco mi fece sussultare, e per un attimo, il mondo intorno a noi sembrò svanire. Sofia si avvicinò, i suoi occhi scuri che mi fissavano con un’intensità che mi fece trattenere il fiato. "A volte, per ritrovarsi, bisogna perdersi un po’,"mormorò, prima di premere le sue labbra sulle mie.
Il bacio fu dolce ma audace, un’esplosione di sensazioni che mi travolse. Mi sentii colpevole, ma allo stesso tempo, non riuscivo a resistere. Sofia mi attirò a sé, le sue mani che esploravano il mio corpo con una sicurezza che mi disorientò.
"Laura?" La voce di Marco mi fece sobbalzare. Mi voltai, il cuore che batteva all’impazzata, e lo vidi lì, in piedi, con un’espressione che non riuscivo a decifrare.
Sofia si alzò, senza mostrare imbarazzo. "Marco," disse, con un sorriso che sembrava sfidarlo. "Vieni qui. Non è quello che pensi."
Marco esitò, ma poi si avvicinò, i suoi occhi che passavano da me a Sofia con un misto di confusione e curiosità. "Cosa sta succedendo?" chiese, la sua voce tremante.
Sofia lo prese per mano, guidandolo verso di me. "Stiamo solo esplorando," rispose, con un’aria di mistero. "E tu, Marco, vuoi unirti a noi?"
Il suo invito era così diretto, così sconvolgente, che per un attimo non riuscii a respirare. Marco mi guardò, cercando una risposta nei miei occhi. Vidi il conflitto nel suo sguardo, ma anche qualcosa di più profondo: una scintilla di desiderio che non vedevo da anni.
"Forse..." iniziò, la sua voce incerta.
Sofia non gli lasciò finire la frase. Lo attirò a sé, baciandolo con la stessa intensità con cui aveva baciato me. Marco sembrò resistere per un attimo, ma poi si arrese, le sue mani che si posarono sui fianchi di Sofia.
Mi sentii esclusa, ma allo stesso tempo, eccitata da quella dinamica inaspettata. Sofia mi prese per mano, tirandomi verso di loro. "Non essere timida, Laura," sussurrò, con un sorriso malizioso. "Questa è la tua occasione per ritrovare quello che hai perso."
Ci baciammo tutti e tre, i nostri corpi che si intrecciavano in un ballo sensuale sotto le stelle. Le mani di Sofia esploravano il mio corpo, mentre io cercavo quelle di Marco, desiderosa di riconnettermi con lui. La sua pelle era calda sotto le mie dita, e quando i nostri sguardi si incrociarono, vidi qualcosa che non vedevo da tempo: passione.
Sofia ci guidò verso la sua tenda, dove l’aria era carica di desiderio. Ci spogliammo lentamente, i nostri corpi illuminati dalla luce della luna che filtrava attraverso il tessuto della tenda. Sofia era perfetta, con le sue curve sinuose e la pelle liscia come seta. Mi sentii insicura per un attimo, ma il suo sguardo rassicurante mi fece sentire desiderabile.
"Sei bellissima," mormorò, accarezzando il mio viso. "E tu, Marco, sei pronto a lasciarti andare?"
Marco annuì, i suoi occhi fissi su Sofia con un’intensità che mi fece sorridere. Sofia lo baciò di nuovo, spingendolo delicatamente sul telo. Si posizionò sopra di lui, le sue mani che esploravano il suo corpo mentre io osservavo, rapita.
"Laura," chiamò Sofia, con un sorriso invitante. "Vieni qui."
Mi avvicinai, sentendo il calore dei loro corpi. Sofia mi guidò verso Marco, posizionandomi tra loro. "Baciami," ordinò, con una voce che non ammetteva rifiuti.
Obbedii, premendo le mie labbra sulle sue, mentre le sue mani scendevano lungo il mio corpo. Sentii Marco dietro di me, le sue mani che mi accarezzavano i fianchi, e per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii desiderata, voluta.
Sofia si spostò, lasciando spazio a Marco. Mi baciò con passione, le sue labbra che esploravano ogni angolo della mia bocca. Le sue mani scesero tra le mie gambe, trovandomi già umida e pronta. Sofia si posizionò davanti a me e aprì le gambe per permettere a Marco di entrare in lei, le sue dita che si intrecciavano con le mie mentre guardavamo Marco che si muoveva sopra di lei.
"Guardalo," sussurrò Sofia, con un sorriso malizioso. "Guardalo mentre ti desidera."
I miei occhi si posarono su Marco, che si muoveva con un ritmo lento e sensuale, i suoi occhi fissi sui miei. Il suo sguardo era carico di desiderio, di una fame che non vedevo da anni. Sofia gemette sotto di lui, le sue mani che afferravano le lenzuola mentre il piacere la travolgeva.
"Ora tu," disse Sofia, spingendomi verso Marco. "È il tuo turno."
Mi posizionai sopra di lui, sentendo il suo membro duro e pronto puntare tra le mie gambe, mi abbassai permettendo a Marco di entrare dentro di me. Mi mossi lentamente, godendo delle sensazioni che mi travolgevano. Sofia si posizionò dietro di me, le sue mani che accarezzavano il mio seno mentre mi guidava.
"Più veloce," sussurrò, con un sorriso incoraggiante. "Lasciati andare, Laura."
Aumentai il ritmo, sentendo il piacere crescere dentro di me. Sofia mi baciò, le sue labbra che si muovevano in sincronia con i miei movimenti. Marco gemette sotto di me, le sue mani che afferravano i miei fianchi mentre si univa al nostro ritmo.
Il piacere esplose dentro di me, un’onda travolgente che mi fece gridare. Sofia mi baciò, catturando il mio grido, mentre Marco si lasciava andare al suo orgasmo e il suo corpo che tremava sotto di me.
Crollammo sfiniti uno sull’altro, esausti ma soddisfatti. Sofia si spostò, sdraiandosi accanto a me, mentre Marco mi abbracciava, il suo respiro caldo sul mio collo.
"Grazie," sussurrai, guardando Sofia con gratitudine. "Non so cosa sia successo, ma... mi sento viva."
Sofia sorrise, accarezzando il mio viso. "A volte, tutto ciò di cui hai bisogno è un po’ di caos per ritrovare l’ordine,"rispose, con un’aria saggia oltre i suoi anni.
Marco mi baciò, un bacio dolce e pieno di promesse. "Forse," disse, guardandomi negli occhi, "forse abbiamo solo bisogno di ricordarci chi siamo."
Ci addormentammo così, intrecciati in un groviglio di corpi e desideri, con il suono del vento tra gli alberi che ci cullava. Quella notte, grazie a Sofia, avevamo ritrovato qualcosa che pensavamo di aver perso per sempre: la scintilla che ci aveva uniti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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