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I nostri compiti allo "Human Zoo"
di maktero
01.10.2024 |
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"Agnese ci disse che ci doveva lasciare a quel primo semplice compito che si sarebbe dovuto ripetre in serata..."
Eravamo legate da diverso tempo e cominciavamo a spanzientirci.Avevamo cominciato a chiacchierare su cosa ci aspettava, ma senza emozione.
La nostra condizione in fin dei conti non cambiava molto, schiave sottomesse a casa di Fellina e schiave sottomesse in questo nuovo luogo.
Convenimmo che avremmo dovuto sopprortare giorni di fatica e degradazione, fame, sete, umiliazioni,e chissà che altro
Cambiava il luogo, le persone, le modalità; in fondo era una vacanza anche per noi
Ci stavamo eccitando per quel pensiero e avevamo cominciato a masturbarci quando comparve Agnese.
Vedendoci masturbare ci disse continuate pure, vuol dire che vi state abbituando alla puzza di merda in cui trascorrete il vostro servizio quì.
Noi sentendoci umiliate dalle parole di Agnese e maggiormente eccitate aumentammo la nostra attivittà per confermarle quanto eravamo disgustose.
lei si fermò in piedi a vederci masturbare in mezzo a quella sporcizia e puzza immonda.
Quando finimmo si complimentò per quanto riuscivamo a godere dallo schifo in cui ci trovavamo.
Poi liberò i nostri collari dall'anello che ci teneva bloccate al pilastro e ci ordinò di toglierci le magliette.
Noi ci liberammo da quell'ultimo labile scampolo di dignità e rimanemmo nude come vermi.
Agnese prese le magliette e con crudele indifferenza le gettò verso un cumulo di letame dicendoci che le avremmo potuto riprendere alla fine del nostro servizio.
D a quel gesto comprendemmo che Agnese era veramente crudele e che la nostra "vacanza" sarebbe stata molto dura.
Poi ci ordinò di uscire dalla stalla a quattro zampe, e lei dietro di noi ci prendeva a calci quando rallentavam.
Uscimmo da quel luogo squallido e puzzolente.
Ci dirigemmo sempre a quattro zampe verso la direzione indicata da Agnese che cominciò a spiegarci i nostri compiti.
Esordìi dicendo che in questo periodo di ferie aveva dovuto perderere del personale e che c'era bisogno di qualcuno per i lavori allo zoo.
Noi girammo la testa all'ndietro con uno sguardo interrogativo, lei comprese la nostra perplessità e ci spiegò che lei gestiva uno zoo speciale.
Era una struttura in cui alcuni depravati pagavano fior di soldi per vivere in gabbie con dei cani, per farsi inculare da lore.
Il nostro compito principale al momento era di portre da mangiare ai cani ed agli utenti umani.
Cibo che spesso coincideva.
Arrancando sulle ginocchia sollecitate dai calci di Agnese arrivvamo allo zoo,
C'erano dieci gabbie e vedemmo che erano tutte occupate da cani.
Sette erano occupate anche da degli umani, uomini e donne.
In alcune gabbie stavano facendo del sesso con gli umani che venivano iculati dalle bestie o che gli spompinavano.
In altre gli umani e le bestie erano adagiate per terra evidentemente esausti.
Noi rimanemmo estasiate da quello spettacolo manifestando un sussulto di cui la perspicace Agnese si rese subito conto.
Si chinò verso di noi con un sguardo intrigante dicendoci; "vi piace porci?".
E continuò; "vorreste essere dentro quelle gabbie, maiale che non siete alto".
Noi capendo che non potevamo nascondere niente ad Agnese che sembrava leggerci nel pensiero rispondemmo che era il nostro desiderio.
Lei ci disse che avremmo potuto entrare in quelle gabbie solamente pagando la tariffa necessaria, oppure se sua concessione ci avrebbe considerate meritevoli per il nostro servizio.
Un Bonus, un premio che aveva concesso già ad altri servitori.
Noi le rispondemmo che tre gabbie erano libere e che avremmo potuto usufruirne noi.
Lei maliziosamente ci disse che avremmo dovuto meritarcelo.
Poi interrompendo l'argomento ci fece notare che le ciotole di cibo ed acqua all'interno delle gabbie erano vuote e che il nostro primo compito era quello di riempirle.
E che era il momento di lavorare, avevamo chiacchierato troppo.
Ci portò sempre in ginocchio fino alla cucina, sulla vià ci spiegò i nostri diritti; per mangiare dovrete andare in cucina a chiedere se c'è qualche avanzo, per dormire non avete un luogo potete buttarvi a a terra in quallunque luogo dello zoo e dormire.
Per i vostri bisogni fateli dove volete ma al margine dello zoo, non voglio vedere i vostri escrementi al centro del cortile aggiunse.
E poi che altro, disse, ah certo per qualunque vostra mancanza sarete frustate duramente.
Mi sono spiegata!
Noi rispondemmo di sì.
Quanto ci venivava prospettato non ci sembrava molto diverso dallla nostra vita consueta, inoltre eravamo stimolate dalla prospettiva dl "Bonus".
Arrivammo alla cucina dove il "Cuoco" aveva preparato i pasti.
Le ciotole di cibo per cani per le bestie e le ciotole riempite di un orrendo pastone per gli umani.
Poi la tanica piena di acqua per dare da bere a quelle creature.
Agnese ci disse che ci doveva lasciare a quel primo semplice compito che si sarebbe dovuto ripetre in serata.
Aggiunse che per il nostro compito avremmo potuto camminare e due zampe.
Sentendo quella concessione ci sentimmo felici perchè avevamo le ginocchia scorticate.
Agnese se ne andò ed il "Cuoco" un autentico bruto, ci diede le prime ciotole da portare agli ospiti ed ai loro "Padroni di casa" dicendoci bruscamente di sbrigarci.
Noi corremmo a servire gli ospiti dello zoo.
Aprimmo per prime le gabie dove non facevano sesso, depositammo le ciotole con il cibo fresco eritirammo quelle vuote.
Tornammo in cucina a prendere altre ciotole.
Rifornimmo anche gli ultimi rimasti.
Bestie ed umani cominciarono a mangiare, avevamo ricevuto l'ordine riportare subito indietro le ciotole vuote da lavare.
Ma noi ci volemmo intrattenere un poco con un tizio che rinchiuso in una gabbia sembrava voler chiacchierare.
In ginocchio davanti alla sua gabbia, mentre quello mangiava il suo orrendo pastone ci chiese se eravamo nuove.
Noi ovviamente rispondemmo di sì; lui rispose che era ìì da qualche giorno e che aveva pagato per rimanerci parecchio.
Ci chiese i nostri nomi noi rispondemmo lui ci disse il suo, aggiunse che era un professionista ma che era affetto da questo desiderio insolito di essere schiavizzato dai cani e che non ne poteva fare a meno.
In quel momento la bestia che era nella sua gabbia finito di mangiare cominciò ad incularlo.
Lui cominciò a gemere di piacere e noi lasciandolo al suo piacere ritornammo in cucina, dove il cuoco era arrabiato per il nostro ritardo.
Ci disse che aveva dovuto cucinare per Agnese e che non aveva avuto il tempo di pulire le ciotole, ma che adesso che eravamo lì dovevamo aiutarlo.
Ci disse di porgergli le ciotole e di accomodarle sotto il suo cazzo, lui cominciò a pisciare ciotola dopo ciotola, dedicando uno spruzzo di urina per ogni contenitore.
Poi noi a mani nude dovemmo ripulire quelle stoviglie fino a lucidarle.
Gli dicemmo che eravamo affamate e che volevamo mangiare qualcosa anche noi.
Lui guardò nel pentolone dove aveva preparato la sbobba per gli ospiti e poi con uno sguardo suino ci disse che dovevamo meritarci il nostro pasto.
Noi capimmo l'antifona, presi io l'iniziativa cominciando a masturbarlo, Marta intervenne subito dopo prendendo in bocca il suo cazzo, poi ioe Marta leccando e succhiando il cazzo del cuoco lo facemmo arrivare.
Poi lui generosamente gettò a terra il pentolone con i residui della sborra, su cui noi ci gettammo afamate.
Era veramente uno schifo indeinibile ma in quel momento per la fame che avevamo ci sembrò una delizia.
Il cuoco prese in mano il vassoio con le prelibatezze preparate per Agnese e prima di allontanarsi ci disse che avrebbe dovuto fare rapporto sul nostro ritardo.
Noi impegnate come bestie a soddisfare la nostra fame a malapena gli facemmo caso abituate come eravamo a subire punizioni di ogni tipo.
Mangiammo lo schifo del pentolone ma poi ci guardammo attorno e scprimmo ogni ben di Dio in cucina.
Cominciammo a mangiare tutto ciò riuscivamo a trovare.
Il cuoco ritornò e ci vide ingozzarci.
Ci disse solennemente che Agnese aveva perdonato il nostro ritardo ma che il suo perdono era dovuto solamente perchè avevamo appena iniziato e che una cosa così non doveva più ripetersi.
Noi con la pancia piena lo ascoltammo con sufficienza; lui guardando la condizione della cucina dopo la nostra razzia ci disse di pulirla immediatamente perchè senno sarebbero stati veramente dei guai.
Poi disse che lui andava a riposare e che più tardi avrebbe voluto trovare la cucina linda e pulita per il suo ritorno, quando avrebbe preparato la cena.
Lui se ne andò ed io e Marta cominciammo il lavoro di riordino e pulizia.
Sazie ed in forze come in un balletto agitando i nostri giovani corpi nudi cominciammo a riordinare ed a pulire quella cucina.
Tirammo tutto a lucido baciandoci di frequente e sentendoci entusiaste di quella nuova vita.
Pulimmo la cucina a lucido, quando il cuoco arrivvò rimase entusiasta del nostro lavoro e fece i suo complimenti tirando fuori il suo uccello e pisciandoci in bocca turno.
Gustammo la sua urina che ci sembrava il giusto premio per il nostro duro lavoro.
Si mise ai fornelli per preparare il solito disgustoso pappone per gli ospiti; riempi le ciotole con il cibo per i cani
Poi dopo aver preparato tutto si ripettee la procedura, noi portavamo il cibo alle gabbie riportando le ciotole vuote.
E terminato quel servizio lui come avevamo visto prima pisciava nelle ciotole vuote per farcele lavare con le mani pronte per il prossimo pasto.
Era sera e lui disse che sarebbe andato a dormire e che noi dovevamo pulire la cucina.
Noi esegummo pulendo nuovamente la cucina.
Poi ci accorgemmo che eravamo libere; incredibilmente ci rendemmo conto che non avremmo passato la nottata legate in qualche tugurio.
Eravamo perplesse, eravamo li abbandonate in cucina senza che cnessuno venisse a costringerci a fare chisaà chè.
Non eravamo abbituate a questa libertà ed eravamo sgomente.
Come bestioline incerte cominciammo ad avviccinarci all'uscita della cucina, vedendo che non arrivava nessuno a redaguirci uscimmo nel cortile.
Sempre aspettando aspettando che sarebbe arrivato qualcuno per riprenderci sostammo un momento in silenzio.
Ma non arrivava nessuno, capimmo che non dovevamo temere di sottoppoci a chissa quale imposizione.
Avvertimmo un grande sentimento di libertà, e cominciammo a correre nude e per il cortile dello zoo.
Come era bello era da tanto tempo che non ci sentivamo così felici di essere libere nella nostra nudità e di agitare i nostri corpi liberamente nel fresco della sera.
Cominciamo a ballare come sceme, entusiasiasmandoci per le sensazioni che i nostri corpi nudi ci dvanao agitandosi alla fresca brezza della sera.
Poi finito il balletto pensammo a quei depravati rinchiusi nell zoo.
Andammo a trovarli, ci accorgemmo subito di una donna che piangeva.
Ci accassciammo accanto alla sua gabbia, lei ci guardò continuando a piangere.
Noi la guardammo comprendendo il motivo del suo pianto.
Era la conseguenza della sua depravazione, che la faceva godere e soffrire nello stesso tempo.
Ci disse che il cane con cui era stata rinchiusa non aveva pace e che la chiavava continuamente, notte e giorno,
E lei depravata come era quando nei pochi momenti in cui lui si riposava lo sollecitava prendendogli in mano ed in bocca il cazzo per farsi inculare di nuovo.
Era sfinita dall'attività del suo cane e ciononostante continuava a sollecitarlo di nuovo continuamente.
Con le le lacrime agli occhi ci chiese di iberarla da questa sua ossessione.
Noi rispondemmo che non potevamo. in quanto semplici inservienti.
Io le dissi che potevo aggiungerle una ulterio umiliazone facendomi succhiare il mio cazzo che si era indurito sentendo la sua patetica storia.
E così feci infilali il cazzo nelle sberre facendomimi fare un pompino da quella troia piangente.
Intanto Marta inginocchiata accanto a me senza nessun riguardo di genere verso la ragazza ingabbiata mi invitava a sfondarle la bocca con il mio cazzo.
Io sollecitata le arrivai in bocca lei ingoiò tutto; poi improvvisamente la vedemmo scomparire presa nel retro della gabbia dal suo cane che cominciò a pomparsela selvaggiamente.
Sentimmo i suoi gemiti e pianti arrivare dal buio della gabbia.
Io e Marta ci guardammo interrogativamente; percipevamo lo stesso pensiero c'erano tre gabbie libere con i cani dentro.
Noi potevamo aprire le gabbie ed entrare dentro per divertirci con quelle bestie.
Se Agnese ci avesse scoperto che cosa ci avrebbe potuto fare?
Di piena intesa aprimmo le gabbie vuote e ci entrammo.
I cani dentro mezzi addormentati rimasero sorpresi dalla nostra presenza.
Io ci misi un pò ad attivare il mio con la bocca e farlo attivare pe incularmi.
Non sò Marta forseanche lei avrà fatto lo stesso.
Passata la notte con i cani nelle gabbie eravamo pronte a subire una punizione da parte di Agnese.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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