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La tenera nostalgia degli anni verdi


di maktero
19.08.2024    |    1.075    |    4 9.1
"Lui continuò ad umiliarmi, mentre bevevo avidamente il contenuto della sua vescica..."
Sono giunte le prime ombre d'autunno; la fresca aria della nuova stagione ferisce il mio corpo nudo.
Queste sensazioni riportano la mia mente a dolci ricordi.
Fu sul finire di una estate, di tanto tempo fa, che mia sorella iniziò a trasformarmi in quello che sono ora.
Quel ricordo lontanissimo mi riporta alle nuvolose fantasie ed ai desideri incerti che provavo.
Mia sorella provvide a materializzare, in quella stagione magica i miei sogni.
Il mio cazzo comincia a fremere al ricordo, toccandomi sento la mia verga vibrare sottilmente sotto il tocco del mio palmo.
Fu in una serata fresca ed umida che mia sorella mi portò per la prima volta nel "Boschetto".
Arrivate sul luogo mi fece scendere dalla macchina mi tolse il mio unico indumento, una magliettina, mi legò le mani dietro la schiena e mi abbandonò, lì nuda ed impotente in una pineta dove solitamente si aggiravano vari depravati.
Prima di risalire in macchina ed andarsene mi augurò buona fortuna!
La vidi allontanarsi con dolore; avrei voluto che rimanesse con me.
Sapevo benissimo cosa mi sarebbe successo; ne avevamo parlato moltissimo con mia sorella.
Da tempo avevamo iniziato dei giochi con noi e lei aveva scoperto e sviluppato la mia natura di frocia sottomessa e pervertita.
Aveva già provveduto ad allargarmi il culo, ad insegnarmi ad ingoiare il mio sperma.
Ma non avevo mai avuto rapporti con maschi.
Ed il quella delicata serata d'autunno era giunto il momento.
Era buio ma non troppo, lontani fanali, e brevi sfanalate delle macchine che passavano lungo una strada vicina concedevano un minimo di visibilità.
Mi avviai girando per quel bosco, certa che prima o poi qualcuno mi avrebbe vista ed avrebbe approfittato della mia impotenza per violentarmi.
La cosa mi faceva paura, e nello stesso tempo lo desideravo.
Intanto camminavo nella boscaglia sentendo sotto i miei piedi l'umido contatto con gli aghi dei pini; quella sensazione mi piaceva e mi eccitava e contribuiva a lenire i miei timori.
Oramai non aspettavo altro che qualcuno mi trovasse e prendesse la mia verginità.
Non ci volle molto.
Inizialmente sentii delle voci incomprensibili che sembravano lontane; ma lontane non erano.
Infatti in pochi istanti mi trovai accanto due tizi di mezza età, che sembravano sorpresi e nello stesso tempo entusiasti nel vedere una frocettina nuda e legata completamente indifesa.
Io, quasi vergognosamente come una verginella gli dissi "Ciao".
Nella semioscurità riuscii a capire dai loro volti la soddisfazione di chi aveva vinto alla lotteria.
Quelli mi risposero "Ciao, come ti chiami?".
"Perché sei legata?"
Io risposi timidamente che mi chiamavo Giulia e che ero legata perché ero una schiava che la sua padrona aveva abbondato in quel posto.
I tizi dissero qualcosa tra loro che non compresi.
Poi uno dei due disse "Sei bella Giulia, hai un corpo fresco, ti piace il cazzo?".
Il mio cuore batteva a mille, mi sembrava di impazzire, non capivo se era più forte i desiderio o la paura.
Sentendomi felice per il complimento, risposi ai tizi che ero stata messa li dalla mia padrona per accontentare tutti i cazzi che avrei incontrato.
Quei due senza dire una parola cominciarono a toccarmi; era la prima volta che sentivo delle mani maschili scorrere sul mio corpo.
Poi nell'oscurità sentii qualcosa di strano strusciarsi sulla mia faccia, compresi che era il cazzo di uno dei due.
Poi avvertii la sua voce, che mi imponeva di aprire la bocca e di prendere dentro il suo cazzo.
Io eseguii e senti nella mia bocca qualcosa che mi dava una sensazione inusitata.
Era tiepido e semirigido, era la prima volta che sentivo la consistenza del cazzo nella mia bocca.
Mi piaceva e cominciai a lavorarlo con la lingua come mi aveva insegnato mia sorella.
Intanto quell'altro mi stava sondando il culo, mi aveva infilato delle dita dentro e si era accorto che ero abbastanza aperta.
Infatti dopo qualche istante mi sentii penetrare il culo capii che era il cazzo del tizio che mi stava dietro e che cominciò a pomparmi brutalmente.
Era la prima volta che sentivo un cazzo di maschio nel culo, quell'atto aveva annullato tutte le mie paure, i miei timori.
Venivo inculata da un maschio non ero più vergine!
Mi sentivo contenta per aver perso la mia verginità.
Intanto l'altro tizio mi scopava la bocca ed io con la mente sconvolta dal piacere che provavo per la mia nuova condizione cercavo di darmi da fare per accontentarlo.
Mi rivelai brava e feci arrivare per primo quello che mi pompava la bocca.
Quello che mi pompava il culo arrivò per secondo.
Non mi sembrò che la sequenza gli preocupasse.
Dai loro sconci commenti contava solo la quantità di sborra che mi avevano depositato dentro.
Effettivamente mi avevano riempita sia nella bocca che nel culo.
Tutti quanti esausti ci accasciammo al suolo.
Io ero contenta per aver avuto per la prima volta dei rapporti con degli uomini, mi sentivo felice con il mio culo spaccato e la mia bocca piena di sborra.
Sdraiata come un verme tra i due, mi strusciavo sul terreno, implorando il loro cazzo.
I due cominciarono a dire questa è veramente una troia insaziabile,
Ed era vero!
Dopo aver provato il cazzo ne volevo ancora ed ancora.
Ma i due erano mosci .
Uno dei due disse che doveva pisciare; quella cosa mi fece impazzire e chiesi di poter ingoiare il suo piscio.
Lui mi disse che facevo veramente schifo me mi accontentò e mi pisciò in bocca.
Io ingoiai tutto con devozione.
Lui continuò ad umiliarmi, mentre bevevo avidamente il contenuto della sua vescica.
L'altro si alzo con il cazzo eretto e mi inculò nuovamente mentre quello che mi aveva pisciato in bocca si fece una sega e mi sborro in faccia.
Nuovamente ci ritrovammo esausti a terra.
Uno dei due stronzi notò la mia erezione, ma vedendo che non potevo soddisfarmi a causa della mi legatura cominciò a masturbarmi.
Io lo guardai con degli occhi strabilianti per la sua pietà.
Arrivai finalmente in maniera esplosiva.
Quel rapporto perverso mi aveva eccitata allo spasimo ed aspettavo solo uno sfogo.
I due mi abbandonarono semincosciente.
Nella mia mente confusa dagli ultimi avvenimenti ero contenta di aver perso la mia verginità.
Ero dispiaciuta che i miei stupratori se ne fossero andati, ma ero certa che ben presto ne sarrebberò arrivati degli altri.







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