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Essere venduta e l'esibzionismo
di maktero
24.01.2025 |
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"Le ragazze ridacchiarono per la mia misera vestizione..."
Con mia sorella parliamo spesso del mio utilizzo.Mia sorella guadagna molto vendendomi per brevi periodi od affittandomi.
Sostanzialmente non c'è molta differenza.
Quello che cambia sono i tempi del mio utilizzo, i guadagni e le condizioni del mio trattamento.
Amo sentirmi trattata come un oggetto, una materia commerciale.
Mi sento annullata come persona e diventare solamente una cosa per cui qualcuno vuole pagare per ottenere la propria soddisfazione sessuale.
A mia sorella piace affrontare queste discussioni e chiachiera volentieri con me su questi argomenti, che lei comunque considera futili perchè essendo una schiava mi considera priva di volontà, o meglio devo essere priva di volontà, di desideri propri o di giudizi su come vengo utilizzata.
Convengo con mia sorella sulle condizioni che il mio stato di schiava impongono.
Tuttavia le faccio presente che anch'io provo delle sensazioni umane.
Lei si irrita e mi dice brutalmente che non devo permettermi di avere remore sulla mia condizione; sono una schiava destinata a farla guadagnare e basta.
Io intimorita voglio osare chiedendole cosa mi differenzia a una comune puttana.
Lei freddamente mi risponde niente!
Ed aggiunge tu sei solamente una cosa che io utilizzo per mio guadagno.
Quella risposta, che mi decreta come una vera puttana, o meglio ancora come una cosa, eccita la mia mentalità sottomessa, mi arrapo e comincio a masturbarmi.
Mia sorella comprende appieno il motivo della mia eccitazione e guardandomi mentre mi masturbo mi dice che sono veramente una merda sottomessa che si eccita da venire prostituita.
Aspetta che io arrivi e quando finalmente sborro; mi dice che per la serata vuole farmi fare una cosa nuova che ha pensato per una depravata come me.
Non mi annuncia nulla, se non che arriverrà una sua amica e che usciremo assieme a divertirci.
In attesa della sua amica io vengo messa a quattro zampe con il sale grosso alle ginocchia ed alle mani.
Passano molte ore mentre le mi ginocchia e mani mi fanno soffrire.
Poi finalmente suona il campanello e mia sorella va ad aprire accogliendo la sua amica.
Mia sorella mi presenta in quella posizione umilante nuda a quattro zampe sul sale.
Quella situazione mi eccità ed il mio cazzo si erge; la cosa non sfugge alle ragazze che cominciano a deridermi per quella eccitazione che considerano provenire dalla mia mente depravata.
Mia sorella dice questo è quello schifo di mio fratello, cosa ci vuoi fare.
In accordo tra loro mi sputano addosso e poi, dopo avermi salutata in quel modo ignobile mia sorella fà accomodare l'ospite, che scopro chiamarsi, Patrizia sul divano.
Mia sorella da buona padrona di casa offre a Patrizia una bevanda fresca mentre io che sto soffrendo da ore e sono assetata vengo ignorata.
Le ragazze si mettono a chiacchierare appoggiando le loro gambe sulla mia schiena come se fossi un tavolino.
Parlano del più e del meno per mezz'ora o più finchè arrivano al dunque e dicono che si è fatta l'ora di uscire e di divertirsi.
Io sono all'oscuro delle loro intenzioni e mi aspetto di tutto.
Mia sorella esce dalla camera da lettocon una maglietta e mi dice di alzarmi.
Dopo ore passate sul sale provo un dolore tremendo alle ginocchia ed alle mani.
Mia sorella mi fa passare i dolori con dei poderosi schiaffi alle chiappe e mi indusse ad indossare la magietta che mi copriva a malapena il pube.
Le ragazze ridacchiarono per la mia misera vestizione.
Poi improvvisamente ddissero è ora di uscire.
E uscimmo, io sofferente ed osceno a malapena coperta a una maglietta e loro vestite i tutto punto.
Mi caricarono nel bagagliaio della macchina.
Il viaggio fu lungo ed io venni sballottata parecchio in quell'angusto e soffocante loculo.
Poi la macchina si fermò ed io venni fatta uscire dal bagaglaiio.
Le ragazze mi dissero che eravamo in un parco prossimo ad una stazione ferroviaria.
Per quel parco passavano molte persone che si dirigevano alla stazione.
Il mio compito era di appostarmi dietro a dei cespugli e di masturbarmi quando vedevo passare delle ragazze.
Loro sarebbero rimaste in macchina in mia vista per guardare la mia degradazione.
Era la prima volta che mi veniva chiesto di fare l'esibizionista non mi piaceva molto ma non potevo rifiutarmi.
Mi addentrai in quei giardini trovai dei cespugli abbastanza alti da potermi nascondere a sufficienza ma da rimanere in vista dele ragazze che in maccina ridacchiavano guardandomi.
Passo molto tempo ma ad un certo punto vidi avvicinarsi una ragazza diretta verso la stazione.
Non mi piaceva quello che dovevo fare ma non potevo esimermi dagi ordini.
Cominciai a masturbarmi mentre quella ragazza passava; mi verrgognavo come una bestia quando lei mi guardò ed accelerò i suoi passi per evitarmi.
Guardai verso a macchina dove mia sorella e Patrizia ridevano.
Mi sentii veramente umiliata a fare una cosa del genere, piansi, ma non potevo fare atro ero una schiava.
Passò un'altra donna ed io mi esposi ad i suoi occhi masturbandomi.
La donna corse via ed io mi sentii veramente una merda per quanto ero costretta a fare.
La situazione si ripetè per altre tre o quattro volte ed io mi sentivo sempre più mentalmente distrutta.
Avrei voluto chiedere scusa ad ogni donna che avevo coinvolto nel gioco perverso di mia sorella e di Patrizia.
Le quali invece sembravano divertirsi moltissimmo della mia umiiazione e degradazione.
Poi finalmente le ragazze mi fecero segno di rientrare in macchina.
Io le raggiunsi e loro moto feilci e sorridenti e ridacchiando, mi dissero che ero stata straordinaria e che le avevano fatto divertire.
Io gli risposi che a me quella cosa non era piaciuta per niente.
Mia sorella irritata mi disse che a lei non gliene fregava niente di ciò che mi piaceva o meno.
Disse a Patrizia "Hai sentito cosa si permette di dire quela merda di schiava".
Patrizia; più acondiscendente rispose che in fin dei conti le avevo fatto divertire svolgendo il mio compito.
Ma mia sorella arrabbiata diceva che non voleva perdonarmi la mia arroganza e che dovevo essere punita.
Decise che mi avrebbero lasciata pe una strada dove battevano le puttane ed i froci per lasciarmi i a vendermi.
Mi lasciarono una borsina per raccogliere i soldi che poi gi avrei dovuto consegnare.
E poi arrivate sul posto mi lasciarono al mio triste destino di puttana di strada.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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