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La vita degradata con Emma


di maktero
26.09.2024    |    94    |    0 6.0
"Dopo una breve esitazione le dissi che aveva ragione..."
Quando ci svegliammo era di nuovo sera.
Io ero piena di dolori, i piedi che avevano subito parecchio mi facevano molto male.
Guardai Emma, le chiesi come stava anche lei mi disse di sentirsi uno straccio.
Ma che le piaceva stare così male.
Eto contenta che anche lei fosse contenta di quella condizione.
Rimanemmo a lungo in silenzio sdraiati sul lercio materasso che occupava gran parte della stanza lurida in cui abitavamo.
Provavamo ad alzalrci ma i dolori erano fortissimi, ipotizzammo che ci avessero rotto qualche osso.
Ma non era possibbile saremmo state peggio.
Ci venne fame, e cercammo tra gli avanzi di quello che avevamo raccolto nel cassonetto qualcosa di mangiabile.
Tra un dolore ed un gemito nel buio di quella stanza priva di illuminazione elettrica trovammo qualcosa che al tatto sembrava mangiabile.
Ingoiammo quello che avevamo trovato senza sapere cosa fosse.
Per bere ci dirigemmo al cesso, nel water rimaneva ancora un poco di acqua putrida, rimasta lì da quando ci era stata anche tolta la fornitura d'acqua.
Ci dissettammo con quello schifo commisto ai nostri escrementi marci.
Dopo esserci dissetate adagiate al lurido water cominciammo a discutere della nostra condizione.
Emma disse che avevamo bisogno di soldi per trovare un poco di cibo.
Le risposi che gli avremmo trovati prostituendoci come al solito.
Lei replicò che al momento eravamo messe troppo male per poter ottenere qualche successo prostituendoci.
Aveva ragione riuscivamo a malapena muoverci per i dolori del pestaggio e della tortura ai piedi.
Lei propose di rivolgerci a Giovanna.
Dopo una breve esitazione le dissi che aveva ragione.
Avremmo potuto trovare aiuto da quella pervertita che da tempo ci stava circuendo.
Avevamo conosciuto Giovanna un poco di tempo prima in un parco pubblico.
Lei era a spasso con il suo cane e ci notò sedute su una panchina.
Il nostro aspetto non lasciava dubbi a chi ci vedeva sul nostro stato, coperte da vestiti lerci e scalze eravamo l'emblema delle prostitute spazzatura.
Giovanna ci comprese immediatamente e senza tanti preamboli ci chiese quanto volevamo per spompinare e farci inculare dal suo cane.
Noi stabilimmo una cifra e poi ci appartammo in un angolo nascosto del parco per soddisfare il suo cane mentre lei guardando si masturbava.
Ci lasciò il suo indirizzo dicendoci di farci vivi perchè le eravamo piaciuti.
Poi noi prese dalle nostre attività non avevamo più pensato a lei.
Adesso che ci sembrava un ancora di salvezza cercammo il biglietto con il suo indirizzo.
Riuscimmo a trovarlo e con mille difficolta per i dolori ci vestimmo sommessamente e scalze come sempre arrancando per il dolore ai piedi ci avviammo alla casa di Giovanna.
Suonammo al citofono e ci presentammo lei rimase un poco in silenzio non ricordandosi di noi, le ricordammo l'episodio del cane nel parco e lei finalmente si ricordò.
Ci invitò a salire a casa sua.
Noi doloranti salimmo per le scale, avremmo potuto prendere l'ascensore ma volevamo continuare a soffrire; siamo delle masochiste convinte.
Arrivate al piano vedemmo una porta aperta e Giovanna sorridente che ci invitò ad entrare.
Entrammo e la padrona di casa ci fece arrivare in una stanza dove c'era un uomo legato con il corpo segnato dalle frustate.
Giovanna ci disse di scusarla perchè stava finendo un lavoro ma che dopo sarebbe stata tutta per noi.
Ci disse di accomodarci, ma spogliandoci nude, noi ubbidimmo e ci inginocchiammo in un angolo come ci era stato richiesto.
Poi lei si rivolse al tizio legato e gli chiese se gli stava bene di farsi dominare davanti ai suoi ospiti, lui rispose di sì.
E poi Giovanna prese una frusta e cominciò a massacrare di colpi quell'uomo.
Era veramente cattiva colpiva violentemente ed i colpi piombavano sull'uomo con violenza.
Lui gemeva e piangeva ma Giovanna non sembrava avere nessuna pietà.
Io mi eccitai ed anche Emma sembrava entusiasta.
Poi Giovanna terminò di frustarlo, lo liberò dai legacci che lo avevano avvinto poi cagò per terra e costrinse quell'individio a mangiare la sua merda.
Lo umiliò chiedendogli se si vergognava a mangiare la sua merda davanti a degli estranei ma quel porco masochista disse che avrebbe voluto farlo anche per strada davanti ai passanti.
Giovanna le rispose "Ma che caro se pagherai abbastanza te lo farò fare".
Il tizio alzò la testa con la merda in bocca e balbettando disse qualcosa come qualsiasi cifra.
Giovanna con indifferenza gli disse "Ne riparleremo merda adessa finisci di mangiare che devo parlare con i miei ospiti".
Quindi rivolgendeci a noi ci disse che eravamo ridotti ad uno schifo come lei si ricordava, dei depravati degradati.
Noi affermammo di si.
E lei ci chiese cosa volevamo.
Noi rispondemmo che volevamo guadagnare qualche soldo.
"Capisco replicò giovanna"; ma poi aggiunse che gli sembravamo messe male; noi le raccontammo delle nostre ultime esperienze e lei sembrò eccitarsi molto.
Dicendo che eravamo delle schifose straordinarie come piaceva a lei.
Intanto lo schiavo aveva finito di mangiare la merda di Giovanna e si introdusse nella nostra discussione dicendo che aveva terminato il suo compito.
Giovanna rivolgendosi a me mi disse di fcominciare facendomi spompinare da quello stronzo.
Il tizio totalmente schiavizzato non fece obiezioni e cominciò a prendere il mio cazzo nella sua bocca piena di merda.
Mi fece un un bel pompino, ed io dissi alle ragazze che era veramente bravo.
Le ragazze guardarono quello spettacolo toccandosi e baciandosi.
Poi arrivai in bocca a quello strozo.
Giovanna non gli permise di godere; ma poi gli chiese se per davvero voleva mangiare della merda in pubblico e magari fare un pompino come aveva appena fatto sempre in pubblico.
Lui rispose con entusiasmo di sì che impazziva per quella idea.
Giovanna gli disse di rivestirsi e di andare via poi lo avrebbe richiamato per accontentare quei suoi desideri depravati.
Il tizio si rivestì con gli occhi brillanti per il desiderio di poter esssere accontentato e dicendo "per pietà mi accontenti padrona", usci di casa dopo aver avuto un incerto sì da parte di Govanna.
Senzaltro il tizio sarebbe vissuto nell'incertezza per i prossimi giorni.
Giovana guardandoci ci disse che avrebbe preparato un tè perche ci sembravamo parecchio malmessi.
Ci servì il tè con dei pasticcini, per noi abituate a mangiare i residui dei cassonetti era una festa.
Mentre ci rifocellavamo in ginocchio davanti a Giovanna lei conìmincio a chiederci delle nostre esperienze.
Noi le raccontammo tutto della nostra depravazione.
Lei sembrava sempre più entusiasta.
Poi ci spiegò che lei era una dominatrice professionista; cosa che noi avevamo già compreso.
E considerando quanto eravamo abili e disponibili alle varie schifezze senzaltro avrebbe trovato qualcosa per utilizzarci e farci guadagnare qualcosa.
Ci disse che a quanto le avevamo raccontato eravamo mal messe dal pestaggio dei trans.
Le piaceva questa nostra tendenza per essere picchiate duramente.
Ci disse che lei era veramente sadica e che avrebbe voluto massacrarci di botte.
Noi accettamo.
Giovanna prese un bastone e cominciò a picchiarci come delle bestie.
Accese lo stereo e lo mise ad alto volume per confondere le nostre urla.
Ci massacrò di brutto con cattiveria, fino a faruscire sangue dai colpi.
Era veramente barva.
Poi quando si soddisfò smise di picchiarci.
Ci condusse in un ripostiglio, ci butto delle bottigliette d'acqua chiuse la porta e noi rimanemmo lì all'oscuro, gemendo per i dolori e cercando di bere.
Ci rendemmo conto che Giovanna non ci aveva parlato del nostro guadagno; pensandoci considerammo quanto avevamo subito come una prova.
Poi la porta si aprì e Giovanna, senza dire una parola, introdusse nello sgabuzzino il cane che avevamo conosciuto al parco chise la porta lasciandoci al nostro destino.
Capimmo che avremmo dovuto accontentare quella bestia.
Eravamo coperte di sangue per le feroci botte che avevamo subito ed adesso in mezzo ai dolori dovevamo anche accontentare il cane di Giovanna.
La bestia era arrapata e nello stretto ed asfissiante sgabuzzino si approffitò di noi.














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