bdsm
Messico XIV secolo d.C.
di maktero
22.10.2024 |
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"Io avevo difficoltà a parlare con l'ago infilato nella lingua..."
Sono l'mperatore Guatagulpa, sono appena stato investito della carica imperiale.Ma devo affrontare il sacrificio che confermerà la mia carica verso il mio popolo.
In una assolata giornata messicana vengo condotto sulla cima della piramide dove vengo spogliato di tutti i miei vestiti di fronte alla folla che assiepa la base della piramide.
L'imperatore deve presentarsi nudo davanti al suo popolo per dimostrare di essere un essere umano come gli altri e che la sua superiorità non è dovuta al corpo ma a qualità divine.
Dopo aver esposto ampiamente il mio corpo nudo al popolo acclamente, vengo pitturato di blu, il colore sacro agli dei.
Il popolo acclama sempre più rumorosamente, ne sono entusiasta e sono pronto ad affrontare la prossima prova
Un imperatore deve dimostrare di saper soffrire come qualunque dei suoi sudditti.
Vengo messo in ginocchio in una posizione il cui il popolo alla base della piramide possa vedermi benissimo.
Il Gran Sacerdote, i sacerdoti minori e le sacerdotesse abbigliati negli abiti rituali salmodiano frasi rituali mentre preparano il mio tormento.
Un dei sacerdoti mi si avvicina brandendo un ago di selce, mi chiede di aprire la bocca e di tirare fuori la lingua e di esporre la mia lingua verso il popolo.
Io eseguo così come prevede il rito a cui si sono sottoposti mio padre, il padre di mio padre e gli alatri antenati.
Il sacerdote con gesto ieratico e salmodiando alza lentamente l'ago di selce, brandendolo in modo che sia ben visto poi lo avvicina alla mia lingua esposta e me la perfora.
Non sento molto dolore; più che altro sono sorpreso, un poco infastidito da quella cosa che attraversa la mial ingua e mi impedisce di chiudere la bocca.
Il popolo esulta a quella vista ed io comincio a sentirmi in sintonia con loro.
Poi arrivano due sacerdotesse, con i corpi colorati e con grandi pittoreschi copricapi; brandiscono anche loro degli aghi di selce.
Loro insieme al sacerdote salmodiando frasi religiose e poi esponendo bene gli aghi allavista della popolazione, tra il loro mugulio impaziente me li infilzano nei capezzoli.
Urlo per il dolore; il popolo strilla, grida, applaude, si entusiasma; sto dando a loro ciò che vuole un imperatore che soffre come soffrono loro per la loro vita misera.
Poi arriva il Gran Sacerdote che con il volto coperto da una maschera orribile mi si avvicina con un lungo ago di selce,
Esprime frasi sacre barndendo l'ago, e poi terminando il suo rituale mi si avvicina, mi prende il cazzo in mano e mi infila l'ago nella cappella.
Strillo come un pazzo per il dolore; ed intanto il popolo impazza.
Il rito non è ancora finito; il Gran Sacerdote, gli altri minori e le sacerdotesse pisciano in un contenitore e dopo aver finito mi fanno bere quel liquido.
Mi fanno bere tutto fino all'ultima goccia; ho lo stomaco pieno del piscio dei sacri sacerdoti e delle sacerdotesse; sto raggiungendo un livello sacro come ci si aspetta dagli imperatori.
Il popolo è entusiata e salmodia canti rituali mentre vede il suo imperatore umiliato in quella maniera.
Viene fatto arrivare un guerriero Giuaguaro coperto dalla pelle delll'animale, solo da quella mostra un grosso cazzo arrapato ed il Gran Sacerdote benedice il suo cazzo.
Un momento dopo il guerrireo Giaguaro mi incula di fronte al mio popolo esultante.
Quello fa il suo dovere rituale pompandomi come si deve, poi arrivato si sfila mostrando il suo cazzo sborrante.
Io a quattro zampe osservo la popolazione sottostante che mi acclama, nella confusione odo parole di merito, applausi; sto conquistando il mio popolo.
Il rito è quasi finito; mi aspetta l'ultima prova per dimostrare al mio popolo di essere degno di comandarlo.
Una sacerdotessa arriva con un molosso, un grosso cane nero; lo masturba finchè il suo cazzo non è sufficientemente eretto.
Poi me lo pone sul retro e lo invita ad incularmi, questo è un momento delicato se la bestia si rifiutasse di incularmi, il rito non sarebbe completo ed io potrei essere rifiutato come imperatore.
Aspettto con ansia che il cazzo della bestia mi penetri, finalmente potrò terminare la mia incoronazione.
Con soddisfazione avverto che il cazzo del cane trova il mio culo e comincia a penetrarmi.
Il popolo entusiasta urla e piange mentre guarda un cane che incula il suo imperatore.
Poi quello sborra dentro di me, sento il suo fluido caldo entrarmi nel culo.
A quel punto Fellina diede lo stop.
Alzandosi dalla sua sieda da regista disse a tutti che avevamo realizzto una splendida sequenz; tutti quanti applaudirano, commentando rumorosamente le riprese di quel film storico.
Fellina si complimento con il Gran Sacerdote con gli altri sacerdoti e le sacerdotesse che mi avevano tormentata, e con le poche comparse che rappresentvano il popolo.
Disse che in post-produzione con vari trucchi cinematrografic ne sarebbe uscito un grande flm.
Io ero esausta sul set una piattaforma posticcia in compensato e polisteriolo che rappresentava la piramide azteca.
Il cane che mi aveva fatto non mi aveva abbandonata e sembrava essersi appasionato al mio culo e cercava ancora di incularmi.
La sua padrona lo tirò via prima che mi prendesse di nuovo.
Fellina ordinò di riportammi alla mia gabbia senza preoccupparsi che fossi perforata dagli aghi di selce perfettamente riprodotti dagli attrezzisti.
Venni riportata nella mia gabbia dove Marta nella gabbia adiacente mi chiese cosa mi avevano fatto.
Io avevo difficoltà a parlare con l'ago infilato nella lingua.
Ma in quache modo riusci a spiegarmi, Marta cominciò masturbasi furiosamente al mio sconnesso racconto.
Poi arrivò Fellina con l'attore che aveva interpretato il Grande Sacerdote.
Gli ordinò di togliermi gli aghi di selce dalla lingua, dai capezzoli e dal glande.
Cominciai a snguinare copiosamente dalle ferite.
Marta vedendomi sanguinare si offri di usare la sua urina per curare le mie ferite.
Fellina accosentì, pisciò in un contenitore ed attraverso la dificolt delle sbarre delle gabbie in cui eravamo imprigionate cominciò a massaggairmi delicatamente i miei capezzoli sanguinanti, il mio glande con le sue mani intrise nella sua dissifentante urina.
Apprezzai quella cura.
Smisi di sanguinare ed esausta mi addormentai
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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