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La cura per l'allergia


di maktero
20.09.2024    |    31    |    0 8.0
"Capivo che volevano sfogarsi per non essere state considerate..."
Da un pò di tempo ho una forte allergia; starnutisco di continuo.
Mia sorella ha chiamato una sua amica medico che dice di avere una soluzione per il mio problema.
Conoscendo mia sorella dubitavo che lei avesse invitato la dottoressa per risolvere il mio problema; probabilmente aveva concordato con la sua amica qualcosa per tormentarmi.
La dottoressa arrivo nel pomeriggio, mia sorella e lei cominciarono a baciarsi ed a a toccarsi.
Fecero i loro comodi mentre io nuda atendevo di essere curata.
L'atteggiamento di quelle due mi fece dubitare ulteriolmente della serietà di risolvere il mio problema di allergia.
Terminante le loro efussioni, la dottoressa disse che voleva provare una nuova pratica descritta in alcune riviste di medicina.
Mia sorella sembrava entusiata dall'iniziativa della sua amica dottoressa e chiese di cosa si trattava.
La dottoressa disse che si trattava di fare delle iniezioni di urina nei capezzoli del paziente, ciò avrebbe ridotto la carica allaeergica.
Era una vera stronzata, anche mia sorella se ne rendeva conto, e la dottoressa rimase indiferrente alla nostra incredulità.
Tuttavia mi piaceva, l'idea, non sarà servita per la mia allergia, ma ero attratta dalla cosa.
Non avevo mai provato una cosa del genere e volevo provarla.
Capivo che le ragazze non erano tanto interessate alla mia salute quanto al mio tormento.
La dottoressa mi fece pisciare in un contenitore asetticco poi riempii una siringa con la mia urina e poi dopo avermi infilato l'ago in un capezzolo cominciò ad iniettare il liquido.
Il dolore era tremendo mentre quel liquido mi entrava nel capezzolo me lo sentivo bruciare terribilmente dentro.
Guardai negli occhi con affetto quella sadica della dottoressa che cercava di farmi sofrire il più possibile mentre mi iniettava con crudele sapienza il liquido nel capezzolo.
Dopo aver finito con il capezzolo sinistro che si era gonfiato enormemente, la dottoressa proseguì con l'altro capezzolo.
Come prima cominciai a gemere e godere per quell'insolito piacere.
Mi accorsi che non starnutivo più; la terapia aveva funzionato la mia insolita allergia era terminata; la cura aveva avuto effetto.
Certo stavo meglio ma avevo i capezzolli gonfiati come palloncini.
La dottoressa e mia sorella mi disserro se ero contenta della cura, certo dissi che non starnutivo più ma che avevo i capezzoli gonfi pieni di urina.
Mia sorella comincioò a schiafeggiare i mie capezzoi gonfi con un tono di sarrcasmo, dicendo che ero stata curata come si deve.
Io dissi che mi piaceva vedere quei miei capezzoli gonfiati, avevo sofferto per averli ma mi piacevano.
La dottoressa mi disse che se volevo poteva riempirmi il seno di urina fino a farmerlo diventare gonfio come quello di una donna.
Io ne fui entusta e chiesi di farmi goniare il seno.
Le ragazze pisciarono nel contenitore e la dottoressa, raccolse l'urina nella siringa e mi fece le dolorose iniezioni fino a farmi espandere il seno.
Soffrii molto ma ebbi la sodisfazione di avere delle tettte gonfie come quelle di mia sorella.
Dissi alle ragazze che ero entusiata di quel seno gonfio, loro mi risposero che sembrava veramente bello da far invidia a molte ragazze.
Io dissi che volevo esporlo, sgoggiarlo, le ragazze mi capirono e si chiesero dove potevo accontentare quel mio desiderio perverso.
Io pendevo dalle loro labbra.
Decisero di portarmi in locale di scambisti dove avrei potuto trovare qualche frocio che avrebbe apprezzato il mio seno.
Mi truccarono e agghindarono da frocia, mi sentivo veramente bene agghindata in quella maniera, con il mio seno prosperoso.
Ero una vera troia da scopare.
Ci recammo al club degli scambisti.
Fu un successo fenomenalei vari pervertiti mi trovarono più interessante di mia sorella e della dottoressa.
Venni chiavata violentemente mentre le mani dei miei amanti agguantavano e sringevano fortemente le mie tette gonfie che mi facevano malissimo alla loro stretta.
Ma erano così cari ad infilarmi i loro cazzi nel mio culo.
Le ragazze invece rimasero all'asciutto, sembra che in quella serata gli astanti preferissero i froci come me piuttosto che le donne.
Assagiai un mucchio di cazzi, in bocca e nel culo.
All'alba ero sfinita e le ragazze, scontente per non esere state considerate mi riportarono a casa.
Capii che avrei dovuto subire la loro insodissfazione.
Infatti appena arrrivati a casa cominciarono a frustarmi violentemente.
Capivo che volevano sfogarsi per non essere state considerate.
Erano veramenete cattive violente nel frustarmi ma capivo che volevano farmi soffrire ed io ero contenta di dimostrale la mia sofferenza.
Ero contenta che loro si sfogasssero, mi piaceva di essero l'oggetto materiale del loro sfogo.







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