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Un duro pranzo in famiglia

03.06.2024 |
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"Dopo aver Indossato quell'osceno indumento, ci vennero consegnati dei pesanti vassoi coperti di piatti con odorose e delicate pietanze..."
Io e Marta ci stavamo riprendendo dopo che le nostre più intime parenti ci avevano sfondato il culo senza nessun riguardo e delicatezza.Accasciate a terra cominciammo a chiacchierare condividendo la soddisfazione che provavamo per aver donato i nostri culi.
Ridemmo sarcasticamente pensando al concetto di "donazione" dei nostri culi; questi erano disponibili a chiunque volesse approfittarne.
Ma ci sentivamo realizzate; quello era il nostro compito! ed usare il nostro corpo per accontentare le voglie di chiunque ci rendeva contente.
Se poi davamo del piacere io mia sorella e Marta sua madre, aggiungeva un sentimento di delicata intimità famigliare al nostro compito.
Mentre ci rilassavamo chiacchierando fantasticamente di questi nostri sentimenti che senz'altro facevano presa solo tra di noi, autogiustificandoci per la nostra condizione di schiave senza nessuna dignità; arrivò uno dei bruti della casa dicendoci bruscamente che ci vogliono in cucina.
Le parole dure del bruto ci arrivarono come una feroce sveglia come per toglierci da un sonno pieno di bei sogni; impiegammo qualche istante per ritornare alla realtà.
Ci alzammo con lentezza avviandoci verso la cucina e lasciando cadere passo dopo passo i nostri romantici sentimenti su cui avevamo fantasticato fino a poco fà.
Non c'erano dubbi che eravamo avviate verso altri dolori ed umiliazioni.
Nel tragitto verso la cucina ci accorgemmo di essere affamate, speravamo che ci avessero dato qualcosa da mangiare ed accelerammo il nostro passo pensando di soddisfare il nostro appetito.
Arrivate in cucina le nostre speranze furono demolite, dal tono duro della cuoca che ci disse che le padrone erano pronte a tavola e che aspettavano il pranzo.
Capimmo che per noi non c'era niente; provammo comunque ad elemosinare qualcosa da mangiare, ma la cuoca con cattiveria ci disse che non c'era tempo per noi, le padrone stavano aspettando e dovevano essere servite.
Ci venne ordinato di indossare un grembiulino che copriva appena la parte anteriore del nostro corpo e le parti basse.
Dopo aver Indossato quell'osceno indumento, ci vennero consegnati dei pesanti vassoi coperti di piatti con odorose e delicate pietanze.
Io e Marta subimmo un flebile mancamento; affamate come eravamo avremmo voluto gettarci su quel splendido cibo esposto davanti a noi, ma ci sforzammo per superare quel desiderio proibito.
Appena riprese da quel momento di debolezza ci avviammo verso la sala da pranzo, dove vedemmo mia sorella e la madre di Marta accomodate su un tavolo splendidamente apparecchiato.
Le ragazze commentarono rumorosamente la nostra apparizione, umiliandoci crudelmente affermando che erano affamate e che non vedevano l'ora di mangiare e che finalmente era arrivato il pranzo.
Sapevano bene che anche noi avevamo veramente fame, e volevano veramente farci male, colpendoci sottilmente sulla nostra sofferenza fisica.
Con lo stomaco che brontolava, e la testa che sembrava sprofondata in un baratro di umiliazione, cominciammo a servire le padrone con tutti i crismi dell'etichetta, così come ci era stato insegnato a frustate e bastonate.
Terminato il nostro servizio, mentre guardavamo con desiderio le pietanze che servivamo alle signore; loro ci ordinarono di inginocchiarci al lato del tavolo.
Noi ubbidimmo e da quella scomoda posizione cominciammo a guardare il pranzo delle padrone che cominciarono a mangiare conversando piacevolmente del più e del meno.
Noi affamate soffrivamo terribilmente mentre vedevamo le due, spietatamente indifferenti alla nostra condizione, mangiare quei deliziosi manicaretti.
Durante quella terribile esibizione avemmo dei brevi mancamenti che le ragazze commentarono spietatamente.
Io e Marta ci sentivamo veramente distrutte; si certo ci piaceva accontentare quella sottile tortura che le ragazze ci imponevano, era giusto per delle schiave come noi.
Tuttavia cominciavamo a sentire un certo cedimento fisico; il mio cazzo nonostante quella situazione così terribilmente umiliante ed eccitante non si alzava e credo che anche Marta non riuscisse a provare del godimento.
Le padrone accorgendosi che ci avevano portato al limite terminarono il loro sadico gioco.
Riempirono dei piatti con i loro avanzi che ci posero davanti.
Poi ci autorizzarono a mangiare.
Noi ci gettammo su quei resti come delle bestie, ingoiammo ferocemente quella mistura di avanzi cercando di riempire il nostro stomaco esausto.
Ci saziammo, ci saziammo a sufficienza e cominciammo a sentirci bene.
Terminato il nostro pasto bestiale ci accasciammo esauste ma sodisfatte.
Avvertimmo un lieve torpore che si fece sempre più intenso, le sofferenze e le umiliazioni delle ultime ore avevano fatto effetto e fecero cadere la nostra mente ed il nostro fisico affaticati in un dolce scivolamento verso l'incoscienza .
Le palpebre stanche dopo aver balenato un pò si chiusero per farci scendere in un sonno profondo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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