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Passeggiando per il paese incontriamo Giorgia


di maktero
02.07.2024    |    2.379    |    8 8.2
"Poi come era apparso lo sconosciuto sparì dal vicolo..."
Il sole caldo dell'estate scalda le nostre membra.
Camminiamo scalze per le strade del paese, la nostra nudità è appena coperta da una magliettina che arriva appena a coprire il nostro pube.
Fellina cammina davanti a noi e noi come cagnoline la seguiamo.
Ci sentiamo un poco frastornate dai movimenti delle persone dal loro vociare mentre si affaccendano alle loro incombenze quotidiane.
Il traffico, auto, motorini e biciclette ci confonde.
Non siamo più abituate dopo tanto tempo vissuto in cattività, in luoghi oscuri e bui riempiti solamente da urla, lamenti e gemiti; a quella manifestazione di felice vita quotidiana.
Ci sentiamo felici di provare una giornata di vita comune.
Tutto è cominciato la primissima mattina quando Fellina, uscendo dal camper con una tazza di caffè in mano si è avvicinata a noi legate come prassi al paraurti del camper ed adagiate nella sporcizia ci ha enunciato che ci avrebbe portate a fare una passeggiata in paese.
Noi spalancammo gli occhi entusiaste per quella prospettiva; ci piaceva l'idea di poter circolare un poco per il paese, un momento di libertà dopo tanta tetra e dura prigionia.
Fellina contenta del nostro entusiasmo posò la tazza di caffè, ci sciolse e ci portò al lavaggio; il sito all'interno del camping in cui cani e schiavi venivano lavati.
A quell'ora così mattutina trovammo in fila solo un cane ed una schiava destinati al lavaggio.
Aspettammo il nostro turno e poi quando tocco a noi Fellina ci strabiliò porgendoci un flacone di bagnoschiuma e di shampoo con cui potevamo insaponarci.
Di solito venivamo lavate solamente con dell'acqua che non puliva appieno la sporcizia sui nostri corpi e sui nostri capelli; il nostro aspetto era quasi sempre quello di streghe, ma per quello per cui venivamo utilizzate andava più che bene.
Stupefatte da quella possibilità che ci veniva concessa io e Marta cominciammo ad insaponarci abbondantemente come delle scemette felici, ridacchiando e giocando felicemente come delle bambine.
Intanto Fellina ci sciacquava con la sistola; dopo un quarto d'ora eravamo tutte perfettamente pulite dopo chissà quanto in cui avevamo vissuto accumulando sporcizia e degradazione.
Fellina ci riportò al camper e noi avevamo gli occhi spalancati per la felicità ed per il piacere dei nostri corpi puliti; sulla strada io e Marta ci baciammo frequentemente per la felicità.
Al camper Fellina entrò dentro e ci porse delle magliette da indossare; notammo che erano pulite e non sdrucite, anche questo ci entusiasmò di solito nelle rare volte in cui ci veniva offerto quell'abbigliamento, si trattava di capi sporchi e laceri.
Stavolta invece indossammo delle magliette, certo notammo che queste avevano delle scritte stupide; ma cosa ci importava; ci sentivamo come delle modelle ad una sfilata.
Fellina entrò nel camper e ne uscì dopo poco indossando uno splendido vestitino, leggero e sottile che lasciava intravedere per chi voleva guardare le sue stupende forme.
Aveva un cappello leggero, molto civettuolo che agguantava con la mano sorridendo.
Era scalza come sempre, ciò ci piaceva e ci faceva sentire accummunati a lei; a quella splendida dea.
Arrivammo in paese; sapevamo che la gente del luogo conosceva perfettamente l'esistenza del "dog slave camping".
Probabilmente molti non erano d'accordo, su quel luogo, altri erano indifferenti, ma molti erano contenti perché quell'attività portava del denaro.
E così in quella splendida e soleggiata mattina estiva io e Marta, vestite di splendide magliettine pulite, con il nostro corpo lavato camminavamo per le strade del paese a seguito della nostra padrona .
Camminavamo con i nostri occhi puntati sui piedi di Fellina; entrambe eravamo appassionate di piedi e vedere Fellina che camminava scalza sulla pubblica via ci faceva impazzire.
Se solamente ce lo avesse chiesto ci saremmo buttate come pazze ai suoi piedi a leccarglierli ed a togliere ogni sporcizia da quell'oggetto dei nostri desideri.
La nostra passeggiata nel paese si prolungò vedemmo altri padroni e padrone con schiavi e schiave; persone che avevamo già visto al camping.
Anche loro erano coperti come noi, con delle magliette che arrivavano al pube; la gente del paese era tollerante ma ovviamente non voleva vedere sulla pubblica via troppe oscenità.
Fellina si fermò a fare compere presso diverse bancarelle e negozietti; comprò diversi capi di abbigliamento, vestiti, foulard, fuseaux; tutto tranne delle scarpe visto che non le portava mai.
Terminato lo shopping Felina, stanca ed affamata raggiunse un bar dove sotto un gazebo si sedette ad un tavolino ed ordinò del cibo e delle bevande.
Noi rimanemmo al margine del gazebo.
Fellina ci disse, cosa fate lì stronze, volete farmi fare brutta figura, con due merde come voi che mi guardano mangiare.
Andate in giro e andate a trovare qualcosa da mangiare nei cassonetti della spazzatura.
Noi effettivamente ci sentivamo affamate e cogliemmo il suggerimento di Fellina, cominciammo a girare nei dintorni e trovammo dei cassonetti dell'organico in un vicolo.
Li aprimmo e cominciammo a frugarci dentro trovando del cibo appetibile.
Affamate mangiammo quello schifo, che i saziò.,
Ad un certo punto ci accorgemmo di un tizio che ci osservava, capimmo che era un depravato quando cominciò a tirare fuori il suo uccello ed a masturbarsi.
Io e Marta ci sdraiammo con le schiene contro un muro mentre lo sconosciuto si masturbava davanti a noi.
Ci accorgemmo che lo sconosciuto aveva bisogno di ulteriore stimolo ed io e Marta cominciammo a baciarci ed a toccarci per farlo eccitare il più possibile.
Il tizio arrivo sborrando abbondantemente. il suo sperma arrivò per lo più per terra, noi riuscimmo ad intercettarne solo qualche goccia nella nostra bocca.
Poi come era apparso lo sconosciuto sparì dal vicolo.
Fu quasi un sogno breve ma intenso.
Quando capimmo che era passato abbastanza tempo tornammo al bar; Fellina ci accolse con un sorriso e ci chiese se eravamo riuscite a mangiare qualcosa.
Noi rispondemmo che avevamo trovato qualcosa in cassonetto e che avevamo avuto un simpatico incontro con un depravato.
Fellina, ci chiese i particolari eccitandosi e toccandosi nascostamente per non farsi vedere.
Io e Marta, avremmo voluto precipitarsi sulla sua figa mentre godeva pensando alle nostre esperienze depravate.
Non potevamo farlo lì in pubblico, ed anzi molti avventori del bar avevano cominciato a lanciarci degli sguardi pungenti.
Cercammo di calmarci tutti quanti, e quando gli sguardi degli utenti del bar tornarono alle loro faccende riprendemmo il nostro discorso.
Fellina ci presento Elenora, la donna seduta sul tavolino davanti a sè
Ci disse che lei era la padrona di uno schiavo schifoso, chiamato Giorgia,
In questo momento mentre lei, pranzava al bar aveva lasciato quella merda a divertirsi come diceva lei.
Io e Marta capimmo che avremmo avuto a che fare con una merda di schiavo come noi.
La cosa ci entusiasmava, volevamo provare qualcosa di nuovo.
Fellina ed Eleonora si alzarono si alzarono dal tavolo.
Ci dirigemmo verso l'automobile di Eleonora; lei si mise alla guida; Fellina si posizionò al posto del passeggero, e noi straordinariamente sul sedile posteriore.
Durante il viaggio Eleonora spiegò che era contenta del suo schiavo, che si trattava di un autentico depravato masochista, frocio di merda che veniva chiamato Giorgia, ma questo solamente per dare un nome, una indicazione per un pezzo di carne da utilizzare in ogni modo
Fellina in moto di gelosia cominciò a magnificare le nostre capacita masochistiche e pervertite.
Eleonora non rilevando, l'osservazione di Fellina; dice che lo ha abbandonato nella prima mattina in un cesso pubblico autostradale tipico luogo di incontro tra froci.
Dopo un breve viaggio arriviamo al cesso pubblico di cui ci aveva parlato Eleonora.
Entriamo nel cesso dove vediamo alcuni uomini accalcarsi verso l'ultimo cesso; Eleonora si dirige verso quel cesso dove si trova Giorgia; con moto imperioso impone ai vari uomini di farsi da parte, dicendogli che il divertimento è finito.
Ne segue un brontolio dei tizi mentre lei trascina per la nuca Giorgia fuori dal cesso.
Siamo strabiliate dall'intramprendente coraggio di Eleonora che affronta una fila di uomini arrapati e gli sottrae l'oggetto del loro piacimento.
Comunque sia, Elenoora si presenta spingendo un corpo umano coperto di merda, di piscio e di sperma.
Torniamo in macchina; Elenora per non sporcare la macchina getta Giorgia nel bagagliaio, a noi viene concesso il sedile posteriore.
Mentre ci avviamo verso la ignota destinazione io e Marta pensiamo a quei maschi con i cazzi eretti che aspettavano di farsi Giorgia. e che sono rimasti a bocca asciutta.
Io e Marta avremmo voluto accontentarli; Eleonora intuendo i nostri pensieri da troie ci disse, che ce ne avrebbe procurati tanti di cazzi quanti ne volevamo.
Noi rincuorate continuammo per quella promessa ci addormentammo adagiandoci delicatamente una accanto all'altra.







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