bdsm
Romanzo depravato, la trasformazione
di
maktero
28.01.2025 |
32 |
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"Quella posizione mi diede conforto e come un infante mi abbandonai stanco ed affranto in quel morbido ed accogliente calorecalore..."
Con mia sorella stavamo guardando dei film con delle shemale.Non era la prima volta e come al solito commentavamo le immagini e le azioni.
Apprezzavamo i loro fisici e le azioni di quelle trans, commmentavamo i loro cazzi.
Ma ci scoprimmo a commentare come femmine i loro abbigliamenti e le loro azioni.
Discutevamo quelle cose come sorelle; sì' come sorelle perchè fù in quei momenti, in quelle dolci chiacchiere, che cominciai ad sviluppare la mia natura femminile, così come voleva mia sorella.
Era inizialmente una sensazione indefinbile, che si manifestava gradualamente, sfumatamente, apprezzando le decorazioni femminili che vedevamo nei film e nelle foto.
E scoprendo il desiderio di apparire bella come quelle donne o come quelle trans mi attraeva semre di più.
Espressi quelle sensazioni a mia sorella che ne risultò contenta, dicendomi che aveva raggiunto ciò che voleva.
Mi confessò che era tremendamente eccitata dal voler trasformarmi in una frocia, era il suo desiderio supremo.
Impazziva dal desiderio di trasformarmi in una femminuccia.
Io compresi il suo desiderio; che apprezzavo e che condivedevo e a cui mi sottommettevo docilmente, comprendendo che era anche la mia volontà.
Sì volevo, desideravo diventare donna; volevo provare tutti i piaceri delle donne come una donna.
Oddio nella mia fanciullezza tutto quanto non mi era ben chiaro, o forse si.
Volevo continuare ad essere maschio, non capivo più niente.
Cazzi e fighe si affolavano nella mia immaginazione; il mio amore per l'atteggiamento femminile era decisivo, ero una femmina e dovevo amare il cazzo per forza?
Queste mie elucubrazioni mentali che stavo subendo mi scolvosero e cercai conforto adagiandomi stanca, con la testa sulle cosce nude di mia sorella, con il naso vicino alla sua figa, che emanava un odore forte di amorevole femmina.
Quella posizione mi diede conforto e come un infante mi abbandonai stanco ed affranto in quel morbido ed accogliente calorecalore.
Lei cominciò ad accarezzarmi delicatamente la testa adagiata sulle sue cosce e mi disse, musicalmente, deliziosamente quasi cantando.
Ti voglio, femmina, ti voglio frocia.
Io sentivo quelle parole come si mi arrivassero da lontano, ma e sentivo mie, comprendevo che quelle parole erano il mio destino, ciò che volevo.
Da ora in avanti ti chiamerai Giulia e dovrai rispondere sempre al femminile, così mi disse mia sorella come un verbo di Dio.
Io quasi con le lacrime agli occhi per la sensazione emotiva di quella trasformazione in femmina che mi era richiesta che stavo subendo e che accettavo, in quella specie di intimissimo rito che stavo vivendo, mi avvinghiai ancora di più alle cosce di mia sorella cercando un caldo conforto che mi aiutasse a rendere più morbido e delicato il passaggio che mi era richiesto.
Sentii la figa di mia sorella così calda e morbida come una casa sicura dove rifugiarmi.
Lei mi rispose emanando un liquido caldo e viscoso che io succhiai avidamente che io assaporai avidamente sancendo la nostra intima sessualità.
L'emozione era stata fortissimma ed entrambe ci addormettamo emotivamente sfinite abbraciate e speranzose di un nuovo futuro.
Arrivò il mattino e quando mi svegliai sapevo che dovevo considermi donna. mi piaceva ed è ciò che volevo.
Mia sorella mi aveva assicurato che mi avrebbe trattato come tale.
Ma la mia giovane mente cominciò anche a pensare ad altre cose, come donna avrei dovuto avere anche rappori con gli uomini.
Compresi come in una esplosione che quella sarebbe stata una mia forma di vita.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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