bdsm
I dolci tempi dell'università
di maktero
12.01.2025 |
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"Io ero libero di fare come volevo, per quanto la riguardava potevo benissimo passare tutto il giorno a masturbarmi..."
Durante il periodo universitario conobbi una ragazza depravata come me.Ci intendevamo appieno ed i nostri desideri corrotti coincidevano.
Decisi di lasciare il mio alloggio per andare a vivere in quello di lei.
Era ancora più piccolo e spartano di quello che avevo lasciato; ma i disagi logistici facevano parte del nostro accordo depravato.
Lei come me non aveva confini o definizioni per quanto riguardava i desideri e le pulsioni sessuali.
Appena arrivato in casa sua, e posate le mie cose, mi ordinò di spogliarmi e mi confermò che li dentro avrei dovuto vivere sempre nudo.
La mente sembrava esplodermi per quel benvenuto che soddisfaceva i miei desideri, mi sembrava di essere arrivato in paradiso.
Una volta nudo come mi meritavo di essere e come desideravo, di fronte alla mia amata perfettamente vestita; lei mi spiegò le regole di vita.
Lei intendeva studiare e laurearsi, i nostri comuni desideri sessuali non avrebbero dovuto interferire o ritardare il suo impegno.
Questi srebbero stati sfogati solamente quando lei sarebbe stata libera dai suo impegni di studio.
Io ero libero di fare come volevo, per quanto la riguardava potevo benissimo passare tutto il giorno a masturbarmi.
Ma in ogni caso lei mi avrebbe imposto ogni comportamento.
Quando lei avrebbe avuto il tempo per un rapporto sessuale con me mi avrebbe utilizzato a suo piacimento.
Io annuì cominciando a masturbarmi di fronte a lei, dal suo sguardo intuì che me lo concedeva.
Ero contento, potevo continuare a toccarmi di fronte a lei.
Mentre manipolavo il mio uccello lei mi spiegò che c'era un solo letto, che avrebbe utilizzato lei; io avrei potuto dormire per terra da qualche parte.
C'era un solo tavolo in cucina dove lei avrebbe studiato, io mi sarei dovuto arangiare a studiare dove potevo ovvero per terra.
Nell'armadio mi concedeva un poco di spazio per i miei vestiti e per quanto riguardava il mangiare, io avrei dovuto pagare per la spesa ma lei mi avrebbe concesso di nutrirmi di ciò che voleva lei.
Continuò dicendoche altri dettagli sarrebbero stati definiti durante la convivenza, e mi chiese se mi stava bene.
Io con il mio uccello arrapato in mano e con uno sguardo più che entusiasta le disii ampliamente di sì.
Dopo questa lunga spiegazione, e la mia ammissione di sottommisione, lei guardando il mio cazzo arrapato per il lungo manipolamento mi concesse di chiavarla nella figa.
Si calò i pantaloni e si stese sul letto aspettando il mio cazzo.
Io infoiato non aspettavo altro e mi gettai su di lei, la chiavai a fondo con il mio cazzo durissimmo.
Cercai di rallentare il mio godimento perchè volevo premiarla per la condizione con cui mi aveva accolto a casa sua.
Seguendo i suoi gemiti e le sue sensazioni riusci a farla godere più volte prima di arrivare anch'io,
Quando ci fummo rilassati, lei apprezzo i mio comportamento dicendo che aveva trovato il maschio giusto.
Andò in bagno a lavarsi ed poi uscendo mi disse che lei avrebbe dovuto studiare e mi in invitò a mettere a posto le mie cose ed a prepararmi un giaciglio per la notte.
Mentre lei si mise a studiare io mi diedi da fare per ordinare i miei pochi vestiti nello spazio che mi era stato riservato nell'armadio, cercai uno spazio per sistemare i mie libri e quaderni ed approntai un giaciglio ai piedi del suo letto per poter passare la notte.
Terminate quelle incombenze, piesi piena consapevolezza della mi condizione di schiavitù.
Ero libera di fare quello che volevo in casa, ma secondo le condizioni della padrona di casa.
La mia testa era sconvoltà per quella situazione entusiasmante che stavo vivendo e per la necessità di dover studiare.
Ma come facevo in quello stato, andai in bagno e mi feci una sega pensando a lei che stava studiando li accanto.
Mi calmai e seduto per terra cominciai ad aprire dei libri ed a studiare.
Arrivò l'ora di cena, lei si cucinò qualcosa e poi mi invitò in cucina chiedendomi se avevo fame.
Io ovviamente, affamato, le risposi di sì lei mi getto del cibo per terra e mi disse che quella sarebbe stata la mia cena.
Io mangiai con il cuore gonfio di piacere per come venivo trattato.
Dopo la cena lei entò in camera da letto e vide il mio misero giaciglio che avevo formato ai piedi del letto.
Io ero spaventato che non le potesse piacere quella mia sistemazione ma lei approvò.
Io mi sentii rilassata, le si mise in pigiama e si sdraiò letto attaccata al cellulare, poi mi chiese di leccarle i piedi.
Io come una belva affamata mi gettai su quei suoi magnifici piedini.
Continuando a lavorare sul cellulare, mi chiese se avevo lezioni per l'indomani.
Io risposi di sì, mi diede il permesso di recarmi in facoltà per le lezioni.
Io intanto continuavo a leccare i suoi belissimi piedini.
Poi chattando mi disse che aveva trovato una occasione straordinaria si alzò dal letto e si diresse verso il bagno dove avvertii che si stava facendo una doccia.
Poi uscii asciugandosi e cominciando a vestirsi di tutto punto, abbandonando il pigiama e le mutande di qua e dilà nella stanza.
Nel frattempo mi ordinò freneticamente di mettere in ordine il bagno, gli asciugamani ed il pigiama. e quant'altro
Poi lei uscii frettolosamente senza dire una parola.
Io eseguì gli ordini raccogliendo gli asciugamani, pulendo il bagno, ed ordinando il suo bellissimo pigiamino.
Mi concessi un attimo di piacere annusando le sue mutandine pregne dell'aroma della sua vagina e che poi riposi in perfetto ordine.
Avevo compreso che aveva trovato un amante per la serata, e nel mio animo speravo che si divertisse.
Passarono molte ore che io vissi in ansia per lei, augurandomi che avesse trovato un giusto amante e che si stesse divertendo.
Nella tarda notte, stanco per l'attesa, sentii aprirsi la porta.
Quel suono fece svanire d'improvviso l'angoscia che avevo provato finora pensando a lei ed al suo amante.
Lei rientrò tutta felice, come una donna che aveva goduto molto.
Canticchiando felice cominciò a spogliarsi dicendo che aveva avuto un incontro con qualcuno che la aveva resa più contenta di quanto avessi fatto io.
Com'era dolcemente crudee.
Mi disse che mi aveva anche portato un presente.
Una volta spogliata tirò fuori dalla borsetta un preservativo pieno di sborra.
Mi disse che era il preservativo che il suo amante di quella sera avevariempito chiavandola a fondo e facendola venire a bestia.
Agitando il preservativo davanti alla mia faccia mi chiese ti piace questo frutto del mio piacere.
Io guardavo quell'osceno oggetto agitato davanti alla mia faccia come una reliquia .
E le manifestai questa mia sensazione.
Lei sorridendo e ridendo mi disse ti piacerebbe ingoiare il fruttto delle palle di un vero maschio che mi ha chiavata?
Io risposi che tutto ciò che lei desiderava era un onore per me.
E lei dunque dicendomi che ero veramente schifoso mi versò in bocca lo sperma di quel preservativo.
Io lo accolsi in bocca come una bebedizione, non era una umiliazione ma un premio, poter avere in bocca lo sperma delo sconosciuto che aveva chiavato la mia amica.
Mi eccitai come una bestia e cominciai a masturbarmi.
Lei guardando il mio gesto cominciò ad umiliarmi per il godimento che provavo da quella umiliazione.
Ero sempre più di giri per quelle sue parole così veritiere sulla mia depravazione.
Ingoiailo sperma di quel preservativo fino all'ultima goccia, mentre lei cominciava a masturbarsi.
Ero contento che lei godesse della mia depravazione.
Finito di ingoiare lo sperma, lei mi infilò in bocca il presevativo ordinandomi di ingoiarlo.
Quando quell'oggetto entrò nela mia bocca sentii il dolce sapore dei liquidi di lei e lo mandai giù con piacere.
Lei continuò a masturbarsi eccitata dalla mia prestazione,.
Mi schizzo in bocca io ingoia il suo delizioso liquido di piacere.
Poi si calmò sdraiandosi sul letto metre io mi masturbavo.
Ci fù un momento di silenzio; poi sentii la sua voce dirmi ti stai masturbando?
Io le risposi di si.
E le reclamò dicendo schizza sul pavimento che voglio leccare la tua sborra.
Io mi diedi da fare entusiasmato dalla prospettiva che lei avrebbe ingoiato la mia sborra.
Sborrai per terra e lei si getto sul pavimento per leccare quel mio liquido biancastro.
Poi con la bocca impregnata dalla mia sborra cominciò abacairmi.
Condividemmo le calde e viside lingue impregnate dell mio sperma.
Poi lei cominciò a toccarsi e mi obbligò a continuare a baciarla mentre lei si masturbava.
Poi lei arrivvò e dichiarandosi esausta mi obbligò a metterle il pigiama.
Io la vestii per la notte e si mise languidamente tra e coperte infischiandosene di me.
Io con la bocca piena degli umori della sua attivittà sessuale mi masturbai ed una volta accontentato mi raccolsi tra i miei starcci per riposare un poco.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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