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Una passeggiata


di maktero
03.04.2023    |    725    |    0 8.0
"Torno a casa con l'intenzione di convincere Luisa a farmi incontrare qualcuno..."
E' mattina presto, sono sola in casa, Luisa è uscita a fare la spesa.
Sono eccittata e ho voglia di masturbarmi, mi infilo un dildo in culo e dei morsetti ai capezzolli.
Per stimolarmi accendo il computer e cerco dei video sadomaso; trovo qualcosa che mi piace e che mi eccitta.
Mi maneggio il cazzo guardando delle schiave che subiscono delle torture terribili; mi eccitto sognando di essere al loro posto.
Le immagini, le fantasie, il dolore reale ai capezzoli mi infiammano sempre di più, il mio cazzo è sempre più duro, e io lo manipolo passando la mano sull'asta più o meno velocemente.
Voglio prolungare l'eccittazione prima di arrivare, voglio far montere lo sperma nei coglioni.
In quel mentre si apre la porta di ingresso entra Luisa.
Mi volto e scorgo che mi guarda con una espressione severa, si reca in cucina dove posa le borse della spesa.
Un istante dopo è da me e mi chiede cosa stia facendo (ovviamente una domanda retorica, destinata solo ad umiliarmi); io cedo gradevolmente e piscevolmente al suo gioco perverso, e con il cazzo duro in mano, glielo espongo oscenamente dicendole che mi sto masturbando.
Aspetto che lei risponda adeguatamente a quell'intrigo di perversione in cui siamo entrati.
Ma lei non risponde; sicuramente vuole raffredare le mie aspettative per frustrare la mia volontà.
Crudelmente e molto bruscamente mi dice solamente di aprire la bocca, io eseguo, lei mi sputa in bocca e mi dice di continuare.
E' stata molto deludente, ma in fondo cosa me ne importa, mi gusto il suo sputo caldo e continuo a masturbarmi.
Eccitata come sono bastano pochi colpi per errompere in una sborrata gigantesca.
Mi rilasso un poco; mi tolgo i morsetti ai capezzoli ed il dildo dal culo, spengo il computer.
Mi viene voglia di uscire e di fare una passeggiata; vado da Luisa e le chiedo il permesso di uscire (come schiava devo chiedere il permesso per ogni cosa).
Lei acconsente.
Io mi vesto con una magliettina, un paio di jeans e delle scapette ed esco da casa.
E' una bellissima mattinata di sole, molto calda.
Cammino godendomi ogni passo in quella spendida giornata, sono molto rilassata.
Tuttavia la mia mente perversa non può fare a meno di essere attratta da ciò che mi piace.
Vedo tante ragazze che indossano sandali e ciabattine estive; la vista dei loro piedi così esposti mi esalta, è uno spettacolo continuo che mi inebria e aumenta il piacere della mia passeggiata.
Sono ubriacata dalla vista di quella meraviglia.
Mi siedo sulla panchina di un parco vedo sfilare tante belle ragazze con bellisssimi piedi; mi eccitto.
Mi guardo attorno per vedere se c'è qualcuno nelle vicinanze che possa vedermi.
Nessuno nei dintorni.
Mi infilo una mano sotto la maglietta e mi strizzo i capezzoli, sono ancora doloranti per il trattamento con i morsetti precedente; e quando le dita gli strizzano sento un gran bruciore e dolore, mi piace tantissimo.
Quando vedo avvicinarsi qualcuno mi ricompongo, mostrandomi come un normalissimo passante che si sta riposando su una panchina, mentre invece sono una schifosa depravata.
Chissa cosa ne penserebbero di me quei passanti se conoscessero la mia natura, forse molti ne sarebbero disgustati, ma tanti altri forse ne sarebbero interessati.
Se fosse possibile comunicare direttamente i propri desideri nella mente delle persone forse adesso potrei avere attorno qualcuno che mi corrisponde.
Mentre mi sto impegnando in questi pensieri, mi rendo conto di avere una gran voglia di cazzo.
Ultimamente ho avuto solo rapporti con Luisa e Giovanna, e mi accorgo di avere avuto a che fare troppo a lungo con delle fighe.
Voglio un pò di cazzo; voglio prendere in bocca un pene e voglio farmi inculare.
Stravolta da questo desiderio non sò come fare, non ho soldi per pagare qualcuno.
E' mattina e non ci sono luoghi di incontro dove possa soddisfare questa mia esigenza.
Torno a casa con l'intenzione di convincere Luisa a farmi incontrare qualcuno.
Mentre cammino mi eccito pensando a qualche cazzo bello duro da prendere in bocca, da leccare sentendo sulla lingua la sua solidità.
Sogno la mia lingua che si avvolge sulla cappela dura, mi immagino mentre infilo la lingua nella fessurina in cima alla cappella.
E poi mi immagino mentre lui mi butta a terra e mi infila il suo cazzo duro nel mio culo accogliente, nella mente sento quell'asta rigida che mi entra dentro, che esce e rientra ripetutamente.
Mi sono arrapata, credo che la mia eccitazione sia palese ai passanti e cerco di mascherarla mettendo le mani davanti al pube.
Arrivo a casa, Luisa sta cucinando, io sono troppo eccitata; ho il cazzo duro da morire, quasi senza dire una parola mi avvicino a Luisa le tiro giù i pantaloni e a freddo le infilo il cazzo nella figa.
Lei si ribella ma io la trattengo, la pompo, prima violentemente ma poi con più delicatezza le si adegua e comincia a gemere di piacere, sento che si sta eccitando e fluidificando, trattengo la mia irruenza per adeguarmi alle sue sensazioni.
Lei mugola, geme e si dimena sempre di più, la sento mia, la sento godere, e finalmente le dò il colpo finale con cui errompo prepotentemente nella sua figa; stento a trattenere le sue convulsioni di piacere.
Come vorrei avere anch'io una figa per poter godere in questa maniera.




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