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Ritorno a casa


di maktero
23.06.2023    |    289    |    2 8.7
"Io assistei alle loro effusioni menandomi il cazzo; le ragazze prese dal loro amoroggiare, sembravano indifferenti alla mia attività..."
Sono dolorante, ma felice perchè ho avuto ciò che volevo.
Nel bagagliaio della macchina che mi porta verso casa, soffro per il caldo asfissiante, per gli scossoni che aggiungono dolore alle mie numerose piaghe, ma sono contenta perché mi riportano a casa.
Li sarò tra mura famigliari, sarò seviziata, degradata, distrutta , ma dalle mie donne che ormai hanno le totale comprensione dei mie desideri pervertiti.
Infatti appena fermati, le ragazze spalancano il bagagliaio e mi intimano di uscire velocemente, io eseguo gemendo per i dolori che provavo, e subito dopo cominciai a provarne altri conseguenti ai calci e pugni che le ragazze mi riversarono.
Che magnifico benvenuto; tutto quel dolore mi piaceva, ed il mio cazzo cominciava ad indurirsi per l'eccitazione.
Mentre ero accasciata per terra per le botte subite le ragazze si resero conto che ero piena di ferite che dovevano essere curate; mi portarono a quattro zampe, e con molti calci in culo in casa.
Li cominciarono a medicarmi strofinando le mie piaghe con cotone imbevuto di alcool; indugiavano molto, premendo e sfregando molto sulle ferite più aperte; contente dai miei lamenti per il dolore che mi provocavano.
Ero contenta di questa loro sadica attenzione; erano impegnate a farmi soffrire come mi piaceva e gli ero grata.
Mi medicarono, crudelmente, e mi coprirono di cerotti e bende per coprire le mie ferite; si accorsero della mia erezione e Luisa mi fece una sega per darmi soddisfazione.
Mi diedero delle pillole calmanti per farmi dormire; altrimenti il dolore delle ferite mi avrebbe impedito di riposare.
Sprofondai in un sonno profondo e senza sogni.
Quando mi svegliai dopo non so quante ore, mi accorsi di essere sola in casa.
Avevo la vescica piena e andai in bagno a pisciare,.
Mi resi conto di essere affamata e andai in cucina a vedere cosa c'era da mangiare.
Mentre mi muovevo provavo dolori in tutto il corpo.
Mi accorsi di essere piena di cerotti e bende e che bruciavo in ogni mio muscolo.
Ma mi piaceva perchè era quello che avevo voluto.
In cucina mangiai e soddisfai il mio stomaco; la mia sofferenza del corpo continuava, e mi eccitava, avevo il cazzo duro, ed ero eccitata.
Sentivo una gran voglia di aria ed uscii in cortile, mi piaceva stare nuda coperta di ferite brucianti all'aria aperta; mi eccittai mi misi in angolo del cortile a masturbarmi.
Eruttai in un grande fiotto; che depravata che ero godevo dal dolore, dal stare all'aperto.

Erano passati dieci giorni, le mie ferite si erano rimarginate, e le ragazze si divertivano con me.
Luisa e Giovanna si erano armate di strap-on e mi inculavano a bestia alternandosi l'una con l'altra per sfondarmi il culo.
Quando si sentirono contente di avermi umiliata abbastanza con quel violento inculamento presero ad amoreggiare tra loro.
Io assistei alle loro effusioni menandomi il cazzo; le ragazze prese dal loro amoroggiare, sembravano indifferenti alla mia attività.
Io arrivai sborrando sui loro piedini; a questo punto le due si resero conto di me, e di ciò che avevo fatto; mi disserrò di leccare via la sborra dai loro piedi, io esegui immediatamente, mentre le due continuavano ad amoreggiare.

Più tardi le due prepararono la cena; solo per loro ovviamente; io dovetti sdraiarmi sotto il tavolo mentre le due appoggiavano i piedi sul mio corpo mentre mangiavano.
Alla fine della cena ci accomodammo in salotto; le ragazze sul divano a guardare la televisione mentre io in ginocchio, affamata, leccavo i loro piedi.
Arrivò una telefonata al cellulare di Luisa; lei rispose mentre io le leccavo i suoi splendidi piedini.
Capì che era quella sadicona di Sonia e che stava proponendo qualcosa di nuovo.
Mentre leccavo i piedi ero eccitata, mi menavo il cazzo e le parole che ascoltavo mi eccitavano, perchè senz'altro quella troiona di Sonia si era inventata qualcosa di bello.
Terminata la telefonata Luisa si espresse; ci disse ricordate quella schiava che era stata portata al "dog slave party", Giovanna disse di sì ed io anche.
Ebbene Sonia vuole che provi una esperienza di sottomissione animalesca e domani la porterà per farsi sottomettere dai cani insieme a me come maestro.
Mi sono sentita inorgogliosita da essere considerata maestra in una tale attività.
Le ragazze se ne resero conto e mi chiesero se ne sono contenta.
Io risposi che ero felice di poter iniziare quella schiava al sesso con i cani.
Le ragazze mi irrisero per quanto facessi schifo.
Ero contenta di questo apprezzamento convinta che loro erano eccitate da questa prospettiva e dal fatto che a loro piacesse vedermi fare sesso con i cani.
Continuai a leccare i piedi mentre mi eccitavo al pensiero che il giorno dopo avrei potuto condividere con un altra schiava del sesso animale.
Ero veramente eccitata e chiesi alle ragazze di poter arrivare, me lo concessero.
Sborrai; e poi chiesi di poter andare a riposarmi, mi sentivo veramente stanca, me lo concessero e con il sapore dei loro piedi in bocca, mi accucciai nel mio angolo e mi addormentai; pensando a quella schiava con cui avrei dovuto condividere umiliazioni e schifezze, scivolai dolcemente in quel immaginoso sonno.


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