Una notte di tormento

Luisa e Giovanna hanno steso delle catene sul pavmento della stanza da letto vicino ad una parete.
Io nuda sono stata messa scalza sulle catene, già all'inizio le catene mi facevano male alle piante dei piedi.
Mi venne ordinato di appoggiare le braccia alla parete e di non muovermi e di non voltarmi.
Una delle due mi strizzò le palle.
Mi contorsi per il dolore.
Non sò chi sia stata, ma mi era piaciuto, era una vera gentilezza.
Abbassarono la luce della stanza e dai rumori che sentivo alle me spalle intuivo che si stavano accomodando a letto.
Sentii che si stavano scambiando delle dolci frasi di amore e che stavano cominciando ad amoreggiare tra loro.
Il mio cazzo si stava indurendo per quanto avvertivo di quanto aveniva alle mie spalle.
Intanto il dolore alle piante dei piedi era sempre più forte; ruscivo a cambiare la posizone dei piedi di tanto in tanto per ridurre la soffferenza, che comunque mi eccitava e m faceva mantenere l cazzo duro.
Avrei voluto masturbarmi ma mi era stato imposto di mantenere le bracca ferme al muro.
Non potevvo toccarmi; il mio cazzo duro sventolava insodissfatto sotto i miei occhi.
Nella mia piacevolmente scomoda posizione sentivo le due che facevano l'amore, mi raggiungevano alle orecchie le loro parole sommesse, i loro gemiti, i loro mugolii, gli strillini.
Si amavano e godevano; ciò faceva aumentare la mia eccittazione che non potevo soddissfare, era veramente frustrante.
Ciò mi faceva eccitare sempre di più; il mio cazzo era tremendamente eretto, mi agitavo sconvolta per il piacere e per l'mpossibilità di godere.
Dopo un pò di tempo mi resi conto che l'attività delle mie amiche si era arrestata, non udivo più nulla; evdentemente soddisfatte dai lungh godimenti si erano addormentate.
Io restavo sveglia, in piedi sulle catene che mi facevano sempre più male ed il mio cazzo eretto.
Cominciavano a passare le ore della notte, man mano che il tempo passava io ero sempre più sfinita in piedi da ore sopra alle catene con le braccia al muro.
Mi faceva male ogni muscolo; l'erezione era terminata da tempo; mi contorcevo rimanendo però sul posto come mi era stato ordinato.
Stavo soffrendo moltisimmo; ma come mi piaceva! Di tanto in tanto il cazzo si rialzava per il piacere di quella situazione di tormento.
Arrivò l'alba e poi il mattino, ed io soffrivo, piacevolmente soffrivo.
Il sole era molto alto e la luce del giorno aveva invaso la stanza; senti che una delle due stronze che si era svegliata.
Riconobbi Giovanna, dalla sua voce quando, ironicamente, mi chiese se avessi passato una bella nottata.
La mandai a fanculo, lei rispose con un potente calcio nelle palle; per un momento per il dolore abbandonai la mia posizione adagiandomi a terra.
Giovanna mi riprese subito intimandomi di rimettermi immediatamente in posizione; io con qualche difficoltà ubbiddi subito.
Avertii che anche Luisa si era svegliata.
Con la oce ancora impastata dal sonno disse qualcosa che non capii.
Sentii invece bene Giovanna che con voce stentorea ordinò a Luisa di mettersi a quattro zampe a terra.
Immagino che Luisa abbia ubbidito perchè dopo poco ho visto uscire le due; Luisa a quattro zampe e Giovanna che la guidava.
Io ero sempre più sfinata, con le mani appoggiate al muro inarcavo ed abbassavo la schena, ritmicamente, non ne potevo più.
I miei piedi mi dolevano tremendamente.
Avvertii che le due stronze stavano facendo colazione, chiacchierando e ridacchiando.