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Il trionfo della mia degradazione


di maktero
08.08.2023    |    551    |    4 8.7
"Avrei voluto rimanere là in quella posizione con quella sensazione di depravato benessere per tutto il resto della mia vita; ma purtroppo ben presto la realtà..."
Quando mi sveglio la luce è forte; il sole è molto alto in quella calda giornata di luglio.
I miei occhi ci mettono un pò ad adattarsi a quella luminosità ed altrettanto tempo ci metto per uscire dal mondo dei sogni e per capire la mia condizione.
Tutto il mio corpo brucia; ma non così tanto, ogni mio movimento mi provoca dolore ma mi piace.
Mi sento contenta felice per la nottata che ho passato e ciò supera ogni dolore; anzi la sofferenza è un premio, una medaglia per ciò che ho subito.
Lentamente mi metto in ginocchio forzando il dolore ai miei arti che mi direbbero di stare ferma.
Poi mi sollevo in piedi, come un burattino con movimenti a scatti imposti dalla mia carne martoriata.
Lentamente mi avvio verso l'uscita, splendente di una luce meravigliosa, mi sento appagata addirittura entusiasta; probabilmente sto sorridendo.
Raggiungo l'esterno del rudere vedo che è uno squallido spiazzo coperto da erbacce, rovi, detriti e spazzature e sporcizia ma illuminato da un sole splendido che sembra far risplendere come splendide cose vive tutte quelle schifezze.
Quell'immagine deprimente e sublime insieme mi apparve come il riflesso della mia condizione; mi sentivo, così, un cortile squallido pieno di spregevoli macerie, ma splendidamente, illuminata dal piacere di esserlo.
Vidi il mio corpo nudo, sporco come non mai e mi inorgoglii di esso, mi avviai lungo il sentiero coperto di ogni schifezza che i miei piedi calpestavano con piacere.
Trovai uno spiazzo coperto da erba secca e da preservativi usati e mi sdraiai con la schiena su quelle oscenità mentre l'alto sole di luglio mangiava il mio lurido corpo nudo.
Stavo bene mi sentivo veramente serena.
Avrei voluto rimanere là in quella posizione con quella sensazione di depravato benessere per tutto il resto della mia vita; ma purtroppo ben presto la realtà si fece viva.
Mi accorsi di avere sete, e mi accorsi di avere fame; le esigenze materiali scacciarono via le sublimi sensazioni che avevo provato finora.
Mi resi conto che Irene mi aveva abbandonata laggiù, sarebbe ritornata? Beh certo che sarebbe ritornata ma quando; per quanto tempo mi avrebbe lasciata sola, abbandonata nella campagna.
Irene era sicuramente crudele, meravigliosamente crudele ma non mi avrebbe abbandonata lì a lungo.
Sarebbe tornata a prendermi.
Sicuramente!
Non sò quanto tempo passo mentre facevo questi ragionamenti, quando mi accorsi di sentire il rumore di un motore lontano il sole si era già abbassato parecchio ed io soffrivo molto per la sete e la fame.
Il rumore del motore lontano si spense, e si fece di nuovo forte il silenzio dell'estate.
Ma dopo non molto sentii quello che dapprima mi parve un rumore, anzi uno squilliò, ma poi man mano quel fremito divenne apertamente una voce di donna anzi di due donne.
Guardai con apprensione in fondo al sentiero e gradualmente mi apparse per primo il corpo di una donna, poi di un'altra.
Erano nude ed avanzavano come dee.
Portavano con loro degli oggetti; riconobbi delle taniche e degli zainetti.
Quando furono abbastanza vicine riconobbi in una il volto di Irene, mentre la faccia dell'altra mi era ignota.
Quando furono prossime a me Irene mi disse cosa ci fai qui merda! Pensavo che saresti restata nel rudere e mi lanciò un calcio nel fianco che accolsi felicemente come un saluto.
Poi continuò siamo venute a prenderti; pensavamo di lasciarti marcire qui, ma abbiamo avuto pietà
Guardandomi mi disse fai proprio schifo e aggiunse ti abbiamo porto dell'acqua e del cibo perchè suppongo che tu abbia fame e sete.
Irene fece un gesto alla sconosciuta che tirò fuori da uno zainetto una bottiglia d'acqua, la stappo e me la porse io la afferrai bruscamente e cominciai a bere avidamente.
Il liquido cominciò a riempire il mio stomaco rinsecchito.
Irene ironicamente mi disse ha proprio sete troia!
Io la guardai annuendo.
Poi chiese alla sua amica di tirare fuori dallo zainetto un sacchetto pieno di popcorn, le disse di aprire il sacchetto e di gettare a terra il contenuto.
La tizia obbedii ed appena quella gettò a terra il popcorn mi gettai su di esso affamata, ingoiando quanto potevo.
La sconosciuta guardandomi con commiserazione mi porse un altra bottiglia d'acqua, io bevvi, e poi mi fu gettato terra il contenuto di un altro sacchetto di popcorn.
Mentre io mi nutrivo in quel modo bestiale, Irene mi insultava, descrivendo all'amica come fossimo brutali noi maschi
La sconosciuta, che finora non aveva pronunciato una parola, si sedette e cominciò a masturbarsi evidentemente la scena animale che le offrivo la eccitava.
Irene guardandola insistette con le parole offensive nei miei confronti; cosa che a quanto pare faceva eccitare ancora di più la sua amica.
Io feci di tutto per mostrami il più oscena possibile avendo capito che la sconosciuta si eccittava con questi giochi.
La troietta arrivò diverse volte, mentre Irene la rimproverava che non doveva mostrarsi così suscettibile alle esibizioni di noi merde di maschi.
Quelle parole sembravano eccitarla sempre di più.
Evidentemente quella troietta aveva una particolare perversione che però al momento non sapevo definire, ma che istintivamente mi piaceva provocare.
Quando la troietta terminò di arrivare ed io mi sentivo sazio, ci sedemmo rilassati in circolo; tutte nude, sul terreno crudo.
Irene, accendendosi una sigaretta, mi disse che la sconosciuta che avrei chiamato con il nome di A era muta; adesso comprendevo il suo silenzio.
Era muta ma non sorda, per cui poteva comprendere i nostri discorsi:
Mi disse che A era presente la sera prima alla mia esibizione e che ne era rimasta entusiasta.
Le aveva comunicato in privato, scrivendo su un taccuino che portava sempre con se che le piacevo; non certo come uomo, come maschio ovviamente, ma come un pezzo di carne maschile da umiliare e distruggere.
Quelle parole mi piacevano, mi sembrava di aver raggiunto una meta.
Poi Irene mi disse ti abbaiamo portato delle taniche di acqua lavati che ti portiamo via.
A tirò fuori da uno zainetto un catino e delle spugne.
Io mi lavai sotto lo sguardo attento e severo delle ragazze finchè non fui abbastanza pulita per poter entrare in macchina.



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