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La colazione dopo la nostra nottata


di maktero
19.12.2023    |    237    |    0 8.0
"Terminata la nostra oscena merenda, sentendoci in forze, ed eccitate dalla continua visione dei cazzi dei due maschioni che erano rimasti lì a masturbarsi ed..."
Io ed Emilia vegliamo svegliate all'alba.
Ci svegliano molto ruvidamente rovesciandoci dei secchi di acqua gelata addosso.
Quando riprendemmo la nostra consapevolezza ci accorgemmo di avere attorno la madre di Emilia ed un paio di maschioni.
Elisa, la madre di Emilia ci chiese come ci sentivamo, eravamo bagnate ed infreddolite ma rispondemmo che stavamo bene, mentre fissavamo il nostro sguardo sui cazzi dei maschioni.
Intuì che la domanda era propedeutica ad una giornata di sevizie, per cui avremmo dovuto essere in forma.
La padrona ci disse di metterci a quattro zampe e di seguirli; io ed Elisa ci guardammo un pò deluse perchè avremmo voluto, un momento di piacere attaccandoci a quei cazzi che ci stavano attraendo così tanto.
Con rassegnazione ci incamminammo a quattro zampe come animali, mentre avanzavamo con fatica notai che Elisa, armata di un sottile frustino insisteva a colpire sua figlia.
Lei si lamentava per i colpi subiti, ma si voltava verso di me con uno sguardo che rivelava soddisfazione; era proprio una porca masochista; la amavo.
Venimmo condotte in una cucina, lì qualcuno rovesciò del caffè e del latte in una ciotola ed Elisa ci ordinò di berlo.
Cominciammo a lappare con voracità, guancia a guancia quel liquido corroborante, che ci diede un pò di sollievo alla nostra fame.
China sulla ciotola con la coda dell'occhio osservai che Elisa attorcigliava nervosamente il suo sottile frustino, stava tramando qualcosa, ed improvvisamente, senza una parola fulmineamente avvolse il frustino attorno al collo della figlia, ancora intenta a lappare la nostra colazione e tirandola per il collo la sollevò di colpo, di peso, sbatacchiandola a destra e sinistra, stringendola con forza.
La povera Emilia con la gola così stretta, sballottata e con gli occhi che le uscivano dalle orbite, e la lingua che spuntava dalla bocca, cominciò a sputacchiare il caffè che le era rimasto in gola.
Rimasi ammirata dalla crudeltà di quella madre verso la figlia.
Elisa era veramente una sadica senza pietà, cominciai a desiderare di poter essere trattata da lei; senz'altro mi avrebbe fatto soffrire e godere come piaceva a me.
Ma intanto guardando Elisa che strangolava la figlia non essendo tormentata al momento; mi affrettai a finire di ingoiare il liquido nella ciotola prima che venissi anch'io allontanato per qualche sevizia.
Mentre terminavo di lappare la mia colazione Emilia con gli occhi rossi pieni di lacrime continuava a venire strangolata dalla madre, ogni tanto Elisa allentava la presa per lasciarla respirare e poi riprendeva la stretta, con cattiveria veramente sadica, indifferente del fatto che stesse tormentando la figlia.
Poi mi accorsi che i maschioni nudi che ci avevano accompagnato nella cucina mi avevano buttato per terra dei pezzi di torta, i due li calpestarono con i loro piedi e ci sputarono sopra e poi mi invitarono a mangiare quei resti di cibo, sporchi e sputati.
Io affamata cominciai a mangiare, mentre alternavo il mio sguardo tra gli uccelli dei due maschioni e la povera faccia arrosata piena di lacrime di Emilia, che mi guardava con degli occhi disperati mentre la madre la strangolava.
Comprendevo in quello sguardo la sua sofferenza, ed il suo desiderio, un desiderio determinato dalla fame.
Raccolsi con la mano un pò della torta straziata e la porsi verso la bocca di Emilia pregando Elisa di lasciandogliela mangiare.
Elisa mi guardò e scorsi nel suo sguardo una scintilla di tenerezza.
Mi disse telegraficamente " E sia".
Ed allentò completamente il laccio che strozzava Emilia, che poverina cadde a terra tossendo, sbavando ed ansimando.
Le sollevai la testa con delicatezza e amore mentre stava riprendendo il respiro, lei mi guardò con gli occhi arrossati e lacrimanti.
Quando si riprese dal tormento a cui era stata sottoposta le misi sotto la bocca la disgustosa merenda che avevamo a disposizione.
Lei guardandomi con gli occhi pieni di calore, affamata, cominciò a mangiare quanto le offrivo.
Mi piacque nutrirla la sentivo come una cucciola da accudire.
Ma sapevo che se obbligata da quella sdica di sua madre si sarebbe trasformata in una padrona.
La cosa mi eccitava.
Terminata la nostra oscena merenda, sentendoci in forze, ed eccitate dalla continua visione dei cazzi dei due maschioni che erano rimasti lì a masturbarsi ed ad offenderci mentre venivamo umiliate pregammo la padrona di poterli spompinare.
Sia io che Emilia non ce la facevamo più a vedere quei bellissimi cazzi eretti, lunghi e duri, che volteggiavano sopra di noi, con le loro belle cappelle rosse senza il desiderio di prenderli in bocca e soddisfarli.
Elisa ci disse fate come volete troie di merda, noi non aspettammo altro e ci avventammo su quei membri .
Sia io che Emilia ci liberammo in fiato di liberazione potendo prendere in bocca quelle aste durissime e grosse che ci riempivano la bocca di piacere.
Mentre spompinavamo i due maschioni ci guardammo, con uno sguardo pieno di felicità.
Elisa ci prendeva in giro con parole umilianti, altrettanto facevano i due maschioni.
Ma noi ci eccitavamo di più e trattavamo quei cazzi con maggior sensibilità per dargli il maggior piacere possibile.
Quei stronzi ci arrivarono in bocca invadendoci di una splendida sborra.
Io ed Emilia ci guardammo con occhi di intesa e piacere mentre ingoiavamo quel liquido.
Elisa applaudì, continuando ad umiliarci.
Poi quando io ed Emilia si sdraiammo esauste Elisa ci pisciò addosso.
Terminata la sua esigenza ci disse di dirigerci verso l'esterno.
Una volta fuori in cortile Elisa ci ordinò di metterci a quattro zampe e di attendere.
Perchè dopo il piacere sarebbe arrivato il dovere.
Noi rimanemmo lì uno a fianco all'altra sapendo che da un momento all'altro saremmo state utilizzate da qualche ospite pagante.









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