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E' ritornata l'estate al "Sado Hotel" in viaggio per il mare


di maktero
14.10.2023    |    2.163    |    2 9.4
"Poi i padroni ci disserò perchè non andate a farvi un bagno in mare sembra che ne abbiate bisogno..."
E' arrivata l'estate e mi sento brillante per l'arrivo di questa fantastica stagione.
Il caldo mi eccita e sono sempre arrapata, mi masturbo di continuo mentre svolgo i miei compiti.
Ogni tanto quando è possibile mi trombo Serena che è sempre contenta di queste mie attenzioni.
Viviamo la nostra schiavitù all'Hotel prendendoci i nostri piaceri, quando ci riusciamo.
Abbiamo imparato a subire le simpatiche crudeli, fantasiose angherie dei nostri padroni, ricavandone piacere.
Viviamo nella fatica, nella fame e nei tormenti, ma ci piace ed io ho il cazzo sempre duro.

Una mattina i padroni ci chiamano per dirci che ci porteranno al mare, noi, personale di servizio, e le schiave che marciscono sui letti di contenzione.
I padroni hanno una casa al mare con spiaggia privata dove ci porteranno e ci faranno "divertire", così dissero.
Io e Serena ci guardammo con degli occhi infiammati dall'entusiasmo, sorridendo splendidamente, finalmente potevamo uscire da quel luogo dove da mesi e mesi si svolgeva la nostra schiavitù.
Eravamo entusiaste e cominciammo ad eseguire con fervore gli ordini dei padroni per la partenza.
In realtà, per noi, non c'era molto da portare via; noi non avevamo vestiti, le schiave non avevano vestiti.
Noi saremmo dovute partire nude così come eravamo.
Molto diversa era la situazione dei padroni dovevamo preparare i loro bagagli.
Io e Serena ci mettemmo di impegno per confezionare al meglio i loro sofisticati vestiti; poi sotto lo sguardo della padrona cominciammo ad imballare anche i vari strumenti di tortura, pinze per capezzoli, dildi, fruste ed altro che avrebbero allietato il nostro soggiorno e quello delle schiave.
Il mattino presto eravamo tutte pronte; io Serena le sei schiave da trasportare (ammanettate mani e piedi) e poi i bagagli dei padroni.
Eravamo lì nel cortile del "Sado Hotel", tutte nude, ansiose e pronte per il viaggio, gioiose per questa partenza.
Arrivarono i padroni e dissero che di lì a poco sarebbe arrivato il camion della "carne" come si espresse.
Difatti dopo pochi minuti arrivò un grosso furgone, l'autista scese e chiese e questo il materiale da trasportare?
I padroni risposero di sì, e poi il tizio aprì le porte posteriori del furgone.
I padroni ci invitarono a salire; noi aiutammo le schiave che legate avevano difficoltà a salire.
Poi caricammo i bagagli e salimmo anche noi.
Vennero chiuse le portiere, e dopo poco istanti partimmo.
Il viaggio fu lungo, in quel caldo e soffocante vagone.
Io mi arrapai e cominciai a masturbarmi, ma avevo voglia di sentire una calda ed umida bocca deliziare il mio cazzo.
Nella semioscurità del furgone, agguantai un corpo trovai una bocca e gli infilai il cazzo in bocca.
La sconosciuta schiava che avevo individuato casualmente, si mostrò prima refrattaria, ma io insistetti a spingerli il mio cazzo duro in bocca e lei si adeguò cominciando a succhiarmelo.
Serena accanto a me si accorse dell'azione e non volle essere meno di me.
Mi accorsi che trovò una testa e che le impiantò sopra la sua figa; non ci fu bisogno di ordinarle di leccare.
La sottomessa comincio a deliziare Serena che mi guardava complice mentre io godevo con il mio cazzo.
Ci baciammo mentre ci facevamo accontentare dalle schiave.
Era come fare del sesso tra no, mai per interposta persona; comprendemmo insieme questa eccitante novità ed arrivammo violentemente assieme.
Una volta calmate ci ripromettemmo di ripeter questo tipo di esperienza.
Passammo il resto del viaggio mentre Serena mi accarezzava le chiappe e mi infilava le dita nel culo.
Le schiave cominciarono a commentare la nostra situazione e cominciammo a dialogare con loro.
Chi ci vedeva, sposati, chi non prospettava per noi una situazione duratura, chi fantasticava sull'amore ed il sentimento, chi parlava che era solo una questione di sesso.
Discorremmo a lungo con le schiave mentre venivamo sballottate tutte quante in quel lungo viaggio.
Ci piacque molto condividere con quelle merde i nostri sentimenti.
Poi quando avevamo preso una intima confidenza con quelle troie il furgone si fermò, le portiere si aprirono ed una innondazione di luce ferì nostri occhi oramai abituati alla semioscurità.
Riconoscemmo solamente le voci dei padroni che ci ordinarono di scendere e di far scendere le schiave.
Rispondemmo loro che eravamo abbagliate e che avevamo bisogno di qualche attimo per riprenderci.
Il padrone rispose fate voi appena pronte scendete, troie.
Appena ripreseci cominciammo a scendere, e sentimmo la padrona che ci disse "le schiave troie a a quattro zampe".
Aiutammo le schiave a scendere ma le mettemmo a quattro zampe come ordinato.
Alcune di loro cominciarono a lamentarsi dicendo che avevano sete e pregando per dell'acqua.
In effetti anche noi ci scoprimmo assetate e chiedemmo dell'acqua.
La padrona ci disse avviatevi verso la spiaggia poi penseremo a voi.
Scaricate i nostri bagagli disse la padrona e noi eseguimmo il compito.
Guardandomi indietro vidi i padroni congedare l'autista.
Ci trovavamo in mezzo alla spiaggia dove ci avevano indicato di recarci.
I padroni ci raggiunsero e noi replicammo la necessità di bere.
La padrona disse al marito di andare a prendere delle bottiglie d'acqua, noi attendemmo ansiose il suo ritorno.
Poi lui finalmente si presentò con le braccia piene di bottiglie.
Stappammo le bottiglie e cominciammo a bere avidamente.
Io e Serena ingollammo l'acqua come reduci dal deserto e poi versavamo acqua nelle bocche secche delle schiave.
I padroni guardarono quello spettacolo, ridacchiando e sorseggiando della birra fresca.
Poi, imperiosamente dissero il divertimento è finito.
Adesso Giulia e Serena disponete le schiave lungo la spiaggia, allineate l'una altra.
Rimanemmo un poco impressionate da quell'ordine così perentorio; ma ubbidimmo subito disponendo le schiave sulla spiaggia una accanto all'altra.
I padroni dissero "quelle stronze rimarranno lì per giorni a bruciare sotto il sole; il vostro compito sarà quello di rigirarle di tanto intanto ed ovviamente di nutrirle".
Noi rispondemmo ovviamente di si.
Poi i padroni ci disserò perchè non andate a farvi un bagno in mare sembra che ne abbiate bisogno.
Rimanemmo un poco sorprese, ma conoscendo il carattere estroso dei nostri padroni, ci dirigemmo correndo verso l'acqua.
Entrammo felici, sorridenti e gioiose nelle fresche acque marine.
Cominciammo a comportarci come bambine sguazzando e spruzzandoci d'acqua.
Poi ci raggiunsero i padroni anche loro nudi e cominciarono a giocare con noi, spruzzandoci l'acqua, ridendo come dei matti, divertendoci.
Ma mentre il padrone sguazzava vidi il suo splendido cazzo duro e mi avvicinai vincendo la forza delle onde e presi in bocca quell'organo e cominciai a spompinarlo.
Lui si bloccò in piedi semimmerso mentre lo spompinavo, in mezzo all'acqua marina.
Le ragazze ci raggiunsero, in mezzo all'acqua, e sentii la padrona chiedere a Serena, sei sempre innamorata di quel frocio pompinaro.
Con la coda dell'occhio vidi Serena toccarsi e rispondere alla padrona, con un tono di tristezza e falsità "Io amo i froci pompinari"; poi mi accorsi che la padrona compassionevole per quelle parole false cominciò a baciare profondamente Serena senza lasciarle respiro.
Per immetterle profondamente dentro di lei la realtà che io sono essenzialmente un frocio.





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