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Irene mi affitta


di maktero
28.07.2023    |    523    |    4 9.0
"Si raccomando di non sporcare il bagagliaio con i mie piedi luridi, ed io stetti attenta a non sporcare quell'ambiente..."
Irene trova un accordo economico con le ragazze che stabiliscono un affitto per il mio utilizzo.
Le ragazze si vogliono riservare il diritto di prelevarmi ed utilizzarmi come e quando vogliono previo avvertimento.
Rimarcano l'avvertenza di non provocarmi danni permanenti al corpo od alla salute, ma per il resto sono disponibili al mio completo e totale utilizzo come e quanto Irene voglia.
Irene accetta l'accordo e paga alle ragazze il mio affitto per una settimana.
Dice alle ragazze se c'è qualche straccio per coprirmi visto che non può portarmi in giro nuda; viene trovata una larga maglietta zozza che mi arriva a metà coscia.
Irene, guardando quel lercio indumento ammette che è proprio adatto per me.
Poi si avvia alla porta e volgendosi all'indietro; mi dici sù vieni merda!
Io entusiasmata da quell'invito così ben posto, mi avviai come una cagnolina a quattro zampe sculettando verso di lei.
Uscimmo in cortile e sorprendentemente Irene mi fece salire in macchina sul posto del passeggero; ero sorpresa, non ero abituata ad un simile riguardo.
Ma forse questa gentilezza nascondeva qualcosa.
Difatti la sua non era una semplice gentilezza ma voleva parlarmi; apprezzai quell'intenzione, avrebbe potuto benissimo farne a meno; mi aveva affittata e non era obbligata a manifestare i suoi intenti con me.
Ero veramente curiosa di ascoltare le sue parole, che supponevo avrebbero riguardato il mio destino.
Il pensiero di quella incertezza, anzi la speranza di qualcosa di schifoso che mi aspettava mi fecero eccitare e cominciai a toccarmi il cazzo duro.
Irene abbassando lo sguardo verso la destra vide la mia mossa e mi disse di fare pure ma non di arrivare; disse che le piaceva vedere il mio cazzo duro; ma il mio godimento era a sua disposizione.
Ero entusiasmata da quell'affermazione, avrei potuto essere eccitata quanto volevo ma il mio orgasmo sarebbe stato determinato dalla sua volontà; una vera padrona che mi faceva sentire veramente sottomessa.
Cominciò a parlare e disse: Io concepisco i maschi come spazzatura, letame, liquame di fogna e tu non sei altro per me.
Io godo quando vedo il maschio raggiungere la sua vera natura di escremento della terra, e tu a quanto pare sei un esemplare emblematico di ciò che io penso.
E mi chiese; è vero fogna?
Io esaltata da quelle bellissime parole che mi inquadravano a pieno, quasi sconvolta da quella verità riuscii solamente ad esprimere un flebile si, mentre continuavo a masturbarmi incantata da quella situazione.
Bene, rispose Irene, stai confermando le mie convinzioni, lurida merda di maschio che non sei altro.
Poi proseguì comincerai stasera a soddisfarmi manifestando la tua natura di maschio schifoso.
Ero entusiasmata da quelle parole, Irene mi piaceva moltissimo mi aveva compresa, e senz'altro mi avrebbe dato la possibilità di sprofondare nella mia degradazione e dimostrale quanto lei aveva affermato.
Fermò la macchina; mi disse che eravamo al margine di un parco dove la gente portava i cani; senz'altro nel prato c'erano molte cagate di cani, lei voleva che io le calpestassi con i miei piedi scalzi.
Io uscii dalla macchina felice di poter dimostrare ad Irene la mia disponibilità alla degradazione femminile.
Ci avviammo per il parco ed io quasi con infantile entusiasmo cercavo le merde dei cani, ed una volta trovatele le calpestavo, schiacciando sotto le mie piante quel morbido luridume.
Mentre strusciavo i miei piedi su quello schifo puzzolente guardavo Irene, con occhi interrogativi, cercando il suo apprezzamento per ciò che stavo facendo.
Mi accorsi dal suo sguardo che provava piacere per la mia attività, ne ero orgogliosa.
Continuai a cercare freneticamente le merde e a calpestarle; Irene si dimostrava entusiasta di quella mia attività che le dimostrava la perversità del maschio come lei lo aveva definito.
Cominciò a toccarsi ed io ero orgogliosa che con la mia depravazione le procurassi piacere.
Dopo un poco Irene mi disse di smettere; avevo i piedi coperti di merda di cane; a questo punto Irene mi disse di montare nel bagagliaio per non sporcare la macchina.
Si raccomando di non sporcare il bagagliaio con i mie piedi luridi, ed io stetti attenta a non sporcare quell'ambiente.
La macchina si fermò, il coperchio del bagagliaio si aprì, vidi il volto luminoso di Irene che mi disse di scendere.
Mi trascinò in casa; arrivando in salotto vidi un altro uomo accucciato in un angolo; lei mi disse che era un'altra merda come me di cui lei si occupava.
Ma al momento voleva interessarsi, di me o meglio dei mie piedi coperti della merda schifosa dei cani.
Mi fece stendere per terra con la schiena in basso e mi costrinse a tenere i miei piedi in alto.
Poi prese una frusta e cominciò a picchiare violentemente i miei piedi merdosi.
Il dolore era terribile urlavo atrocemente mentre la frusta colpiva e faceva saltare i pezzi di merda dai miei piedi.
Lei in un attimo di pausa si spogliò completamente rivelando un corpo fantastico.
Poi ricominciò a picchiare ferocemente le mie luride piante dei piedi.
Di tanto in tanto si toccava; poi sudata, fremente, con la voce alterata dall'eccitazione mi disse che quell'altro frocio era rimasto tutto il giorno nell'angolo insoddisfatto.
Mi ordinò di farli un pompino mentre lei si sarebbe ritirata nella sua stanza.
Lei si allontano, lasciandomi solo con il compito di spompinare l'altra merda; mi avvicinai a lui che gemeva e tremava.
Senz'altro doveva essere in quella posizione da molte ore, ed era sfinito.
Da brava troia, cominciai a sollecitarlo accarezzandoli la schiena senz'altro sfinita dall'immobilità; lui rispose con un fremito.
Alla sua reazione cominciai a passargli le mani sui fianchi ricevendo una risposta corporea con il suo inarcamento fluido e con un gemito.
Gli chiesi come si chiamava, mentre nel frattempo con decisione gli agguantai l'uccello.
Quello stronzo mi disse che Irene non voleva che noi schiavi avessimo un nome, compresi.
Cominciai a masturbarlo, lui si dimostrava più che contento con il suo cazzo che si fece subito duro sotto i miei smanettamenti.
Gli dissi di sciogliersi e di uscire da quella posizione in cui si trovava; ma lui mi rispose che la padrona non li aveva indicato di cambiare posizione.
Compresi l'asservimento che Irene aveva ottenuto con i suoi schiavi; anch'io sarei diventata così come quello stronzo che stavo masturbando.
Ad un certo punto ovviando alla difficoltà della posizione, mi accucciai per prendere in bocca il cazzo di quello stronzo e gli feci uno splendido pompino.
Quello mi scaricò in bocca una enorme quantità di sborra, che probabilmente sostava nelle sue palle da chissà quanto tempo in attesa di uscire.
Terminato il compito indicatomi da Irene mi masturbai mentre lo stronzo continuava a stare in ginocchio nel suo angolo.
Diressi lo schizzo verso la sua schiena, lui si accorse a malapena di quella operazione, certamente sfinito dalle ore di immobilità e dal piacere che aveva appena avuto dalla mia bocca.
Io mi accucciai sul pavimento e mi addormentai sfinita da quella lunga giornata.

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