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La moglie schiava - cap. 4


di MissSerena
12.04.2024    |    1.615    |    1 8.5
"Iniziò a guardarmi carico d'eccitazione e di disgusto allo stesso tempo, e quando mi ricomposi m'impedì d'uscire dal bagno..."
Quarto capitolo

La serata al ristorante e tutto quello che era successo dopo mi avevano profondamente sconvolta. Mi ritrovavo in una situazione di amore-odio dalla quale non riuscivo ad uscire, i sentimenti che provavo verso mio marito erano talmente contrastanti che bastava un nonnulla per mutarli in una direzione o nell'altra.
In ogni caso il momento di puro sadismo gli era in parte passato, non che non mi facesse più male, ma non con la violenza e l'intensità dei primi giorni, quando per dirla in parole povere, vivevo a pane e botte.
La sua ultima direttiva era quella di farmi trovare al suo arrivo con un abbigliamento il più sexy possibile, questo per farmi ricordare quant'ero stata puttana e per invogliarlo a prendermi in qualunque maniera gli passasse per la mente.
Mi ero adeguata come al solito, anzi il sentirmi più donna anche se costretta da lui, mi stava facendo tornare la voglia di vivere il sesso non come una costrizione, ma bensì come un piacere della vita. Non è che ogni volta che tornava a casa finivamo col farlo, però i nostri rapporti erano certamente più numerosi che prima della mia riduzione a sua schiava privata. Inoltre era diventato più maschio, non che prima non lo fosse, solo che ci metteva più passione, più voglia di godere di me e anche di farmi godere, seppur sempre alla sua maniera.
Quella sera avevo deciso di mettere un intimo di color rosso, un po' volgare, ma decisamente audace che mi aveva comprato in un sexy-shop su internet. La particolarità del reggiseno, davvero di dimensioni minime, è che aveva dei pon pon all'altezza dei capezzoli, la stessa applicazione era presente sui lati del perizoma, in realtà due fili legati fra loro.
Per sembrargli ancora più disponibile avevo indossato delle autoreggenti a rete larga e dei sandali con allacciatura alla schiava dotati di tacchi da undici centimetri.
Una volta finita la 'vestizione' e il trucco mi guardai allo specchio per controllare l'insieme.
Mi sentivo di un porco unico, il solo fatto che il perizoma m'entrasse in mezzo alle labbra intime era già un chiaro segnale di cosa desiderassi quella sera, il contorno, se così lo si può chiamare, era talmente volgare da sfociare nell'oscenità.
Così agghindata mi misi a preparare la cena, ma poco prima del suo arrivo ebbi un forte mal di pancia e di gran corsa mi recai in bagno per svuotarmi.
Proprio in quel momento rientrò Alfredo che subito fu preso dalla rabbia per non avermi trovata vicina alla porta per il consueto saluto.
Quando entrò nel bagno mi stavo pulendo, di solito quello era l'unico momento in cui mi lasciava un minimo di privacy, ma quella sera non fu così.
Iniziò a guardarmi carico d'eccitazione e di disgusto allo stesso tempo, e quando mi ricomposi m'impedì d'uscire dal bagno.
Cercai di farlo ragionare, ma inutile dirlo, fu inutile.
“Padrone la cena si fredda.”
“Taci serva, già sono incazzato perchè non ti ho trovata dove dovevi essere al mio arrivo.”
“Chiedo perdono mio Signore, ma non sono riuscita a resistere al mio bisogno corporale.”
“Perdono un cazzo e poi perchè sei vestita così ? Ti ho dato il permesso per indossare quello che porti ?”
Aveva ragione, mi ero dimenticata che era lui a decidere quando 'battezzare' qualche nuovo abito o completo, solo che la voglia m'aveva fatto perdere la testa.
“Credevo che il mio Padrone trovandomi così avrebbe avuto più voglia d'usarmi per il suo piacere.”
Come scusa non stava in piedi, ma erano le sole parole che mi uscirono dalla bocca.
“In pratica hai voglia di scopare, in fondo sei la solita puttana di sempre.”
Non sapendo che rispondere imboccai la via del silenzio, cercando di capire in anticipo le sue prossime mosse.
“Almeno hai lavato il tuo culo di merda visto che hai cagato ?”
“Non me ne ha dato il tempo, lo sa che non sono certo sporca.”
“Allora lavatelo e fai in fretta.”
Mi tirai giù il perizoma e mi feci il bidè il più velocemente possibile, ma lui non era ancora soddisfatto.
“Per me sei ancora piena di merda e odio metterlo in un culo sporco, quindi provvederò di persona a ripulirti per bene, ora aspettami qui che torno con l'occorrente.”
Rimasi come una statua non avendo capito le sue intenzioni, in realtà temevo che mi volesse frustare per chissà quale motivo, ma stavo sbagliando. Alfredo tornò quasi subito con tutto l'occorrente per un clistere e un piccolo plug. “Abbassati che non voglio perdere tempo.”
Mentre mi piegavo sul lavandino lui riempì a metà la sacca con dell'acqua tiepida che poi fissò in alto su un mobile del bagno.
Con calma unse il mio buchino per infilarvi dopo la cannula e infine aprì il rubinetto vicino alla sacca.
Non avevo mai fatto un clistere e già il fatto che l'avesse comprato mi aveva turbata, ma non potendo dire nulla al riguarda speravo solo che si dimenticasse di quell'acquisto.
E invece era stato pronto ad usarlo alla prima occasione buona e ora me lo stava facendo guardandomi divertito.
Man mano che l'acqua entrava nelle mie budella, aumentava il dolore e la voglia di svuotarmi, ma quando mi sentivo allo stremo e mi girai, la sacca non si era svuotata che per la metà di quanto fosse stata riempita.
“Padrone ti prego, mi fa male.”
“Taci troia questo è solo l'inizio e stai tranquilla che non sarà l'ultimo.”
Quelle parole mi terrorizzarono letteralmente.
Come non era l'ultimo ?
Quante volte avrei dovuto sopportare quel supplizio.
Cercai di resistere facendo leva sul mio orgoglio, forse l'unica cosa che ancora non mi aveva tolta del tutto. Così arrivai a svuotare la sacca, sentendomi però piena come un otre.
Alfredo tolse la cannula e inserì il plug, come se dovesse tappare una bottiglia di vino non finita.
“Ora cammina, così ti ripulisci per bene, non vorrei sporcarmi il cazzo quando t'inculo.”
Cercai di fare due passi, ma il dolore mi bloccò subito piegandomi in due.
“Non ci riesco, fa troppo male.”
“Forse hai bisogno di un piccolo stimolo, vuoi che prenda la frusta ?”
“No, farò quello che vuoi, ma non mi picchiare.”
Tenendomi la pancia comincia a camminare su è giù per il bagno fino a che non caddero alcune gocce dal mio buchetto.
“E' meglio mettere un tappo o fai un casino, quindi piegati.”
Mi misi a novanta gradi e lui subito infilò un plug più grande fra le mie chiappe.
Tanto era il dolore per il clistere che quasi non lo sentì, solo che il suo effetto fu veramente breve e poco dopo uscì dal suo posto insieme ad altra acqua.
“Siediti e svuotati, è meglio rincominciare e procedere in un altra maniera.”
Fu una liberazione, come mi sedetti sul water mi svuotai completamente di tutta l'acqua che avevo dentro, alla fine mi sentivo non solo ripulita, ma molto rilassata.
“Che fai li ferma, pulisciti che te ne faccio un altro.!
“Ti prego un altro no, farò tutto quello che vuoi, ma mi fai troppo male.”
“Taci troia e mettiti in posizione.”
Così dopo che mi pulii ripresi la solita posizione a novanta e lui mi fece un nuovo clistere.
Solo che questa volta lo accusai di meno, il dolore fu minore nonostante usasse la stessa quantità di liquido.
“Ora mettiti in ginocchio che te l'attappo come dico io.”
Mi misi a pecora in attesa del plug, ma vidi che si stava spogliando e subito non capii le sue intenzioni.
Solo quando si tolse i boxer e vidi il suo cazzo in erezione compresi le sue intenzioni.
“Non vorrai mica scoparmi in questo stato ?”
“Perchè no, in fondo sei solo una puttana da culo e poi ora sei di certo ben pulita.”
Non mi lasciò neanche il tempo di replicare che si mise dietro di me, le mani ben salde sui fianchi e la cappella dritta verso il mio buchetto. Eccitato com'era lo mise subito dentro senza tanti fronzoli, ma non sentii alcun dolore, anzi.
Un sottile piacere mi prese fin da subito, un misto fra il sentirlo godere ed il dolore per la mia pancia piena d'acqua. Così lo lascia fare senza dire nulla fin quando non potei più nascondermi.
“Si Alfredo mi piace, mm.”
“Vedi che sei puttana dentro, ora lo prendi dietro senza tante storie.”
“Continua ancora, mi fai godere.”
“Si prendilo tutto troia che ti sfondo come piace a te.”
Il suo ritmo diventò infernale, entrava e usciva senza sosta, spesso tirandolo del tutto fuori per rimetterlo dentro con ancora più forza. Mi sentivo sempre più aperta, ma nello stesso tempo godevo in maniera incredibile e avrei voluto che non finisse mai.
Lui m'insultava come una cagna, ma le sue parole non mi ferivano più, anzi mi eccitava sentirmi dire puttana o troia e avrei voluto masturbarmi la passera ormai in calore, ma non osai spingermi a tanto.
Alla fine mi venne dentro, quasi non sentì i suoi schizzi di sperma caldo se non quando cominciarono a spandersi intorno al suo cazzo. Per un po' rimase immobile dietro di me e solo quando si tolse tornò a parlarmi.
“Sei davvero unica, prima sembri che ti stia sgozzando e poi godi come una vacca, va bene ora lavati che ho fame.”
Mi svuotai di nuovo, ma questa volta fu più piacevole, poi mi lavai con cura e andai a finire di preparare la cena.
Mangiammo entrambi con appetito, di certo quello strano rapporto nel bagno aveva sfiancato tutti e due, solo volevo ripetere subito quell'esperienza, solo non sapevo cosa dirgli.
Quando finì di riassettare la cucina lo trovai in sala che faceva zapping, così corsi il bagno e presi il clistere e tornai da lui.
“Mio Padrone, mi sento lo stomaco un po' scombussolato, non è che potrebbe provvedere a svuotarmelo e rendermi più pulita per essere degna della sua persona” gli dissi col tono più seducente che potevo.
“Certo, sarà un piacere.”
E così tornammo in bagno, e non fu l’ultima volta che Alfredo mi fece un clistere.

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