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Conosco meglio la figlia di Fellina


di maktero
10.03.2024    |    1.663    |    2 7.5
"Sono gemiti, gemiti di amore femminili; sforzandomi gli occhi nella penombra mi accorgo di due corpi indefiniti che si avvolgono..."
Apro gli occhi nella penombra, una flebile luce proveniente da chissà dove illumina appena l'ambiente, le mie orecchie cominciano a sentire sei suoni che si fanno sempre più definiti man mano che esco dal sonno.
Sono gemiti, gemiti di amore femminili; sforzandomi gli occhi nella penombra mi accorgo di due corpi indefiniti che si avvolgono.
Riprendendo completamente i sensi associo i gemiti a quei corpi, mi rendo conto che sono Fellina e mia sorella che fanno l'amore sul materasso posto in un angolo della stanza.
Sono contenta che le due si stiano divertendo, ma all'improvviso mi rendo conto di essere assetata; il disagio è forte e non sò cosa fare.
Disturbare Fellina in quel momento per chiedere dell'acqua è improponibile; aggirarmi per la casa senza permesso si scontra con la mia natura di sottomessa.
Mi guardo intorno, tormentata dalla sete incapace di prendere una decisione.
Poi nella penombra mi accorgo che nella assurda e bizzarra stanza di Fellina c'è un water; un oggetto di cui non mi ero accorta prima.
E' posto in una posizione un pò defilata a lato delle gabbie; e se c'è un water ci sarà dell'acqua.
A quattro zampe mi avvicino al sanitario che è privo di coperchio e sedile; senz'altro intuendo il modo di vita di Fellina che prevede l'annullamento di qualunque intimità quello doveva essere il suo cesso.
Arrivata davanti a quel sanitario mi rendo conto che è lurido, il fondo è coperto da strisciate mi merda e c'è della carta igienica sporca che galleggia.
Anche questo aspetto, rifletto, rispecchia la mentalità di Fellina di dimostrarsi indecente.
Ho troppa sete ed affondo le mani nel fondo del cesso raccogliendo l'acqua lurida con pezzi di carta igienica ammollata; mi disseto bevendo quel liquido osceno, quell'acqua immonda comincia a soddisfare la mia sete e continuo ad abbeverarmi come una bestia.
Poi mi accorgo di una presenza dietro di me, mi volto e vedo la figlia di Fellina; nella penombra riesco a malapena a distinguere i suoi occhi che mi sembrano sofferenti; poi sento la sua voce che con un tono doloroso mi dice che ha sete anche lei.
Comprendendo la sua necessità mi scosto per consentirle di dissetarsi a quell'immondo abbeveratoio.
Lei beve come avevo fatto io qualche momento prima, poi esaudita la sua necessità si sdraia accanto al cesso come ho fatto anch'io.
Mi rendo conto che non sento più i rumori delle ragazze che facevano l'amore fino a poco prima.
Evidentemente soddisfatte si erano addormentate, assorbite da un sonno frutto del piacere che si erano date.
Anch'io mi sentivo bene sdraiata accanto al cesso sentivo il mio corpo rilassarsi; mi piaceva quella situazione mi faceva sentire a mio agio, sentivo di essere in un luogo e con delle persone che soddisfacevano i miei desideri depravati.
Poi udii una voce flebile, sommessa, era la figlia di Fellina che mi chiedeva come mi chiamassi; impiegai qualche istante per uscire dalle mie riflessioni e rispondere alla domanda di quella ragazza.
Sottovoce le dissi di chiamarmi Giulia, poi seguii un lungo silenzio che venne interrotto dalla flebile voce della figlia di Fellina che mi disse di chiamarsi Marta.
Poi dopo un altro lungo silenzio aggiunse "Sei stata brava prima a trattarmi come hai fatto, ci sai fare mi hai fatta soffrire e godere".
Anch'io rimasi in silenzio per un ò prima di rispondere, mi sembrava n dialogo così rilassato che non richiedeva fretta o frenesia.
Le dissi che non avevo mai incontrato prima una ragazza ridotta così male come lei e la cosa mi aveva entusiasmata e mi aveva provocato un enorme stimolo sessuale.
Lei mi ringraziò per la mia constatazione sul suo stato cos' disgraziato, e continuò dicendo che le lei era una masochista veramente profonda e che godeva dal subire ogni sorta di abusi e sevizie.
Quelle parole mi fecero eccitare, e replicai che anch'io ero come lei e cercavo gli stimoli più estremi per godere.
Lei all'improvviso mi chiese "Baciami", sulle prime rimasi sorpresa da quella improvvisa richiesta, ma poi capii che cercava un delicato contatto umano.
Mi avvicinai a lei e nella semioscurità cercai il suo volto e la sua bocca; sentite le sue morbide guance mossi il mio volto fino a trovare la sua bocca e infilai la mia lingua nella sua bocca.
Lei inarcò il suo corpo a quell'ingresso e avvolse la sua lingua attorno alla mia.
Quel contatto caldo e liquido mi fece piacere e volevo darle piacere; la baciai con intensità assecondando le sue reazioni.
Dalla bocca passai ai capezzoli baciandoli e succhiandoli con delicatezza; lei si contorceva delicatamente per il piacere che le davo.
Ero contenta di darle quel piacere.
Poi ripassai alla sua bocca; lei si appassionava sempre di più cominciando ad abbracciarmi ed a stringermi con forza.
Sembrava aver bisogno di un rapporto dolce nella sua vita di sofferenza da masochista.
Agguantai il suo utero estroflesso e lo strinsi con decisione e dolcezza insieme; lei si inarcò come elettrizzata gemendo per il godimento.
Continuando a baciarla insistetti a massaggiarle il suo utero, lei si agitava presa dall'eccitazione, volevo farla godere, povero pezzo di carne martoriato.
Lei venne innondandomi la mano dei suoi liquidi; le posi una mano sulla bocca per assordare i suoi gemiti e non svegliare le padrone che dormivano del loro giusto sonno.
Stringendole il suo utero ed abbracciandola delicatamente aspettai che terminasse di godere.
Lei mi guardò con intensità, con uno sguardo che comprendeva tutto.
Io rilevai la sua felicità per averle dato un momento di godimento molto dolce.
Poi lei bonfocchiando qualcosa come "Amore", si abbandonò tra le mie braccia scivolando in un sonno profondo.
Adagiai delicatamente Marta sul pavimento, con delicatezza stando attenta a non svegliarla.
Poi mi feci una sega e sborrai su quel corpo martoriato coperto di piaghe.



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