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Ritorno a casa


di maktero
23.04.2023    |    787    |    0 8.7
"Era uno spettacolo che aumentava e manteneva attiva la mia eccittazione..."
Dopo che i tedeschi mi hanno usata e si sono divertiti con me, mi chiedono in un italiano stentato il mio indirizzo, comprendendo che vogliono riportarmi riportarmi a casa, mi sento sollevata.
Temevo che volevano tenermi con loro; oddio il pensiero non era troppo spiacevole, mi sarebbe piaciuto essere rapita e schiavizzata.
Ma in quel momento ero così esausta che il pensiero di tornare a casa prevaleva sugli altri desideri.
Nel mio stentasimmo tedesco indicai ai tedeschi la strada; dopo poco più di un ora arrivammo in prossimità della mia destinazione.
Gli feci fermare a poche decine di metri dalla casa; pioveva e volevo percorrere l'ultimo tratto di strada nel buio della notte, nuda, sotto la pioggia, affondando i piedi nelle pozzanghere.
I tedeschi mi lasciarono dove gli avevo detto, scesi, e mi avviai verso casa mentre le gocce calde della pioggia estiva bagnavano il mio corpo come un balsamo.
I miei piedi affondavano nellla viscida fanghiglia delle pozzanghere massaggiando le mie piante doloranti; ero esausta, ma felice, avevo vissuto una bella esperienza, sessualmente appagante, la mia testa volava pensando a quello che avevo subito e che avevo fatto.
Anche il mio cazzo rispondeva bene a queste sensazioni mentali e cominciava ad indurirsi.
Arrivai al cancello di casa, lo aprii; raggiunsi la porta e suonai, nessuna risposta, suonai e suonai ancora.
Capii che la casa era vuota, probabilmente Luisa si era fermata con la sua Sonia da qualche parte.
Non potendo entrare in casa mi adagiai sull'ingresso, sdraiandomi sul ruvido e pungente zerbino.
La tettoina della porta mi riparava pazialmente dalla delicata pioggerillina estiva, solo poche gocce lambivano il mio stanco corpo.
La mia mente ritornò ancora alle esperienze appena trascorse; le immagini e le sensazioni si affollarono disordinatamente nella mia testa, alcune di queste sensazioni mi eccitavano e non potei fare a meno di masturbarmi.
Poi oramai esaurita mi addormentai.
Vissi un sonno popolato da sogni meravigliosi; il delizioso piacere di un sogno passava gradualmente ad un altro altrettanto bello.
La luce del mattino mi svegliò strappandomi quasi bruscamente da quell'incanto onirico.
Era oramai giorno fatto anche se il cielo era ancora nuvoloso e continuava a cadere una pioggia leggera.
Mi sentivo veramente bene il sonno ristoratare confortato dai bellissimi sogni mi faceva sentire in un gradevolissimo stato di benessere.
Il mio cazzo era eretto per il piacere mentale; ma non volevo masturbarmi estinguendo così il mio stato di estasi, volevo mantenere il piacere dell'erezione.
Mi accuciai in angolo dell'ingresso, con il mio cazzo duro che spuntava prepotente dalle cosce; lo guardavo ammirando la rossa e grossa cappella che spuntava dall'asta.
Era uno spettacolo che aumentava e manteneva attiva la mia eccittazione.
Non c'era nessun problema che qualche vicino mi vedesse l'ingresso della casa era precluso alla vista di chiunque.
Rimasi lì, paziente, prima o poi Luisa sarebbe tornata.
Passò gran parte della mattinata e cominciò a farsi preponderante la fame e la sete; l'erezionone che tanto mi aveva appassionata se ne era andata annichilita dalle esigenze fisiche.
Finalmente, dopo ore di attesa vidi arrivare Luisa.
Aveva un aspetto splendido; degli occhi luminosi, sognanti.
Certamente aveva trascorso una notte di amore con la sua Sonia.
Non c'era dubbio!
Con un sorrisso larghissimo mi disse: Sei qui!?
Io risposi di sì; aprii la porta e mi fece entrare, non mi chiese da quanto tempo mi trovavo ad aspettarla, sembrava distratta, assente, senz'altro la sua mente era impegnata a pensare a Sonia ed io in quel momento on ero una sua preuccupazione.
Entrando in casa le dissi che avevo fame e sete, lei distrattamente e girando un pò a caso nella casa mi disse che mi avrebbe dato qualcosa.
Riempii una ciotola con l'acqua del rubinetto me la porse ed io la trangugiai avidamente senza ritegno, tanta era la mia sete.
Aprii due scatolette di carne, ne gettò il contenuto in terra vi verso sopra una busta di patatine ed una di pop corn, rempii di nuovo la ciotola di acqua vi sputò dentro, e mi disse buon appetito.
Io mi avventai affamata su quel pasto umiliante.
Sentii appena, quando lei mi disse che avrebbe portato i cani fuori per i loro bisogni.
Mangiai e bevvi aidamentet soddisfando il mio stomaco e la mia gola.
Una volta finito mi sentivo la pancia piena, materialmente soddisfatta.
Mi recai in salotto e mi sedetti ai piedi del divano, non mi era concesso adagiarmi su di esso.
Dopo qualche minuto annoiata cominciai a prendermi il cazzo in mano ed a masturbarlo, ma senza l'intenzione di arrivare; solamente per avere la sensazione di sentire la mia carne in mano che reagiva ai miei movimenti.
Passarono molti minuti così; riflettevo sulle mie ultime esperienze; soprattutto il pensiero dei tedeschi; mentre affrontavo questi ricordi il cazzo mi diventava sempre più duro.
Ad un certo punto, quasi sul punto di venire mi scossi di colpo e tornai alla realtà.
Non volevo arrivare, senz'altro quando Luisa sarebbe rientrata con i cani mi avrebbe fatta inculare da loro e volevo rimanere in uno stato di eccitazione per affrontare al meglio i loro desideri.
Se fossi stata fredda, forse non sarei riuscita ad accontentare appieno le bestie.
A conclusione dei miei pensieri sentii un vago latrare; Luisa con i cani stavano arrivando.
La porta di casa si aprii e Luisa entrò con i cani che sembravano agitati; lei gli tolse i guinzagli loro mi si avviccinarono annusandomi, io mi misi in posizione a quattro zampe pronta per ricevere i loro cazzi.
Cosa che avvenne prontamente, il primo dopo avermi girato attorno e montato prima sui mie fianchi, si mosse fino al mio retro trovando il mio culo e comnciando a penetrarmi.
Il suo cazzo mi entrava ed usciva freneticamente dal culo.
Nel frattempo avevo cominciato a fare una sega altro cane.
Il primo mi arrivò rapidamente nel culo innondandomi di sborra e allontanandosi sodisfatto, il secondo a cui stavo facendo una sega si alzò bruscamente e corse veloce verso il mio culo, penetrandomi rapidamente, e venendo altrettando rapidamente.
Avevo il culo pieno di sborra di cane; Luisa si avicinò con un contenitore e mi fece scaricare la sborra insieme ad un pò di merda.
La ragazza portò i cani alle loro cucce, si accomodò sul divano e mi ordinò di ingoiare quanto contenuto nel contenitore dove mi ero scaricata.
Mentre eseguivo il compito mi chiese cosa mi era capitato da quando lei e Sonia se ne erano andate.
Io ingoiando quella mistura schifosa raccontai tutte le miei viccessitudini; lei cominciò a masturbarsi mentre io sviluppavo il mo racconto.
Ogni tanto, tra una frase ed un altra, mi chiedeva di aprire la bocca e mi ci sputava dentro.
Conclusosi il racconto delle mie esperienze le continuò a masturbarsi arrivando violentemente ed innondandomi dei suoi liquidi.





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