trio
Crepuscolo d’amore 2

11.04.2025 |
94 |
0
"“Sei tra i vincitori; domani mattina decidi se tornare in Italia o fermarti da me, con me; comunque, quest’auto non ti servirà più; quindi, meglio..."
Decido che, alla fine, le regole le ha volute e dettate lei e che non mi resta che adeguarmi; manifesto ad Ada la mia disponibilità prendendola per la vita e stringendola a me mentre ci avviamo all’ascensore; in risposta, mi appoggia la testa sulla spalla e so che faremo l’amore adesso stesso; non è come Bruna; se ha voglia non esita a comunicarlo; quasi leggendomi nel pensiero, Ada chiarisce.“Qui arrivano spesso degli italiani; il nome dell’hotel è un forte richiamo; ma si tratta quasi sempre di gente rozza, di media o scarsa qualità culturale e civile. Un uomo del tuo livello è cosa rara. Io ho bisogno, una volta tanto, di prendermi l’amore da un uomo che mi entusiasmi, dopo aver vissuto per tanti anni con un crucco come mio marito. Tu sei qui e io non ti mollo, almeno fino a che non ho soddisfatto il mio bisogno d’amore.”
Non so proprio cosa obiettarle e mi limito, visto che siamo già in ascensore, a baciarla con enorme passione, a costo di scatenare uno scandalo, se dovessero sorprenderci dei lavoranti in giro per i corridoi; ma non mi sembra che se ne preoccupi e ricambia la passione con un entusiasmo che neanche le attribuivo; quando chiudiamo la porta della camera dietro le nostre spalle, lei è praticamente seminuda, perché ho cercato di spogliarla immediatamente, mentre la divoro letteralmente coi baci che spargo su tutto il viso, nella bocca, sul seno e soprattutto sui capezzoli che succhio con la voglia repressa del poppante a secco da ore.
Si siede sul letto, mi fa avvicinare, mi apre i pantaloni e li tira giù insieme allo slip; quando il fallo emerge in tutta la sua lunghezza, lo afferra a due mani in atteggiamento quasi di preghiera e sembra davvero adorarlo mentre lo copre di baci e lecca a piccoli colpi di lingua su tutta l’asta; quando lo lascia entrare in bocca, un brivido di passione mi sferza la schiena e mi fa vedere luci che non esistono; prendo a copularle in bocca quasi senza curarmi delle difficoltà che potrebbe incontrare di fronte ad un membro alle cui dimensioni sembra non essere abituata; si adegua immediatamente e si fa penetrare fino al velopendulo senza manifestare conati di rigetto o problemi di respirazione.
Quando l’asta è completamente lubrificata dalla saliva, si ferma per non portarmi all’orgasmo, si sfila gonna e slip e si stende supina, divaricando le gambe in una chiara offerta della vulva che è coperta di una folta peluria riccia e nera, elemento strano coi tempi che corrono; mi inginocchio fra le sue cosce e mi piego a prendere in bocca la sua vulva, ricambiando il gesto che ha fatto col mio sesso; ha un odore strano, la sua vulva, un misto tra orina e fiori di campo, squirt e violette, piacere inespresso e tabacco; mi incanta, mi innamora e riesco a sentirmi completamente partecipe della sua passione.
“Ti dà fastidio se, almeno per questo solo momento meraviglioso, ti dico che ti amo?”
“No, tu esprimi semplicemente un sentimento comune; anche io, forse solo per questo momento immenso ed infinito, ti amo; e ti amerò ogni volta che starò con te per fare l’amore, non per copulare.”
“Era questo che intendevo dire; fammi fare l’amore, non limitarti a possedermi; vorrei tanto sentire la passione che sai mettere e trasmettere, in un rapporto.”
Prendo a succhiarle il clitoride con tutta l’anima e, mentre cerco di estrarle anche lo spirito dalla vagina, sento di partecipare alla sua goduria con una intensità che non ricordavo; quel piccolo pene in bocca mi dà la sensazione di una devozione reciproca assai più intensa di quanto dovrebbe meritare un incontro episodico ed occasionale, un incontro con una sconosciuta in una camera d’albergo anonima; la verità è che nel rapporto con lei c’è anche la passione inesplosa per Bruna, sua figlia, una donna che non sono riuscito ad amare come avrei voluto e che non poteva amarmi come voleva perché legata ad altra storia.
Intensifico le mie manovre sul suo clitoride e succhio a lungo finché non sento che, soffocando a malapena un urlo assai violento, non mi esplode in bocca uno squirt che mi inonda letteralmente e rischia di soffocarmi; ingoio devotamente tutto e lecco delicatamente le grandi labbra, ricche, carnose, gonfie di passione; scivolo lentamente sul suo corpo e mi sistemo su di lei.
Prendo un preservativo dal portafogli, ne porto sempre almeno uno con me, mentre la bacio voluttuosamente; mi applico il goldone, con le mani porto il sesso alla vulva e, appoggiata la cappella all’imbocco della vagina, lascio a lei il compito di muoversi per farsi penetrare; accompagnandosi con una serie di ‘ti amo’ recitati come un mantra, sento che lascia entrare nel canale vaginale la mia asta non indifferente, godendone la consistenza millimetro per millimetro, accompagnando la penetrazione con il rilascio di umori vaginali intenso e lungo e con piccoli orgasmi che le scuotono le membra tutte.
“E’ meraviglioso … quanto ti amo … sono felice … non uscire da me … prendimi tutta … voglio essere tutta tua …”
Cerco di farla calmare fermando la copula, stretto su di lei a sentire tutto il corpo.
“Ada, ti amo anch’io … infinitamente … però, ti prego … non perdere la testa … è un meraviglioso momento … non sciuparlo con l’incoscienza … non puoi restare con me così a lungo … rischi uno scandalo …”
“Stupido italiano, chi se ne frega di noi? E chi se ne frega dello scandalo? Pensa ad amarmi, al dovere ci penso io; credimi, sono in grado di controllarmi; tu dammi amore; al lavoro penso io.”
Ineccepibile, alla fine; mi do da fare a cavalcarla ascoltando le reazioni del suo corpo per darle quello che desidera e che si aspetta; sento che vuole sentirsi stimolare il clitoride dal sesso immerso nella vagina e mi muovo perché venga catturato dall’osso pubico che lo martirizza finché esplode in un nuovo orgasmo; poi mi muovo nella vagina e stimolo l’utero; sento che l’orgasmo mi monta dai testicoli che vogliono scaricarsi; l’avverto.
“Sto per venire!”
“Aspetta solo un attimo … ecco … vieni adesso!”
Esplodo nell’eiaculazione più ricca che ricordo da qualche mese e sento che gli spruzzi, pur col freno del preservativo, le stimolano l’utero provocando intense esplosioni del suo piacere che inondano le lenzuola; ci abbandoniamo abbracciati sul letto, scivolo via da lei e mi sistemo a fianco, tenendola stretta a me in un atteggiamento di tenerezza che forse è lievemente stonato in un rapporto destinato a rimanere episodio unico; quasi avesse sentito i miei pensieri, Ada mi dice.
“Avrei voluto che mi prendessi tutta, che mi penetrassi anche nell’ano; vorrei conservare di questo momento una memoria vivida, intensa, ricca, totale.”
“Intanto, le prove dello stage durano non meno di una settimana e forse potremo ancora dare sfogo al nostro bisogno d’amore, non credi?”
“Si; ma tieni ben presente che non ho nessuna intenzione di mettere a rischio il mio matrimonio e che, se necessario, ti spedisco subito via; amarti è un mio diritto; rimanere con mio marito è un mio dovere; non ho nessuno scrupolo ad innamorarmi di te e a fare l’amore con te; ma, se mi trovo di fronte ad una scelta, mio marito viene sempre prima di qualunque desiderio.”
“Non puoi sapere quanto ti capisco e ti condivido, soprattutto per la lealtà che dimostri anche con uno che hai appena conosciuto ed amato.”
“Adesso devo riprendere il mio posto; pranzi qui da noi?”
“Chiaro; non so proprio come potrei fare diversamente; non parlo neppure la lingua!”
“Per quello, ci metterai assai poco …”
Si riveste e mi lascia a poltrire mentre mi organizzo e mi preparo per scendere a pranzo; quando sono giù, Ada stessa mi indica che per me è apparecchiato in un angolo.
“Verrà mia figlia che parla italiano, così non avrai problemi …”
Sto zitto perché non so come si voglia comportare Bruna e aspetto che sia lei a venire al tavolo per le ordinazioni; quando mi vede, si ferma sorpresa e non riesce a nascondere un grosso disagio; ma si trattiene perché c’è anche sua madre.
“Tu che ci fai qui?”
“L’ingegnere è qui per partecipare allo stage per il posto alle industrie … Non è meraviglioso? Un italiano che stavolta non viene ad elemosinare un posto qualsiasi, ma a prendersi per suo diritto un posto importante di lavoro … Lui è un uomo meraviglioso!”
“… Già … Si … Ma tu che ne sai, che è meraviglioso? Lo hai già assaggiato?”
“E se anche fosse? Credi di poter sindacare il mio comportamento dall’alto delle tue pratiche?”
“No … chiedevo così, per sapere, per verificare.”
Vedo arrivare alle sue spalle la valchiria.
“Attenta; arriva la tua amante …”
Si gira un attimo a controllare, sorride a lei e mi fa.
“Come cavolo fai a dire che è la mia amante?”
“Ho soltanto visto come ti penetrava analmente, poco fa, in bagno …”
Arrossisce e sta zitta, poi mi presenta Hilde, la sua compagna; faccio il lumacone galante italiano e mi sprofondo in un viscido baciamano.
“Perché non la smetti di fare il cicisbeo?”
“Perché rispetto gli impegni. Niente amore né dolcezze né lealtà; solo sesso e ipocrisia!”
Accusa il colpo, piega la testa sul petto e si allontana; Ada non ha capito molto ma intuisce che qualcosa c’è stato tra me e sua figlia; mi sento in obbligo di spiegarle.
“Ci siamo visti in Italia; andavo a pranzo al ristorante dei tuoi amici.”
“Ah … capisco … e non sapevi chi era che le telefonava ogni giorno …”
“Infatti …”
“Dai, non pensarci …”
Il percorso fino alla fabbrica non è difficile, con la frequenza di indicazioni stradali, ed arrivo con un certo anticipo al primo appuntamento; nell’atrio una serie di cartelli indica la disposizione degli invitati e mi trovo subito alla scrivania degli italiani, dove una bella ragazza in perfetto italiano illustra i movimenti e le competenze; ha gli occhi di un azzurro intenso, come in alto mare, e sembra comunicare amore senza neppure avvedersene; si muove con molta efficienza e con modi spicci, quasi sbrigativi, consegna moduli e schede a ciascuno; le chiedo dove posso prendere un caffè; mi confida che quello in vendita è ‘una ciofeca’ e suggerisce di aspettare; dopo la prova, sarebbe lieta di offrirmene uno fatto da lei, con la macchinetta italiana, a casa sua; sono alquanto perplesso per un approccio tanto rapido e deciso, ma comincio a capire che sono in un mondo diverso, con altra morale ed altri obblighi; mi limito ad accettare.
I questionari sono più rapidi da riempire di quanto avessi immaginato; dopo poco più di un’ora li ho consegnati completi e con la certezza di avere dato le risposte giuste; uscendo dalla sala d’esame, nell’atrio trovo la ragazza italiana ancora alla scrivania; è lei ad attirare la mia attenzione, mi chiede se ho finito, mi rinnova l’invito a prendere il caffè da lei e ci dirigiamo al parcheggio dove abbiamo le rispettive macchine, lei la sua ed io quella presa in affitto; ci dirigiamo a casa sua.
Abita non lontano dalla fabbrica, in una nuova urbanizzazione con case fatte in serie, tutte uguali, piccoli appartamenti di una, due o tre camere con servizi; il suo è a due camere, un soggiorno con angolo cucina, una camera da letto e i servizi ridotti un po’ all’osso; ma è arredato con gusto, sobrio ed elegante un po’ come lei, Andrea, con vaghe ascendenze da italiani immigrati molti decenni prima, nata e cresciuta lì e di cultura tedesca ma con qualche reminiscenza ereditata dai nonni; è un ragazza di altezza media, poco oltre il metro e sessanta, quindi, quasi in difficoltà col mio metro e ottanta; ma non dà peso alla cosa; non magra ma neppure abbondante; gran bel seno prorompente su un ventre piatto e delicato; cosce statuarie elegantissime e scoperte largamente da una minigonna vertiginosa; fianchi ben modellati e sedere importante, con le natiche ben piantate in alto, sorrette da un tacco ragguardevole, dieci o forse dodici, non me ne intendo, che la slanciano molto.
Non so se il caffè che mi prepara sia buono, accettabile o se sia solo che da Andrea accetterei anche una ‘ciofeca’ e la dichiarerei sublime; so che è piacevole stare con lei, seduti sul suo divano di pelle grigio perla e chiacchierare del nulla senza annoiarsi, gustandosi un caffè che è buono perché c’è lei e sperare che quell’attimo non finisca; ma bisogna svegliarsi, anche perché l’ora di pranzo si avvicina; sarei tentato di forzare la mano e invitarla a pranzo; ma ho scoperto che con ‘le tedesche’ la cosa migliore è lasciar fare perché decidono in fretta e bene; l’avverto che devo essere per pranzo in albergo ed ho la strada da fare; mi prende in contropiede.
“Mi piaci molto ed ho pensato seriamente di fare l’amore con te; ma, proprio perché mi piaci tanto e so che potrebbe funzionare, tra noi, non voglio sciupare tutto in una ‘copula e via’; preferisco aspettare che succeda qualcosa; se tu dovessi avere quel posto e decidere di trasferirti qui, sarei felicissima di accompagnarti non so per quanto nel tuo percorso di vita; quindi, aspetterò che finisca lo stage e che decidano le assunzioni; se tutto va come io spero, avremo tempo di amarci sul serio. Ti spiace se parlo così schiettamente?”
“Assolutamente no! Ho provato esattamente le stesse sensazioni; non è di un amplesso che sento il bisogno; se c’è chimica tra noi e se la vita sceglie che io mi trasferisca qui, sarò felice di esserti compagno e di averti per compagna per il tempo che il destino vorrà. Se non dovesse succedere niente e dovessi rientrare in Italia, sappi che comunque sei la cosa più bella che mi è capitata da almeno qualche mese in qua.”
Al momento di accomiatarmi, il bacio che ci scambiamo è quanto di più casto si possa immaginare; eppure ci costa un’emozione profonda e forse non giustificabile con nessuna motivazione, se non con un bisogno soffocato di amore.
Tornato in albergo, mi tocca barcamenarmi tra i disagi che Bruna prova per sé, che provoca in Hilde e che provoca soprattutto a me, preso in mezzo da una situazione assai delicata.
Ada è sempre più presa dal vortice d’amore che la induce a fare di tutto per ritagliarsi momenti per stare insieme e darmi tutto quello che umanamente una donna, specialmente una donna ormai alla soglia della maturità, può dare ad un uomo alquanto più giovane di lei; non potendo più offrire verginità, si dà da fare per rendere gli amplessi il più fantasiosi ed articolati possibile, amando con tutte le fibre del corpo e con tutta la passione che l’animo le detta.
Ma anche Bruna adesso sembra ripensare alla storia vissuta al mare; se non colgo male certi segnali, sarebbe anche disposta a proporre un menage à trois, tra me lei ed Hilde, pur di recuperare almeno in parte il senso di quel rapporto che aveva rifiutato in Italia forse con troppa fretta, perché pressata dall’amante tedesca; o forse, ma meno logicamente, è a disagio tra me, lei e sua madre, che vede apertamente attaccarsi con forza all’amore che, lei lo sa bene, io so dare anche in una ‘sveltina’.
Trovo il modo per dirle, anche con una certa severità, che la vicenda in fabbrica si presenta favorevole, che forse dovrò decidere di trasferirmi in Germania e che, in quel caso, ho in animo di costruirmi una realtà anche sentimentale; forse temendo che pensi a qualcosa con sua madre, si precipita a parlarle; lei a sua volta ci tiene a fare chiarezza con me ribadendo che la nostra ‘libera uscita’ non deve incidere in alcun modo sulla sua famiglia; la rassicuro spiegandole che se rimarrò ho già un’altra opzione; lealmente e serenamente, si complimenta per il possibile successo e mi augura buona sorte con la eventuale nuova compagna; poi aggiunge, con un fare un po’ più birichino.
“Ma qualche ‘libera uscita’ te la prenderesti anche dopo esserti sistemato con l’altra?”
Sorridendo con la stessa disinvoltura, le replico.
“Intanto, non è successo niente e non si decide niente ancora per qualche tempo. Poi, una cosa voglio dirti e che sia incisa nella roccia. Io sono soprattutto molto leale; per te ci sarò, in qualunque momento e in qualunque condizione; se tu avrai bisogno di ‘libere uscite’ stasera, domani, tra uno dieci venti anni, io ci sarò sempre e sarò con te sempre nella stessa disposizione di amico, anzi in Italia si dice ‘trombamico’, l’amico col quale, se vuoi, puoi anche fare sesso senza che questo offenda nessuno. Ti basta?”
“Certo che mi basta; non potrei volere niente di più. Se decidi di restare, mi fai conoscere questa tua nuova amica, prima di andare via?”
“Posso invitarla a cena qui la sera prima di andarmene, o a casa sua o in Italia?”
“Certamente; solo, mi auguro che ti trasferisca a casa sua e non in Italia; un trombamico meglio averlo vicino.”
Lo stage si sviluppa nei modi più rosei che avevo previsto e mi trovo a superare le prove con esiti quasi tutti ottimali; Andrea, che segue quasi con apprensione l’evolversi della vicenda e che ha modo di curiosare nei documenti ufficiali, continua ad incitarmi a darmi da fare perché sono vicino ad un grosso traguardo; non riesco a dirle quanto le sono grata per il sostegno chiaro, forte, quasi decisivo che mi sta fornendo; coi presupposti che ci siamo dati, non posso neanche baciarla qualche volta che, nel parcheggio, ci troviamo da soli alle macchine e la tentazione è forte.
Quando l’ultima prova si conclude e siamo in attesa solo degli esiti, Andrea, che ha già preso visione dei risultati definitivi, mi prende per un braccio e mi trascina letteralmente via fino al parcheggio; mi intima di prendere la macchina e di seguirla; va fino all’agenzia di noleggio e mi dice di riconsegnare l’auto perché ormai non ne ho più bisogno; di fronte alla mia aria interrogativa, mi precisa.
“Sei tra i vincitori; domani mattina decidi se tornare in Italia o fermarti da me, con me; comunque, quest’auto non ti servirà più; quindi, meglio restituirla. Adesso andiamo da me; poi con calma decidi cosa vuoi fare della tua e della nostra vita. Okay?”
“D’accordo; hai vinto tu. Quando mi trasferisco da te?”
“Ci sei già; da questo momento sei il mio compagno e ti amo come non ho mai amato in vita mia. Ti da fastidio?”
“Per la verità, avrei preferito un calcio in faccia. Quello si, che mi avrebbe dato fastidio. Tu mi dai amore; hai mai sentito che amore e fastidio sono la stessa cosa?”
“Stupido tu a dirle, stupida io a sentirti. Mi baci adesso?”
Siamo in mezzo alla strada, davanti ad un’agenzia di noleggio auto, ma ci stiamo baciando come se lo avessimo atteso da tutta una vita, che poi, in fondo, è quasi vero; adesso, però, il fratellino lì sotto si è svegliato e non vuole saperne di acquietarsi.
“Ti rendi conto che adesso ho voglia di te, del tuo corpo, di fare l’amore, di farlo sul serio, fisicamente?”
“Dici che anche a te sta lacrimando la poverina?”
“Sei a questo punto? Sai, l’altra volta non mi hai fatto vedere dove dormi … ”
“Rimediamo subito; monta in macchina con me e andiamo a casa mia.”
“Stasera vieni a cena con me all’albergo, dormiamo lì, ritiriamo le mie cose e domani mattina sarò con te, spero per tutta la vita.”
“Dici sul serio?”
“Tu che pensi?”
“Io credo che sia più prudente se progetti di passare qui da me, diciamo, un anno; poi verifichiamo; se c’è sempre chimica e benessere, continuiamo fino alla morte di uno dei due; se qualcosa si inceppa, liberissimo di tornartene in Italia; ma, in quest’anno, mi ami come non ci dovesse essere per te nessun futuro.”
“Va bene; democraticamente, teniamo conto anche dell’opinione della opposizione; poi però si fa a modo mio e ci si ama fino alla fine dei giorni. Ti decidi a farmi fare l’amore con te?”
“Sei tu che parli solo tanto … ”
Passiamo il pomeriggio a fare l’amore, in tutti i modi, con una voglia instancabile, con una curiosità sconfinata; e scopro che Andrea è una femmina straordinaria, capace di vivere l’amore e il sesso con entusiasmo, ma anche con intelligenza e prudenza.
Verso le sette, andiamo in centro con la sua auto e la porto con me all’albergo dove Ada l’accoglie con un’affettuosità da vera amica; Andrea ne è quasi emozionata; Bruna invece finge quasi di ignorarmi, ma si vede che è rosa da una strana forma di gelosia che la spinge ad essere particolarmente affettuosa ed espansiva con Hilde, quasi a ribadire che lei la sua scelta l’aveva fatta da tempo.
La cena si svolge con eleganza e buonsenso; alla fine, avviso Ada che Andrea dormirà con me, questa notte; non ci sono problemi, naturalmente, ma in un momento in cui Andrea è al bagno, non mi risparmia un rimprovero.
“Almeno quest’ultima notte, però, potevi lasciarla per me.”
“Ada, guarda che vado a stare a un paio di chilometri; sarò qui, anche per tutta la vita.”
Mi sfiora la mano in una carezza tenera, mentre Andrea torna al suo posto.
Al momento di ritirarci in camera, intercetto Bruna.
“Fatti salutare. Io non sono uno che scappa di notte. Domani mattina vado via con Andrea e tu probabilmente non sarai qui. Meglio salutarci ora.”
“Posso dirti solo due cose? … Primo; io non sono scappata da te; non potevo restare oltre, dovevo decidere e l’ho fatto, senza polemiche e senza cattiverie, solo per l’amore che ho da anni per Hilde. Secondo; mi dispiace che non sia stato possibile fare una scelta diversa; io non sono Andrea e con me non saresti stato felice. Con lei ce la puoi fare e te lo auguro con tutto il cuore.”
“Anche a te auguro di trovare la tua strada e di percorrerla serenamente, qualunque essa sia. Ciao.”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Crepuscolo d’amore 2:
