tradimenti
L’intesa 2
di geniodirazza
06.12.2024 |
1.111 |
0
"Non arrivai a baciarlo, perché la location non lo consentiva; affidò a un impiegato la valigetta da recapitare nella suite, si andò a rinfrescare e si..."
Passai lunghissime giornate e notti insonni a riflettere su noi e sui nostri anni di convivenza; il terremoto c’era stato, senza dubbio, e con notevoli conseguenze; Marika era stata costretta a trovarsi uno studio in un edificio della prima periferia ed aveva separato da Manlio tutti gli interessi condivisi; non solo quello sessuale e quello professionale, ma anche le abitudini e i riturali che ci rendevano doppia coppia inossidabile.Ettore, perduto nel suo amore impossibile di cui solo io conoscevo la natura, aveva perso la pazienza, quando si era reso conto che la moglie insisteva ad umiliarlo tropo spesso; calpestando qualunque segno di prudenza e di buonsenso, era andato a vivere con Bianca, anzi a condividerne le pene e la vita difficile; ma la sua bontà connaturata era il linimento migliore per lui, che doveva dimenticare Marika, e per lei, che si vedeva alleviare solitudine e dolore da un compagno buono e disponibile.
Avevo imposto a Manlio di andare a vivere, da separati in casa, nel mio appartamento, garanzia di rifugio se fosse ricaduto in tentazione; aveva affittato un appartamentino per lo studio, presso il tribunale, e disdetto l’affitto del vecchio appartamento; sapeva bene che ora dipendeva da me, ma i primi tempi eravamo stati tutti e due tesi a tentare di ricucire il nostro rapporto, impressionati anche dal fallimento di quello dei nostri due amici.
Vivevamo da separati, con poche occasioni di incontrarci; ma eravamo garbati e civili, cenavamo insieme e ci consentivamo anche uscite e presenze a manifestazioni di rilievo; non avevo avuto notizie di altre sue scorribande sessuali, anche se ero poco propensa a credere che il lupo avesse perso il vizio; cominciava persino a farmi garbatamente la corte; non era difficile, ad un uomo del suo carisma e della sua esperienza, trovare i modi per affascinarmi; ed io ero, in fondo, disponibile con mio marito.
Era persino inevitabile che, andando a letto, una sera io mi lasciassi abbracciare e stringere a lui con quanta forza poteva; mi abbandonai progressivamente alla sua voglia e lasciai che mi accarezzasse e mi baciasse tutta, dal viso alla gola giù fino al seno ed ai capezzoli su cui si sbizzarrì con la solita violenza; mi bastò poco per frenarlo e placarne l’istintiva impetuosità; scese dolcemente verso l’inguine e si impegnò in un cunnilinguo che mi mandò in orbita.
Ero assai vicina a cedere totalmente alle sue sollecitazioni e quasi mi lasciai andare ad un amore antico che ritrovavo intatto, quando si fermò, si mise in ginocchio e vidi la sua mazza accostarsi decisamente alla bocca, lessi immediatamente l’intenzione di costringermi a quella fellazione arrogante che mi aveva sempre disturbato; lo fermai respingendo con forza il suo inguine, scivolai dalle lenzuola e me ne andai in bagno a rinfrescarmi.
Quando tornai in camera e salii sul letto, gli imposi con un gesto di non accostarsi.
“Non vuoi capire proprio niente, allora! Non sei più mio marito, non abbiamo più niente in comune; siamo separati anche se viviamo per comodità nella stessa casa; ma, prima di ogni altra cosa, non ti permetto di fare il maschio alfa con me; non ti tradisco come fai tu con tanta leggerezza; ma non ti consento pratiche che ritengo inaccettabili!”
“Perché inaccettabili? Tutte e donne del mondo le vivono con passione, le accettano, le fanno proprie, le ritengono assolutamente naturali … “
“Bravo! L’hai detto! Naturali! Vuol dire che nascono contemporaneamente dal cuore, dall’utero e dalla testa; tu, per come le proponi, non mi provochi queste emozioni; il mio utero è sollecitato all’idea di sentire la tua virilità; il cuore è pronto ad assaggiarlo; la testa mi suggerisce che ti comporti da maschio arrogante, che lo imponi come un tuo diritto; io mi rifiuto di sottostare alle tue imposizioni; tu non hai il senso dell’amore; tu fai solo sesso; io voglio amore; più insisti, meno ti accetto!”
“Il cunnilinguo ti eccita, alla fellazione ti opponi; la penetrazione in vagina ti esalta, quella anale ti fa ribellare; non me lo spiego … “
“Perché non ti rendi conto di come sai essere, per necessità, dolce, delicato, paritario, quasi servizievole, quando lecchi, succhi o masturbi il clitoride; e quanto invece diventi prepotente, egoista, aggressivo, sgraziato quando spingi il fallo oltre il velopendulo; non ti accorgi che ne fai una questione di tecnica, quando ti meravigli; mentre diventi davvero un amante, quando segui il cuore; non sai amare quindi non sai fare l’amore; sai copulare e fare sesso; io no; io ho bisogno d’amore.”
“Quindi, se cerco di fare l’amore con te come l’abbiamo sempre fatto, tu mi credi; se cerco di farlo come piace a me, non mi credi più.”
“Sei sempre il solito ottuso; non è un problema di tecnica, ma di cuore, di cervello, di amore; il problema non è di penetrazione ma di quanto c’è dietro la penetrazione; se lo fai per sfogare la tua bestialità, ti invito a cercarti le vacche , le giumente, le capre che hanno voglia di tori, di stalloni o di caproni; se mi dai amore, te ne rendo altrettanto; ma tu, di dare o ricevere amore vero, non sei capace, non è nel tuo dna; tu vuoi farti sentire forte e arrogante; io voglio un uomo che mi ami.”
“Non puoi accettare che ti ami con la forza che mi è naturale?”
“Se lo fai rispettando i miei bisogni, non ti ho mai respinto; talvolta ho anche subito i tuoi assalti arroganti, quando esprimevano un senso di appartenenza reciproca; dopo che ho visto come ti comportavi con Marika, mi è stato chiaro che sei il bambino che gioca a chi ce l’ha più grosso e cerchi di risultare vincitore perché l‘altra ti invitava a sfondarla; io non ho questi obiettivi; non mi interessa avere il più forte né farmi sfondare; voglio amare ed essere amata.”
“Ma io ti amo da più di vent’anni … “
“Anch’io; ma esigo che, se vuoi fare l’amore, me lo dimostri; capisci? Fare amore e non sesso … “
“Posso cercare di dimostrarti che ho capito?”
“Non sei obbligato e non devi dimostrare niente; non abbiamo una stanza per gli ospiti e non mi va di dormire sul divano né di spedirci te; dobbiamo dormire insieme; se vuoi fare anche l’amore, io non ti respingo, se davvero mi ami.”
Sarebbe stato chiaro a chiunque che stavo arretrando apertamente per arrivare a fare l’amore con un pizzico di tenerezza; ma sembrava non accorgersene Manlio, che comunque vedeva in ogni amplesso una prova di mascolinità, di potere; quasi per caso, la sua mano sfiorò la mia e istintivamente intrecciò le dita; fui colta da un brivido lungo ed intenso che sapeva di voglia di sesso; forse lo stesso effetto ebbe su lui, che mi rotolò sopra senza una parola.
Mi trovai ancora una volta, dopo mesi di scaramucce, a provare la sensazione d’amore che mi aveva sempre dato il suo corpo, quando non si caricava della violenza che proponeva come cifra del suo dominio; lui era nudo, io seminuda, i corpi si plasmarono e i sessi si accostarono; come facevo da anni, mi aprii quel tanto che consentì alla mazza di scivolare tra le grandi labbra; usai una mano per dirigere la cappella alla vagina; mi sentii penetrata mentre ci incollavamo in un bacio antico e nuovo.
Avevo ancora dentro di me la sua mascolinità possente ed ero felice di sentirmi posseduta e di trattenerlo dentro di me; lo trattenni per i lombi per impedirgli di cavalcarmi e lasciai che dolcemente, pacatamente, i sessi urlassero il piacere e si eccitassero vicendevolmente; sentii le vibrazioni del suo ventre mentre gli impedivo la solita violenza ed usavo i muscoli del canale vaginale per succhiare il suo orgasmo dentro di me.
Eiaculò pacatamente, inondandomi utero e vagina con il suo più copioso orgasmo; addirittura, fu più violenta la mia esplosione quando l’utero sembrò scoppiarmi per il godimento; guardai finalmente il suo volto incredulo.
“Mi hai fatto venire senza copula!?!? … “
“Non è esatto; sei dentro di me e io ti posseggo tutto; cosa vuoi di più? Ti è mancata la violenza dello sbattermi?”
“No; mi è capitato poche volte di godere così, senza montare; e credo che mi sia capitato solo con te … “
“Forse perché sei arrivato all’orgasmo per amore, non per copula; e forse quelle poche volte sono quelle in cui mi hai amato davvero.”
“Io sono certo di amarti; ma sono altrettanto certo che il piacere lo raggiungo dopo una lunga cavalcata … “
“Forse perché cavalcare da stallone una giumenta è il tuo obiettivo; il mio era avere il tuo amore nel corpo; ora l’ho avuto.”
“Ok; facendo l’amore così, possiamo ricominciare ad essere la coppia che eravamo?”
“Non cancello gli errori e le colpe, ma ho voglia anch’io di quest’amore dolce e sensibile; e lo voglio da te; se riesci a darmene, posso solo esserne felice.”
Dopo quella sera, ritrovammo una sorta di instabile equilibrio, anche perché Manlio si rassegnò ad essere, quelle volte che decideva di fare l’amore, particolarmente delicato e attento alle mie esigenze; questo non mi rassicurava affatto che non corresse poi a scaricare la sua violenza da un’altra parte; ma, come aveva suggerito Ettore nella nostra ultima chiacchierata, finché non avevo la certezza di un amore alternativo, la cosa migliore era il buonsenso.
L’invito alla prima nel teatro civico era un’occasione troppo ghiotta per rinunciare ad essere tra i cittadini in vista; seguimmo con interesse l’esibizione di uno splendido violinista, recente acquisizione del teatro locale, del quale ammirai con passione intensa le virtuosissime evoluzioni con uno strumento che mi affascinava sin da ragazza; lo applaudii con entusiasmo e non stavo nella pelle quando fummo invitati alla seguente cerimonia privata per presentarlo alla cittadinanza.
Ero affascinata dal personaggio e non fu un caso che mi trovassi nella cerchia di quelli che gli rendevano omaggio mentre si concedeva alle domande, spesso anche imbarazzanti, che gli si rivolgevano; con infantile curiosità gli chiesi come nascesse una composizione; solo allora mi accorsi che il suo sguardo, decisamente intenso e carico di significati, era da tempo appuntato su di me; la risposta fu di quelle che ti stravolgono la vita.
“E’ sempre l’emozione che muove il talento e la conoscenza; basta poco a far nascere le note che formeranno la composizione; per esempio queste tre sono nate stasera qui e possono essere elaborate in sonata … “
Accennò tre note a cui fece seguire un’intera cascata che ci travolse e ci trasportò lontano; lo guardavo incantato e con lo sguardo chiedevo mille perché.
“Le tre note di base mi sono nate dall’incontro col tuo sguardo; una da qualcosa che riecheggia nel cuore; un’altra dalla pace che suggerisce e l’ultima dalla tempesta che scatena; non so se è stato avvertito, ma la loro elaborazione e la conseguente evoluzione è proprio la sintesi tra i momenti di pace e la tempesta improvvisa … “
Intervenne una signora presente.
“Vuole dire che guardare questa signora le ha scatenato prima il senso di pace che si avvertiva nella stesura dolce e rilassante della prima parte e, improvvisamente dopo, una tempesta come un colpo di fulmine che l’ha sconvolto?”
“Io le ho sentite così; se l’esecuzione trasmette questo, sono felice perché ancora una volta la musica ha sostituito un fiume di parole … “
“Adesso sono gelosa perché a me nessuno ha mai dedicato una sonata, per di più improvvisata in una sala qualsiasi, in un circolo anonimo di sconosciuti!”
“Se lei qualche volta si è innamorata, saprà che conta poco il contesto; sono i moti dell’anima che generano l’arte e la musica in particolare.”
Rimasi senza parole; non mi ero innamorata come lui diceva; e stentavo a credere che lo fosse lui, anche perché non pensavo che certe cose si potessero dire in pubblico con tanta chiarezza; ma qualcosa nello stomaco e nella vagina si agitò con forza, quando poi lui, presami abilmente da parte, mi chiese di incontrarci da soli il giorno dopo, anche solo per prendere un caffè, il dubbio che avesse parlato lealmente mi sorse spontaneo; accettai senza esitazione e gli fissai un’ora compatibile col lavoro.
Da quella volta, per alcune settimane mi incontrai frequentemente con Loris che si dimostrò sempre più appassionato e determinato; per frenarne l’entusiasmo, lo avvertii che ero sposata e che non intendevo avere una storia adulterina; non se ne diede molto per inteso; quando gli confidai le difficoltà di rapporto con mio marito, più esplicitamente mi confessò che non aveva mentito sulla composizione della sonata e che accettava anche di amarmi unilateralmente; non seppi rispondere.
Ma la sorte gioca spesso brutti scherzi; la Banca mi spedì a Milano, per due giorni, per una verifica di lavoro; al marciapiede della stazione, trovai Loris in partenza per Milano dove aveva prenotato un incontro di delicata importanza con un impresario; la coincidenza ci apparve fatale e, sin dal viaggio di andata, ci sorprendemmo, quasi, a baciarci con passione inusitata; mentre ci palpavamo i corpi con voglia di possederci, ma soprattutto di conoscerci, decidemmo che i due giorni sarebbero stati nostri.
Io avevo una suite prenotata; lui viaggiava un poco alla ventura; aveva ipotizzato solo un blitz di una giornata; appena arrivati, ci dividemmo per esaurire i nostri compiti, ma facemmo appuntamento per cenare e passare la notte insieme; dovetti pranzare coi maggiorenti della banca; lo chiamai per fare appuntamento a sera; anche lui ne aveva per tutto il giorno, ma poi sarebbe stato libero; decidemmo che prenotavo la cena in albergo e che poi avrebbe dormito con me nella suite. Ettore aveva fatto centro; avevo incontrato l’amore e stava a me decidere gli sviluppi.
Mi liberai in tempo degli impegni di lavoro e corsi all’albergo per definire le prenotazioni; avvisai che avevo un ospite e non vi furono obiezioni, mi confermarono la cena ed ebbi tempo per cambiarmi; avevo in valigia un abitino da sera, quasi di emergenza, e mi feci bella più di una sedicenne al primo appuntamento col ragazzo di cui si era innamorata in spiaggia; lo vidi entrare nella hall con un tuffo al cuore che non provavo uguale dall’adolescenza.
Non arrivai a baciarlo, perché la location non lo consentiva; affidò a un impiegato la valigetta da recapitare nella suite, si andò a rinfrescare e si sedette al tavolo, di fronte a me, tenendomi le mani; aveva negli occhi un bagliore di gioia che attribuii all’amore che provava per me; mi aggiunse che la felicità era doppia perché aveva accettato una tournée in Centro Italia di circa un mese in vari teatri; mi rabbuiai perché non accettavo di trovarlo e perderlo nel giro di poco.
Mi fece osservare che un’intera settimana sarebbe stato fermo a Macerata, sede privilegiata, e che potevo brigare per tenermi libera quella settimana da vivere insieme; il luogo mi impedì di saltargli al collo come desideravo; la definitiva separazione da Manlio prendeva sempre più corpo, anche se in qualche modo mi restituiva il peso di quella scelta, decisiva per la vita futura; scacciai il fastidioso pensiero e mi riservai di riprenderlo dopo; potevo liberarmi per una settimana d’amore nuovo.
Cenammo in maniera principesca e per tutta la sera non facemmo che coccolarci, accarezzarci, desiderarci e far esplodere l’amore sbocciato; il percorso fino alla suite fu un itinerario d’amore di ragazzi in tempesta di ormoni, tutti desiderio e attesa dell’amore fisico; sapevo che forse quella sera i miei tabù sarebbero caduti, a costo di saltare un fosso, senza protezione; ma ormai il momento della scelta era arrivato e mio marito avrebbe pagato lo scotto delle sue arroganze.
Quando entrammo nella camera da letto, ci baciammo con una tenerezza ed una dolcezza che ci fece letteralmente sciogliere; mentre ci toglievamo vicendevolmente i vestiti, uno ad uno, Loris mi portò al letto e mi sollevò per adagiarmi delicatamente, come sempre avevo immaginato si facesse con una sposa vergine; salì in ginocchio col sesso ritto contro il ventre e mi si stese vicino, supino come me; fui io a tirarlo addosso e a sentire subito l’asta fra le cosce.
Dovetti quasi assumere io l’iniziativa di guidare la cappella alla vagina; lui si limitava a ricoprirmi di baci dolcissimi su tutto il viso e quasi non azzardava scendere sui capezzoli; insomma, fu una vera e propria deflorazione, anche se da anni ormai non ricordavo più di essere stata vergine; nudi uno sull’altro, per la prima volta di fronte, ci sentimmo verginali davvero e la penetrazione fu lenta, quasi impacciata, accompagnata solo dai miei gemiti che divennero forti quando l’asta colpì l’utero.
Mi montò a lungo, dolcemente, cercando di scatenare la mia e la sua libidine nella maniera più delicata, con le coccole più che con l‘assalto; sentii la mazza occupare il mio corpo e lasciarsene imprigionare come in un lento e deciso processo di fusione; mai nella vita avevo avvertito così netta la compenetrazione tra due corpi; pareva quasi che il violinista continuasse un concerto suonando il più antico degli strumenti, il corpo umano.
Rispondevo allo stesso modo, vibrando in tutte le fibre del corpo e armonizzando il mio piacere al suo, i miei movimenti ai suoi; quando si fermò impiantato in me e mi sussurrò dolcemente il suo amore, fui io a tirarmelo addosso e a fare picchiare la punta del sesso contro la testa dell’utero, per sentire la forza della sua virilità; avrei quasi voluto urlargli di sfondarmi, ma il ricordo di Manlio che picchiava duro nel ventre di Marika mi fermò; non era quello che volevo.
Il desiderio più intenso, a quel punto, diventava suonare con lui la stessa armonia, continuare a far vibrare i nostri corpi ma usando l’asta come uno strumento vivo da sollecitare con le mani, con la bocca, con la vagina, con i seni, con tutto il corpo come avevo sentito che facevano altre, più trivialmente, o avevo visto su giornali porno che si faceva naturalmente; proprio la naturalezza del desiderio mi diede la spinta a ribaltarlo sotto di me e a montargli sopra.
Avevo già altre volte montato alla cavallerizza mio marito; ma non si trattava più di farmi violentare la vagina dalla mazza usata come un maglio; ero io che strofinavo le grandi labbra sull’asta ricavandone goduriosa libidine e strappandogli un piacere che leggevo sulle smorfie del viso e nei gemiti dolci; mi sfilai da lui, presi l’asta in mano e cominciai a manipolarla; avevo talvolta praticato ingenue masturbazioni ai coetanei al mare; ma ora desideravo far vibrare l’asta come una canna d’organo; lo feci.
Capì che chiedevo una partecipazione paritaria e si abbandonò alla mia capacità di fare sesso; gli sussurrai che mi piaceva da morire ma che non avevo esperienza, che ero quasi vergine a certe pratiche; ‘sverginati come e dove vuoi’ mi rispose e fui felice; era questo che chiedevo ad un uomo che mi amasse veramente; copulare insieme, di intesa, e fare tutto quello che il cuore ci dettava; a quel punto ero pronta a dargli tutto, mani, seno, bocca ed anche l’ano, se ci fossi riuscita.
Temevo, per una piccola parte, di concedere troppo ad un amore giovane e non sperimentato; ma Loris mi incuteva il massimo della fiducia e, forse, era a me stessa che concedevo tutto, usando lui come partner felice della mia esperienza; quando gli chiesi di sedersi su di me supina, non ebbe chiaro immediatamente il mio intento, ma lo fece; quando avvolsi il fallo tra i globi del seno, lo vidi sollevare gli occhi al cielo, estatico; fui felice di fargli possedere quella mia verginità e godetti subito.
Mi sentii improvvisamente libera e felice di concedermi ad una voglia desiderata e non imposta, capii che c’era tantissimo amore nella lussuria che mi concedevo con un rapporto trasgressivo; forse dovevo sperimentare anche altri percorsi e stavolta lo avrei fatto con gioia, senza l’ansia da violenza che il comportamento di Manlio imponeva; mi sganciai dalla copula tra i seni e scivolai lentamente sul suo corpo, baciando e leccando tutto, dai capezzoli al pube.
Mi fermai esitante davanti all’asta ritta al cielo che intanto tenevo delicatamente in mano e masturbavo a casaccio; Loris capì la mia inesperienza e mi guidò con dolcezza, come forse faceva quando insegnava i rudimenti del violino; guidò il mio polso e sentii un piacere infinito invadermi il ventre; quasi avesse colto il senso delle mie difficoltà, quando accostai il viso alla punta dell’asta, mi prese le gote tra le mani e accompagnò la bocca che scivolava verso la mazza.
La prima sensazione fu di stupore, quando sentii la dolcezza serica della cappella sulla bocca; aprii delicatamente le labbra e lasciai scivolare dentro l‘asta; la accompagnavo con la punta della lingua che lambiva la cappella tutto intorno; fissai gli occhi nei suoi e vi lessi amore e complicità; spinse delicatamente il capo verso il basso e lasciai che il fallo entrasse nella bocca, lungo il palato, fino a che la punta toccò il velopendulo.
Mi suggerì di succhiare e di copularmi in bocca, se volevo provare piacere; mi indicò anche di tenere in mano la parte dell’asta fuori dalle labbra per regolare la penetrazione; infine, mi consigliò anche di manipolarmi la vagina per godere con lui; scoprii la lussuria immensa della fellazione come intimità condivisa, piacere che reciprocamente ci davamo attraverso il fallo che giocava con la bocca; mi fermò, quando si rese conto che rischiava un orgasmo precoce; lo baciai sulla bocca.
“Amore, è la prima volta che lo faccio .. “
“Me ne sono reso conto; se ti da piacere come ne da a me, continua; altrimenti fermati perché non è necessario praticare tante forme di copula … “
“Sbagli; adesso so che è più intrigante fare l’amore nelle maniere che ho sempre considerato ‘diverse’; ora sono io che ti voglio dappertutto; ti chiedo solo amore, anche nei rapporti sessuali; che siano manifestazione del piacere di stare insieme e di amarci.”
“Faremo tutto quello che il cuore ci detta, non preoccuparti!”
“Ti va di farmelo sentire nel ventre, ma da dietro? Mi piace essere posseduta dalle spalle mentre mi titilli i capezzoli … “
Mi sistemai carponi e guidai io stessa il batacchio alla vagina; lo sentii entrarmi fino in fondo, quasi nello stomaco, ed urlai di piacere, di gioia, di libidine; mi montò a lungo, trattenendo l’orgasmo; gli sussurrai che se voleva, adesso me la sentivo anche di provare la penetrazione anale; non volle perché, se poteva cogliere una verginità così delicata, voleva farlo in un momento più significativo di un primo incontro; capii che non pensava ad un’occasione unica e che a quel punto il salto sarebbe stato decisivo.
Mi rovesciò supina e si fiondò sulla vulva a succhiare e leccare; il suo cunnilinguo era un autentico concerto per strumenti vari; sembrava quasi che dirigesse un’orchestra e cercasse i movimenti giusti per stimolare una parte del mio apparato sessuale; le mani tenevano stretti i capezzoli e li titillavano con forti brividi di piacere; spostò una delle mie sul clitoride perché partecipasse alla sua suonata e unissi la mia al coro di armonie che realizzava sul sesso.
Mi trasportò di peso sopra di lui e realizzai quel sessantanove che avevo sempre aborrito; dovetti imporgli l’alternanza tra funzione attiva e passiva, per non disperdere il piacere nella stimolazione contemporanea; raggiunsi innumerevoli orgasmi mentre mi succhiava vagina e ano; gli diedi tutto il piacere che potevo, succhiandogli asta e testicoli, leccandolo tutto, fino all’ano che reagì con scariche di piacere.
Passammo la notte a copulare in tutti i modi e in tutte le posizioni; sembravo essere diventata una insaziabile divoratrice di sesso, ma ero soltanto innamorata di lui, del piacere che mi sapeva dare e del corpo che adoravo sempre di più; riuscimmo anche a dormire qualche tempo, perché avevamo impegni prima della partenza; per la prima volta nella mia vita, mi risvegliai accanto ad un corpo amato e desideravo prendere in bocca quel sesso; lui mi fermò perché era la falsa erezione del risveglio.
Completai gli spiccioli di lavoro che mi restavano e mi diressi all’appuntamento in stazione che avevamo concordato; lui mi aspettava già; c’era una vena di tristezza, nei nostri occhi, per la coscienza che a casa ci aspettavano momenti difficili; gli dissi solo che non ero ancora del tutto convinta che lui fosse il ‘principe azzurro’ assai improbabile alla mia età, ma che quando mi fossi convinta che tutto era vero, non ci sarebbero stati ostacoli capaci di fermare il bisogno d’amore; mi abbracciò dolcemente.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.