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Formazione … deviata 3


di geniodirazza
14.06.2024    |    980    |    2 9.6
"Nonostante la ‘notte brava’ per tutti, la mattina seguente dovettero essere a scuola prima della campanella sia Rossella che Filippo, quest’ultimo alquanto..."
5 “La casa nuova e quella dei ricordi”
Gli ultimi avvenimenti spinsero Carmen alla decisione finale; usciti dal feroce scontro familiare, con una scelta molto arrogante, da ‘padrone del vapore’ andai con una mia segretaria alla cena in cui Laura mi presentò Filippo, il suo fidanzato, come lo indicò sorprendendomi non poco, un giovane professore dello stesso Liceo di Carmen; al rientro a casa, non trovai più mia moglie che, con un post it, avvertiva che se n’era andata per sempre
Il messaggio con cui aveva chiuso la storia con me era il culmine di una frattura durata anche troppo; se ne era resa conto lei stessa e non oppose nessuna resistenza quando fu chiamata dall’avvocato a controfirmare la richiesta consensuale di separazione, preludio al divorzio; in realtà, Carmen aveva lottato fino alla fine, anche contro se stessa, ma da tempo era giunta alla certezza che sancire la separazione fosse la scelta migliore.
Davvero fu costretta a ridurre il suo tenore di vita, dovendo fare aggio solo sul suo stipendio di insegnante; ma non fu nemmeno così grave; nata da famiglia di piccola borghesia, era abituata ai sacrifici e solo da quando le mie entrate si erano fatte sostanziose si era permessa qualche lusso, specialmente dopo che, con le ragnatele della morale bigotta, aveva spazzato via anche quelle dell’abbigliamento monacale ed aveva scoperto il piacere dell’intimo sexy.
Non poteva dimenticare che, peggio di suo padre, da classico maschio dominante, le avevo imposto la subordinazione a me e ai principi che l’avevano precipitata nella miseria dell’incultura che l’avevano ridotta a vestale; poi, con la forza della dialettica e il cinismo nel combatterla come vera nemica, mi ero affannato a stritolarla nella macchina del fango che avevo usato per fare affermare la sua immoralità nei comportamenti e dichiararmi vittima delle sue voglie.
Arrivata alla strettoia della separazione ufficiale, oltre che di fatto, si rimboccò le maniche ed avviò un nuovo percorso, fatto di un monolocale vissuto al meglio, con pochissimi spazi dove vivere e studiare per aggiornarsi; di poche occasioni per qualche ora di relax con le amiche al bar; ma soprattutto della rinuncia pregiudiziale a qualsiasi rapporto col sesso; sua figlia, che talvolta parlava con le amiche intime, seppe che era terribilmente diffidente sul tema.
Laura avrebbe voluto parlare con sua madre; ma temeva che l’ultimo scambio di offese pesasse molto sul loro rapporto e fosse più prudente aspettare; chi invece ne parlava, non sapendo che fosse sua madre, era Filippo, sempre più decisamente compagno ed innamorato convinto, al quale non aveva voluto dire che la collega anziana di cui aveva una stima infinita ed un atteggiamento quasi di devozione per la superiorità culturale era la donna odiata da suo padre e da lei vituperata, sicuramente a torto.
Infatti Carmen aveva intensificato allo spasimo il suo impegno didattico e culturale, fino a diventare un pilastro del Liceo, ammirata e stimata da dirigenti, studenti e colleghi, tra cui proprio Filippo; tra i detrattori, ovviamente primeggiava Rossella, una giovane segretaria nel Liceo cittadino, che aveva preso il posto, nel letto e nel cuore, della mia ormai ex moglie; sapevo che Carmen era degna e meritevole della stima che le accordavano; ma Rossella esprimeva esattamente il mio implacabile rancore.
Il senso di colpa per aver deformato le cose, per scaricare su mia moglie colpe che sapevo mie, mi rendeva sempre più difficile continuare a vivere nella ‘casa dei ricordi’, quella dove lei si era martirizzata per venti anni, subordinata ai miei assurdi vizi da maschio, sopportando l’impossibile e costruendo comunque una dimensione di ‘famiglia’, bella a ben guardare, e dove l’avevo massacrata per imporre la ‘mia’ interpretazione della ‘sua’ libertà per cacciarla via come colpevole di non sapevo dire cosa.
La tigna prevaleva ancora sui sensi di colpa e l’unica scelta possibile era rinnovare tutto; decisi quindi di accettare una proposta della mia azienda che mi offriva, a prezzo favorevole e a pagamento agevolato, un appartamento di recente costruzione in una zona della città di recente lottizzazione; Laura accolse con dolore la decisione; capì che intendevo cancellare tutto un passato nostro; ma non poteva opporsi ad una scelta che era solo di mia competenza; il suo commento però mi fece male.
“Forse mamma non era lontana dalla verità, quando si dichiarava sottomessa alla tua ricchezza, alla tua logica, ma soprattutto alla tuo prepotenza di maschio arrogante; anche io sono obbligata a vivere il tuo mondo, ma molto spesso non lo condivido; forse mamma aveva tutte le ragioni per fare quello che ha fatto; tu non la cancelli cambiando casa; ed io sarò sempre sua figlia, nonostante te e le falene che ti ronzano intorno; perdonami ma sto solo adeguandomi a un tuo imperativo, lealtà e sincerità.”
Tirai avanti, ferito a morte da una verità da cui tentavo ancora di nascondermi; conclusi la trattativa e firmai il contratto; arredai ex novo le numerose stanze e lasciai intatto il vecchio appartamento in affitto; non seppi mai in che modo Carmen lo seppe, ma ero certo che Laura avesse fatto in modo da lanciare l’allarme a sua madre; bussò alla porta dell’appartamento, che era stato anche suo, una sera sull’ora di cena; Laura andò ad aprire e le si buttò fra le braccia; piangevano e si carezzavano l’un l’altra.
Ero rimasto paralizzato dalla sorpresa quando mi apparve la donna bellissima che avevo quasi dimenticato e costretto a vivere sotto le scorie del fango che le avevo tirato addosso; mi ripresi alla meno peggio; Laura le chiese se gradiva un caffè e si mise a prepararlo.
“Peppe, non sono qui per alimentare nuovi scontri; vorrei parlare in amicizia; possiamo?”
“Sì; io credo proprio che non ci siano motivi per non essere amici, ora che la nostra storia si è chiusa.”
“Ho sentito che vuoi disdire il contratto di affitto e mi chiedevo se saresti disposto, invece, a farlo volturare a mio nome; ti avverto subito che non sono in grado di pagarti il valore dei mobili di cui, da quel che mi dicono, vorresti disfarti; quindi, quello che vorrei chiederti è di cedermi il contratto d’affitto e gli oneri annessi, ma di lasciarmi tutto quello che in queste stanze si è accumulato negli anni, compresa la polvere e gli scarafaggi, se non siamo riusciti a debellarli.”
“Sei sicura di poterlo fare? L’affitto è vecchio, vincolato e quindi non eccessivo; ma per una persona sola la dimensione forse è inadatta e la pigione è pesante … “
“Sarebbe così in una logica coerente e ferrea; ma ho sbagliato molte volte perché ho ragionato con la fantasia, ah no, tu preferisci pensare che l’ho fatto con l’utero; comunque anche le scelte uterine possono avere una loro intima ragione; io vorrei vivere questa casa fino al limite del possibile; esistono i secondi lavori, le lezioni private, posso ancora sperare di trovare un compagno di vita che divida le spese d’affitto; le vie della provvidenza sono infinite; io sono una peccatrice, ma la fede è intatta.”
“Va bene, facciamo appuntamento con il proprietario e definiamo il cambio di titolarità; con la separazione è anche più facile; poi, col contratto in mano, cambierai il titolare delle bollette per i beni di consumo-”
“Mamma, sei convinta di farcela? Il tuo stipendio è buono, ma un affitto così … “
“Laura, ci sono cose, in questa casa, che non hanno prezzo; alla peggio, imparo a subaffittare ai supplenti temporanei; ce ne sono sempre molti che hanno bisogno di un posto letto; ma forse tu ne sai qualcosa … “
“Perché dovrei saperne?”
“Vuoi giocare a nascondino anche con me? Ero brava da bambina; potrei risponderti che anche gli universitari hanno questo problema; ma sono leale come sempre; Filippo è un carissimo ragazzo che quotidianamente mi assilla col panegirico delle qualità di Laura, la sua fidanzata; immagino che tu non gli abbia detto che la donnaccia che tuo padre ha cacciato via e che voi due disprezzate è tua madre quindi non può sapere che mi gonfia di orgoglio quando loda mia figlia … “
“In compenso, è un tuo sfegatato ammiratore; non ci ha mai provato?”
“Sei troppo esperta per non sapere che, se non gli mandi segnali di disponibilità, nessun maschio si azzarda a ‘provarci’, come dici tu; il tuo ragazzo è dolcissimo, intelligente e preparato; non inquina la sua intelligenza ‘provandoci’ con una collega anziana che non fa niente per dichiararsi disponibile; sono certa che non sbagli a credere in lui e a costruirci qualcosa di positivo; anche se in questo momento è stupido dirlo, mi ricorda tuo padre alla sua età; ma lui sa tutto del tuo vissuto e non è talebano.”
“Diciamo che come genero lo vedresti bene.”
“Gliel’ho anche detto; ma forse Carmen è un argomento tabù tra voi.”
“Mamma, se torni ad abitare qui, mi permetti di venire a respirare la nostra aria antica?”
“Laura, nel monolocale non c’è posto nemmeno per sederci; le pochissime amiche che raramente vengono a trovarmi si devono sedere con me sul letto; ma qui c’è addirittura la stanza che fu tua; se combino l’affitto, possiamo anche mangiare un trancio di pizza insieme, se qualche volta ti va … “
“Posso portarmi anche Filippo?”
“Pensavo di fartelo trovare io, insieme alla pizza, da mangiare caldo; se poi decidete di vivere insieme, la tua camera si presta … e io sarei felice di vivere al vostro fianco.”
“Con me non ci verresti a cena?”
“Peppe, io ti amo; pensavo di non dovertelo ripetere; non è una copula che intacca l’amore; ma neppure un certificato qualsiasi; ti ho chiesto di essere amici; mi hai detto di si; ti dico che ti amo come sempre è stato, da quando ti ho conosciuto; niente è intervenuto a farmi cambiare idea; scontri, offese, minacce, carta straccia di documenti non servono contro l’amore; sei tu che forse metti la tigna, l’orgoglio, l’arroganza prima di tanti altri sentimenti.
Non sei così stupido da non renderti conto che sono qui ad elemosinare i ricordi, anzi ad impedirti di distruggerli, perché racchiudono il nostro amore, tuo ma anche mio e di nostra figlia, che ne è frutto; siamo alle solite; tu goditi le tue farfalline o farfallone, facci sesso, non riuscirai ad amarle, perché dopo me e Laura non ne hai più; non riuscirai a farti amare, perché solo due donne, tua figlia e tua moglie, potevano accettarti totalmente, anche coi tuoi vizietti e le tue arroganze.
Se ti va di cenare con me, volentieri passo una serata meravigliosa con un uomo che stimo moltissimo, oltre ad esserne innamorata; non sperare nel dopocena; ho deciso di attendere il principe azzurro; prima di finire in un letto, ho bisogno di prove e di certezze; posso anche rimanere sola ad aspettare la vecchiaia e la saggezza … o forse la morte, chissà … “
“Mamma, puoi prendere con me un impegno? … Garantiscimi che non morirai prima di aver partecipato alla mia festa di laurea, al mio matrimonio e alla nascita del tuo primo nipote … “
“Tesoro, l’uomo propone e Dio dispone; se avrò abbastanza vita, voglio essere la tua migliore amica ed esserci alla laurea, al matrimonio e in sala parto; se dovessi trovare il mio principe azzurro, la condizione di base sarà che mia figlia conta infinitamente più di qualunque altra persona, o di qualunque altra cosa. Ti basta come impegno?”
“Mamma, ti voglio bene … Perdonami.”
Se ne andò e mi lasciò con un groppo difficile da digerire; quella notte mi agitai chiedendomi se non stessi sbagliando ancora, arroccandomi dietro l’orgoglio; poi, per fortuna, fummo presi, lei dalle incombenze per volturare i contratti e sistemare la casa alle sue esigenze, io per definire il nuovo appartamento; il doppio trasloco si realizzò nel giro di qualche settimana; la sera che mi consegnarono le chiavi, cenammo insieme, io e Rossella, Laura e Filippo; dopo cena, inaugurammo la casa.
Era un appartamento abbastanza grande, con due camere ampie ed una piccola per gli ospiti, i doppi servizi ed un grande salone, per metà sala da pranzo e per l’altra metà sala di ritrovo con grandi divani e poltrone; la cucina era grande ed abbastanza ampia per servire per i pranzi e le cene ordinari; con Laura mi ero tacitamente inteso che avremmo preso ciascuno una camera per dormici, io con la nuova compagna e lei con il fidanzato.
Quello che non avevamo potuto prevedere, e di cui ci accorgemmo solo dopo che vi avevamo passato una notte di passione smodata ciascuno per suo conto, era che le camere comunicavano con una parete che lasciava passare anche i sussurri, per cui si copulava con la coscienza che dall’altra parte si potevano sentire netti quasi tutti i movimenti che la lussuria produceva; ridendo,ci suggerimmo a vicenda di usare tappi da orecchie se non volevamo essere disturbati da quanto avveniva nella camera adiacente.
La prova generale la facemmo la sera stessa della cena, quando inaugurammo le rispettive camere con addosso una giusta animazione per la novità dell’evento e per la particolarità delle scelte di quei momenti, dal cambio radicale di vita alla cessione a Carmen del nostro vecchio appartamento, dove comunque sia io che Laura lasciavamo una scia di ricordi lunga almeno vent’anni, per lei la vita vissuta fino a quel momento.
Con Rossella avevo già avuto modo di copulare in diverse occasioni; da qualche settimana mi corteggiava con insistenza e non nascondeva di cercare una situazione stabile, che le consentisse di prendere in toto il ruolo e il posto della mia ex moglie; benché da sempre fossi abituato a fare sesso in qualunque condizione e con chiunque mi capitasse, quella particolare storia mi turbava molto, perché a nessuna fino a quel momento era stato concesso di pensare ad un rapporto quasi matrimoniale.
Laura era particolarmente ostile a quella soluzione; a mia opinione, si trattava di difendere, inconsciamente, un posto e un ruolo che da sempre aveva assegnato a sua madre; io ero più disponibile, perché in qualche modo speravo di cambiare il mio stato anche civile e di creare una nuova dimensione di vita, possibilmente con una compagna che aderisse più felicemente di Carmen al ruolo che mi piaceva assegnarle, di complice delle mie malefatte disposta ad adeguarsi alle mie scelte.
La giovane età di Rossella, di poco superiore alla trentina, e certi comportamenti che già conoscevo in Laura e che mi convincevano solo in una donna libera e padrona del suo sesso ma non in una compagna di vita e convivente avrebbero dovuto invitarmi ad una maggiore calma; ma l’emozione del momento mi spingeva a desiderarla abbastanza da diventare cieco su certe stonature dei suoi comportamenti.
Appena fummo in camera, mi avvolse in un abbraccio stritolatore e mi riempì la bocca con la lingua larga e pastosa che conoscevo bene nelle pratiche dei baci più sensuali e libidinosi, nella bocca, sul corpo e sul sesso; si strofinò con gioia sul mio ventre fino a che il fallo, indurito dalle sue manovre fino a dolermi, le balzò diretto contro il ventre e le solleticò il clitoride fino a farla gemere di piacere; i baci vogliosi che le depositai sul seno e sul ventre acuirono il suo piacere e mi amò con tutta se stessa.
La spinsi a sedere sul bordo del letto, aprii la patta, tirai fuori il fallo e lo depositai sulla sua bocca; avviò una fellazione che riconobbi subito da grande esperta, perché, nonostante la mole notevole della mia mazza, non esitò a farla penetrare in gola fino a sfiorare con le labbra il pelo pubico; la coscienza che una sberla di oltre venti centimetri e bella grossa era penetrata così abilmente oltre l’ugola, mi disse che mi aspettava una fellazione da record.
Dopo qualche blando tentativo di imporre un ritmo e i movimenti, mi arresi e lasciai che fosse lei a succhiare la lungo la cappella, a leccare tutta l’asta, a prendere in bocca, uno per uno, i testicoli e a titillarli con la lingua; fu ancora lei a copulare in bocca con gran parte del randello, mentre controllava l’entrata masturbando abilmente quella che restava fuori dalla bocca; dovetti farmi forza più volte per non avere un orgasmo troppo rapido; le sfilai il sesso dalla bocca e la spinsi supina sul letto.
Le cavai il vestito molto rapidamente e mi liberai dei miei indumenti, lanciando tutto su una poltrona lungo la parete le sollevai le cosce e la feci aprire ad offrirmi la vulva, grondante già di umori, tutta spalancata ai miei occhi; mi fiondai a succhiare con tutta la mia lunga esperienza nel cunnilinguo e sentii che qualche orgasmo le esplodeva, per la stimolazione di lingua e denti, specie sul clitoride; senza denunciare il grosso orgasmo che di solito registravo con le amanti, si sfilò e si preparò alla copula.
Le montai addosso e accettai che i preliminari si riducessero rispetto alle mie abitudini con Carmen che dovevo cancellare dai miei riferimenti; copulava da vera professionista, la ragazza; e le sue aperture erano da abituale fornicatrice, segno che aveva fatto numerose esperienze nel sesso, forse proprio quello veloce, in bagno, in cui mia figlia pareva avere dato buone prove; continuavo a credere nella sua buona fede e cercai di cancellare il senso di colpa per le accuse pesanti rivolte alla mia ex moglie.
Quando mi mandò precisi segnali che desiderava essere posseduta analmente, certi sospetti si acuirono; il suo approccio era da sveltina in bagno e lo ‘sfondamento’ era di notevole entità; mi dissi che stavo cercando il pelo nell’uovo e che un po’ di fiducia non avrebbe guastato; forse ne avrei parlato con Laura, ma solo se non l’avessi trovata prevenuta in difesa di sua madre a cui era rimasta legata profondamente.
In quella prima occasione che dormivamo insieme, mi trovai molto spesso a tenerla stretta, a cucchiaio contro il ventre, e inevitabilmente mi eccitai e mi trovai a copulare per tre volte nel corso di una notte; il fisico giovane e molto reattivo era uno stimolo enorme per la mia libidine e non mi sottrassi; nella camera adiacente i rumori cessarono dopo il primo assalto, quasi che i due ragazzi fossero già soddisfatti della loro convivenza; di mia figlia avevo saputo mirabilia e ne fui sorpreso.
Nonostante la ‘notte brava’ per tutti, la mattina seguente dovettero essere a scuola prima della campanella sia Rossella che Filippo, quest’ultimo alquanto disorientato perché non aveva potuto cambiare niente degli abiti indossati la sera prima; Laura si crogiolò alquanto nel letto e mi raggiunse che facevo colazione.
“Avete avuto problemi con la casa nuova? Il tuo fidanzato pensa di venire spesso a trovarti?”
“Papà, non girare la frittata con me; non ho il candore di mamma e non riesci a farmela bere; Filippo, se ancora non lo sai, è il collega di filosofia di mamma; tra i due c’è un feeling straordinario, ma lui non sa che la docente di cui è un devoto ammiratore è quella che io e te definiamo troppo leggermente donnaccia; se un problema devo ammettere che c’è, è proprio questo; prima o poi la verità bisognerà dirla e non credo che si berrà le nostre accuse infondate.
Sono quasi certa che non frequenterà spesso questa camera, specie se rischia di incontrare il tuo recente grande amore; non dimenticare che è la segretaria del loro Liceo e sia lui che mamma sono molto più informati di me e di te; io sono certa che era nel giro dei bar dell’Università e che godesse di una certa fama; non voglio farmi gli affari tuoi, ma non credo che l’hai trovata sessualmente sprovveduta … “
“Non mi risulta che tu sia immacolata; con Filippo sei stata leale?”
“Senti, viscido serpente, in primis io sono sempre più che leale; Filippo ignora solo che Carmen è la madre che adoro e che lui stima e rispetta; per il resto, ci siamo già confessati come col prete; in secundis, io non lo sto concupendo perché voglio assicurarmi la condizione sociale migliore possibile; non ho bisogno di un imprenditore che mi mantenga; amo un uomo la cui sensibilità è pari solo a quella che viene riconosciuta a mia madre, la tua ex moglie … “
“Ti spiace se chiudiamo qui un discorso pericoloso e difficile?”
“Papà, tu hai aperto la pagina; io ci leggo quello che vedo … “

6 “Un sorprendente epilogo”
La nostalgia degli anni vissuti insieme premeva con forza su noi tre, io, la mia ex moglie e nostra figlia; cercavo con tutti i mezzucci di evitare qualunque riferimento a Carmen; ma non potevo certamente impedire a Filippo di parlare della sua collega di italiano per tutto il tempo che passava con la fidanzata; e Laura fibrillava continuamente dal desiderio di incontrare sua madre per accertarsi che non soffrisse troppo lo strappo che le avevamo imposto per allontanare ‘la reproba’.
Nel tentativo, comunque ingenuo, di rinviare la conoscenza della verità, la figlia incontrò più volte sua madre, ma da sola e sempre fuori casa, finché Carmen, che mal sopportava l’ambiguità di parlare col giovane collega e di ascoltare gli elogi della sua fidanzata, sua figlia, senza poter rivelare il rapporto, le ricordò brutalmente che si erano promesse di mangiare insieme una pizza; Laura ricordava perfettamente che si era ipotizzato di chiarire le cose in quella occasione; capì che non poteva rinviare ancora.
Si accordarono per un sabato sera; proprio in quella occasione, però, ero stato lasciato solo da Rossella, che aveva accampato altre sospette attività; proposi a Laura di andare a cena insieme, io lei e Filippo, perché non me la sentivo di affrontare una serata in totale solitudine; mi fece osservare che da mesi stava trascinando il momento di incontro tra sua madre e il compagno; che non aveva rispettato l’impegno a mangiare almeno un trancio di pizza insieme.
Calcando la mano sul surrealismo della situazione, mi ricordò che Filippo era decisamente ansioso di conoscere Carmen e non poteva accampare scuse da troietta per ingannarlo, con perfido e chiaro riferimento a Rossella che mi stava ancora raggirando; mi chiese come pensavo di mettere, intorno allo stesso tavolo, la ‘donnaccia’ di cui parlava sempre tanto male, addirittura in veste di suocera e sua ex moglie; una figlia coccolata ma rivelatasi abbastanza superficiale nei giudizi su sua madre, un giovane professore grande ammiratore della collega di italiano che stava per scoprire madre della fidanzata ed un magnate spocchioso che stava appena cambiando la donna amata con un’arrivista ambigua e di dubbia fama.
“Laura, figlia amatissima, tutti ogni tanto fanno follie e nessuno se ne lamenta; mi avete massacrato per il mio rigore; la prima volta che ti chiedo di fare con me un cosa assurda sali sul pulpito a predicare? Rivendico il mio diritto a cambiare opinione; ti spiace far decidere anche a tua madre? … Allora, telefona, per favore!”
“Pronto?! Ciao, mamma; non ti scandalizzare per quello che ti chiedo …”
“Non avrai cambiato idea?”
“No, peggio; il tuo ex marito si è proposto come quarto commensale per la pizza di stasera; lo mando al diavolo?”
“No; metti in vivavoce … Peppe, è la millesima volta che mi costringi a ripetere che ti amo contro ogni logica ed evidenza; per di più, avevi promesso che mi avresti offerto una cena … e tu non sei parolaio … Sai bene che, negli antichi costumi, questa cena si considerava la ‘presentazione in casa’ del fidanzato; saremmo i suoceri, separati ma suoceri, visto che nostra figlia ha scelto per l’uomo che ama il termine più garantista, fidanzato.
Aggiungi che, tra noi quattro, sei il magnate, il pescecane, il ricco che qualche ragazza vorrebbe impalmare per garantirsi un futuro; quindi, d’accordo per la cena a quattro, ma non a pizza; parla col tuo amico ristoratore Attilio e fai consegnare, per le otto, cena per quattro alla casa che almeno per stasera tornerà ad essere nostra; conosco il Romeo della nostra Giulietta e so che capirà la dolce ironia della situazione; Laura, non farti problemi, l’amore è un grande toccasana, per tutti credimi.”
Poco prima delle otto ci avviammo verso la ‘nostra’ casa; vedevo Laura decisamente tesa per l’emozione; Filippo era stranito, perché non capiva molte cose, ma riuscì a cogliere il momento per sciogliere la tensione.
“Laura, sai che sei la donna più straordinaria che potessi incontrare? … Di colpo mi fai piombare in pieno ottocento, in una ‘presentazione del fidanzato alla famiglia’ dove però non saranno tutti schierati ad aspettare al varco il malcapitato ma solo una suocera, immagino giovane e bella, della quale ho capito solo che non ha nessuno dei caratteri propri delle suocere, o forse solo il caratteraccio; e a portarci è il suocero, anche lui abbastanza strano, complessivamente; devo aspettarmi altro?”
“Promettimi che non reagirai prendendomi a schiaffi quando saprai la verità … “
“Te li meriteresti?”
“Per una piccola parte, sì. Ma solo per un piccolissima parte … siamo arrivati; sappi che in questo edificio, nell’appartamento dove stiamo andando, sono nata io … ma non voglio la targhetta commemorativa; mi fa piacere che lo sappia tu e basta … “
Li feci scendere e andai a parcheggiare nell’area riservata; arrivati all’uscio, Laura premette il campanello e si fece da parte; quando la porta si aprì, gli occhi di Filippo si sgranarono per la meraviglia.
“Carmen, come mai sei qui?”
“Ciao, mamma; Filippo, la tua collega è la mia carissima mamma … “
“Aspetta un attimo, per favore … Per cominciare, l’hai sempre saputo e non me l’hai detto; perché?”
“Prof, ti chiamano così le alunne che ti adorano, vero? Come faceva a dirti che la donnaccia sulla quale hanno versato una montagna di fango era la tua impeccabile collega di italiano?”
“Ma tu chi sei? La Carmen che conosco io o la donnaccia che tuo marito dice di odiare? Se davvero ti odia, perché ci ha tenuto tanto a venire qui con noi stasera?”
“Prof, insegni molto ma impari poco; mai sentito parlare di contraddizioni dell’animo umano? Comincia a recuperare quel che sai di comunicazione; è bastata un’interferenza nella comunicazione e di colpo un donnaiolo si erge a giudice e qualche colpo di testa diventa reato penale … ma non vuoi nemmeno entrare per parlarmi?”
“Ma che diavolo dici? Non barare sul linguaggio e sulla comunicazione. Laura, ti comunico ufficialmente che sono super felice di sapere che mia suocera è la donna più straordinaria che io abbia mai incontrato; un giorno, se le va, mi spiegherà chi ha preso una cantonata e perché è nato il pettegolezzo della donnaccia; amore, se sapessi chi è la donna che vorrebbe il posto di tua madre nella casa di tuo padre, temo che non basterebbero le scuse … “
“Mio nobile paladino, sappi che amo mia figlia molto più di te e da molto più tempo; non abbiamo niente di cui scusarci, neppure che mi ha rubato l’affetto del collega più affascinante e galante del mondo … “
“Ma non mi avete parlato ancora dell’ingegnere e delle sue strane prese di posizione; che gli ha preso stasera?”
“Filippo, non è solo Laura ad occupare il mio cuore; amo anche suo padre, il principe azzurro che mi catturò quando non avevo ancora gli anni attuali di Laura; come i principi medioevali, si è imbarcato in una crociata contro una donnaccia, lui che ne ha fatte più del diavolo; ma ogni tanto si dimentica chi è stato.
E’ chiaro che l’idea che noi tre ci sedessimo a parlare ha messo in forse il suo potere assoluto, quello che da sempre ha creduto di esercitare, che ho già fatto vacillare e che rischia di crollare se resta col suo amore mercenario; spero che sia qui per essere famiglia almeno stavolta, per una cena; mi dite qualcosa di voi che ancora non so?”
“Mamma, non fare la suocera; so bene che ti racconta pelo per pelo tutto quello che ci diciamo … “
“Amore mio, ne sei convinta? Assodato che siete ‘fidanzati’ e non occasione da mordi e fuggi, avete deciso se e come fare per andare a convivere?”
“Papà ha comprato un appartamento e si offerto di darci una camera; ma le pareti sono di cartone e Filippo non gradisce molto la presenza della nuova conquista di papà … “
“Posso anche condividere il disagio del tuo compagno verso Rossella; ma di fatto tu stasera, visto che si parla del vostro futuro, hai il dovere di chiedere a tuo padre di definire il tuo ruolo in azienda; il fatto che sia erede unica ti garantisce in prospettiva; ma nell’immediato deve decidere un incarico e un compenso assicurato; poi potete pensare a mettere su casa insieme, non certamente in una stanza in quattro come vive oggi il tuo compagno ... Perché fai gli occhi da topo? Che ti frulla in testa?“
“Laura, non mi avevi detto che tua madre voleva subaffittare una camera per integrare lo stipendio?”
“E allora?! Che ti dice questa testolina matta?”
“Mamma, sai che forse Filippo ha avuto un’ottima idea? Non avevi detto che la mia stanza restava mia? Se volessi viverci col mio uomo e volessimo unire le entrate per rendere tutto più facile, quali ostacoli ci sarebbero?”
“Primo; tuo padre mi fa ammazzare e fa sparire il corpo; ha fatto l’ira di Dio per strapparti al passato e portarti con se nel futuro; ora tu e questo filosofo da liceo volete distruggergli il giocattolino tra le mani, venire in soccorso della reproba, immergervi in un passato stantio e rifiutare il suo nuovo, prezioso amore? Come minimo diventa il vostro nemico giurato e usa tutto il suo potere per distruggerci ... Aspetta per favore …
Secondo; non appena si sapesse che Filippo vive con mia figlia nella mia casa, il minimo del pettegolezzo sarebbe che ci dividiamo l’amante, madre donnaccia e figlia con qualche pecca … Ho assaggiato sulla mia pelle il dolore che la macchina del fango getta addosso; grazie no; stai da tuo padre; a proposito, dov’è finito il grande capo?”
“Stava parcheggiando; anzi lo ha fatto ed è alla porta, sento i suoi passi … No, questo è il colmo! Ha conservato la chiave e apre come se tornasse a casa nostra!”
“Ciao, Carmen, sei sempre bellissima, vedo! … Perdonami, non ho pensato a portarti i fiori … “
“Il mio uomo non mi portava mai i fiori; sapeva che preferivo il suo amore nudo e crudo!”
“E’ vero; ma quello era il principe azzurro che poi è partito per le crociate … cosa dovrebbe fare un aspirante cavalier servente?”
“Se è un principe a me sconosciuto, si deve inventare dei modi per affascinarmi; se è il mio principe azzurro che torna a corteggiarmi, sa come si fa; visto che la cena la portano a domicilio, deve offrirmi l’ammazza caffè e cercare di portarmi a casa sua per una notte di amore vero.”
“Signora suocera, lei sta proponendo al suo ex marito di tornare come il principe pentito e ricominciare da capo? Non sarebbe più logico riprendere da dove il filo si è interrotto?”
“Esimio professore, lei sta riducendo un momento di sentimento ad un meccanismo di logica convivenza; io non ho cancellato niente del passato e non ho spezzato nessun filo; ma se l’uomo che si presenta stasera con cena concreta e fiori ideali vuole conquistare il suo posto accanto a me, dal momento che occupa già il cuore, deve essere completamente nuovo e quanto meno farmi rivivere una notte che nessuno può conoscere, con risacca del mare, cielo stellato e pioggia di Perseidi, una notte in cui l’amore esplose con una violenza mai più vissuta da altri … “
“Siamo qui per ricordare, per ricominciare o per parlare del futuro di due ragazzi che minacciano di fare lo stesso percorso, ma senza interruzioni?”
“E’ esattamente la stessa cosa; il suocero benestante deve garantire alla figlia un ruolo in azienda che non nasca dal diritto di erede ma da un contratto sindacale; ti decidi a far nominare nostra figlia tua vice con l’appannaggio che la legge prevede?”
“Laura, ma non sai che puoi disporre liberamente del mio patrimonio? Mi pare specioso nominarti per contratto mia vice, dal momento che sei comproprietaria alla pari … “
“Filippo, scusa se terremo toni aspri; ma forse hai capito il nocciolo della questione. Papà, quello che mamma ti ha sempre contestato è esattamente l’atteggiamento che tieni adesso; ti voglio un bene dell’anima e sono pronta a farmi uccidere per te, ma non sopporto che mi fai l’elemosina o concedi dall’alto del tuo potere; io voglio la coscienza di guadagnarmi lo stipendio per diritto lavorativo non per graziosa concessione, come mamma voleva la sua autonomia in complicità e in sintonia con te.
Tu invece continui a ‘regalare’ i nostri diritti dall’alto di una supremazia che vuoi imporre con la dialettica o coi soldi; ricordi cosa ti ha detto? Bene, sono perfettamente d’accordo con mamma; anzi, adesso capisco anche perché vuole che ricominciate da zero; tu hai creduto di educare una povera baciapile ad un senso più moderno delle cose; in realtà devi essere tu ad educarti ad una dinamica più autonoma e creativa; tu devi imparare ad amarla per quello che è, non per come la vorresti tu.
Io non voglio essere la tua fotocopia, ma una donna libera di lottare da imprenditore con imprenditori; se non ti va bene, vado a farmi le ossa in un’altra azienda; sai quanti dei tuoi concorrenti stenderebbero tappeti a tua figlia che chiedesse un lavoro? Poi avrei anche il tuo patrimonio, quando te ne andrai da questa vita; ma io voglio crescere a fianco a te autonoma e libera; io voglio dire a Filippo che andremo a vivere insieme dove ci piaccia.
Il mio stipendio e il suo, uniti, ci consentirebbero una condizione dignitosa di coppia borghese; non devo per forza venire a stare nella tua nuova casa e convivere con la tua promessa sposa; ti è tanto difficile accettare questa semplice verità?”
“Carmen, torno a chiederti la stessa cosa; accetteresti di condividere l’appartamento con tua figlia e col suo compagno, alla faccia del tuo ex marito e dei pettegoli maligni? Bada che i nostri stipendi, insieme, consentono di sopravvivere bene … “
“Filippo, io sono strafelice anche solo all’idea che Laura torni a vivere intere giornate con suo padre, al lavoro, e lunghe serate con me e con il suo amore, all’insegna dell’affetto; è Laura che deve parlarne a suo padre … “
“Aspetta, amore mio, ora lo dico anch’io e senza remore, tu però hai detto che se voglio corteggiarti di nuovo, non rifiuteresti di finire a letto con me … “
“Un momento, prego; ho detto e ribadisco che sono disposta, dopo che avremo cenato, ad uscire con un corteggiatore e, forse, ripeto forse, anche a fare l’amore; non sono così bigotta da nascondere che da un anno non so cosa sia fare l’amore e non aspetto che di finire a letto con te, comunque tu ti comporti; ma ti ripeto che dovrebbe essere un nuovo inizio, non una ripresa.”
“Se la cena non va per le lunghe, potremmo passare la luna di miele in riva al mare … “
“Ma la distanza è notevole … “
“Laura, il ragazzo che io ho conosciuto e che spesso ho ritrovato in certe scelte non aveva nessuna esitazione ad arrivare al mare solo per raccogliere conchiglie … “
“E’ vero; ho visto le foto; eri davvero stupenda, all’età di Laura … “
“Hai curiosato tra le foto in camera di Laura?”
“Ho violato qualche tabù?”
“No; è quasi un tuo diritto conoscere la tua ragazza e i suoi genitori … vuol dire che se noi facciamo la ‘fuitina’ classica dei fidanzati, voi potete usare la nostra camera per lo meno fino a lunedì mattina … “
“Nient’affatto; domani approfittate della giornata festiva e portate le vostre cose qui; da lunedì sarai inquadrata come mia vice con l’appannaggio sindacale; io e Carmen domani sera torniamo direttamente alla nostra nuova casa e ci stabiliamo lì; voi potete rilevare l‘affitto e tenervi la casa dei ricordi … “
“Però dobbiamo parlare tanto, tantissimo … “
“Per quel che ricordo, ed ho buona memoria, riesci a parlare molto prima, mentre e dopo che facciamo l’amore; che debba scusarmi, è assodato; che dobbiamo rivedere molte cose è naturale; che non ho mai smesso di amarti, non l’ho detto spesso, ma davanti a due testimoni ti giuro che è vero … “
“Ragazzi, qui è tutto freddo; capisco che fremete più di me dalla voglia, sbrighiamoci; dopo un anno ho un corteggiatore che amo e non vedo l’ora di finirci a letto, perdonate la brutalità; forse rinuncio anche al mare; la luna di miele posso viverla nella nostra nuova casa; ti amo, stupido; sono pronta a tutto, con te … “
Si sedettero a sbocconcellare il cibo raffinato consegnato dal ristorante, alternato a baci, carezze e strette feroci da innamorati, i ragazzi da una parte e gli adulti dall’altra; poi Laura e Filippo sparirono in camera e i coniugi si rotolarono per un poco su un divano; Carmen sbavava dalla voglia di lui e lo sommergeva di baci, lo accarezzava in ogni parte, si stringeva e si rotolava a sentire tutto il corpo; pianse anche un poco, ma solo per l’emozione di ritrovare il suo uomo.
“Forse è bene che ti porti qualche cambio … “
“Basterà uno; domani pranzeremo insieme e anch’io farò il trasloco; ti garantisco che non ti consentirò più né di andartene, né di cacciarmi; troveremo una piattaforma per viverci al meglio; se vorrai imporre il principio di libertà, sarà paritario; se decidi che sono solo tua, allora sarai solo mio; se sceglieremo di essere complici e solidali, non ho più bisogno di lezioni; ho preso la maturità e sarò brava come non immagini.”
“Vuoi dire che potremmo addirittura pensare ad un incesto, se ti venisse voglia di uno scambio di coppia con nostra figlia?”
“Peppe, io so di Laura molte cose che tu ignori; se la stuzzichi bene, l’incesto sarà doppio; mi è stato detto che come lesbica è assai brava; e io amo mia figlia come amo te; non mi dispiace l’idea di lasciarti guardare mentre faccio l’amore con nostro genero ... “
“Sei già così perversa?”
“No; sono predisposta alla perversione e non mi fa paura niente … a patto che tu sia sempre addosso a me o almeno nel mio campo visivo, qualunque cosa facciamo … “
“Prendi i ricambi e andiamo; mi sa che faremo l’amore più parlando che copulando … “
“Amore, per un anno sono andata avanti masturbandomi; se ti raccontassi le fantasie con cui mi eccitavo, credo che ti spaventeresti … “
“Non credo proprio; Carmen in versione sesso estremo può solo intrigarmi; mi hai già fatto eccitare; se non andiamo via, dovremo arrangiarci sul lettino di Laura … “
Lei aprì la porta della camera ed entrò senza riflettere; la figlia le apparve carponi sul letto, col didietro proteso a farsi penetrare con foga dal compagno; Carmen ebbe solo per un attimo la visione del notevole fallo di Filippo saldamente piantato nel ventre di Laura e ne fu impressionata specie quando sentì i gemiti e le frasi smozzicate della figlia che lo incitava a riempirla e urlava il suo godimento; prelevò una combinata reggiseno e slip da un cassetto e andò via senza quasi farsi notare.
Peppe la vide sconvolta e le chiese con lo sguardo cosa succedesse; con un gesto della mano lasciò intendere che li aveva sorpresi in pieno amplesso, ‘a pecorina’ sussurrò soltanto.
“Vuoi che ci arrangiamo in camera di Laura?”
“No; voglio che andiamo alla nostra nuova casa; ma stasera devi farmi recuperare un anno di amore; e da questa sera non ti mollo più, credimi.”
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