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Lui & Lei

Il riscatto 1


di geniodirazza
23.09.2024    |    2.081    |    1 9.2
"Aveva la radicata convinzione che nemmeno a letto si incontrassero; per lo meno, da quando aveva preso coscienza del sesso e delle sue esigenze, non aveva..."
Claudia Alinari era una ragazza di poco più di diciannove anni; l’anno prima si era diplomata con pieno merito al Liceo ed ora si era iscritta al primo anno di Economia, in parte perché intendeva prendere le redini dell’azienda che il bisnonno materno aveva fondato, il nonno aveva reso forte e sua madre aveva ereditato; ma ancor più, e soprattutto, perché subiva il fascino del suo professore di matematica che aveva la stessa laurea.
Livio Morosini infatti, pur avendo concluso con ottimi esiti il corso di laurea in Economia, era stato costretto dalle necessità di vita ad impiegarsi prestissimo; approfittando delle concessioni che la scuola per un certo periodo, in quegli anni, aveva fatto per coprire tutte le necessità di didattica, aveva cominciato ad insegnare, si era abilitato ed era diventato un apprezzatissimo professore di matematica e fisica, capace di coinvolgere nelle sue passioni gli studenti più dotati, come per l’appunto Claudia.
Una collega di italiano era Lavinia Martone, madre di Claudia e sua vecchia conoscenza all’Università; allora per lui era solo Vinia; ma quando si erano incontrati da colleghi, quindici anni dopo, lei aveva dimostrato di non gradire la comunicazione con lui e si erano limitati alle frasi di circostanza; anche per un antico sentimento cho la legava a sua madre, aveva preso a considerare Claudia una sorta di ‘figlia putativa’ e ad occuparsene anche nel tempo libero.
Claudia era quasi irritata per il comportamento di sua madre; l’adorava, per lo meno, anche se non capiva certe scelte; e sentiva molto caldo l’affetto di Livio; per questo, mal digeriva il distacco freddo tra i due; Lavinia era stata per lei tutto, da quando era nata fino a quel momento; donna schiva e propensa alla solitudine, solo con lei diventava solare e disponibile a parlare di tutto, anche di argomenti che apparivano scabrosi e difficili da trattare; era stata tata, amica, confidente e consigliera per tutta la vita.
Ma Claudia era indispettita anche per la mancanza di sex appeal di sua madre; l’aveva intravista talvolta, mentre usciva dalla doccia e l’accappatoio non era ben chiuso; era una donna stupenda, giunonica nelle forme in qualche punto abbondanti, come nei seni e nei fianchi; era decisamente bella ed era certa che avrebbe potuto essere ammiratissima e molto corteggiata; ma vestiva con colori spenti e neutri, non frequentava estetista e parrucchiere, insomma sembrava nascondersi.
Con suo marito le cose non andavano bene; la figlia vedeva bene che suo padre, che non si era curato di lei, bambina o adulta che fosse, ormai aveva preso l’abitudine di passare mesi interi lontano da casa, ignorando completamente moglie e figlia; sapeva con certezza che frequentava donnine spesso di bassa lega e che godeva a spendere e spandere del patrimonio di sua moglie, di cui era stato nominato Amministratore senza nessuna capacità o merito.
Aveva la radicata convinzione che nemmeno a letto si incontrassero; per lo meno, da quando aveva preso coscienza del sesso e delle sue esigenze, non aveva mai sentito niente che facesse pensare a rapporti tra i due; si era fatta la convinzione che sua madre avesse un grandissimo senso di colpa, non sapeva perché, e che in qualche modo si autoflagellasse per pagare non sapeva quale colpa; il grande amore per la figlia la incatenava ad un legame assai viscerale.
Era, come spesso le capitava, al bar del liceo a fare colazione, la mattina che dal social preferito le balzò agli occhi una ‘foto della nostalgia’ che celebrava il ‘trio dell’amore’ costituito da un ‘Livio non ne risparmia nessuno’, una ‘Lavinia miss belle gambe dell’Università’, un Claudio detto ‘il Che’ e una grande storia d’amore ‘qualche settimana prima dell’immane tragedia’; senza un perché, la foto le scosse qualcosa nel profondo.
“Ciao, Claudia, torni sempre sul luogo del delitto?”
Livio le era comparso a fianco quasi dal nulla; come al solito, anche lui faceva colazione al bar e spesso Claudia andava apposta per incontrarlo.
“Ciao, prof.! Hai visto questa foto della memoria? Sembra la nostra università che, dal cartello alle spalle, risulta occupata. Ne sai qualcosa?”
“Giovane amica, bada che quel Livio è il tuo ex prof di matematica!”
“Oh, Dio, è vero; sei tu più giovane di venti anni ... E questa miss gambe chi è?“
“Cieca, non riconosci tua madre giovane? Eppure non è cambiata!”
“Nooo! Questa è mia madre!?!? Con stivale a mezza coscia, minigonna inguinale e camicetta vaporosa e intrigante? Era così, da giovane?”
“Bada che, con un abbigliamento simile e adeguato ai tempi, sarebbe ancora miss non solo gambe ma miss tutto!”
“E questo rivoluzionario è mio padre?”
“Se intendi il dottor Antonio Alinari, non c’è proprio niente in comune ...!”
“Perché quel tono di disprezzo?”
“Scusami, non mi sono frenato; quei due erano ragazzi pieni di entusiasmo, di sogni, di speranze, forse di illusioni; tuo padre girava già per circoli pseudonobiliari mentre noi tiravamo la carretta per laurearci; quel ragazzo è Claudio Locatelli, detto ‘il Che’ perché fanatico ammiratore di Guevara e altrettanto difensore di qualunque causa; era il mio amico più caro e non è mai più esistita una coppia di amici come noi.”
“Scusami, adesso sono curiosa; chi erano i due innamorati della didascalia? O vi amavate in tre?”
“Niente trasgressione, a quel tempo; io e Claudio eravamo i più fortunati conquistatori di cuori di ragazze, o forse i più bravi dell’Università; poi lui conobbe tua madre, si innamorarono ed io fui ridotto a terzo, in funzione di guardone ... “
“Quando lei scoprì che lui era facile all’innamoramento lo piantò?”
“Sbagli; l’immane tragedia di cui si parla fu il sasso che qualche settimana dopo quella foto colpì Claudio alla nuca e lo spedì in coma; un mese di sofferenze, con Lavinia che non si allontanava da lui e piangeva tutte le sue lacrime, finché spirò ... “
“Livio, adesso mi fai il favore di lasciar perdere le formule ufficiali e di parlarmi come dovresti; è chiaro che, in quella foto, ci sono già anche io, benché solo come embrione nel grembo di mia madre, è altrettanto chiaro che il tuo amico rivoluzionario è il mio padre vero e naturale; non ho niente a che vedere col bastardo parassita che sta inquinando la mia vita dopo avere rovinato quella di mia madre. Riesci a parlarmi come a una donna e non come alla studentessa in classe tua?”
“Claudia, io non voglio sottrarmi a nessun impegno che sento in me verso Claudio e verso tua madre giovane; se fossi tuo padre, non avrei problemi a parlarti col cuore in mano; lo faccio comunque volentieri, perché per me sei l’incarnazione di quel gemello monozigote che la vita mi ha strappato e riempi il vuoto che nelle nostre esistenze si è aperto esattamente venti anni fa; dimmi solo cosa vuoi sapere e sono pronto a raccontarti tutto. Mi credi, ragazza mia?”
“Faccio un sintetico riassunto di quel che ha rivelato questa foto; venti anni fa, nel 69 a giudicare dalla data indicata sul post, tu, mia madre e il mio padre naturale vi siete incontrati ed avete legato in uno strano amore trino che, per loro due, era il più bello del mondo; tu e Claudio, indichiamolo così per ora, eravate due fascinosi rivoluzionari, giusti per quei tempi; tu conquistavi più cuori e lui inseguiva sogni di rivoluzione permanente; fin qui ci siamo; Lavinia come e quanto c’entrava?”
“Fissa subito qualche picchetto; io e Claudio eravamo due poveracci che dovevano compiere mille sforzi per mantenersi all’Università; non avevamo genitori ricchi né potenti ma facevamo ogni genere di lavori per comprare libri, pagare tasse, superare esami e arrivare alla laurea; un esempio te lo può dare il fatto che i ‘belli’ con soldi venivano all’Università con motociclette luccicanti e giubbotti di vera pelle con borchie di metallo; un manifesto di un film di quegli anni con Marlon Brando può aiutarti a capire.
Con quelle ‘divise’ conquistavano l’attenzione delle ragazze, le portavano al mare e ci facevano l’amore; io e tuo padre, come tutti i peones, potevamo ricorrere solo al fascino, alla loquela, all’impegno culturale, politico e sociale, per sperare di trovare qualche anima pia che ci facesse sentire maschi e amati; come recita il post, a me non andava male perché ero più equilibrato e convincente; tuo padre era un fanatico dei ‘barbudos’ e ammiratore incondizionato di Ernesto Guevara, anche lui con una motocicletta scassata.
Qualche imbecille credette di offenderlo cominciando a chiamarlo ‘El Che’ come Guevara ma non pensava per niente che quel soprannome sarebbe rimasto a Claudio come un marchio a fuoco sulla pelle; lui lo fece suo al punto che, per venti anni dalla morte, la data della morte è usata per celebrare l’amico e il combattente; siamo sempre meno i nostalgici che si ritrovano al cimitero per ricordarlo; ma abbiamo ancora tanto affetto, qualcuno legge brani dei suoi vecchi discorsi nelle Assemblee studentesche.”
“Fermati un attimo, papà gemello; stai dicendo che c’è una sua tomba da qualche parte e che vi trovate ancora gli amici di allora nel giorno della morte per ricordarlo insieme?”
“Si, figlia degli innamorati della nostra triade; sono sicuro più di me stesso che Lavinia ancora soffre per quella morte e che la ferita nel cuore le sanguina come allora; ma ha nascosto il dolore; non credo ne abbia parlato nemmeno con te; evita i ricordi e le celebrazioni, non è riuscita ad uscire allo scoperto e mi odia ferocemente perché, secondo lei, ho la colpa imperdonabile, di essergli sopravvissuto insieme a lei; nella sua lucida follia, dovevamo scagliarci contro l’orda dei picchiatori e farci massacrare insieme.
La cosa più dolorosa è che Claudio forse avrebbe fatto esattamente quel gesto; lei, che lo venerava come dio in terra, avrebbe voluto che lo facessimo, invece di preoccuparmi di prendere in braccio l’amico ferito e trasportarlo a piedi per chilometri fino all’ospedale dove purtroppo arrivò in coma; per tutto il mese che durò l’agonia non mi rivolse una sillaba, sparì dai miei radar e per quindici anni non l’ho rivista, fino a che, tre anni fa, ottenni la cattedra nel suo Liceo; anche lì, mi riservò solo convenevoli formali.
Eppure, in quel Liceo mi prese un colpo quando mi vidi davanti la versione femminile del mio amico di sempre, sua figlia, tu, ragazza mia, che mi procurasti tre giorni di febbre, tanta era la somiglianza con tuo padre all’incirca all’età in cui morì; non ho mai più parlato con Lavinia e forse non dovresti neanche tu riaprire ferite che sanguinano ancora; ma non ho diritto di decisione, in questo; tu sai quali sono i vostri rapporti e cosa può essere più utile per lei.”
“Lasciamo perdere mamma ancora per un momento; cosa c’è di vero in questa storia che tu non risparmi nessuna? Mamma era innamorata solo di mio padre o tra di voi c’era qualcosa?”
“Claudia, alcune cose devono essere pilastri indiscutibili in questi chiarimenti; il primo, il più importante è che Lavinia arrivò a quella benedetta assemblea studentesca da autentica ‘suora’, che con la pelliccetta era stonata in quegli ambienti rivoluzionari; era e rimase pura, casta e verginale anche in una marea di demoni rabbiosi come quelli che tuo padre bazzicava; lei smontava tutti, col candore, con la determinazione, con l’aria di prima della classe.
Affrontò la dialettica trascinante di tuo padre con la conoscenza profonda, l’analisi lucida, il riferimento testuale di autori che tutti conoscevamo superficialmente e lei dimostrava di avere studiato; insomma, dopo le prime schermaglie, trovarono una sintonia che li rendeva imbattibili quando tiravano fuori lui la fede nell’utopia e lei la logica della storia; erano destinati ad amarsi e a stare insieme, nonostante le distanze che in quegli anni erano insuperabili.”
“Senti, papà orfano del gemello, ti ho chiesto dei tuoi rapporti con mia madre; non voglio la storia d’amore tra i miei genitori!”
“Non si possono considerare distinti; eravamo una triade e ci muovevamo concordi; io ero per loro ‘il pompiere’ perché dovevo placare i contrasti, mediare gli scontri, organizzare le soluzioni per tutti, anche sui temi amorosi, prima che tu lo chieda ... “
“E’ questo che volevo sapere; eri il loro guardone? Facevi il palo quando facevano sesso? Partecipavi alle loro copule? Che diavolo di ruolo avevi?”
“Non ti consento di offendere me, tua madre e la memoria del padre che nemmeno hai conosciuto! Tra noi tre c’era un’atmosfera di amore immortale, proprio quello di cui si parla nel post; ma il rapporto completo, di anima e di corpo, fisico e spirituale, era tra loro due; io ero felice di leggere il loro amore, la loro felicità, la loro fede nella lotta e nella vita a due; chiamami anche guardone se ti lenisce la rabbia; ero innamorato di Lavinia, forse quanto ne era Claudio; e lo sapevamo tutti e tre.
Ma non osavo neppure accennare ad un gesto che non fosse di fraternità, di amicizia, di empatia totale! Sono stato e sono rimasto innamorato di tua madre, se è questo che ti interessa sapere; ma non le ho mai detto una parola; forse mi amava altrettanto; ma ad un certo punto mi ha cacciato e cancellato dalla sua vita, come hai visto che faceva a scuola; non le ho mai detto niente perché non ho voluto riaprire ferite che hanno sanguinato per venti anni, come quella del mio inutile amore!”
“Livio, scusami se insisto ma ancora non hai risposto; quale era il tuo ruolo tra loro?”
“Vuoi i fatti pruriginosi, insomma? Ti accontento subito! Veronica, vuoi spiegare per favore a questa ragazza il senso dell’amore libero al tempo delle occupazioni? Puoi parlarle un momento di me, di te, di noi, di Claudio, di Lavinia ... ?”
“Lei è la figlia di Lavinia, mi pare; per caso è anche figlia del gatto di cui tu eri la volpe?”
“Non credevo di dovertelo comunicare! E’ il ritratto vivente di suo padre!”
“Lo vedo, amore mio! Il fatto è che non è facile accettare che la ‘santarellina’ avesse fatto addirittura una figlia con lo strafigo dell’Università; come è che non se ne è saputo mai niente? Lavinia è stata sempre molto riservata; ma su questa figlia addirittura è stata ermetica ... “
“Neppure io ne sapevo fino a tre anni fa, quando sono venuto ad insegnare da voi ... “
“Ragazza, immagino che ti interessi sapere di tuo padre e di tua madre; lui era Apollo in terra, bello, tenebroso, irascibile, aggressivo, rivoluzionario, dolce, da amare sempre e ad ogni costo; la maggior parte delle ragazze partecipava alle assemblee studentesche solo per vederlo e sentirlo parlare; poi avremmo anche fatto a pugni per essere la prima tra le predilette del ‘bellissimo’ Claudio ...
L’ho conosciuto bene perché riuscivo spesso a sequestrarlo e a portarmelo via, prima che arrivasse la ’santarellina’ a rompere le uova nel paniere; era il rivoluzionario più convinto dell’Università, quello che avrebbe rinunciato a tutto in nome delle sue idee; non sai quanti scherzi gli tiravamo per deridere la sua passione integra; fa conto che avrebbe dato un occhio per un paio di scarpe alla moda, le famosissime Clarks; ma non accettava che gliele regalassi anche se sapeva che per me era solo presentare un bankomat.
Tua madre lo inquadrò benissimo, lo attaccò sul suo punto di forza, la dialettica e la loquela; lo distrusse con la sua preparazione e lo amò perdutamente fin da quando gli occhi si incontrarono; lo so bene, perché ero con loro quel pomeriggio in facoltà e mi dovetti ‘accontentare’ di Livio che non gli era da meno; ma loro due sembrarono subito navigare in un altro cielo; dio, quanto erano belli e quanto si amavano.
Lei stravedeva per lui e non cedeva in niente dal suo rigore; aveva forse più soldi di me, ma non cedette mai alla tentazione di regalargli un maglione o un paio di scarpe alla moda; io riuscii a trascinarlo in un negozio di calzature, gli feci provare un paio di Clarks e, con la complicità dei commessi, lo obbligai a tenersele ai piedi; finalmente vidi il bambino felice bearsi dello status symbol della maledetta borghesia e il Che si fece dandy, la volta che trasgredì ai suoi principi; ero orgogliosa che l’avesse fatto per me.”
“Claudia, ferma qui la curiosità; non serve che analizzi nei particolari e che ti raccontino tutto, dall’A alla Zeta.”
“No, Livio, non te la cavi con la narrazione riassuntiva; voglio sapere tutto di mio padre e di mia madre, anche i peli che avevano se siete in grado di raccontarmeli!”
“Beh, un testimone più attendibile di Livio non lo troveresti mai; lui era il terzo in una Trinità e forse faceva da palo anche quando facevano sesso; certamente eravamo con loro, io e lui, quando fecero l’amore la prima volta; non ne sono sicura, ma secondo me lui una carezza gliela fece, nel momento topico dello sverginamento ... “
“Livio, è vero?”
“Bambina mia, devi chiederlo a tua madre; solo lei può raccontarti quei momenti ... Io posso solo dirti che ci amavamo profondamente in tre e senza peccato, anche se ti sembra incredibile ... “
“Quindi come dice Veronica, facevi l’amore con tutti e due quando si accoppiavano?”
“Per favore, non banalizzare i termini; loro lo fecero spesso, sempre in università e negli incontri pubblici, assemblee, conferenze ed occupazioni; avevano bisogno di copertura ed io ero lo scudo del loro amore; ma a tua madre non ho mai toccato un capello, tranne quella volta che dice Veronica; devi essere paziente e convincere tua madre a parlare lealmente con te, anche se so per certo che molte ferite ancora sanguinano.”
“Ragazza, stai a sentire il tuo padre putativo; anche io solo ora capisco quanto quella donna abbia sofferto ed avuto il coraggio di affrontare realtà inaccettabili per chiunque, in nome del suo grande e unico amore ... Perché fai quella faccia meravigliata? Tuo nonno, dio l’abbia in gloria, la voleva sposata ‘bene’ ad un rammollito di alta borghesia cittadina; lei aveva nel corpo il frutto di un amore senza eguali; è chiaro anche a me, adesso, che accettò di sposarlo per dare una patina di regolarità alla tua nascita.
So per certo che non ha fatto mai l’amore con lui; sono quasi sicura che per venti anni Lavinia non ha fatto sesso, perché il suo grande amore era morto per lei e il suo sostituto le era in odio non so perché; tu sei stata la continuità e la testimonianza di quell’amore e ha riversato su te tutto il suo bisogno di affetto. Sappi che il tuo padre anagrafico, insomma il marito di Lavinia ha speso un patrimonio in regali, cene e soggiorni.
Il suo tarlo fisso è stato sempre tentare di portarsi a letto, visto che tua madre non gli si concedeva, quelle che il tuo padre naturale aveva amato prima di diventare devoto alla ‘santarellina; neanche si è mai reso conto che doveva pagarci come cortigiane di lusso per avere donne che, con Claudio, si sarebbero denudate qui, davanti a tutti, e lo avrebbero spremuto fino alla morte per avere l’amore che sapeva dare a profusione; non devo neppure chiarirti che sono stata la prima anche nella perversione.
Ora, però, che sai almeno le cose importanti e che sei abbastanza adulta per chiedere spiegazioni, devi essere tu a entrare nella testa e nel cuore di tua madre e farti chiarire molte cose, compresi i motivi per cui ha rotto ogni legame col passato, ben cosciente che massacrava un uomo che le si è dedicato per una vita.”
“Livio, innanzitutto cosa rende acrimoniosa mia madre nei tuoi confronti; secondo, se devo assumere con coscienza le mie responsabilità, devo fare chiarezza anche sul matrimonio di mamma e sulle sorti del capitale che per eredità spetterà a me; te la senti di affrontare con me il tema spinoso del patrimonio e aiutarmi a tutelare i miei interessi?”
“Claudia, meravigliosa figlia ideale, ti troverai a girare come il cane che insegue la sua coda, se non cominci a parlare con Vinia, io l’ho chiamata sempre così da quando ci conoscemmo, non arriverai a verità certe; parla con lei; poi, se vuoi, commenteremo insieme; lo stesso discorso vale per il patrimonio; sono in grado di analizzare i conti e i documenti; ma deve essere tua madre ad autorizzarmi; non ho nemmeno uno studio abilitato e bisognerà inventarsi soluzioni ...”
“Amatissimo papà putativo, tu oggi pomeriggio vieni a casa nostra e affronti l’alterigia di mia madre; finalmente farete chiarezza e vi direte l’amore che non osate confessare; io le parlerò e cercherò la verità; ma dovete essere voi a mettere sul tavolo i vostri sentimenti; te la senti?”
“Sai qual è la parte quasi ridicola della situazione? A sentirti parlare, mi sembra di scontrarmi con Claudio o con la sua versione femminile in carne ed ossa, sangue e rivoluzione! Va bene; diciamo che verso le quattro sarò da voi e affronterò il nostro passato ma anche il presente e, spero, il futuro. Va bene così, dolce figlia mia?”
“Ti voglio bene perché imparo a voler bene a mio padre e tu lo rappresenti per buona parte ... “
Faccia a faccia con sua madre, Claudia si sentì oppressa dalle verità emerse in quella mezza giornata e le riusciva difficile dare un ordine ai pensieri ed avviare un discorso; si limitò a metterle sotto gli occhi la foto del post.
“Bella, questa foto! Sai per caso chi l’ha postata?”
“Mamma, ma ci sei o ci fai? Io scopro all’improvviso una versione di mia madre che neanche avrei mai immaginato e tu ti limiti a chiedermi se so chi l’ha postata? Perché non provi invece a parlarmi di quello che c’è, dietro questa immagine? ... “
“Tesoro mio, se avessi pensato che era giunto il momento di farti conoscere la verità, ne ho un’intera scatola, di foto come quella, ed anche molti altri documenti assai più significativi ... “
“Il momento è quello giusto; ho parlato a lungo con Livio, con Veronica e con molti altri che hanno conosciuto mio padre, quello vero, quello che ti tiene abbracciata in questa foto, non il parassita tuo marito che si spaccia per mio padre; ho saputo del grande amore che univa la santarellina a Che Guevara; ho saputo dell’affetto infinito di Livio per te, per me, per mio padre; adesso però sarai tu a dirmi tutto quello che devi ... “
“D’accordo, è giunto il momento; sappi che non sarà né facile né indolore, soprattutto per me; forse qualche volta mi fermerò per piangere un momento. Da dove vuoi che cominci?”
“Nessun dubbio, mamma; sono nata da un amore infinito che ancora è vivo in voi tutti; tu comincerai da lì; ricorda che ho vent’anni e so di amore e di sesso; voglio sapere tutto di mia madre e di mio padre; devo conoscere gli stati d’animo della santarellina mentre rinunciava a valori familiari per essere la donna del rivoluzionario e quelli del Che grande amante che si arrendeva all’unico vero grande amore della sua vita; è vero che ti ha sverginato durante un’occupazione dell’Università, in un sacco a pelo a fianco a Veronica e Livio che nell’altro sacco a pelo facevano l’amore come erano soliti?”
“Quindi vuoi la cronaca minuto per minuto del mio primo rapporto sessuale con l’unico uomo con cui l’ho fatto in vita mia? Sappi allora che, quando ci infilammo nel sacco a pelo, lui mi sentì immediatamente molto titubante. Fu dolcissimo dal primo momento.
- Vinia, che ti succede? -
- Claudio, aiutami; è la prima volta che sto da sola con un uomo e mi preparo a fare l’amore; non so neppure cosa sia e come si faccia; avrai abbastanza pazienza?-
- Tesoro mio, è chiaro che sei la bambina Lavinia; se non te la senti, rinunciamo e dormiremo come fratello e sorella, come amici, senza neppure sfiorarci; se vuoi essere la mia compagna, allora affidati e pensa solo a quello che ci unisce; è il fondamento per darci completamente; se hai ancora dubbi, rimanda, non preoccuparti; ti capirò e ti amerò anche di più. -
- Stupido, ti voglio; voglio che tu sia il mio ragazzo; ti chiedo solo di guidarmi, ma fino in fondo, fino ad essere la tua ragazza. Prendimi tutta e fatti amare. -
Mi abbracciò e mi baciò dolcemente; spinse delicatamente la lingua contro le labbra, le aprii e lo lasciai entrare; impiegò un niente e mi stava già divorando la lingua in un gioco di alternanza che ci portava a succhiarci l’anima dalla bocca; il suo fallo si era rizzato in tutta la sua possanza e mi batteva contro il pube.
- Questo che mi preme il ventre è il mostro che dovrà riempirmi? Sei certo che non mi farà male? E’ così grosso! -
- Ascolta, quando ti penetrerò, un piccolo dolore lo sentirai; ma proverai, insieme, tanta gioia, tanta dedizione che, a sua volta, sarà niente rispetto a quello che mi darai; il tuo corpo è predisposto a ricevere quello che tu chiami mostro; tra poco lo chiamerai la fonte della tua gioia, del tuo piacere, del sentimento reciproco, credimi. -
- Non aspettare oltre, dammi nel ventre tutto il tuo amore; io voglio darti il mio! -
- Vinia, non credo che nessun altro abbia amato come fai tu in questo momento; sono felice di diventare il tuo ragazzo! -
- Io sono ancora più felice di diventare la tua ragazza; tutto questo te lo darò sempre, con la stessa intensità, determinazione, gioia; se mi dovessi lasciare, vivrò del ricordo di questo momento. -
- Io non ti lascerò mai; dovrò lottare per affermarmi; ma tu mi starai vicino e vinceremo noi, vedrai; da questo momento ci apparteniamo e nessuno ci separerà. -
Fu un autentico momento di incanto quello in cui salì su di me; eravamo ambedue poco coperti, io con un vestitino quasi trasparente che mostrava tutte forme meravigliose, lui solo con uno short che a malapena copriva il sesso; me ne liberai in fretta, si adagiò sul mio corpo e lo dominava con la sua stazza; sentivo gli arti coincidere ed amarsi, indipendentemente, dal torace che sentiva il seno delicato e contenuto, alle cosce che si sfregavano lussuriosamente.
Mi stava carezzando con dolcezza il viso, la bocca, gli occhi; presi una sua mano e me la portai tra le labbra, quasi in adorazione; il fallo scivolò autonomamente tra le cosce e si adagiò contro la vulva; vide che sorridevo; mi chiese.
- Che c’è, tesoro? -
- Così, accostato al mio corpo, non mi fa più tanta paura, mi fa godere e sento che mi bagno dolcemente … -
- T’avevo avvertita che l’amore avrebbe trionfato; questo è il momento più bello e significativo per noi; sto per farti mia; ti amo, tanto! -
- Ricorderò sempre come, dove e quando sono diventata tua; ti amo tantissimo al di sopra di ogni cosa al mondo. -
Guidai con la mano l’asta verso la vagina, entrò per un breve tratto; mi fermai.
- Lascia che sia io a prenderti dentro di me; ti aaaaamoooooo! -
Con una spinta di reni feci entrare l’asta tutta nel canale vaginale; il grido che lanciai non fu di dolore, forse solo di gioia; ma era dentro di me, tutto; la verginità era saltata in un tripudio di dolcezza che non avrei mai pensato; mi abbracciò stretto e spinse perché fossimo fusi sempre più; spostò le ginocchia con le sue e mi accorsi che la penetrazione si faceva profonda, alzai i piedi dietro le sue spalle e mi aggrappai con tutto il corpo, eravamo una cosa sola.
Fu forse quello il momento in cui Livio mi appoggiò una mano delicatamente sul viso; la presi e la baciai con affetto; stavo amando insieme i miei amori, la nostra amicizia, la certezza di avere donato a Claudio certamente, ma anche, in piccola parte, a Livio il mio amore per sempre; era come giurare che saremmo stati sempre insieme, in ogni situazione ed evoluzione dei fatti.
- Claudio, non ho quasi sentito il dolore; sento solo tanto amore, tutto l’amore che volevo; sono felice di essere la tua donna; ma voglio il tuo corpo tutto, voglio imprigionarti in me; ti voglio tutto, sempre. -
- Vinia, non avere dubbi; sarà così, siamo una sola cosa, adesso; ti amo e sento il tuo calore da tutto il corpo. E’ meraviglioso sentirmi in te. -
- Non quanto lo è sentirti dentro di me, profondamente; giurami che mi insegnerai tutto quello che sai; quello che non sai, lo imparerai per insegnarlo a me; voglio essere la tua donna sempre e in tutto; giuramelo! -
- Sei mia e sono tuo; siamo due corpi in un solo spirito; ti amo; vorrei che il tempo si fermasse o morire qui, mentre mi prendo tutto questo! -
- Sei pazzo? Io comincio a vivere; io voglio vivere in eterno e amarti sempre come in questo momento; sento che è solo l’inizio; devi ancora farmi provare tante cose; fallo e non fermarti; ora ti voglio, ti voglio, ti voglio, lo capisci? -
Sentirmi posseduta mi dava la sensazione di una bambola di cristallo da trattare con tutta la delicatezza possibile; ma adesso ero scatenata, sentivo le pulsioni della vagina, del ventre, della passione e volevo godere, da lui; mi fece vedere gli angeli, cavalcandomi a lungo; quando sentii esplodere nel corpo il primo vero orgasmo, dovette tapparmi la bocca per non fare echeggiare in tutta l’aula magna le urla di piacere; quando mi fui calmata, scoppiai a ridere.
- Claudio, è così bello godere? -
- Sei tu che godi meravigliosamente; c’è gente che in tutta una vita non arriva a questo piacere; sei tu che hai caricato il sesso di tanto amore e che adesso esplodi; vuoi continuare? -
- Dammi il tempo di lavarmi; qui non c’è nemmeno il bidet, dovrò arrangiarmi al lavandino e con le tovagliette umidificate; è stato immenso, indicibile; non sai quanto sono felice! -
- Credi che, se controllo la mia felicità, non ritroverò la stessa della tua? -
- Ma io ti amo di più; è stata la mia prima volta. -
- E’ stata la prima volta per tutti e due; io non l’avevo mai vissuto con questa intensità! -
- Allora, diciamo che siamo felici; quante volte si riesce a fare? -
- Credo che tu non smetteresti fino a domani; io, dopo averti dato tanto amore, devo fermarmi un momento; al massimo, riuscirei a dartene per tre, quattro volte; ma domani non sarei in grado di fare niente. -
- Allora lasciamo che questa prima volta sia unica e meravigliosa; avremo almeno due settimane per consumarci. -
- Due settimane di occupazione; ma io ti darò tutto questo ogni sera della nostra vita; e mi sa che dovrò frenarti, quando imparerai a dominare tu. -
- Non aprire una vertenza su chi domina; sono tua quanto tu sei mio; ti amo quanto mi ami, ti faccio fare l’amore quanto me ne fai fare tu; sono per la parità di genere. Mi limito ad amarti; lo puoi fare anche tu? -
- Sono felice; che posso volere di più, dalla vita?-
Riuscimmo finalmente a dormire.”
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