tradimenti
Il sogno della bambina 1
di geniodirazza
15.01.2024 |
10.146 |
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"Mentre la fotteva, il ‘caro amico’ lanciava improperi a carico del compagno di lei che definiva cornuto contento, cuckold, impotente e forse frocio; si..."
Massimo, un imprenditore quarantasettenne, aveva accettato di buon grado si partecipare, con una sua assistente fidata, alla convention organizzata ad un centinaio di chilometri dalla sua città; l’occasione era molto ghiotta e aveva deciso di non respingere, come spesso faceva, l’invito aduna pubblica manifestazione; per una settimana lasciò sola la compagna Roberta e la figlia di lei Giuditta.Era andato a convivere con lei dopo un anno di frequentazione e di insistenza di lei che si era assicurata, in qualche modo, la certezza di una vita migliore di quella che le poteva consentire il suo stipendio di professoressa nel locale liceo; ma, soprattutto, assicurava a sua figlia, a cui Massimo si era immediatamente e molto affezionato, che il benessere di lui le garantisse il percorso universitario fino alla laurea con un monolocale a disposizione per non ostacolare i rapporti privati di sua madre e del compagno
Dopo aver resistito alle manfrine ed alle ipocrisie di una settimana di ‘convivenza’ con decine di imprenditori della sua stessa risma, aggressivi, violenti, spietati, decise che ne aveva abbastanza e che poteva senza problemi piantare baracca e burattini il sabato pomeriggio, poco prima di cena, l’unica ‘recita’ che sostanzialmente saltava, con i saluti della domenica.
Impiegò poco poco più di un‘ora e mezza per essere a casa; per accentuare l’effetto sorpresa, non aveva avvisato nessuno; rimase colpito dall’assenza, nel loro box di competenza, dell’auto che la compagna usava abitualmente mentre la piccola utilitaria della figlia era parcheggiata sotto casa; non aveva notizia di impegni di Roberta e gli suonava strana la situazione; temette che un qualche incidente avesse costretto la figlia a correre ad assistere la madre.
In realtà l’appartamento risultava vuoto e disabitato anche quando entrò nella sala e percorse il tratto di corridoio fino alla camera; solo all’ultimo udi rumori inconfondibili di una violenta scopata e molti dubbi si affacciarono; appena socchiuse la porta, il mistero si chiarì e gli sbatté faccia la visione della ragazza carponi sul letto con alle spalle un nerboruto individuo sui trent’anni che la stava inculando con molto gusto; si fermò sbalordito ed ebbe bisogno di qualche momento per riprendersi.
“Che diavolo sta succedendo qui? Perché non sei a casa tua?”
“Ciao, Massimo; mamma mi ha detto che stasera la vostra casa era disponibile mentre la mia è un casino per un tubo che perde ... Lei credo che sia ad una delle solito interminabili partite di burraco; ma tu non dovevi tornare domani sera?”
“Credevo di fare un sorpresa e ne ho trovato due; tua madre non c’è e tu stai scopando sul nostro letto col tuo ganzo ... Complimenti, però, hai un culo proprio favoloso, visto da un maschio!”
“Questo è uno scopamico, non è il mio ragazzo; grazie comunque; peccato che tu non mi guardi mai da maschio!”
“Okay; vado a cercare tua madre; divertiti ma non fare danni; ciao!”
Si diresse al bar dove sapeva che si incontravano le giocatrici di burraco che frequentava la sua compagna; per un attimo, pensò di telefonare prima a lei; poi decise che la sorpresa poteva ancora funzionare, se la trovava al tavolo da gioco; entrando al bar, le notò ad un tavolo d’angolo; erano quattro; mancava solo Roberta; decise che era il momento della resa dei conti e chiamò la compagna; rispose solo dopo svariati squilli; la voce era rotta dalla sorpresa e non molto limpida forse perché impegnata in un pompino.
Le chiese dove fosse e lei spudoratamente rispose ‘a giocare a burraco con le mie amiche’; poiché era abbastanza vicino alle ragazze, le nominò una ad una e lei confermò, ma erano quelle che lui aveva davanti; le guardò con occhi che avrebbero fulminate, se avessero potuto; la più spigliata gli fece cenno che aveva capito e che non tirasse troppo la corda; anche Roberta aveva fretta di chiudere; la salutò augurandole di divertirsi; aggiunse ‘con il burraco’ con evidente ironia.
Quella che aveva fatto segno di aver capito, si scusò e assicurò che non erano complici della compagna, ma usate da lei in maniera funzionale; gli rivelò che Roberta aveva avuto una lunga storia con Vittorio da giovani e che non l’aveva interrotta né dopo il matrimonio né dopo la convivenza; a farla decidere di stare con lui, avevano giocato la necessità di salvaguardare il suo primo grande amore, da un lato, e l’esigenza di un riferimento sicuro soprattutto per mantenere la figlia all’università, dall’altro lato.
“Quindi la gentildonna mi aveva scelto come mucca da mungere; mente coltivava il suo eterno grande amore, io ero il mulo che lavorava per i suoi agi e per il benessere di lei e di sua figlia ... “
“Sembrerebbe proprio così; ma posso esserti testimone che, dopo che il marito scomparve chissà dove, lei davvero si innamorò di te che eri l’amico più caro al ‘suo’ Vittorio.”
“Quindi le scopate con cui pagava la gallina dalle uova d’oro avrebbero dovuto avere anche un vago sapore d’amore, visto che il suo vero grande amore era, è rimasto ed è ancora Vittorio ... !”
Non seppe aggiungere altro; lui bevve il drink che aveva ordinato e uscì; sapeva esattamente dove andare, perché davvero, fino a che aveva accettato di andare a convivere con lei e con sua figlia, era stato molto amico dell’amante di Roberta e aveva avuto da lui molte confidenze che adesso tornavano utili; in particolare, erano andati alcune volte a scopare in quattro, lui con una ragazza e Vittorio con un’altra, in un cascinale che l’amico teneva ben segreto e che talvolta prestava agli amici fidati.
Sapeva che era l’alcova preferita di Vittorio e conosceva tutti i meccanismi per raggiungerla; ci arrivò in pochi minuti e vide subito le auto di Roberta e del suo amante davanti all’ingresso; si augurò che lui avesse usato la chiave personale per entrare, senza muovere quella di riserva da dove la teneva di solito; c’era, per sua fortuna, e non ebbe nessuna difficoltà ad aprire in silenzio e cautamente entrare nell’edifico, fino allo ‘scannatoio’, la camera da letto.
Entrando, notò la borsa di Roberta su un tavolo e i vestiti di lui piegati su una poltrona; avanzò silenzioso come un serpente, si avvicinò alla porta solo accostata, la spinse un poco e lo spettacolo gli si offrì tutto e chiaro; come già la figlia Giuditta, anche Roberta era carponi al centro del letto e Vittorio, dietro di lei, le sfondava la figa con la mazza di cui si vantava spesso come di un modello ineguagliabile per lunghezza, grossezza e bellezza.
Si avvicinò con ogni cautela; aveva deciso di evitare lo scandalo e di organizzarsi per una rottura lineare e il meno dolorosa possibile; una volta che lo spettacolo gli apparve chiaro, fu persino semplice riprendere con il telefonino la lussuriosa copula a cui i due si stavano dedicando; lei se ne stava in estasi, appoggiata con mani e ginocchia sul letto, stupenda nella sua matura bellezza di quarantenne che comunque conservava caratteri giovanili fortemente eccitanti dal culo marmoreo e largo alle tette piene sode.
Proprio il seno matronale leggermente appeso per la posizione era la calamita maggiore per la voglia e la lussuria del maschio, che le teneva strette nelle mani e le stimolava mentre le usava come leva per i possenti colpi che infliggeva col ventre leggermente gonfio a sostenere un cazzo davvero notevole; i testicoli battevano ritmicamente sulla figa accentuando il piacere della scopata; lui picchiava con foga quasi violenta e lei sembrava stranamente godere di tanta aggressività.
Mentre la fotteva, il ‘caro amico’ lanciava improperi a carico del compagno di lei che definiva cornuto contento, cuckold, impotente e forse frocio; si augurava che lei lo convincesse a farsi loro slave per conferire ancora più piacere a una scopata che per lui era già un apice di libidine perché coronava le fronti di due presunti potenti, sua moglie che aveva sposato per avere garantito un reddito alto e l’amico che aveva fatto molta strada in poco tempo lasciandolo al palo.
Roberta non ribatteva molte cose ma sembrava concordare nel giudizio di condanna all’amica e al compagno, ignari di essere oggetto di corna tanto spietate; di tanto in tanto, interloquiva caricando i toni e ribadendo i giudizi di cornuto, impotente e arrogante; le frasi, dette da lei, gli facevano ancora più male perché Roberta sapeva benissimo quanto amore mettesse lui in ogni singola scopata e quanta passione mettesse nei preliminari per mandarla in paradiso.
Osservò a lungo il vai e vieni del cazzo e non poté evitarsi una certa eccitazione guardando il viso di lei stravolto dal piacere; la convinzione che non ci fosse più niente da condividere con una troia che amava la masochistica violenza si andò confermando e alla fine riconobbe che c’erano tutti gli estremi per decidere la fine di una storia che aveva accettato, o forse anche subito, anche se contraria al suo desiderio di libertà; attese con determinazione che manifestassero ancora il loro rancore.
Mentre attendevano che passasse il languore dalla recente scopata, Massimo sentì lui che si vantava della loro relazione caricando di improperi l’amico che viveva con lei; si sentì ferito e aguzzò lo guardo su di lei che ebbe qualche smorfia di rigetto, ma tacque e l’altro si ritenne confermato nel giudizio, per cui incalzò sottolineando tutti i momenti di grande piacere che si erano scambiati a danno del convivente; finalmente, tornato ritto il cazzo, lui si alzò in piedi a lato del letto e lei si sedette sul bordo.
Seguendo evidentemente un copione più volte recitato, lei afferrò il sesso a due mani, una per manipolare l’asta ritta lungo il ventre e l’altra per raccogliere i testicoli grossi come pesche e morbidi altrettanto; con poche manate lo riportò alla massima durezza; mentre guardava di sottecchi le smorfie di piacere dell’altro e ne godeva intimamente per esserne l’autrice, accostò la bocca al meato e raccolse la goccia di preorgasmo che spuntava.
Il sapore acidulo del liquido le confermò il piacere che provava e che le esplose vivo ed immediato, ricordandole le lunghe eiaculazioni in bocca bevute con gioia; massaggiando con delicatezza i testicoli, aprì di pochissimo le labbra, vi appoggiò la punta e si fece penetrare lentamente e cautamente il sesso in bocca; con la lingua, carezzava la cappella e la spingeva contro il palato per agevolare la copula contro le gote e contro l’ugola.
Vittorio le prese le tempie tra le mani e spinse con forza il ventre; cominciò per lei quella fase temuta e amata della fellazione in cui l’amante spingeva il fallo fin otre il velopendulo, nell’esofago; usò una mano per trattenere l’asta fuori dalle labbra e fermare la penetrazione al limite del soffocamento; usò l’altra per infilarsi due dita in vagina ed accompagnare la copula in bocca con una saporita masturbazione; il clitoride reagiva con spasmi, fitte e brividi.
Il maschio non aveva nessuna intenzione di concludere in bocca; aveva eiaculato da poco e voleva sollazzarsi a lungo con lei, prima di esplodere nell’orgasmo più intenso che avesse mai avuto; usò la presa sul viso per dare ritmo e ampiezza alla fellazione, spingendo il fallo fino al soffocamento e ai conati, in un gioco di vai e vieni contro il palato e l’ugola per stimolare la punta sensibile.
La possedette a lungo in bocca e sul volto, tirando spesso fuori il fallo per passarglielo su tutto il viso, picchiare con violenza sulla bocca e sugli occhi per farle sentire la consistenza della mazza, spingendo in fondo alla gola con brutale violenza, alla ricerca di emozioni nuove e diverse in una copula orale di cui si era già ampiamente saziato negli anni precedenti; lei godeva anche di quella violenza e trattava l’asta con tutto il garbo di cui era capace per sentirla dura ed eccitata.
Quando ritenne di averne abbastanza, lui fermò il ‘gioco’ per non rischiare un orgasmo involontario; la fece salire carponi sul letto, tirò a se i fianchi e leccò a lungo ano, vulva e perineo; Roberta si perse nel piacere che le dava la lingua che scivolava a spatola su tutto il sesso; le grandi labbra si spalancavano a lasciarsi lambire dalla lingua umida e insalivata; le piccole labbra si schiudevano a scoprire il clitoride gonfio di voglia e rorido di umori; gli orgasmi si susseguivano senza sosta.
Quando la sentì rilassata al massimo, si alzò dietro di lei, aggiustò il corpo all’altezza del fallo e spinse con forza la mazza nella vagina; la botta contro l’utero colse lei quasi di sorpresa, ma godette molto e il gemito fu di piacere; subito dopo avvertì che lui tirava fuori la mazza e spostava la cappella verso l’ano; avrebbe voluto dirgli di lubrificare, ma sapeva che il gusto massimo di lui era sfondarle il retto; gli orgasmi e la lingua avevano ben lubrificato tutto; la mazza entrò violenta, ma fu solo piacere.
La copula anale fu lunga e goduta meravigliosamente da tutti e due; Roberta si aspettava un orgasmo violento nell’ano, come sapeva che amava fare il suo amante; ma lui si trattenne con molta energia e copulò assai a lungo; dopo averla posseduta da dietro, la fece girare sulla schiena e rimise il fallo nel retto standole di fronte; lei godette intensamente, anche perché da quella posizione poteva ammirare il maschio che la dominava ed anche, in parte, il movimento del fallo che entrava ed usciva dall’ano.
Dopo una spossante copula da quella posizione, la sdraiò sul letto, su un un lato, e continuò la penetrazione anale, tenendo sollevata la gamba libera; prima su un lato, poi sull’altro, la possedette per un tempo lunghissimo; si fermarono ansanti e stanchi della lunga performance; mentre stavano distesi supini, fianco a fianco, lui si spostò con la testa verso la vulva e le passò il corpo addosso, col sesso all’altezza della bocca.
Roberta si illanguidì in un dolcissimo sessantanove in cui teneva lei il ritmo alternando le fellazioni con i cunnilinguo per non accavallare i due momenti e ridurre il piacere; si leccarono, si succhiarono, si mordicchiarono libidinosamente i sessi per un tempo infinito; poi lui la fece stendere supina, le salì seduto sullo stomaco, appoggiò la mazza tra le mammelle e portò le mani di lei a stringere i globi mentre lui praticava il coito tra i seni; poiché l’asta arrivava al mento, lei ci aggiunse una fellazione finale.
Ma Massimo era ormai nauseato da quanto aveva visto; era feroce contro di lei che per cinque anni, da quel che avevano detto, lo aveva tradito con l’amico di un tempo caricandolo della responsabilità di una figlia che lui amava ma che lei, oggettivamente, gli aveva scaricato per garantirsi il benessere; odiava lui per le smorfie di amicizia che dappertutto usava per farlo cornuto calpestando anche i principi elementari dell’amicizia.
Decise di andarsene e di spezzare ogni legame per non cadere nella sceneggiata stupida dei conviventi che si stracciano i panni per rompere un rapporto che non reggeva più; si allontanò cautamente; passando per la sala dove avevano lasciato vestiti e accessori, prelevò dal portafogli di lui le carte di credito; le avrebbe consegnato a Valentina, la moglie di Vittorio, per far sapere anche a lei che erano cornuti; dalla borsa di Roberta prese le chiavi della cassaforte.
Uscì dalla cascina e tornò all’appartamento dove viveva con Roberta e sua figlia, che fortunatamente si era eclissata; prelevò dalla cassaforte tutto quello che conteneva e che era solo di sua proprietà; riempì una valigetta; fece piazza pulita di tutto quanto era suo, in quell’alloggio, e riempì alcune capienti valigie; portò tutto in macchina; prima di abbandonare la casa, lasciò in piena evidenza, sulla tavola del soggiorno, le chiavi.
Praticamente, trascorse la notte e la mattinata della domenica a confezionare pacchi e valigie delle sue cose, a caricarli sull’auto e a trasportarli nella sua personale alcova che non aveva smantellato negli anni di convivenza, quando non ne aveva sentito il bisogno, e che ora risultava utile per trasferirvi la sua libertà; con un breve intervallo per il pranzo, intorno alle quattro del pomeriggio, poté finalmente rilassarsi sulla poltrona dell’ufficio adiacente e valutò che in tempi brevi qualcosa sarebbe successo.
Non ebbe notizie fino alle sette della sera, quando il telefonino gracchiò; rispose prontamente; come previsto, era lei.
“Ciao, non sto a fartela lunga; so che hai sorpreso in camera Giuditta con un ragazzo; che mi hai chiamato dal bar, al tavolo con le mie amiche ed io volgarmente ti ho detto che ero a giocare con loro che invece erano davanti a te; ho capito che sei venuto al cascinale; Vittorio ricordava che ci eri andato spesso, prima di conoscermi.
Mi dispiace, anche se è ipocrita, visto che sai tutto perché Maria mi ha confessato di averti rivelato tutta la mia troiaggine; l’unico punto è capire se la cassaforte l’hai svuotata tu o se devo fare denuncia alla polizia per furto; c’erano notevoli valori ... !”
“Tutto quello che era in cassaforte era mio; ho semplicemente cancellato le mie tracce dalla tua casa; sei libera di coltivare il tuo unico grande amore; mi dispiace avere saputo che non mi hai mai amato e che sono solo servito ai tuoi luridi scopi; posso assicurarti che non sono né frocio né slave né cornuto contento; sono solo un povero cornuto raggirato da una puttana che voleva aggrapparsi a qualcuno che la sostenesse mentre coltivava il suo assurdo grande amore adolescenziale.
Sappi che ho una registrazione di quello che avete detto e delle offese che mi avete lanciato; se tenti qualunque ritorsione, mando i video al ministero, alla polizia e li pubblico in internet; io avrò il titolo che merito, quello di cornuto; ma tu forse perderai il posto da insegnante perché quelle scene non gratificano un’educatrice; e, poiché dimostrano che senza alcun dubbio mi avete fortemente oltraggiato, un buon pool di avvocati ti farebbe condannare anche alla galera!”
Chiuse la telefonata che semplicemente lo infastidiva e decise di andare a cena in una trattoria che frequentava molto prima di farsi convincere ad andare a vivere con Roberta e con sua figlia; la proprietà non era cambiata e lo avvertirono che gli avrebbero tenuto un tavolo; andò al solito bar per un aperitivo; guardò con disappunto le amiche della sua compagna che abbassarono lo sguardo, avendo chiaro che lo avevano offeso mortalmente.
A sorpresa, lo raggiunse Giuditta che andò a baciarlo sulla guancia come se niente fosse successo.
“Ciao, Max; lo so che non dovrei neanche accostarti; invece paradossalmente, adesso ti chiedo se posso provocatoriamente chiamarti ‘papà Massimo’; lo sei stato, almeno padre putativo, questi cinque anni e mi sei stato accanto come solo un padre putativo o, se proprio vuoi, un padrino affettuoso può fare; hai scoperto la slealtà di mia madre e so che intendi rompere qualsiasi legame on lei; ma vorrei parlare a un padre spirituale e cercare di spiegarci; vuoi?”
“Ragazza, io sono stato felice, sin da quando ho conosciuto tua madre, di esserti caro come il padre che ti è mancato; il fatto che tua madre mi abbia calpestato per tutti questi anni non toglie niente all’affetto tra me e te; non devi nemmeno pensare che metta in discussione, per una colpa della madre, la promessa di sostenere fino alla laurea una ragazza soprattutto diligente e meritevole, anche se i suoi costumi sono più spregiudicati di quelli della madre.
Puoi usare liberamente il monolocale finché ne avrai bisogno; presso il mio avvocato troverai i documenti che ti assicurano, attraverso una fondazione, le tasse universitarie e una carta di credito per i libri e per le tue necessità quotidiane; poiché continuo a credere che non sei tua madre; ti chiarisco subito che sono convinto che non ricorrerai a trucchi per ‘rubare’ sulla carta di credito e non userai il monolocale per mettermi in difficoltà con incontri spregiudicati.”
“Carissimo papino, amato da me anche con spirito incestuoso; se ti sfuggisse, sappi che non sono mia madre; cosa sia lei cercherò di spiegartelo; quello che sono io, lo posso senza problemi chiarire all’uomo che non ha battuto ciglio, anzi ha lodato il mio culo quando mi ha sorpreso a scopare con uno sconosciuto; non lo faccio spesso; non ho un ragazzo, non ho un fidanzato, non ho un promesso sposo; ho una passione perversa per l’ex compagno di mia madre, ma so che oltre certi limiti non è disposto ad andare.
Questo, per dirti che, al contrario di mia madre, non sono una che viene meno alle promesse; però io credo che non ci sia colpa in quello che ha fatto ma solo errori clamorosi e forse comprensibili, anche se non giustificabili o perdonabili; quella povera stupida perse la testa, poco più che adolescente, per un ragazzo di qualche anno più vecchio.
Lo credette il principe azzurro venuto a cavallo a salvare la principessa; in conclusione, gli diede tutto quello che poteva dargli e gli si attaccò come una patella allo scoglio; lui ragionò con la testa e col cazzo; quando irretì una ragazza ricca e di buona famiglia, pregò la ‘fidanzatina di mettersi in un angolo e sposò il capitale; Vittorio, forse tu lo sai perché so che lo conosci, non ha mai provato amore per nessuno, meno che mai per gli amici più geniali che sono arrivati in alto mentre lui è rimasto ancorato alle sue miserie.
Da anni continua a vivere con una moglie di cui è parassita ma che non ha mai amato; lei non riesce neppure ad arrendersi al cuore che le suggerisce di innamorarsi di un altro, che conosci benissimo; mio padre è fatto della stessa pasta; si è scopato mezza città; costretto dalla famiglia a scegliere una moglie, sposò la ragazza più bella ma non l’ha mai amata; da lei ha avuto una figlia, che ha amato ancora meno; però quando scoprì che sua moglie amava ancora il suo primo amore fece il diavolo a quattro.
Ti ho detto e ti ripeto che non considero mamma innocente, ma è mia madre; soprattutto, è una ragazzina che non è voluta crescere ed ha coltivato per decenni un’idea dell’amore assai stupida e ossessiva, il principe azzurro; si è cristallizzata nella convinzione che Vittorio fosse il ‘suo’ principe azzurro e non l’ha mollato per tutta la vita; visto che hai toccato quel tasto, Roberta ha fatto sesso solo col tuo amico, per venticinque anni; ma sempre e solo col suo presunto principe azzurro.
Se proprio devo difenderla, direi che ha fatto l’amore con un suo antico e immutato ideale; per questo, non ritiene di averti offeso né di avere commesso reati; ma è impossibile difendere una simile convinzione con chi non è disposto ad un grande gesto di comprensione; non te lo chiedo ma so che è giusto che tu conosca un’altra lettura di quello che è successo; sappi che solo stamane mamma ha capito che il principe azzurro non è chi ti delizia con belle parole ma chi è disposto a tutto per te.
Lei non ci era ancora arrivata, ma io sapevo da quando ci siamo incontrati che amavi mia madre tanto da rinunciare alla tua vita da singolo ed innamorarti anche della figlia che lei aveva avuto dal matrimonio fallito, perché mio padre, il diavolo se lo prenda, dopo avere scopato con mezza città, quando seppe, come tu adesso, che mamma ancora coltivava uno strano amore per un principe azzurro conosciuto più di dieci anni prima e mai dimenticato, la lasciò da sola con me a carico per andarsene chissà dove.
Mamma ti ha visto come una sorta di compenso del destino alle sue pene; nella sua fanciullesca e illusoria visione del principe azzurro ha davvero creduto che incontrare il ‘suo principe’ un paio di volte al mese non costituisse un elemento determinante per la rottura; e forse poteva anche avere ragione, se te ne avesse parlato; da quel che ho constatato, non è qualche scopata a spaventarti; solo stamane ha preso coscienza ed ha capito che l’ami fino ad evitare uno scandalo che può distruggerla.
Non voglio suggerirti di perdonarla; non hai bisogno di suggerimenti; ma invitarti a riflettere sulla ingenuità di un errore da bambina non cresciuta posso e devo farlo, per mia madre che comunque amo alla follia e che spero possa recuperare una rottura che la mette in ginocchio, per me che non voglio perdere il tuo riferimento che è più importante di quello che credi, ma anche per te che forse un certo equilibrio nella nostra casa lo hai trovato.
Fosse per me, non avrei esitazione a proporti un rapporto falsamente incestuoso; hai visto che non mi faccio troppi scrupoli, finché sono libera di me stessa e non vedo all’orizzonte matrimoni o relazioni monogamiche; ma so per certo che non è una relazione aleatoria e provvisoria a intrigarti; non è difficile sostituire mia madre che, nonostante la sua aria da Alice nel paese delle meraviglie, ha la struttura della moglie; ma esserti compagna non è facile; lei invece è ancora in grado di darti l’amore che cerchi.”
“Ragazza, lascia stare le elaborazioni filosofiche; penserò seriamente a quello che hai detto, ma parliamone a mente più fredda; hai cenato? ... No?! Allora vieni con me; facciamo finta che sia tutto regolare; tua madre non è in grado di spignattare per tre e dobbiamo andare alla trattoria dove siamo stati spesso ... “
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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