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L’intesa 1


di geniodirazza
06.12.2024    |    2.626    |    1 8.9
"” “Andiamo a casa e ricominciamo a recitare il marito e la moglie felici di stare insieme; al domani penseremo dopo … Ciao, ragazzi; tanti auguri..."
L’intesa 1
I ‘quattro moschettieri’ avevano sollevato molte invidie, quando ancora erano iscritti all’Università, dove si erano meritati l’appellativo per la continuità di frequenza che li rendeva quasi indivisibili; arrivati intorno alla quarantina, con qualche piccolo scarto tra ragazzi e ragazze ed anche, addirittura, di pochi mesi tra di loro, potevano in ogni senso dichiararsi soddisfatti dei risultati conseguiti
Io, Rossella a poco dal quarantesimo compleanno, ero la più fortunata perché protetta da una famiglia benestante che, tra le altre facilitazioni concesse, mi aveva regalato un appartamento in centro ed aveva favorito il mio inserimento, ad un livello di media dirigenza, in una importante Banca in città; come previsto sin dagli anni del Liceo, mi ero sposata con Manlio, quarantatré anni compiuti, la mente senz’altro più brillante del gruppo, che aveva a pieno merito conseguito la laurea in Legge.
Adesso era uno dei più noti ed apprezzai avvocati del tribunale ed era famoso per i suoi comportamenti disinvolti a cui non avevo mai dato molto peso; il nostro accordo era fondato sul dichiarato impegno alla fiducia ed alla lealtà che ci aveva consentito di superare qualche lieve impaccio nel corso degli anni, soprattutto a causa del divario economico che talvolta lo aveva fatto sentire subalterno.
Rinunciammo ad abitare l’appartamento che mi avevano messo a disposizione, perché mio marito aveva preferito affittarne uno che fosse più ‘nostro’ e di cui condividevamo gli oneri; l’altro fu destinato a studio legale per lui e per Marika, la mia amica del cuore e compagna di studi di Manlio, laureatasi anche lei in Legge ed avviatasi alla professione nello studio che condivideva con lui.
Di qualche mese oltre la quarantina, aveva sposato, quasi per inevitabile necessità, il ‘quarto moschettiere’, Ettore, quarantaquattro anni, laureato in Economia e Commercio ed entrato immediatamente nell’organico di una grossa Industria sovranazionale con incarichi di alta responsabilità; dei quattro, era senza alcun dubbio il più pacifico, buono e disponibile, al punto da essere talvolta sopraffatto dalla moglie molto aggressiva e carrierista.
La nostra vita scorreva nella dolce pigrizia di tutte le città di provincia, con rituali quasi inevitabili, come prendere il caffè al bar centrale la mattina e l’aperitivo prima di cena; scambiare al tavolino del bar o nei salotti di qualche amico pettegolezzi di ogni genere e sorta; organizzare ogni tanto cene a casa di qualcuno, specialmente per ricorrenze particolari; naturalmente, noi quattro ci incontravamo molto spesso, a casa loro o nostra, quasi a cementare una salda amicizia.
Da qualche conversazione più intima, risultò che io e Marika avevamo qualche divergenza sui rapporti sessuali; io mi lamentai un poco della tendenza di mio marito a saltare quasi del tutto i preliminari ed a mirare alla penetrazione immediata del suo notevole fallo in vagina, da ogni posizione e in tutte le varianti; per questo, il mio seno opulento era apprezzato specialmente quando mi montava a pecora, da dietro, perché poteva attaccarvisi per darsi la spinta; poco concedeva ai capezzoli eccitati.
Confessai candidamente che mi ero rifiutata di cedere alla penetrazione anale e che praticavo la fellazione senza molta partecipazione, perché quell’asta che mi premeva con forza contro l’ugola finiva per disturbarmi anziché eccitarmi; nonostante tutto, però, i nostri rapporti erano frequenti e calorosi; arrivavamo a copulare anche una volta al giorno, quando le necessità lavorative non ci pressavano.
Marika mi confidò che, per lei, il problema era opposto, perché Ettore era un fanatico dei preliminari e le faceva passare intere ore, talvolta, a succhiare l’uccello e a farsi leccare la vulva, prima di arrivare a penetrarla; lei non gli aveva negato né risparmiato niente e aveva preteso la penetrazione anale perché da quella ricavava un indicibile piacere; la dotazione di suo marito, decisamente nella norma, era tale da non far pesare eccessivamente le ‘digressioni’ sia in bocca che nel retto.
Anche loro avevano una certa frequentazione del talamo, ma, considerati i lunghi tempi di lui, trovavano il momento giusto tre o quattro volte a settimana; considerando la lunga amicizia, confessò che molte volte aveva ipotizzato di cercare un amante che, senza niente togliere all’amore per suo marito ed alla serenità della loro vita, la facesse inebriare con qualche copula più appropriata, violenta quel tanto che bastava e fantasiosa per le diverse pratiche da mettere in atto.
Le accennai all’intesa con mio marito e le risposi che non avrei mai saputo pensare ad un tradimento alle spalle di Manlio; se mi fossi trovata in una situazione come quella che lei descriveva, di incontrare cioè un uomo che mi facesse vivere per una volta il sesso come io lo immaginavo, non lo avrei taciuto a mio marito e, se ne fosse scaturito un reale innamoramento, tale da farmi preferire la nuova condizione, avrei lealmente discusso sulla conclusione della nostra relazione.
La verità mi esplose in faccia come un fulmine durante una tempesta; ero stata inviata dalla banca a fare un breve controllo su un’agenzia periferica; avrei dovuto rimanere impegnata per tutto il giorno; ma, alla chiusura per pranzo, le pratiche erano concluse e fui libera per tutto il pomeriggio; decisi di non rientrare in sede e mi diressi difilata a casa; mi colpì e mi insospettì la porta chiusa solo dallo scatto della serratura, senza le mandate che di solito davamo per sicurezza.
I sospetti si infittirono quando trovai il sistema d’allarme disinnescato; il primo pensiero fu che Manlio, tornato per recuperare qualche documento, fosse uscito in fretta e sbadatamente; i led luminosi nelle stanze dicevano però che era ancora attivo il sistema televisivo di ripresa e registrazione; andai all’armadietto dove si conservavano i meccanismi di controllo, avviai la visione dell’ultimo filmato e crollai di colpo su un divano, incredula.
Era stato davvero Manlio, qualche ora prima, ad aprire la porta che aveva le mandate abituali; ma non era solo; dietro di lui comparve il viso inconfondibile di Marika; non erano lì per lavoro; appena entrati, lei lo avvolse in un bacio di una lussuria che si leggeva anche nei fotogrammi del video; lui la bloccò per un momento, per chiudere l’allarme, ma, travolto dall’abbraccio di lei, dimenticò di bloccare il sistema e lasciò attiva la ripresa.
Lei era particolarmente eccitata e vogliosa; cominciò a spogliarlo sin dall’ingresso e quasi lo trascinò alla camera; lui, evidentemente travolto dalla passione, che ricambiava con evidente entusiasmo, si lasciò trasportare e non badò alle lucette verdi dei led che in ogni camera segnalavano che tutti i loro movimenti erano seguiti da apposite telecamere nascoste; era stato Manlio a volere quella garanzia che ora gli si ritorceva contro.
La telecamera li seguì mentre lei si sedeva sul bordo del letto, afferrava lui per le natiche e lo tirava a se; gli slacciò i pantaloni e li abbassò insieme al boxer; vidi emergere di colpo, in tutta la sua possanza, l’enorme fallo di mio marito che si rizzò contro il volto; Marika lo accolse come un bene piovuto dal cielo, tirò fuori la lingua e andò a solleticare il meato su cui era apparsa una goccia di precum; il mio cuore perdeva colpi per la rabbia e la vagina pulsava per l‘eccitazione.
Masochisticamente, forse, mi fermai a guardare con attenzione le labbra che si aprivano, il ventre di lui che spingeva fino in fondo, in maniera per me dolorosa ma per lei eccitante, al punto di tirarlo a se per le natiche finché la mazza, tremenda per me, fu tutta dentro e le labbra affondarono nel pelo pubico; il risucchio che avviò si leggeva nelle gote che si deformavano, nello sforzo di ingoiare tutto quel fallo che doveva senz’altro arrivarle all’esofago.
Manlio le copulò in gola per qualche minuto; leggevo sul viso di lui le smorfie di piacere estremo, che ben conoscevo, e su quello di lei la goduria libidinosa che le faceva storcere gli occhi; sentivo scuotersi la mia vagina, perché solo lì lo avrei ricevuto con lo stesso entusiasmo, con le pulsioni dell’utero eccitato; avvertii parallelamente l’eccitazione che in lei provocava la mazza che le violentava bocca e gola, fino alla sofferenza, per me, fino all’orgasmo, per lei.
Prima di far esplodere in gola il suo orgasmo che sapevo dilagante, Manlio la fermò, la spinse carponi sul letto e si abbassò a succhiarle ano e vulva, da dietro; quasi mi veniva da sorridere, all’idea che, per mesi, avevo respinto la proposta di mio marito di guardare insieme un video porno; il caso mi portava adesso a guardarne uno di cui il protagonista era lui che usava la sua proboscide, che avrebbe dovuto essere solo mia, per tradire la mia fiducia e il mio amore.
Il cunnilinguo andò avanti per qualche minuto, poi Manlio la tirò verso di se finché il sedere sporgeva dal bordo, accostò la mazza a la penetrò di colpo, sgarbatamente; sentii violentarmi l’utero, anche se erano solo immagini quelle che vedevo; Marika invece lo incitava a spingere, a sfondarla, a squartarla col suo sesso meraviglioso; ero inorridita, ma capivo che si stavano dando solo quello che uno proponeva e che l’altra cercava inutilmente nel matrimonio.
Di solito, Manlio, quando mi montava così, eiaculava rapidamente; resistette, invece, con lei; sospettai che avessero già una certa consuetudine di rapporti, perché vidi inorridita che sfilava il sesso dalla vagina e spostava la cappella leggermente verso l’alto; prese qualcosa da un comodino; si trattava senz’altro del lubrificante anale che mi aveva più volte proposto e che avevo respinto; ne spalmò dentro e sopra l’ano, se ne unse l’asta e dopo poco vidi il mostro scomparire nelle viscere di lei.
Soffrivo quasi, al suo posto, immaginando la pressione della mazza nel retto; ma l’audio mi rimandava le grida di gioia di lei che lo incitava a penetrare sempre più a fondo, a farle sentire i testicoli battere sulla vulva, a possederla tutta quanta; stavo piangendo, di rabbia, di dolore, di delusione, di vergogna; spensi il registratore e mi accoccolai sul divano piegata dall’incapacità ad accettare quello che avevo visto coi miei occhi.
Non stetti molto tempo a compiangermi; dopo poco mi ripresi e andai in bagno, mi sciacquai il viso e mi rifeci il trucco, mentre il cervello macinava idee, propositi, minacce, timori; se si fosse trattato di quel solo episodio e quella stessa sera Manlio me ne avesse parlato, forse avrei avuto anche la forza di perdonare e di dimenticare; ma i comportamenti dei due lasciavano trapelare un’intesa che rendeva la copula non unica né occasionale.
Come prima azione, decisi di telefonare ad un collega di mio marito, esperto di questioni condominiali, per chiedergli se potevo rapidamente rientrare nel pieno possesso del mio appartamento, in cui Manlio e Marika avevano lo studio; mi chiese la motivazione da addurre e gli risposi l’uso abitativo per me; poiché brancolava nelle incertezze mi chiese se volevamo traslocare; gli risposi che pensavo di abitarlo da sola; resosi conto che parlavo di separazione, mi chiese perché.
Tentai di tacere; ma mi anticipò rivelandomi che, come tutti i cornuti, ero l’ultima a sapere quello che era di dominio del gossip da qualche mese; naturalmente, quei presupposti determinavano che i due dovevano lasciarmi l’appartamento; non essendoci alcun contratto d’affitto, bastava una mia lettera; qualunque giudice gli avrebbe dato solo il tempo di spostare i loro mobili e documenti; mi invitò a riflettere sulle conseguenze del mio gesto, forse eccessivo per solo qualche copula.
Lo invitai a osservare che non era il merito del problema ad offendermi, ma il metodo; un salsicciotto distribuito in giro è perdonabile; averlo regalato, a mia insaputa, nella nostra casa, nel nostro letto, tradiva fiducia, lealtà, sincerità, amicizia e amore; calpestare questi valori impediva qualunque possibile convivenza e comprensione; gli chiesi quindi di comunicare lo sfratto agli interessati e di indicarmi un collega divorzista; mi suggerì di telefonargli quando avessi reso definitiva la decisione.
Andai in banca e relazionai sul lavoro svolto all’agenzia; feci cancellare il mio nome dal conto comune con mio marito, rilevando la mia quota e trasferendola sul conto personale; dirottai su quello che prima era comune tutti gli adempimenti finanziari che avevamo affidato alla banca, dalla pigione alle bollette; bighellonai tra piccole incombenze di ufficio, mentre la testa ronzava intorno al problema centrale, della fine di una vita, più che di una storia.
Uscii dall’ufficio molto prima della chiusura e mi recai al bar dove ci trovavamo sempre, per l’aperitivo prima di cena; Ettore arrivò poco dopo di me, in anticipo come era nella sue abitudini; trovarmi già lì e guardarmi in faccia gli diedero il senso che qualcosa non andava; senza fare domande, si sedette di fronte a me e mi guardò con aria interrogativa; non riuscii a trattenere le lacrime.
“Allora hai saputo anche tu, alla fine?”
“Perché ‘alla fine’?
“E’ una storia vecchia … “
“Vecchia quanto? Tu sapevi già? Come hai reagito?”
“Vecchia di qualche mese; l’hanno fatto anche a casa nostra e ho capito, poi le voci del pettegolezzo hanno confermato … Non ho reagito … lo sai che non reagisco … sto aspettando che lei spieghi o che decidiamo la separazione … “
“Io non sono te … io mi separo di fatto … adesso … !”
“Tu fai quello che ritieni giusto; l’acqua è sporca, ma il bambino è ancora innocente e vivo; attenta! Potresti trovarti a buttarli via insieme … “
“Cosa speri che si possa salvare? L’amore? L’amicizia? La sincerità? La lealtà? Cosa resta di tanti sogni formulati insieme?”
“Il mio progetto di vita non escludeva l’ipotesi che lei mi tradisse; la sto ricambiando della stessa moneta … “
“Hai anche tu un’amante?”
“Certo! La mia prima reazione è stata ‘pan per focaccia’; da allora, ho una storia importante; se decidiamo la separazione, me ne vado con l’altra … “
“Il problema è che io non ho nessuna storia, non ne voglio una e non sono fisiologicamente capace di copulare; se dovessi andare con un uomo diverso da mio marito, sarebbe solo perché me ne sarei innamorata, glielo direi con chiarezza e lo lascerei; capisci che mi offende la slealtà, la mancanza di sincerità, non certamente una o più copule; per questo, adesso io gli parlo e lo lascio per sempre; e non resterò certamente amica di una persona sleale come Marika.”
“Mi spiace; stai veramente buttando l’acqua sporca con un bambino assai significativo; tu rompi i rapporti con la tua vita stessa, con tre amici che sono stati compagni di tutto il viaggio; non ce la fai a ridurre a termini meno drastici lo scontro e a vendicarti, ma con un poco di buonsenso?”
“Ettore, tua moglie mi ha detto chiaro e tondo che cercava una mazza dura e violenta; l’ha trovata; io voglio un amore vero, delicato sensibile, attento; come pensi che possa accontentarmi di viverlo a momenti, a sprazzi, nell’ambiguità, nell’ombra, con quello che chiami buonsenso, con razionalità?”
“Io vivo pazientemente Marika ed amo profondamente Bianca, che non può sperare di liberarsi da una famiglia di malati; è costretta ad aspettare che muoiano per essere finalmente libera; ha già quarant’anni e non resterà sola prima di altri dieci; non voglio schiavizzarmi a lei e non la voglio condizionare a me; credi che sia folle amarci in questo ginepraio dove siamo io e lei contro tutti?”
“Quindi, mi suggerisci di avere tanta pazienza, di punire per quel che posso il traditore e di aspettare di costruirgli un palco di corna da scatenare l’invidia di un cervo non appena incontro chi mi faccia palpitare?”
“No; non ti suggerisco un bel niente; ti invito a riflettere se vuoi fare piazza pulita o se preferisci sperare nella fortuna e nella vita, senza buttare quel poco che hai … “
“Sta zitto; arrivano!”
Manlio aveva la fronte aggrottata di chi è fortemente preoccupato; si sedette di fronte a me e mi chiese se dovevo dirgli qualcosa.
“Hai scelto l’attacco come difesa? Cosa avresti avuto il sacrosanto dovere di dirmi da qualche mese a questa parte?”
“Possiamo parlarne in altro momento? Lo sfratto che hai chiesto è più urgente … “
“… Ma conseguente, mio caro; non credi?”
“Come hai saputo?”
“Sei un grande avvocato e lo dimostri anche in questi giochini di interrogatorio; peccato che sei così cretino da non ricordare che diamo due mandate di chiave quando usciamo di casa; l’hai imposto tu, tra le misure di sicurezza; ma forse il testosterone ti fa dimenticare anche norme elementari … “
“Sei stata a casa?”
“Poco dopo che tu avevi lasciato la porta chiusa solo con lo scatto della serratura e con il sistema d’allarme spento; non poteva essere stato nessun altro.”
“Sono solo andato a prendere documenti urgenti e sono uscito distratto … non vedo cosa c’entri il testosterone.“
“Ettore, di fronte ad un vigliacco che mente ancora così spudoratamente, mi suggerisci ancora di avere pazienza?”
“Ragazzi state sbagliando tutto! Se Rossella è arrivata a queste determinazioni non è solo perché non è come me che sopporto e paziento anche se siete ignobili; lei sa anche essere spietata; se vi combatte, lo fa perché ha motivi precisi … “
“Ma di che parli anche tu?”
“Marika, tutta la città sa che siete amanti da qualche mese; se vuoi che divorziamo, io sono già pronto; Rossella l’ha scoperto solo oggi ed è determinata a rompere con Manlio, non solo, ma anche con te; scendete sul terreno della lealtà o continuate nella vostra infantile menzogna?”
“Cosa avresti contro di me, tu che fai la santarellina?”
“Hai un bell’ano sfondato; la mazza di Manlio ci è passata facilmente … “
“Che cosa sai del mio ano e di Manlio?”
“Vi ho visto, semplicemente! Il tuo imbecillissimo amante non si è ricordato che, dopo l’allarme, andava spento anche il sistema video; ho assistito ad un film meraviglioso, appena a casa! Se proprio vuoi, lo posso far proiettare nell’aula di un tribunale quando si discuterà la nostra separazione; lo scandalo farà bene a tutti e il tuo sedere avrà la gloria che cerchi!”
“Oh, mio dio, ho lasciato la registrazione accesa … !”
“Ti è tutto chiaro, caro il mio adultero compagno? Ti è chiaro che adesso io mi riprendo l’appartamento che è mio, ti lascio quello che hai in affitto e non voglio più sentire nemmeno il tuo odore?”
“Quante storie per qualche copula!!!! Fatti un amante anche tu e pareggia i conti!”
“Marika, sta zitta, per favore; Rossella non pone un problema di copule, ma di lealtà; e tu, come me, sei colpevole senza appello di aver tradito la fiducia di due amici; lascia stare il marito e la moglie; noi abbiamo offeso il senso di lealtà che ci sostiene da quando ci denominarono ‘i quattro moschettieri’; Rossella, non posso neanche chiederti perdono perché so che non lo merito; hai parlato col collega per lo sfratto; entro un mese ti restituiremo il tuo appartamento.
Accetti di essere separati in casa in questo periodo, per non essere costretti a cercarci una soluzione in albergo? Hai detto che presenterai istanza di separazione legale; non ti farò obiezione, se davvero lo vuoi; se accetti di discutere di una nuova piattaforma, stavolta indefettibile, io sono pronto a salvare venticinque anni di convivenza; non contare solo quelli del matrimonio; comincia dal corteggiamento, da quando eri in prima liceo; è stato allora che ci siamo impegnati a quella lealtà che ho calpestato, ma una volta sola.
Se pensi che abbiamo margini per dialogare, l’ultima cosa che voglio è passare col bulldozer sulle rovine che stai provocando con un sacrosanto terremoto che nasce da una debolezza umana che a te so estranea, perché il sesso non ti opprime come noi.”
“Ettore, ho visto che siete stati chiari, e te ne ringrazio; avrei dovuto farlo io, ma tu sei sempre migliore di me; cosa vuoi fare del nostro matrimonio?”
“Avvocato, tu poni sempre e solo domande, scaricando sugli altri responsabilità che sono tue; che ne diresti di fornire qualche risposta che faccia chiarezza? Siamo in due nel matrimonio; tu hai sgarrato; che pensi di fare?”
“Io ti amo profondamente, dipendo da te come il primo giorno; ma ci sono momenti in cui ho bisogno di altro; non posso giurarti la fedeltà di cui state parlando; se non ti sta bene, separiamoci; altrimenti sarai sempre cornuto.”
“E se ti dicessi che ho già da mesi un’altra donna che mi ama per quello che sono e non ha i tuoi pruriti?”
“Perché non te ne sei andato da lei?”
“Perché, come te, non rinuncio a venticinque anni di convivenza; perché lei non è libera di venire via con me, perché non voglio divorziare; sei libera di copulare coi tuoi bull, quando ti prude, sperando che non accada così frequentemente; io continuerò a vivere la mia meravigliosa storia d’amore con l’altra e tu non farai niente per individuarla; se ti sta bene, continuiamo a fingerci felici e lasciamo che mi considerino cornuto.”
“Quindi, tu, maledetto, hai già un’altra?”
“Marika, ma sei tutta matta? Hai appena saputo che mia moglie ci ha visto fare sesso a casa nostra, nel nostro letto; tuo marito ha rivelato che da sempre conosce la nostra relazione e ti metti a fare la gelosa con lui che tradisci da mesi con me?”
“Scusatemi, ho perso la testa; tutte queste emozioni mi hanno stravolto; va bene, non voglio divorziare da te; ma, se le situazioni dovessero cambiare e proporsi diversamente, pensi che potremmo ridiscutere questa intesa?”
“Sei stata tu ad avviare il processo di sfaldamento; ti ho offerto di arginarlo; hai accettato ma poni condizioni; ora mi chiedi se accetterei di cambiare l’intesa. Io sono buono e disponibile, ma ho la mia dignità e i miei desideri; per ora, sono lacerato tra la voglia di salvaguardare il rapporto e la fuga per amore; bada però che l’amore è per l’altra; a te riservo affetto, memoria, nostalgia, tutto il bene del mondo; ma lei mi fa palpitare e tornare ragazzino, a quei primi approcci di cui parlava Manlio.
Non è da escludere che possano cambiare le condizioni tra me e lei; non esiterei un attimo a lasciarti, se potessi ricostruirmi una vita nuova; se invece il tempo dirà che siamo io e te la coppia indissolubile, l’intesa è chiaro che cambierà; ma non è un impegno; e non dimenticare che dovrei subire un accordo che prevede che tu mi tradisca liberamente.”
“Non parlo di tradirti; non l’ho fatto neppure con Manlio; a lui ho chiesto di sfondarmi, di darmi sesso; l’amore è un’altra cosa; io amo te, non l‘altro ipotetico a cui darò la vagina; sei tu che ami l’altra e che rischi di abbandonarmi per lei.”
“Andiamo a casa e ricominciamo a recitare il marito e la moglie felici di stare insieme; al domani penseremo dopo … Ciao, ragazzi; tanti auguri. Rossella, prima di buttare il bambino, pensaci; separatevi in casa, per ora; avrai tempo per scegliere se innamorarti di un altro uomo o restare con tuo marito.”
“Allora, che facciamo?”
“Intanto si va a casa e si comincia a vivere da separati; poi ci pensiamo e, se mi renderò conto che è il caso di farlo, mi cercherò un uomo col quale tradirti forse per lasciarti e andarmene con lui … “
“Quindi, devo cercarmi la tua sostituta?”
“Beh, il modello lo hai sperimentato; quindi hai già anche un bel vantaggio; ti basterà corteggiare una che somigli a Marika; io non ho conosciuto nessuno prima o dopo di te; è molto più dura, perché non ho riferimenti; non so neanche se voglio tradirti e lasciarti; sono in un brutto ginepraio, ma spero di uscirne, in qualche modo; se mi dimostri che sei stufo di me e che ti cerchi già l’alternativa a Marika, mi aiuti solo a decidere di mandarti al diavolo.
Se all’improvviso rinsavisci e cerchi il percorso per rimediare agli errori e per evitare di commetterne ancora, come vedi non ho fatto niente per essere più perfida di te; non sono Ettore e non ti perdono niente, ma non me la sento ancora di buttare nella fogna venticinque anni di fiducia e di amore.“
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