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Scambio di Coppia

I magnifici quattro 1


di geniodirazza
20.05.2024    |    11.758    |    2 9.3
"Pernottarono a un centinaio di chilometri dalla frontiera con la Slovenia; l’occasione fu giusta per cenare a pesce, bere del buon malvasia e scopare fino a..."
Il venerdì pomeriggio, come ormai puntualmente da oltre due anni, all’ora di chiusura dei cantieri per il week end, Secondo, ingegnere capo nell’ufficio tecnico dell’azienda, andò con la sua auto al monolocale che aveva acquistato in segreto in una nuova urbanizzazione della periferia per farne un autentico pied à terre dove si andava a rifugiare per i suoi incontri con Lina, all’anagrafe Carmela, sua capo contabile.
Erano ambedue sposati, lui con Linda, cassiera in un supermercato cittadino, e lei con Ottavio, caporeparto di lei nella stessa struttura commerciale; i quattro erano, inevitabilmente, amici e si frequentavano talvolta, a pranzo o a cena o in un bar per un aperitivo o un rinfresco; anche Linda e Ottavio avevano una storia da oltre due anni; anzi, era stata la loro relazione a far scattare l’intesa tra i coniugi ‘cornuti’ e a farli ‘legare’ sentimentalmente, oltre che a letto.
Le donne erano abbastanza vicine ai quaranta, con qualche anno in più per Linda; i maschi sfioravano la cinquantina, con qualche annetto in più per Secondo; quello che li divaricava enormemente era il modo di rapportarsi con le donne; Ottavio, fornito di una buona dotazione fra le gambe, era aggressivo, violento, stallone e talvolta caprone; Ottavio era per natura dolce e romantico.
Dopo più di venti anni di matrimonio senza figli, Linda si era resa conto che la leziosa adulazione del marito, nelle scopate, l’aveva un poco annoiata; avrebbe preferito di gran lunga trovare nel letto un maschio deciso e aggressivo, al limite della violenza; non era disamorata, ma una piccola trasgressione, alla fine dei conti, non le sarebbe dispiaciuta; i discorsi di Lina, in questa direzione, l’avevano portata a interessarsi al suo caporeparto.
Sull’altro fronte, Lina quasi non ne poteva più delle aggressioni che puntualmente suo marito le portava nel letto, agli inizi tre o quattro volte a settimana, poi via via sempre più raramente; da quando aveva intrecciato la relazione con la sua amica, praticamente non la scopava che una volta ogni tanto; le confidenze di Linda le avevano instillato il desiderio di sperimentare l’amore di Secondo; spesso si masturbava fantasticando sui racconti dell’amica.
Se avessero fatto chiarezza, sarebbe stato perfino semplice decidere uno scambio dei partner, almeno di tanto in tanto, per equilibrare le situazioni; ma non volevano chiarire e nessuno pensava a divorzi, perché erano troppo in là con gli anni tutti e quattro; per una motivazione così banale, poi, non trovavano elementi utili a rompere due matrimoni in fondo felici; ma l’amichevole frequentazione era comunque gravida di pericoli.
Infatti, una sera che partecipavano ad una festa sociale, Secondo e Lina lessero immediatamente la lussuria con cui i rispettivi coniugi si strusciavano con la scusa di un’interminabile serie di balli lenti; Ottavio afferrò la donna col piglio del grande conquistatore, la strinse a sé e, da sopra i vestiti, le piantò tra le cosce una mazza durissima; Linda, in risposta, si spinse col pube contro di lui ed era evidente che il clitoride si titillava contro la mazza.
Secondo e Lina si guardarono sornioni; lei gli fece segno di glissare, lo invitò a ballare e gli si avvinghiò languida; si muovevano lenti e parlavano sussurrando nelle orecchie; lui le confessò tutto il desiderio, che da tempo coltivava, di provare con lei quell’amore che gli piaceva dispensare a piene mani; saltò fuori che da quando lavoravano a contatto di gomito nella stessa azienda si erano desiderati ma avevano fatto tacere l’istinto.
Quando videro che i coniugi sgattaiolavano clandestinamente fuori dalla sala grande, con un’occhiata si intesero e imboccarono più avanti un’altra porta che si apriva sullo stesso giardino porticato dove erano usciti i coniugi; sotto i portici la luce era scarsa e soffusa; la prima coppia scelse l’angolo più riparato e si abbandonò alla lussuria sollecitata durante il ballo; l’altra coppia scelse un angolo oscuro in un punto opposto, da dove fosse possibile vedere.
Ottavio non perse tempo; strinse Linda in un abbraccio soffocante, le infilò la lingua in gola e sollevò la gonna di pelle dalle cosce fino alla vita, scoprendo le calze autoreggenti e il perizoma che non nascondeva niente della figa lussuriosa, completamente depilata e già rorida, né delle natiche alte, carnose, perfettamente rotonde, che le facevano un perfetto culo a mandolino.
Linda rispose per le rime; aprì velocemente la cerniera del pantalone e tirò fuori il cazzo già duro come il cemento; lui si abbassò a succhiarle un poco i capezzoli ritti, tirandoli fuori a fatica dalla camicetta, le infilò un dito in figa, la masturbò a lungo e le premette le spalle per farla accosciare finché il cazzo fu all’altezza della bocca; lei, che amava molto fare pompini, non esitò a ingoiarne la maggior parte, mentre carezzava e titillava i coglioni.
Forse temendo di sborrare in bocca e per prolungare la scopata, lui si sfilò, la ruotò e fece appoggiare le mani al muro; le infilò il cazzo in figa, in un sol colpo, con violenza; si sentì che lei godette molto mentre lui la fotteva a pecorina; quando urlò per l’orgasmo, lui la tacitò coprendole la bocca; la montò per qualche minuto, poi si vide chiaro, da come se ne stava premuto contro di lei spingendo a fondo, che le stava sborrando in figa.
Secondo si trovò per un attimo a riflettere che, fortunatamente, Linda prendeva regolarmente la pillola; i due si stavano ricomponendo; lui rimise il cazzo dentro, chiuse il pantalone e rientrò in sala; lei si trattenne ad asciugarsi la figa coi fazzolettini che aveva preso dalla borsetta; risistemò reggiseno e camicetta, rassettò la gonna e si avviò alla sala; i due si guardarono negli occhi e Lina sussurrò.
“Adesso ricambiamo la cortesia; ma ti assicuro che se fai gli stessi movimenti, tra qualche minuto sarai in sala, ma da domani farai parte del coro di voci bianche; adesso mi dai l’amore che puoi; se si scatena lo scandalo, me ne fotto; ti voglio, ma neppure in figa se non ti va; voglio tutte le dolcezze, tutto il languore, tutto l’amore che tua moglie predica di te; se tutto si riduce a stasera, voglio un ricordo indelebile; se loro vanno avanti, ti proibisco di fermarti!”
Secondo l’aveva già avvolta teneramente in un abbraccio quasi fraterno e la stava sommergendo in un fremito continuo di piccoli baci che distribuiva su tutto il viso; pareva quasi che ne disegnasse il profilo e sottolineasse i particolari appoggiandovi le labbra umide d’amore; quando arrivò alla bocca, il bacio si fece sensuale e le lingue si scontrarono in un duello bagnato e furono succhiate come piccoli cazzi.
Lina fece scendere la mano e afferrò il cazzo da sopra il pantalone; quando sentì la consistenza, chiese meravigliata.
“Sei così arrapato? Vuoi metterlo dentro?”
“Sei già stanca di amarci castamente? Hai mai provato a prenderlo fra le cosce?”
“Venti anni fa, prima di farmi sverginare; provavo emozioni inenarrabili e inimitabili … “
“Ci proveremo anche stasera; prima voglio conoscere il tuo corpo, tutto; non intendo scoparti e andare via; voglio sentire tutto, gli odori, i sapori, gli orgasmi; poi faremo l’amore, solo tra le cosce se per te va bene.”
“Mi fa morire sentire che vuoi fare l’amore, non il sesso o scoparmi; intendi questo?”
“Intendo quello che stiamo facendo adesso! Senti abbastanza amore? E’ sufficiente per te o vuoi essere sbattuta come Linda?”
“La smetti, per favore? Baciami, amami, poi usa il cazzo come ti fa piacere; io ti voglio, tra le cosce, nel culo, in bocca o nella figa, mi interessa poco; voglio sentire che mi ami …. “
“Per ora, lo senti?”
“Sento te, sento i tuoi baci, sento la dolcezza delle tue mani, sento l’amore che mi inonda e che travolge anche te; scusami, parlo troppo … “
“Lina, se cominciamo così, mi costringi a chiamarti ‘amore’ e a darti l’amore; ma poi non provare a chiedermi di concludere stasera; se Linda confessasse, potrei anche dire che ho visto e dimentico ma non rinuncio a te; se, come temo, non intendono fermarsi, io non demordo e mi muovo per la nostra strada, quella dell’amore, succeda quel che vuole succedere.”
Avevano ripreso a baciarsi e a perlustrare con le mani tutto il corpo; per un’abitudine ormai inveterata, quella stessa di cui sua moglie sembrava essersi annoiata, lui non riusciva a scopare in silenzio; non smetteva di sussurrarle dolcezze e complimenti, quasi accompagnava con la descrizione a parole quel che assaporava; Lina, però, proprio di quello aveva bisogno e sentiva il cuore gonfiarsi mentre l’utero, sollecitato solo dalle dita, sembrava voler esplodere.
Manipolò il cazzo da sopra il vestito e si sentì gonfiare di voglia e di piacere, mentre lo percorreva tutto sensualmente, gustandone la consistenza e godendosi il piacere che dalla mano si trasmetteva alla figa; lui le aveva sollevato la falda della gonna, che fortunatamente aveva scelto svasata e corta, ed aveva raggiunto il tanga che accarezzava la figa vogliosa, coperta da un fitto boschetto assai curato; il medio penetrato in vagina la faceva sragionare.
Lo baciò con trasporto ed affidò alla lingua il compito e il piacere di percorrere la bocca e sentire le singole papille eccitate e pronte a prendere e a dare piacere; si divoravano con una passione smodata; lei prese una mano di lui e la portò su un seno; sentì con gioia le dita stringere un capezzolo; gli prese la nuca e abbassò la testa finché la bocca fu sul seno; lui sbottonò la camicetta, spostò il reggiseno e finalmente prese in bocca il bottoncino infuocato del capezzolo; lo succhiò amorosamente.
Lei fu costretta a tapparsi la bocca con una mano per soffocare l’urlo di piacere; aprì la cerniera del pantalone e finalmente la mazza di carne fu viva nella sua mano; accennò a masturbarlo, ma lui le prese il polso e la obbligò a stare ferma, forse per non avere un orgasmo immediato; titillò a due dita il grilletto e Lina fu costretta a tapparsi ancora la bocca, affondandola su quella di lui, mentre vibrava in ogni fibra del corpo e scaricava un orgasmo di cui non ricordava simili.
Guidò il cazzo tra le cosce, accanto alla stoffa del tanga, e poggiò il manganello di traverso sulla figa; la strinse con trasporto incommensurabile e si mosse come per scopare; il vai e vieni del cazzo, proprio lungo la fessura, strofinando il clitoride, le diede immediatamente il primo orgasmo.
“Dio, quanti anni; Dino, ti metti a ridere se dico che mi sento giovane e vergine con l’unico uomo che vorrei nel mio corpo?”
“No, perché dovrei far ridere anche te, dicendoti che veramente anche io mi sento risospinto a più di venti anni fa, quando una scopata era il sogno impossibile e la figa del mio amore quasi una chimera.”
“Stasera sono io la ragazza dei tuoi sogni; non te la do, perché devi rispettarmi e aspettare che ci siano le condizioni per sverginarmi tutta quanta; ma sento di amarti e di volerti tutto.”
“Lina, lo sai che sto per esplodere sulle tue meravigliose cosce … ?“
“Non mi sporcare la gonna, per favore; non saprei come fare … “
Lui le sollevò la gonna anche sul culo e spinse con foga il ventre contro il ventre; lei teneva il cazzo duro contro la figa, perché il clitoride fosse stimolato; sentì l’orgasmo crescere e invaderle il corpo e il cuore; avvertì uno per uno gli spruzzi di sborra che lui le scaricava sul retro coscia; a ciascuno corrispondeva una fitta nell’utero che godeva col cazzo e sborrava con lui; lo riempì di baci avidi e liquidi; non si sarebbe stancata di sentire il sapore della sua pelle.
Non riuscivano a staccarsi; lei gli carezzava dolcemente il viso; lui teneva tra le mani il seno gonfio e desideroso ancora di piacere; si baciarono ancora appassionatamente e il cazzo barzotto ancora stimolò la figa di lei che non smetteva di piangere umori di orgasmo; poi si resero conto che erano spariti per troppo tempo dalla sala e che non avrebbero avuto molte scuse utili; lui prese le salviette umidificate che Lina aveva tirato fuori dalla borsetta e pulì le cosce dalla sborra.
Cercò amorevolmente di cancellare le tracce di sborrata anche dalle autoreggenti che qualche goccia l’avevano raccolta; la aiutò a rimettere a posto reggiseno, camicetta e gonna e la strinse con forza in un ultimo bacio appassionato; prima di rientrare, lei sembrò ribadirgli una tacita promessa che si erano scambiati coi baci e con la scopata provvisoria.
“Dino, io ti voglio, sia quello che sia, devi farmi ancora sentire il tuo amore, dappertutto!”
Suggellò l’impegno con un bacio e le fece sentire ancora la mazza tornata dura dentro le mutande; le accarezzò il viso e proseguì la carezza lungo il seno, i fianchi e la figa, da sopra ai vestiti.
“Non sono uno che si ferma agli assaggi; adesso voglio davvero recuperare tutti gli anni che ho ignorato la mia ragazzina inesperta; so che non è etico né corretto, ma me ne frego del bon ton; ci organizzeremo per darci amore vero, quando vorremo.”
Non fu facile rientrare nel gruppo degli amici con gli abiti gualciti ma soprattutto con sul volto stampato un senso di gioia, di soddisfazione, che la diceva lunga su quello che avevano vissuto nell’ora scarsa trascorsa in giardino; i coniugi avevano già ripreso la loro verve e stavano ancora strusciandosi e pomiciando al centro della sala con la complicità dei balli lenti; Secondo interrogò con lo sguardo sua moglie che lo mandò al diavolo con un gesto secco.
Fu l’inizio di un nuovo capitolo della loro storia; i due adulteri non esitarono a costruirsi un modus vivendi che consentisse loro di scopare anche più volte alla settimana; lo facevano volentieri nella casa dell’uno o dell’altra, quando sapevano che i coniugi erano impegnati al lavoro, spesso anche con straordinari; quando si sentivano molto sicuri, scopavano anche, velocemente, nello stesso ambiente di lavoro, nei bagni o in magazzini deserti; talvolta prendevano una camera ad ore in un hotel nei pressi.
Secondo, invece, dimostrò ancora una volta la sua naturale tendenza ad organizzare le cose a puntino; inizialmente, sperimentò la praticabilità del suo stesso ufficio, in una sala riservata, dove si appartava con la capo contabile e si scatenavano in ore di dolcezze e romantiche smancerie prima di scopare con una voglia infinita; dopo l’incontro ‘conoscitivo’ nel giardino della villa, Lina non esitò a dargli tutta la passione di cui era capace.
Con suo marito aveva percorso tutti i sentieri del sesso ed era quindi in grado di proporre e di accettare le scopate più dure e particolari che le suggerisse l’estro o che le chiedesse il suo partner, non le andava di qualificarlo ‘amante’ in senso spregiativo; il dato particolare fu che Secondo si accorse che le donne delle pulizie intuivano, quando scopavano nella saletta privata, che, passati loro, l’odore di sesso stagnava inconfondibile; si preoccupò di arieggiare il locale dopo ogni incontro.
Quando fu certo che, per i coniugi fedifraghi, non si trattava più di uno o più incontri dovuti ad enfasi sessuale, ma che i due avevano avviato una relazione adulterina vera e propria, decise di costruire una dimensione ‘altra’; approfittando della sua posizione di ingegnere capo in un’azienda molto forte in campo edilizio, individuò, in un condominio di recente costruzione della prima periferia, un monolocale elegante e discreto che elesse a propria garconnière.
Lo acquistò a prezzo molto conveniente e lo attrezzò a rifugio della loro passione; lì si rifugiavano ogni volta che potevano e vi passavano ore di amore intenso e di passione sfrenata; celebrarono la prima scopata nel loro ‘rifugio d’amore’ con l‘enfasi di una strana ‘luna di miele’ fuori tempo e fuori luogo, per due sposati con altri partner da almeno vent’anni; ma le cose tra loro funzionavano proprio nella logica del grande amore adolescenziale che diventava passione e sesso.
Gli altri due, quando capitavano insieme, sembravano quasi deriderli, dall’alto delle loro scopate aggressive, quasi eroiche, che li vedevano in azione a un ritmo matrimoniale, di tre o più scopate la settimana; Secondo e Lina facevano i pesci in barile e li lasciavano alle loro pie illusioni, inventandosi i modi per vivere intensamente una passione che, anche per loro, era diventata una relazione molto impegnativa e potenzialmente pericolosa.
Nella loro posizione di dirigenti di una delicata attività, non avevano difficoltà ad inventarsi viaggi di controllo a cantieri lontani, o addirittura all’estero; la motivazione era anche vera; lui poteva in qualsiasi momento chiedere di essere mandato a controllare lo stato dei lavori e le spese di un’opera; era più che naturale, che andassero il capo dell’ufficio tecnico e quello della contabilità; esaurito rapidamente il lavoro, avevano per se intere giornate, pagate come missione, per fare gli sposini in visita turistica.
Ma, al riparo da sguardi, nei comodi alberghi che li ospitavano, tiravano fuori la grinta e le voglie mai esauribili; Secondo dava fondo a tutti i suoi sperimentati talenti di amante dolce, romantico, delicato, prima di scopare con voglia infinita e con matura esperienza; Lina scoprì la sua vena di ‘Giulietta’ pronta a sbarrare gli occhi, da un belvedere, di fronte allo spettacolo di una città nuova e mitica o ad un paesaggio al tramonto su un mare sconosciuto, a qualunque novità che colpisse la sua infantile curiosità.
Nell’arco dei due anni, girarono mezza Italia, con una ‘puntatina’ in Francia e in Spagna, ogni volta riportando emozioni che non avrebbero mai dimenticato; gli ‘adulteri’, che si credevano in una bolla di vetro lontano dalla ‘piccolezza degli schiavi del sistema’, si sbizzarrivano a scopare sempre più vivacemente; tra le loro certezze, quella di riempire di corna i coniugi era forse la più gratificante e, per qualche verso, anche la più divertente.
Era quasi con gioia mal contenuta, che salutavano la partenza per ‘viaggi di controllo dei lavori’, perché questo lasciava loro la disponibilità totale di due appartamenti, nei quali scaricare la libidine che non scendeva mai sotto il massimo livello; il colmo dell’assurdo si verificò nei due periodi di vacanza estiva, quando i fedifraghi brigarono per avere vacanze coincidenti nella seconda metà di luglio, sapendo che alle rispettive ‘metà’ era stata assegnata la prima quindicina di agosto.
La coppia degli ‘adulteri’ decise per una vacanza in un villaggio turistico in Calabria; i coniugi, ovviamente, non ebbero notizie dirette delle prenotazioni; ingenuamente, però, Linda fece le sue ricerche sul computer di casa; non fu difficile a Secondo, usando la cronologia, scoprire itinerario fissato, costi e previsioni della vacanza di due settimane; paradossalmente, il villaggio scelto si pubblicizzava con molte immagini e intuì che a catturare l’attenzione erano stati animatori e animatrici che indicavano ‘disponibili’.
Non ebbero informazioni sulla vacanza, al ritorno; ma la solita genuinità di Linda la spinse a parlarne diffusamente, con larghezza di pettegolezzi, alle amiche; poiché certi dati piccanti impiegavano poco a girare in cerchie sempre più vaste di conoscenza, in breve Carmelina fu in grado di ricostruire quasi minuto per minuto la bella vacanza di suo marito e della sua amante; riconobbe che corrispondeva perfettamente ai personaggi e che si erano molto sollazzati.
All’amica più cara, quella alla quale non nascondeva niente, neppure l’intimità più segreta, Linda aveva confidato che, nell’esame delle pubblicità, era stata molto colpita da un animatore che si descriveva dolce, comprensivo, romantico e buon parlatore; dopo la grande frenesia delle scopate con Ottavio e in vista di assaggiare molti cazzi da giovani muscolosi messi lì apposta per soddisfare le voglie più ardite, l’idea di conoscerne uno più dolce non le dispiaceva.
Il motivo profondo era che voleva recuperare, in una dimensione più libera e disinibita, le scopate lunghe e meditate con suo marito, anche per un confronto diretto tra due amanti dello stesso genere; quando si incontrarono al rientro, le confessò che aveva avuto tre serate di scopate sfiancanti con quell’animatore e che, in qualche modo, una certa nostalgia l’aveva provata, quando il ragazzo l’aveva portata a scopare sulla battigia, dopo una lunghissima passeggiata sotto la luna.
Interrotta frequentemente da baci appassionati, strette feroci con tutto il corpo, passandosi il cazzo sulla figa bollente, che solo un pareo e uno striminzito slip coprivano, e morbose palpazioni su tutto il corpo, in piedi o distesi sula sabbia, la serata era scivolata con dolcezza infinita tra momenti di estatica sosta di fronte al mare di notte, occhiate alle luci che facevano corona al golfo, dolcezze sussurrate libidinosamente all’orecchio e masturbazioni in piedi, abbracciati da soffocare.
Naturalmente, il giovane era dotato anche di una bella mazza che usava con abilità, con maturità e con garbo, ma senza risparmiarle botte da sfondare; l’aveva scopata in tutti i buchi, si era sollazzato con lunghe e studiate spagnole, l’aveva incantata con movimenti e pose, sia classiche e note che improvvisate e goduriose, per tutte e tre le notti che aveva trascorso con lei; gli altri giorni non erano passati indenni tra scopate violente, trii, quartetti e gruppi numerosi.
Ottavio, che aveva abbordato alcune delle animatrici ed altre donne tra le ospiti, non le aveva fatto mai mancare il suo cazzo sul quale si era scatenata nelle scopate più energiche ogni volta che ne avevano la possibilità, di giorno o di notte, indifferentemente; moltissime erano state le occasioni in cui avevano partecipato a trii, a quartetti e ad orge, per lo più nella notte che trascorrevano quasi sempre in riva al mare cantando, bevendo e scopando alla grande.
Dal suo ‘diario di un’estate’ risultava chiaro che se l’erano goduta e che aveva realizzato sogni antichi e nuovi, leciti e illeciti, con il solo obiettivo di godere al massimo il sole, il mare e il sesso; la considerazione con cui chiudeva le sue confidenze era patetica, perché il pensiero si rivolgeva ai ‘poveri cornuti’ costretti in città a lavorare come muli perdendosi i veri piaceri della vita; quello che non poteva immaginare, perché li considerava privi di fantasia, era che anche per loro fosse stata una deliziosa vacanza.
Di fatti, complice anche un fisiologico rallentamento del lavoro e degli impegni, per quelle due settimane, Secondo e Lina avevano praticamente convissuto nel loro ‘nido d’amore’, addirittura grati ai coniugi adulteri che gli offrivano la libertà di dimenticare qualunque legame; lavoravano quasi sempre mezza giornata; poi si sbizzarrivano come ragazzini alla chiusura delle scuole; per la maggior parte del tempo, si chiudevano in casa a scopare come scimmie.
Molti pomeriggi però li trascorrevano in giro nei dintorni, scoprendo angoli e posti ignorati sempre ma emozionanti e straordinari, per chi li viveva con gli occhi degli adolescenti che scoprivano il mondo, se stessi e l‘amore; i fine settimana, dal mezzogiorno di venerdì alla mattina del lunedì successivo, furono dedicati alle gite ’fuori porta’, dalle località marine più vicine ai siti turistici più interessanti.
Anche loro scoparono molto, sempre con lo stesso partner ma con emozioni ogni volta diverse, per l’ambiente, per la situazione, per l‘entusiasmo, per la voglia di conoscersi; qualche volta, specialmente in gita, incrociando soggetti belli da ammirare, si presero in giro proponendo al partner di agganciare qualche personaggio sconosciuto e lanciarsi in avventure trasgressive; Lina puntualmente gli fece osservare che, non avendo garanzie di trovare la stessa dolcezza, preferiva il suo uomo.
Secondo, a sua volta, le ribatteva che, se aveva voglia di trasgredire, lui si sarebbe assentato per lasciarla libera delle sue scelte e sarebbe poi tornato a fare con lei quell’amore che era diventato la loro cifra a letto; finivano, normalmente, per ridere delle loro stesse provocazioni; in compenso, la conferma che stavano vivendo una ‘storia a due’ con tutta l‘armonia possibile diventava lo spunto per scopare, la sera, con maggiore entusiasmo e passione.
La situazione, ovviamene, si ribaltò quando, all’inizio di agosto, loro partirono per la vacanza; dopo averne parlato a lungo, avevano deciso di fare un’esperienza nuova e stimolante, un viaggio in Istria con sosta in un un campo nudisti, antico sogno giovanile di lui e desiderio proibito di lei adolescente; lungo la costa adriatica ve n’erano molti; Lina effettuò, dal computer dell’ufficio, la prenotazione per un bungalow ed ebbe la fortuna di trovarne uno nel campo più famoso della costa.
Quando montarono in auto, il pomeriggio del 31 luglio, ‘gli adulteri’ non avevano ancora fatto ritorno, sicché nessuno sapeva dove i ‘cornuti’ fossero finiti; Lina mandò un messaggio al marito per avvertirlo che andava al mare, non diceva dove, con alcune imprecisate amiche; Secondo, più lealmente, con analogo messaggio avvertì che partiva per una vacanza intellettuale, a lungo vagheggiata, in un paese straniero; i due sorrisero per la presunta ingenuità dei coniugi.
Il lungo viaggio in macchina fu diviso in due tappe per il traffico intenso in autostrada e per le code alle frontiere; ma lo spirito goliardico con cui lo affrontarono alleggerì il fastidio e diede lo spunto per beccarsi affettuosamente; lei derideva il quasi cinquantenne che sbavava per ammirare delle fighe al sole, ora che non era più tanto problematico incontrarne; lui prendeva in giro la donna per il vestito, simile a un prendisole, indossato per il viaggio; la gioia di vivere si toccava con mano.
Pernottarono a un centinaio di chilometri dalla frontiera con la Slovenia; l’occasione fu giusta per cenare a pesce, bere del buon malvasia e scopare fino a notte fonda; nella loro condotta di vita, la cena era un incentivo alla dolcezza e il paesaggio notturno della costa verso Trieste era ideale per tenersi abbracciati lungo una passeggiata a mare, coccolarsi e pomiciare come se davvero fossero ventenni in tempesta di ormoni; arrivarono all’albergo che quasi scoppiavano di desiderio.
Fu una delle più belle scopate che si fossero mai fatte; c’era tra loro un’atmosfera particolarmente intrigante che li portò a chiedersi perché non rendessero definitivo lo scambio dei partner, con due facili divorzi; ma Lina sapeva che Ottavio, senza di lei, sarebbe crollato con tutti i castelli di carta che s’era costruito; l’aveva conosciuto ragazzina, gli aveva concesso tutte le sue verginità e, se non fossero arrivati ad una tensione estrema, preferiva pazientare.
Ma anche Secondo sapeva con certezza che il suo destino era passare la vecchiaia con Linda; l’aveva presa che era poco più di adolescente e l’aveva tenuta a fianco per oltre venti anni sapendo che, in fondo, era ancora la ragazza indecisa che aveva conosciuto; abbandonata a se stessa, non avrebbe avuto scampo; se avesse deciso per il divorzio, non le avrebbe fatto obiezioni; ma doveva essere lei a chiederlo; per loro, la condizione di clandestinità era comunque la meno peggiore delle soluzioni.
Il soggiorno nel campeggio per naturisti fu una delizia; non era semplice entrare, da impreparati, in un mondo del tutto sconosciuto con le difficoltà che comportava esporsi nudi per tutto il giorno; Secondo esitò un poco, prima di decidere; ma bastò un’occhiata in giro per rendersi conto che le fisime erano solo sue e che derivavano da un’educazione inadeguata alla spigliatezza che tutti mostravano esibendo i corpi più diversi e spesso strani.
Rimase però stupito quando vide emergere dal bungalow la sua donna, autentica venere, disinvolta e determinata, che sbatteva in faccia al mondo il seno compatto e duro, carnoso e promettente, insieme al ventre piatto e ben disegnato, con un ombelico autentico gioiello, le gambe slanciate, statuarie e perfette, come disegnate da un angelo; sopra, il viso dolce e sbarazzino, nonostante gli anni che si leggevano solo per tre quarti dei quasi quaranta che erano.
Quando lo superò e lo precedette verso il mare, non poté fare a meno di ammirare il culo alto e tonico, le natiche disegnate come il classico violino, comprese le due effe che lo slanciavano moltissimo; meravigliandosi, si accorse che, anche in un ambiente dove il nudo era sbattuto in faccia senza remore né riserve, il corpo statuario di Lina colpisse comunque la fantasia di molti maschietti e il suo passaggio destasse sguardi voraci e libidinosa attenzione; ‘segnò il territorio’ abbracciandola.
Per tutto il tempo che trascorsero al campo, la compagna fu oggetto di ammirazione e di qualche delicato corteggiamento; tra il serio e il faceto, le chiese se per caso avesse formulato qualche pensierino trasgressivo, vista la concorrenza sleale di giovani veramente ben dotati, di tutte le nazionalità, con cui un ‘maturo’ tra i quaranta e i cinquanta, per quanto ben dotato, non poteva certo competere; il ‘vaffa’ di lei fu la prevedibile risposta accompagnata da un abbraccio amoroso che li esaltò.
Presero molto sole, conobbero gente di tutte le razze e di tutti i tipi, dialogando in uno stentato inglese, in un francese rabberciato e nel linguaggio universale dei gesti; visitarono monumenti e villaggi circostanti, pranzarono e cenarono, quasi sempre a pesce, meravigliosamente e sempre assai volentieri; la bolla di vetro che si erano costruiti intorno, alla partenza, li protesse per tutte e due le settimane; ripartirono con un po’ di magone ma con un’esperienza intensa.
I rispettivi coniugi, in città, non ebbero vita facile; impegnati nel lavoro spesso per l’intera giornata con una temperatura esterna da forno crematorio, contrastata con finanche troppa violenza dall’aria condizionata in cui erano immersi al lavoro, con esiti non esaltanti per il loro stato di salute, finirono per contare le ore che mancavano al ritorno ad una normalità accettabile; l’assenza dei coniugi avrebbe offerto la possibilità di vivere insieme il periodo, ma Ottavio aveva interessi più vari e più intriganti.
Non scoparono più di quanto fossero soliti e certamente in maniera meno entusiastica che qualche giorno prima, al villaggio vacanze; si consolarono raccontando le recenti ’avventure marine’ ad amici e conoscenti le sere che riuscivano a passare qualche ora al bar, in cerca di quiete e refrigerio; comunque la loro ‘fuga dalla città’ era vista con invidia da quanti erano stati costretti a passarvi l’estate; dei coniugi non avevano nessuna notizia e, in realtà, nemmeno ne chiedevano.
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