Gay & Bisex

Athina 2


di geniodirazza
03.09.2024    |    2.657    |    3 8.6
"So di essere travolto da una passione soprattutto e forse solo ormonale, se ti dicessi che lo faccio controvoglia, bestemmierei contro me stesso; ma fare..."
Dopo quella prima esperienza, comunque positiva, per un paio di giorni ci crogiolammo al sole della vicina spiaggia dove l’hotel metteva a disposizione sdraio ed ombrelloni per gli ospiti; il giovedì mattina avevo concordato con i francesi la prevista visita alle vasche di allevamento; fu una mattinata decisamente piacevole, durante la quale il lavoro attenuò solo di poco la beatitudine della vacanza; il pranzo nel ristorante a poca distanza delle vasche fu squisito.
Nel pomeriggio, dopo un breve rinfresco all’ombra dei tavolini di un bar, decidemmo di tornare in albergo; Francois mi chiese se desideravo ripetere l’esperienza precedente; gli dissi che ero venuto in Normandia per fare sesso con lui e che quindi ero disponibile ogni volta che me lo avesse chiesto; poiché guardava mia moglie con aria interrogativa, lo rassicurai che eravamo in perfetta sintonia; non avrebbe disturbato il nostro incontro.
Infatti, mia moglie ci lasciò campo libero per esprimere la nostra sessualità quasi aggressiva per tutto il pomeriggio del giorno seguente e Francois fu particolarmente violento e prepotente; entrò in camera senza appuntamento e mi trovò steso a letto, mentre Athina, già pronta ad uscire, infilava la porta salutandomi con un gesto d’intesa; mi fece inginocchiare davanti a lui e mi obbligò ad una lunga e sofferta fellazione, prima di penetrarmi e possedermi per un paio d’ore.
Quando mia moglie, rientrata, avviò con me una lunga e tenera copula, non potei fare a meno di scusarmi per il modo brusco in cui ci trattava il mio amante francese; si limitò ad avvertirmi che, soprattutto nei rapporti omosessuali, si possono innescare meccanismi strani e imprevedibili, per cui uno dei due tende ad assumere atteggiamenti di dominio e a rendere l’altro schiavo delle sue pulsioni; nel nostro caso, era evidente che Francois stava prendendo il sopravvento su di me.
“Io sento ancora molto viva la tua parte maschile e ti amo, per cui posso anche accettare la spartizione, se resta intatto l’amore tra noi; se però tu pensi di voler sottostare al potere sessuale e intellettuale del tuo amante, avvertimi perché prendo le mie precauzioni e mi preparo a fare altre scelte.”
“Athina, non considerarmi uno stupido. So di essere travolto da una passione soprattutto e forse solo ormonale, se ti dicessi che lo faccio controvoglia, bestemmierei contro me stesso; ma fare l’amore con te, anche quando c’è tanto sesso con lui, mi gratifica assai più di quanto tu possa credere. Questa storia sarà solo una vacanza di due settimane; lascia che me la goda al meglio; con te voglio vivere tutta la vita; a casa, ci organizzeremo; per ora, sto godendo moltissimo.”
“Perfetto; sono d’accordo con te; ma non ti meravigliare se farò qualche colpo di testa che non ti rovinerà la vacanza ma che farà capire a tutti e due che il mio amore è assai più potente e solido della vostra passione temporanea.”
Non avevo ben capito che cosa volesse dire; ma bastò poco per avere piena contezza di quello a cui si riferiva; in una delle occasioni successive, Francois, come al solito, entrò in camera mentre io mi crogiolavo tra le lenzuola; mia moglie era sotto la doccia; secondo uno schema collaudato, mi fece inginocchiare e cominciò a copulare nella mia bocca; mi godevo il sesso che scivolava tra le labbra e poi, lungo la lingua e il palato, mi penetrava fino all’ugola.
Di colpo, mi fece salire carponi sul letto, venne dietro di me e mi penetrò senza preparazione; mentre avvertivo, dolorosamente, la mazza violarmi lo sfintere e il canale rettale per spingersi fino all’intestino, mi resi conto che il mio sesso aveva subito l’erezione violenta che di solito si scatenava in me in quella situazione; mi trovai posseduto con foga nell’ano dalla sua possente libidine e col sesso duro che non riuscivo a manipolare perché dovevo tenermi con due mani al lenzuolo.
Con la coda dell’occhio, vidi Athina emergere dal bagno con addosso l’accappatoio; diede un’occhiata alla scena; lasciò cadere l’indumento; si stese sul letto a fianco a me, sotto lo sguardo inebetito del mio amante che continuava a spingere contro le mie natiche facendo schioccare il ventre ad ogni colpo; con movimenti acrobatici imprevedibili, scivolò sotto il mio corpo finché il sesso coincise con la vulva; adattò con le mani la punta alla vagina e si penetrò con un colpo di reni fino all’utero.
Era Francois a determinare il ritmo, quasi senza volerlo; ogni colpo che infliggeva alle mie natiche spingeva il sesso nella vagina e sentivo che mia moglie godeva di quella duplice penetrazione; trovarmi a sandwich tra i due, stimolato sia passivamente che attivamente, mi portava a livelli di ineffabile goduria che manifestavo con gemiti altissimi; mia moglie sembrava godere anche di più e raggiunse in breve due orgasmi, gemendo come e più di me; lui picchiava quasi con rabbia e penetrava a fondo.
Quando esplodemmo insieme, lui nel retto, io in vagina e lei sul mio sesso, fu come se fuochi d’artificio di ogni genere esplodessero nella stanza; ci sdraiammo sfiniti; mia moglie si alzò per prima, andò in bagno, si vestì ed uscì per andare come al solito a fare shopping; Francois non nascose il suo disappunto e mi disse fuori dai denti che lui intendeva copulare con me senza ulteriore interferenza; non gli interessava che fosse mia moglie; mi voleva per sé.
Mentre facevo l’amore con mia moglie, dopo che tornò in camera, le feci presente che la sua entrata era stata un diversivo sgradito; mi chiese se mi rendevo conto di quanto fosse paradossale l’atteggiamento del francese, che non teneva in nessun conto i suoi sentimenti; poiché cercavo di spiegare che la gelosia poteva essere ben giustificata in quella situazione, mi avvertì che forse mi avrebbe insegnato qualcosa in più.
Era l’ultimo giorno di vacanza; passammo la mattinata in spiaggia e mia moglie, improvvisamente, si dedicò con grande attenzione ad un ragazzo del vicino campeggio, che avevamo già incrociato e aveva dimostrato un grande interesse alle forme eleganti e abbondanti di Athina, particolarmente al suo seno rigoglioso ed ai fianchi opimi; lei attaccò bottone in inglese, lingua che a me suonava incomprensibile; ma era chiaro che lo corteggiava e si lasciava sedurre con gioia.
Lo invitò persino a pranzo e si intrattenne con lui in un’amena conversazione che andò avanti per l’intero pomeriggio, lasciandomi completamente fuori; l’unica cosa che coglievo era l’eccitazione del ragazzo, che esibiva nel costume una forte erezione che cercava di mimetizzare con frenetici movimenti; interruppe la delicata situazione che si era creata l’arrivo improvviso di Francois; appena lo vidi, mi alzai per andare in camera.
“Il tuo amante è venuto a salutarti, se non ho capito male, per l’ultima volta … “
Aveva parlato in italiano, solo per me; le sorrisi e mi avviai; salimmo insieme e, chiusa la porta alle spalle, ci lanciammo in una sessione di sesso che sapevamo essere l’ultima, per quella vacanza e forse per sempre; non me ne dispiacevo, ma ero deciso senz’altro a godermi quell’ultimo incontro per portare con me il ricordo di una passione consumata in pochi amplessi, ma decisamente fondamentali per riconoscermi e per chiarire molti rapporti, primo fra tutti con mia moglie.
Dopo lunghi e dolci preliminari, Francois mi aveva fatto stendere supino sul letto, mi aveva fatto alzare le gambe fino al viso e, dall’alto, era penetrato nell’ano, fin dove era possibile; mi godevo il piacere della penetrazione con tutto il mio essere; il sesso era duro sul ventre ma non avevo voglia di toccarmi e di arrivare all’orgasmo; la porta della camera si aprì e Athina entrò col giovane inglese che esibiva il sesso prepotentemente eretto; si spogliarono e lei si stese al mio fianco.
Poiché la guardavo al colmo della meraviglia, si limitò a ricordarmi, in italiano, che quella era anche la sua camera, che aveva lo stesso diritto a portarci un suo amante e che avevo il dovere di rendermi conto di quello che significasse la gelosia che le avevo imposto; Francois accentuò la violenza dei suoi colpi, mentre mia moglie si lanciava in una delle fellazioni che amavo tanto, sul sesso dello sconosciuto che chiaramente sbavava per quell’incontro inatteso che forse lo sconvolgeva.
Athina diede prova della sua grande determinazione a non lasciarsi travolgere dalle cose; spinse lo sconosciuto a scendere tra le gambe per un saporitissimo cunnilinguo, in cui il ragazzo sembrava particolarmente abile, perché lessi sul viso di lei tutte le smorfie del piacere al massimo dell’intensità; quasi istintivamente, poiché lo facevo sempre in quei momenti, le presi la mano; lei rispose intrecciando le dita con pressione più forte quando il piacere si faceva più intenso; mi sussurrò a fior di labbra ‘ti amo’ e mi resi conto che stava copulando con uno sconosciuto ma stava amando me.
Non mollò la mia mano, mentre portava il ragazzo su di sé e si faceva penetrare lussuriosamente in vagina; accompagnò tutta la copula con smorfie di piacere dedicate a me che le riconoscevo una per una; si torse a chiedere un bacio e glielo diedi; quando il ragazzo le eiaculò nell’utero, lei diventò improvvisamente quasi sbrigativa, andò in bagno e, tornata, si rivestì in fretta; anche lui si riordinò e si avviarono ad uscire.
“Per una sveltina, potevi anche andare in bagno … “
Ironizzò Francois.
“… ma non mi sarei presa insieme, l’amore di mio marito!”
Gli ribatté altrettanto ironica; ed uscirono; lui diventò ancora più violento e per due ore ancora mi sbatté come uno zerbino, copulò con tutto il mio corpo e mi violentò la bocca spesso al limite del soffocamento; era evidentemente fuori di sé per essere stato umiliato sul suo stesso terreno; lo salutai freddamente e, quando mi chiese se ci saremmo rivisti, gli risposi che io non sarei più venuto in Normandia; non sapevo se lui avrebbe potuto venire a trovarmi in Italia.
Non avevo nessun motivo per essere in collera con Athina; mi aveva solo indicato un percorso su cui riflettere; lei fu ancora più dolce; mi spiegò che aveva copulato senza amore e senza voglia, solo perché capissi che la contrapposizione non giovava al nostro amore; la complicità poteva invece arricchire e rafforzare il rapporto; come darle torto? Ne parlammo a lungo, sulla strada del ritorno, e mi chiarì le idee su molti punti.
Dato per scontato che non avevamo nessuna intenzione di distruggere il matrimonio, mi fece presente che le mie pulsioni ‘femminili’ potevano col tempo accentuarsi e distruggere il mascolino che ancora era forte in me; poiché i trent’anni li avevamo lasciati alle spalle, desiderava che la famiglia si completasse con un figlio che fosse sicuramente nostro; quindi, nei mesi successivi, dovevo obbligarmi ad avere rapporti solo con lei, col supporto eventuale dei giochini che già avevamo utilizzato.
Quando la gravidanza fosse stata certa, potevamo assumere quei principi di libertà che avevamo sperimentato in vacanza e con quelli vivere la nostra sessualità liberamente cercando, se possibile, di essere complici e creare situazioni che soddisfacessero il nostro amore e la nostra libidine; ero ancora frastornato per l’incalzare degli eventi che si erano succeduti e mi sentivo lacerato tra la passione che mi aveva spinto alla sessualità più libera e l’amore che comunque provavo.
Fu in quel frangente che mi resi conto della grande tempra di mia moglie, capace di una passione infinita che sosteneva il suo amore per me e per la famiglia che avevamo in mente, ma al tempo stesso capace di controllare se stessa, le persone e gli eventi per ottenere che le cose andassero secondo una linea che aveva predeterminato; decisa a perseguire i suo obiettivi ma anche a discuterli, prima di avviare qualunque iniziativa, e pronta a modificarli se necessario.
Avendo deciso che voleva rimanere incinta ma senza rischi per il nascituro, per più di un mese evitò qualunque eiaculazione in vagina perché smise la pillola ma per un intero ciclo dirottò gli orgasmi nell’ano o in bocca per evitare maternità considerate delicate per effetto del lungo periodo di anticoncezionale; solo all’arrivo del ciclo seguente, si lasciò andare e facemmo l’amore nella massima libertà, sperando ogni volta che fosse quella buona per rimanere incinta.
In compenso acquisimmo una sempre maggiore dimestichezza con le protesi sessuali che avevamo acquistato per il mio sollazzo anale e Athina si rivelò grande amante anche in quel ruolo, scegliendo i percorsi, i materiali e i modi per risultare quasi un maschio che mi montava ma con la dolcezza e la passione che solo una donna innamorata poteva metterci; comunque, continuava a studiare e a progettare per abbandonarci alla ‘mia’ perversione non appena fosse stato possibile.
Non appena il test casereccio diede le prime indicazioni ed il ginecologo confermò, per mia moglie fu come l’ultimo giorno di scuola; si aprirono davanti a noi le prospettive di una sorta di ‘vacanza sessuale’ di cui avevamo coccolato e pregustato i piaceri sin dal viaggio di ritorno dalla Normandia; le lunghe riflessioni fatte avevano portato ad escludere qualunque coinvolgimento di persone conosciute in un raggio di almeno dieci chilometri, considerata la notorietà sua e della pescheria.
Lo strumento principe di indagine si rivelò internet che consentiva una ricerca mirata attraverso siti e chat specializzati, per individuare singoli prestanti e vogliosi, che fossero disponibili a incontrare una coppia con particolari esigenze, prima fra tutta la natura bisex del lui di coppia e la possibilità di interagire con ambedue i componenti, contemporaneamente o in momenti diversi; l’analisi delle risposte fu lunga e delicata; per fortuna Athina aveva i pomeriggi quasi sempre liberi per lavorarci.
Dopo lunghissima e severa scrematura, appuntammo l’attenzione su un giovane di un cittadina distante alcuni chilometri, che sembrava abbastanza vicino ai requisiti richiesti; ci accordammo per incontrarlo in un bar del capoluogo, quasi un terreno neutrale; io ne rimasi affascinato, perché l’interesse andò immediatamente e solo al torace scolpito e alle gambe forti che un pantaloncino jeans metteva in massima evidenza; quando potei osservarlo, anche il pacco apparve interessante.
Mia moglie storse un po’ il naso, quando lo vide da lontano; la prima impressione fu di un torello da monta tutto muscoli e niente cervello; le obiettai che non era per invitarlo ad un pubblico dibattito, che lo incontravamo; ma per chiedergli di essere la parte istintuale in un rapporto che si fondava su una vasta intenzione dell’amore, di cui la parte sentimentale, emotiva, intensa, era delegata alla nostra capacità di arricchire l’amore con quella dose di sesso ferino che chiedevamo a lui.
Ci sedemmo al tavolo ed ordinammo due bibite; lui stava già bevendo; Ettore, così si chiamava, fugò rapidamente tutti i dubbi e i sospetti di Athina, rivelando una grande cortesia e modi molto garbati; si notava anche dai dialoghi una certa proprietà di linguaggio ed una padronanza culturale abbastanza elevate per il gusto un poco snob di mia moglie, che appariva sempre più interessata al personaggio; io ero intrigato soprattutto dalla muscolatura e dal sesso bello gonfio.
Nonostante avesse all’incirca la nostra età, ci raccontò di una vita pregna di esperienze, di cui alcune decisamente interessanti; disse che aveva risposto e preso appuntamento perché colpito dal modo di presentare la proposta; fece i complimenti a mia moglie per la bellezza davvero ammirevole e per il garbo dimostrato nel trattare una questione delicata con termini che ne rendevano l’effettivo valore profondamente umano e sentimentale.
Ammise, in sostanza, di sentirsi anche lui abbastanza diviso tra etero ed omo, con pulsioni enormi agli incontri eterosessuali nei quali aveva dato ampie prove di resistenza e di qualità; ma di portarsi sempre dietro una tensione al trasgressivo che aveva manifestato e sfoggiato in poche occasioni; l’intesa era più che evidente e si trattava solo di stabilire dove, come e quando incontrarci per una sana sessione di sesso.
La nostra casa era assolutamente fuori discussione, così come la sua; rimaneva la possibilità di un alberghetto ad ore o di un motel compiacente; ma Athina fece subito osservare che si trattava di luoghi per incontri mercenari, inadatti alle nostre intenzioni; forse un club o un circolo sarebbero stati più adatti; ero sorpreso dalla conoscenza matura di mia moglie, ma ci voleva poco, usando bene internet, a farsi un’ampia e precisa cultura.
Ettore disse che c’era un club molto ricercato e sicuro, che lui aveva frequentato in varie occasioni, ma che richiedeva l’iscrizione e costava un pochino; gli facemmo presente che per i soldi non avevamo grossi problemi, mentre per l’iscrizione non sapevamo come si facesse; ci rassicurò; ci si poteva tesserare su presentazione di un iscritto, pagando per un periodo prefissato, tre sei mesi o un anno; quando si andava, si affittava una saletta privata o si frequentavano quelle aperte a tutti i soci.
I costi non erano poi esorbitanti e la soluzione ci allettava; l’unico problema era il timore di incontrare gente conosciuta; ma anche a questo si ovviava, affittando all’ingresso delle maschere che rendevano irriconoscibili; valutammo che poteva essere una buona soluzione; esperto del territorio, ci suggerì di fissare per giovedì, giorno calmo e meno a rischio di ‘incontri’; la tessera si acquistava al momento; lui avrebbe anticipato la domanda di iscrizione e la presentazione.
Il giovedì, subito dopo cena, andammo sul posto; all’ingresso ci aspettava Ettore che già aveva svolto le pratiche per l’iscrizione e per l’affitto di una saletta; in jeans, polo e mocassini era davvero un bel vedere; io avevo indossato una mise parallela, jeans e maglietta, e Athina aveva un vestito leggero di cotone, quasi un velo che sottolineava, senza coprire, le sue forme bellissime; sotto, non aveva reggiseno e il perizoma spariva dentro le sue larghe natiche.
Il nostro provvisorio amante si rivelò davvero superlativo; come un esperto anfitrione, ci guidò per il locale indicandoci le diverse sale comuni e le funzioni; ne approfittò per segnalarci anche alcuni visitatori, ai quali avremmo potuto fare ricorso, se ne avessimo avuto voglia o bisogno; aprì la saletta privata che avevamo affittato, accese le luci e ci ritrovammo in un ambiente poco meno squallido di una camera d‘albergo di media categoria.
La cosa che ci colpì fu l’abbondanza di specchi, persino sul soffitto, che consentivano di guardarsi mentre si copulava, da ogni angolo di visuale; pensai che una soluzione del genere, in camera, sarebbe stata utile ma difficile da spiegare a chi entrasse per caso; il letto era ampio, con una coperta patchwork, forse per risparmiare sui lavaggi; tre o quattro poltrone intorno, un lavandino e un bidet, nascosti da una tenda di plastica.
Ettore si muoveva a suo agio e sin dal primo momento si rivelò abile e sicuro; nelle tre ore e passa che trascorremmo in quella camera dimostrò nei fatti di avere meritato gli elogi che gli venivano attribuiti sul sito dove mia moglie l’aveva individuato; si spogliò rapidamente e restò in boxer; spogliò anche Athina, sciogliendo solo un nodo e sfilandole il vestito come se fosse un accappatoio; io mi spogliai dall’altro lato e restai in slip.
Si baciarono per primi e vedevo netto lo strusciarsi dei sessi e l’eccitazione che dimostravano, in lui, il bastone sempre più duro e, in lei, le smorfie da orgasmo che conoscevo bene; ma restai fuori solo per poco; un attimo dopo cominciava la sarabanda di baci a due o a tre che per tutta la serata punteggiò la copula a cui demmo vita insieme; muovendoci abilmente come se avessimo studiato a lungo le mosse, cominciammo stringendo a sandwich Athina che si trovò tra due sessi.
Piantati tra le cosce, davanti, e tra le natiche, dietro; egualmente duri e vogliosi, i due falli non si sfioravano, chiusi ancora tra le mutande; fu mia moglie, con coordinato movimento delle mani, a tirarli fuori e a masturbarli, uno contro la vulva ed uno contro l’ano, mentre ci alternavamo a baciarci; quando si abbassò in avanti per avviare una fellazione a lui, io la penetrai da dietro, fino alla radice, e sentii il doppio piacere alimentare i suoi umori vaginali.
Quando Ettore si sdraiava sui suoi piedi per andare a praticare un intenso cunnilinguo, io appoggiavo il sesso sulle labbra per una fellazione ‘leggera’; quando lei si inginocchiava verso di me per succhiare l’uccello, lui la leccava da dietro, la stimolava con le dita, la penetrava col sesso, lievemente e per breve tratto; più volte Athina mi pose a sandwich tra noi due, come aveva fatto in Normandia; e lui coglieva il momento per accostare il sesso all’ano e prendere intimità.
Poi cominciò la lunga serie delle penetrazioni; avvertii la prima per la mole dell’attrezzo che mi forzò lo sfintere; ma succhiare i capezzoli di mia moglie, mentre lui mi possedeva, ridusse notevolmente l’impatto e lo accolsi volentieri nel ventre; mi montò per qualche minuto, ma non raggiunse l’orgasmo, almeno in quel momento; ne avrebbe avuti tre, in quelle ore, tutti con potente esplosione di sperma; l’ultimo coincise con quello contemporaneo di noi due, che segnò la fine della serata.
Per tutta la sessione, Ettore si rivelò uno stallone straordinario, instancabile; passava da una monta con me ad un amplesso con Athina, mai lasciando qualcuno a secco; ci armonizzavamo tra di noi in maniera che il piacere prendesse tutti e tre contemporaneamente; è da dire che neppure noi ci risparmiammo; mia moglie si fece possedere più volte in doppia penetrazione e distribuì le sue attenzioni con molta passione e buonsenso.
Alla fine, mi trovai ad essere il più passivo, diviso tra l’amore di mia moglie e la passione del mio amante; la mia libidine anale si scatenava non appena mi accostavo alla mazza di lui; una sensazione di generale sconvolgimento mi portava a passarmi il fallo su tutto il corpo e, alla fine, godevo moltissimo a sentirlo scorrere nel retto finché mi squassava con colpi violenti contro i lombi che sprigionavano calore e voglia da tutto il corpo.
Ma, quando era Athina a dedicarsi al mio fondoschiena, la dolcezza che emanava dai suoi tocchi delicati era infinita; mi penetrava con più dita contemporaneamente, leccando l’ano preventivamente e masturbandomi fin quasi all’orgasmo; intanto, offriva il basso ventre all’amante che la penetrava con gusto e piacere; io godevo non solo a sentirmi montato ma anche a vederla copulare con l’altro fino a che lei squirtava con gioia e noi trattenevamo l’orgasmo per non esagerare nelle eiaculazioni.
Ettore passava da un buco all’altro godendo in maniera chiara e ben segnalata da grugniti ed incitamenti; il meglio si registrava quando prendevamo mia moglie insieme, lui in vagina e io nell’ano, in un trio stupendo; più eccitante ancora, per me, era il trenino per cui lui mi montava da dietro ed io penetravo, sempre da dietro, mia moglie; andammo avanti fin oltre mezzanotte e ci trovammo alla fine, completamente sfiancati, ad esplodere nell’ultimo orgasmo tutti insieme.
L’esperienza era stata decisamente positiva e il piacere era stato inenarrabile; mentre andavamo via, ci congratulammo con Ettore per la scelta opportuna; ci fece notare che la tessera valeva per tre mesi e che potevamo approfittarne ancora se ne avessimo avuto voglia; si disse disponibile ad incontrarci ancora perché aveva trovato la coppia ideale per i suoi desideri sessuali; non prendemmo impegni ma eravamo certi che fosse un buon partner per eventuali trasgressioni.
A casa, quando ci dedicammo, benché stremati, all’ultimo amplesso, dolce, tenero, pacato, fatto non tanto di penetrazione quanto di carezze moine e baci nel nostro letto, mi venne spontaneo osservare che di tutte le esperienze fatte, anche quella sera, mi era rimasto scolpito dentro che la cosa migliore era il rapporto tra noi due; in fondo, i sessi altrui risultavano, alla fine, uno strumento utile a confermare il nostro amore; raggiungemmo un orgasmo dolcissimo sul quale ci addormentammo.
Andammo altre due volte insieme al privè; e tutte e due chiedemmo ad Ettore di accompagnarci; in un’occasione, Athina scelse un altro partner per fare sesso a quattro; l’incontro risultò anche più vario ed intrigante, visto che le possibilità di articolazione diventavano assai più numerose; ma anche alla fine di quell’incontro, ci trovammo a riflettere che il centro del mondo era e restava la nostra coppia, l’amore e il desiderio che la sosteneva; gli altri erano corollari utili.
Poi mia moglie decise di dare un taglio alle ‘scorribande’ perché temeva potessero danneggiare il nascituro, visto che la pancia si gonfiava in maniera notevole; non smettemmo di fare l’amore io e lei, aiutati da supporti artificiali; ma volle comunque che una volta almeno affrontassi l’avventura da solo; decisi di provare, ma dovetti fare a meno anche di Ettore che aveva altri impegni o, forse, non gradiva la compagnia solo mia, senza mia moglie.
Ebbi la fortuna di incontrare, appena all’ingresso, una coppia di cinquantenni che avevamo conosciuto e di cui si sapeva che lui era bisex attivo e lei molto focosa; ci appartammo in un privè e in una serata meravigliosa misi a frutto quanto avevo appreso da Athina e da Ettore; mi scatenai come un espertissimo amante e riuscimmo a trovare momenti di altissima libidine in amplessi multipli e vari, in cui eravamo indifferentemente in due o in tre, sempre al massimo del desiderio.
A casa, sentii il dovere di scusarmi con Athina per avere tradito per una volta la nostra intesa; mi diede dello stupido, perché era stata lei a volere che facessi l’esperienza; mi avvisò che per qualche mese, prima e subito dopo la nascita di nostro figlio, si sarebbe astenuta da qualsiasi rapporto che impegnasse la vagina; partecipava alla mia passione e la sosteneva con sapienti manipolazioni e succose fellazioni, ma rinunciò a qualunque penetrazione a tutela della gravidanza.
Subito dopo il parto, il ginecologo ci suggerì di evitare l’assunzione, troppo presto, della pillola; pertanto, ci consigliò molta attenzione per evitare una nuova maternità troppo ravvicinata; Athina mi avvertì che ero liberissimo di cercarmi soluzioni al mio desidero di sesso trasgressivo; la rimproverai dolcemente perché davvero lei era in grado di soddisfare tutte le mie voglie, anche le più trasgressive, senza che dovessi rivolgermi altrove.
Superata la prima fase di svezzamento, lei riprese la pillola anticoncezionale e potemmo di nuovo dedicarci al nostro sport preferito, l’amore fatto fino in fondo, con ogni mezzo ed in ogni situazione; diventammo frequentatori periodici del club privè, dove circa una volta al mese andavamo a sfrenarci in una serata di sesso libero da ogni limite; in casa, avevamo imparato a fare un uso disinvolto di tutti i sex toys disponibili sul mercato per il mio e per il suo piacere.
Oggi nostro figlio ha venti anni e frequenta l’università; in questo tempo, siamo stati una coppia di genitori ineccepibili; in camera da letto e, alcune sere all’anno, in un club privè, diventavamo amanti straordinari e ribelli a qualunque norma o limite; ma nessuno mai ha dubitato della nostra moralità quasi rigorosa; la nostra tensione si è però decisamente allentata e cominciamo a guardare con sempre maggiore interesse le vestaglie e le babbucce, il televisore, la poltrona e il camino.
Abbiamo avuto una vita intensa, soprattutto per un grande e granitico amore che ci ha sostenuto lungo tutto il percorso; un paio di incidenti si sono registrati, in una vicenda apparentemente lineare, ed hanno toccato sia me che la mia amatissima Athina; ma questa è un’altra storia.
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