tradimenti
Perversioni 1
di geniodirazza
02.02.2025 |
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Calò tra loro un silenzio di tomba che li accompagnò per i mesi successivi; Roberto riprese abitudini che lei aveva impedito, reclamando con infantile..."
A 26 anni, Rossella si riteneva privilegiata ed arrivata ormai ad una serena condizione di vita; madre natura era stata generosa con lei; come si suol dire, aveva tutte le sue ‘robine’ ben fatte e al punto giusto; viso angelico impreziosito da una capigliatura bionda tagliata a riccioli fitti e vaporosi; occhi verdi e profondi, ammalianti, bocca carnosa che sottolineava con rossetto vivace; il seno procace sfidava le leggi della gravità e si reggeva benissimo senza push up.Era notevolmente alta, la ragazza, e non passava inosservata quando avanzava su tacchi almeno 10 e slanciava lo stacco di coscia che pareva chilometrico, in genere segnalato da vivaci minigonne o ammiccanti spacchi; il sedere era da poesia, disegnato perfettamente rotondo forse da un angelo e spinto indietro da una leggera lordosi che lo plasmava sul modello dei sederi brasiliani; insomma, Rossella era una bellezza, lo sapeva e si piaceva molto.
Conobbe Roberto quando era appena sedicenne; lui era un bel moro dall’aria piratesca e fascinosa, capace di catturare molte bellezze circostanti; aveva venti anni, era in dirittura d’arrivo per la laurea in Giurisprudenza ma lavorava già da un annetto nella sede principale di una banca nazionale; tutti quelli che lo conoscevano, e soprattutto i suoi diretti superiori, gli pronosticavano una carriera rapida e brillante, specialmente se si laureava.
Rossella aveva appreso da Roberto tutti i segreti del sesso, quando era ancora una quasi adolescente impacciata, dal primo contatto col fallo che le mise in mano mentre la baciava forsennatamente, attraverso tutti gli itinerari quasi obbligatori per le giovanette del suo tempo, le saporite masturbazioni che presto divennero reciproche e simultanee, le fellazioni che praticò dopo avere a lungo lottato con i suoi principi morali e igienici e, quando era possibile, il cunnilinguo.
Gli concedette la verginità anale, prima, per tutelare l’integrità dell'imene fino al matrimonio, come reclamavano gli insegnamenti di mamma; solo nella luna di miele si lasciò sverginare; da sempre, però, la loro ansia di sesso era notevole e il suo Roby, con una mazza bella grossa ma che usava con estrema delicatezza, le faceva provare quasi ogni giorno dolcissime ebbrezze in tutto il corpo che sapeva deliziare con amore.
Decisero il matrimonio dopo la laurea di lei e l’assunzione di lui come capoufficio degli approvvigionamenti in una grossa azienda che aveva in città la sede principale; il doppio stipendio consentiva una vita agiata; per un figlio, rimandarono più avanti la decisione; per il momento, in regime di separazione dei beni e dei conti, fu Roberto a caricarsi il peso dell’acquisto dell’appartamento in cui vivevano.
I primi tre anni di matrimonio passarono come una ventata di lussuria; sull’onda dei rapporti stabiliti nel fidanzamento e godendo di una certa serenità, copulavano alla grande, comunque, dovunque e quando gliene veniva l’estro; certi giorni, facevano sesso sin dal risveglio, nell’incontro alla sosta del pranzo e tutta la sera, come mandrilli scatenati; Rossella si lanciava nelle manovre più spericolate per prenderlo dappertutto, con gioia, per ore; i giorni festivi, era sesso a go go.
Per il quarto capodanno del loro matrimonio, parteciparono a un veglione organizzato in un albergo cittadino, nel quale lei trovò un collega che più volte l’aveva pressata perché si concedesse il piccolo lusso di almeno un cornetto al marito di cui parlava con tanto entusiasmo; complice forse anche qualche bicchiere di vino, Rossella non riuscì, quella volta, a resistere al fascino del bel ragazzo, convinta che fosse un gioco innocuo.
Lui la ‘lavorò’ per benino, ballando allacciati una serie di lenti; le fece sentire tra le cosce la mazza ritta da fare paura, le alitò lussurioso sul collo e nell’orecchio, sfiorò più volte le labbra con le sue; Rossella cedette progressivamente ed evidentemente; quando lui, alla fine dei lenti, la prese per mano e la guidò in giardino, si lasciò portare docilmente, vagamente rendendosi conto che cominciava il tradimento al suo uomo.
Quando l’altro, nell’angolo più buio del porticato che circondava il prato, la strinse appassionatamente e l’avvolse in un bacio di rara sensualità, si lasciò andare e ingaggiò il duello di lingue più saporito possibile; sentì la mano di lui che ravanava sotto la minigonna, spostava il perizoma e faceva penetrare il medio in vagina; una vampata di desiderio le bruciò le facoltà mentali; quando Saverio aprì la patta e le depositò l’asta in mano, la strinse vogliosa.
Non era niente di eccezionale, quel fallo, decisamente più piccolo di quello che trovava quotidianamente tra le gambe di suo marito; ma l’eccitazione per la serata, l’alcool e l’indubbio fascino della situazione trasgressiva le suggerirono una masturbazione sapiente ed efficace; senza che neppure se ne rendesse conto, il collega, dopo pochi abili colpi di mano, spruzzò una violenta eiaculazione che lei diresse a terra; mentre restavano incollati per le bocche e con le lingue, godette masturbandosi.
“Spero che sia solo un piccolo antipasto!”
Le sussurrò lui mentre si ricomponevano e tornavano in sala; con sottile perfidia, lei andò direttamente da suo marito e lo baciò sule labbra, quasi a farsi perdonare il primo tradimento; non gliene parlò e si sentì quasi galvanizzata per l’avventura estemporanea; era stata sleale, ma si perdonava di quanto era accaduto e di quello che ne sarebbe conseguito, come sapeva perfettamente.
Difatti, Saverio non aspettò per tornare alla carica; non appena ripresero il lavoro, nella sosta per pranzo, la contattò al posto di ristoro e le chiese di seguirlo; non fece nessuna obiezione e gli andò dietro fino ai bagni; lui aprì quello per disabili, più ampio e attrezzato, e le fece segno di entrare; chiusa la porta alle loro spalle, la avvolse nel bacio lussurioso che lei aveva già sperimentato; presa dalla libidine, ricambiò con la stessa lussuria.
Le mani di lui cominciarono a svariare sul suo corpo; le afferrò i seni, prima da sopra il vestito, poi facendole scivolare dentro la camicetta sbottonata; afferrò i capezzoli e li tormentò tra le dita, mente continuava a divorarle le labbra succhiando come un’idrovora e le perlustrava la bocca con la lingua puntuta; lei aprì la patta, infilò una mano e afferrò la mazza che sentiva viva e palpitante; provò un piacere nuovo e strano, sentendola crescere nel palmo.
Lui fermò il movimento di masturbazione, infilò una mano sotto la gonna la sollevò fino alla vita e si impadronì delle natiche; con l’altra, afferrò la vulva e infilò il medio in vagina; lei ebbe un primo orgasmo squassante; la fece ruotare nel suo abbraccio e, quando l’ebbe di schiena davanti a se, la spinse a piegarsi in avanti, con le mani sulla tazza del water; la penetrò da dietro, sfruttando la lubrificazione che gli umori vaginali avevano ampiamente realizzato; entrò fino alla testa dell’utero.
Rossella provò un perverso piacere a sentire l’asta che attraversava il canale vaginale; attivò i muscoli per avere il massimo godimento e si prese con gioia le spinte che lui imponeva per copulare a pecorina; non ne servirono molte; lui era sovreccitato dalla gioia di possederla finalmente in vagina; il tempo era limitato perché chiunque poteva sorprenderli; lei era felice dell’emozione nuova e aspettava solo lo spruzzo dello sperma contro l’utero.
Arrivò all’improvviso senza che nemmeno lui si preoccupasse di chiedere se fosse protetta; neppure lei se ne preoccupò perché prendeva la pillola e Roberto la riempiva assai spesso; contava solo, a quel punto, il piacere di sentire lo spruzzo che aspettava; si morse le mani per non urlare, ma gemette a lungo; lui si ritirò frettolosamente e rinfoderò il sesso senza curarsi di pulire; neanche lei si preoccupò dell’intimo e lasciò che lo sperma scivolasse via, in parte fermato dal perizoma.
Uscirono riassettandosi, preoccupati di non essere visti; mentre rientravano nei ranghi, lui le suggerì di organizzarsi per incontrarsi in condizioni di maggiore serenità; gli obiettò che, almeno di quello, poteva occuparsi lui; per l’intero pomeriggio si tenne addosso il perizoma grondante e lo sperma secco tra le cosce; tentò poco dopo di darsi una pulita con salviette umidificate che aveva in borsa, ma i risultati furono scarsi.
Arrivata a casa, si precipitò in bagno per un indispensabile bidè; lasciò le mutandine nella cesta dell’usato e si precipitò a salutare suo marito, già cupo in volto per come era corsa in bagno senza salutarlo; mentre lei si precipitava ai fornelli, forse per farsi perdonare il tradimento, lui andò in bagno; tornò fuori col perizoma impregnato di sperma e lo poggiò su una sedia.
“Se c’è qualcosa che devi dirmi, forse è meglio parlare subito … “
“Cosa vuoi che ti racconti? Quante pratiche ho svolto?”
“Forse basterebbe che parlassi di una; se taci, potrebbero precipitare molte cose … “
“Sembri paranoico; di che dovrei parlarti?”
“Per esempio, del tuo perizoma pieno di sperma … “
“Ma quale sperma? Ho qualche piccola perdita … “
Lui tacque ma Rossella ebbe la sensazione che, proprio in quel momento, qualcosa si rompesse; non volle farsene un problema; se fosse arrivato a scoprire la verità, avrebbe affrontato la situazione; per ora restava che aveva goduto e non consentiva a un caprone di censurare le sue scelte.
La conseguenza fu che prese a ingannare puntualmente e determinatamente il marito; la settimana seguente, Saverio la avvertì che il mercoledì avevano pomeriggio libero perché si era inventato un impegno a cui l’aveva associata; uscirono per la sosta pranzo ma non si unirono agli altri in mensa; salirono sulla macchina di lui che la portò poco fuori città, in un posto molto pittoresco dove consumarono in fretta un po’ di cibo e subito dopo si precipitarono nella camera che lui aveva prenotato.
Non c’era sentimento di sorta, in quella loro fuga; il sesso era l’unico obiettivo; e lui dimostrò di avere in mente solo quello; erano appena entrati che già la stava baciando con passione e la stava spogliando; senza dirsi una parola, lei si trovò coi seni al vento e lui col torace in mostra; Saverio le leccò e succhiò a lungo i capezzoli, pratica che Rossella amava particolarmente; si sentì sdilinquire mentre lui le succhiava l’anima dai seni; si lasciò andare sul letto e lo tirò su di se, con la bocca appiccicata al seno.
Si lasciò leccare, mordicchiare, succhiare, titillare su tutte le mammelle godendo senza interruzione e versando fiumi di orgasmo che inondavano il perizoma presto inservibile; lo ruotò sotto di se e fu lei ad attaccarsi al suo torace; si fiondò con la bocca sui capezzoli e li divorò a lungo, mentre adattava il fallo durissimo alla vulva e godeva sfregando il clitoride sull’asta; leccò dolcemente il petto fino al limite della cintura dei pantaloni, che aprì per abbassarli.
Quando il sesso sbucò dal boxer, lui si levò in piedi a fianco al letto, sfilò insieme pantalone, boxer e calzini ed offrì l’asta a lei che, seduta sul bordo del letto, prese la mazza a due mani e l’ammirò estasiata; mentre teneva in una mano i testicoli e nell’altra l’asta, andò con la lingua a lambire il meato per raccogliere in punta una goccia di preorgasmo; passò la lingua su tutta la grossa cappella di cui gustò la consistenza serica.
Strinse le labbra e si lasciò penetrare lentamente, forzando la bocca per far sentire a lui il piacere della violazione; spalancò di colpo le labbra e l’asta penetrò per una parte nella cavità orale; abituata a quei giochetti col fallo di suo marito, assai più consistente, non ebbe difficoltà a controllarlo tra lingua e palato; quando lui con un colpo di reni spinse la punta verso l’ugola, lo lasciò fare fino ad un accenno di soffocone; poi afferrò l’asta fuori dalle labbra e lo lasciò copulare in bocca.
Si rese conto in quel momento di quale perversione raggiungesse facendo quel che Roberto le aveva insegnato; odiò suo marito e lo maledisse, non sapeva perché, e si lanciò a copulare da esperta prostituta; tirò avanti la fellazione oltre ogni limite, interrompendo e riprendendo, cambiando e alternando i movimenti con la lingua, col palato, con le guance finché il partner non dimostrò apertamente di soffrire quel lungo tormento a cui lo sottoponeva.
Saverio si riscosse dalla condizione di subalternità a cui lei lo conduceva; le sfilò la mazza dalla bocca, prendendola per le tempie, e la rovesciò supina su letto; le sfilò la gonna e le calze che accompagnò delicatamente accarezzando cosce, gambe e piedi con lussuriosi movimenti che stimolavano continuamente il piacere di lei; afferrò quindi sui fianchi il laccetto del perizoma e lo fece scivolare via; per la prima volta ammirò la sua vulva rasata, gonfia e rorida nello splendore del corpo statuario.
Abbassò la testa fra le cosce di lei e raggiunse le grandi labbra che leccò e succhiò golosamente; lei continuava a godere, a gemere e a secernere umori di orgasmo che lui sentiva gradevolmente in bocca; quando passò la lingua sulle piccole labbra, lei ebbe un dolce fremito; gli prese la testa e lo guidò ad aprire l’accesso al clitoride; lo prese tra le labbra e lo succhiò a lungo, lo morse delicatamente e lei urlò.
Si godettero entrambi il cunnilinguo per molti minuti; ma la voglia di sentire il sesso in vagina mordeva tutti e due; Rossella si sganciò, si spostò al centro del letto e si stese supina con le ginocchia sollevate e divaricate; lui si inginocchiò fra le cosce, prese la mazza e la guidò alla vagina; spinse con forza e fu dentro in un colpo; lei avvertì l’impatto della punta sulla cervice, ma godette semplicemente, visto che non le dava più dolore della penetrazione, anche violenta, del manganello di Roberto.
Erano entrambi sovreccitati; lei gli cinse le reni con le gambe e si abbarbicò a lui per farsi penetrare fino in fondo; la cavalcò per qualche minuto e dovette fermarsi per non esplodere subito; dopo che per quattro volte si vide costretto a frenare l’orgasmo, fu lei a trattenerlo finché non sentì esplodere in vagina l’eiaculazione, che scatenò di riflesso il suo piacere, ancora più forte; urlarono insieme, da farsi sentire in tutto l’edificio.
Si fermarono per qualche minuto per riprendersi dalla fatica; poi lui la fece disporre carponi e la cominciò a ‘lavorare’ da dietro, leccandola lungamente su tutto il perineo e penetrando con la lingua più volte in vagina e nell’ano; Rossella si sentiva adorata e gioiva di quelle lunghe leccate; lui provava infiniti brividi di piacere a sentire le reazioni del suo corpo; in particolare, lo intrigava la rilassatezza dell’ano, che vedeva predisposto ad essere violato, cosa che desiderava più di ogni altra al mondo.
Prima, la montò in vagina; le sensazioni già vissute nel bagno si amplificarono immensamente, mentre la possedeva con forza, tirandola per i seni che aveva afferrato dalle spalle; picchiava come uno stallone su una giumenta e lei corrispondeva con urla gemiti e parolacce all’indirizzo del marito cornuto; Saverio si impedì un nuovo orgasmo perché voleva penetrarla analmente; glielo sussurrò e lei acconsentì; il retto era ben avvezzo a ricevere l’altra mazza; con lui, sarebbe stato un solleticante piacere.
Si era preparato apposta, a quella copula, il suo partner; tirò fuori un tubo di lubrificante e lo fece scorrere sull’ano; con un dito lo spinse nel canale rettale che incontrò ricettivo e pronto; la lubrificò a lungo; lo stesso fece con la sua mazza; la afferrò per i seni, accostò la cappella e spinse; lei sentì il pacco viscerale spostato, l’asta le penetrò nell’intestino e il piacere si espanse fino allo stomaco e al cervello; una lunga cavalcata selvaggia portò i due, dopo un tempo infinito, all’orgasmo.
Stettero a letto per molte ore; Rossella dovette telefonare al marito, decisamente scettico, per avvertirlo che improvvise complicazioni sopravvenute la costringevano a tardare il rientro; la cena era in tavola, quando arrivò per precipitarsi in bagno; lui stava orinando; si sfilò il perizoma e lo gettò nella cesta; si sedette sul bidè e si lavò; lui prese con due dita l’indumento, glielo agitò sotto il naso; senza una parola, lo ripose e andò in tavola.
“Va bene, è inutile recitare; ti ho fatto le corna; pensala come vuoi; l’utero è mio e mi sento libera di me stessa!”
“La libertà non è in discussione; ma sei stata sleale e menzognera; questo non te lo perdono e la pagherai.”
Calò tra loro un silenzio di tomba che li accompagnò per i mesi successivi; Roberto riprese abitudini che lei aveva impedito, reclamando con infantile petulanza attenzione e coccole le sere che lui voleva destinare allo studio; la prima fu riprendere gli studi e avvicinarsi rapidamente alla laurea; non la respinse del tutto e, una volta alla settimana, si concedeva graziosamente alla ‘copula del bancario’ che lei esigeva e che aveva così denominato.
Ma era un rito distratto e svogliato che lei avvertiva inferiore alle copule selvagge che attuava col suo amante nel solito albergo e, assai meno, quelle che le risuonavano nella memoria quando ripensava a primi anni del matrimonio; Rossella non sapeva spiegare nemmeno a se stessa perché si fosse messa per quella china; forse solo un capriccio che lui aveva trasformato in scontro, se voleva continuare a sentirsi giustificata; o, ancora più vero, un rancore sordo perché non le riusciva di imporsi a lui.
Il suo odio cresceva col tempo e con le corna; per umiliarlo, usava una sua carta di credito per pagare l’albergo dove lo cornificava; e sapeva che lui controllava i conti e non aveva difficoltà a stabilire dove quando e come andasse a fare sesso contro ogni principio, logico, morale e legale; ormai, l’andazzo era definito e poteva difendersi solo accusandolo di essere un impotente, cornuto contento e forse omosessuale; ma sapeva di mentire a se stessa, quando lui la sfondava, pur copulando controvoglia.
Al principio dell’estate, la passione per Saverio era evaporata e Rossella si trovò di fronte all’alternativa tra riconciliarsi col marito, ammettendo tutte le colpe, o cercarsi un altro amante che la sbattesse duramente, visto che l’amore l’aveva requisito, per sempre, il marito a cui rimaneva avvinta come l’edera; la soluzione venne dalla breve vacanza, due settimane, che si concessero al mare per luglio.
Poteva essere il momento per parlare con Roberto, chiedere perdono, piangere tutte le sue lacrime per uno stupido capriccio degenerato e arrivare forse a riconciliarsi; ma il demone, che già l’aveva istigata, la spinse ad affrontare il tentativo di chiarimento partendo con un’aperta aggressione, ‘senti, cornuto’; la reazione fu immediata e senza scampo; lui chiuse ogni contatto e a lei non restò che rivolgersi ad uno dei bagnini, il più corteggiato del lido.
Come la volta precedente, cominciò con una masturbazione appassionata dietro la cabine, una sera che erano andati a bere una bibita sulla rotonda; si accorse senza errore che Roberto vide la manovra di accostamento, la fuga al riparo delle strutture balneari, e la masturbazione che lei fece; si convinse che lui godeva a vedersi tradito e si incontrò più volte col maschio che la fece godere a lungo per l’abilità che aveva costruito nella copula.
Di suo marito rilevò solo lunghissime telefonate decisamente d’amore; si convinse che aveva per amante un maschio che lo possedeva analmente; lo derise sulle sue sofferenze perché gli mancava la mazza del suo maschio; arrivò all’estremo di perfidia assicurandogli la sua comprensione e garantendogli che, al ritorno, lo avrebbe fatto montare da uno dei suoi stalloni, quando lo avesse incontrato in sua presenza; non capì l’aria serafica con cui la ignorò.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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