incesto
Amore di mamma 1

19.11.2024 |
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"“Abbiamo avuto in regalo un filmato bellissimo; adesso tu ti siedi sul bordo del letto accanto a me, colleghi la chiavetta e ci gustiamo insieme un film..."
Era semplicemente indicibile, il piacere che mi dava sentire il suo corpo giovane disteso sul mio, con un cazzo di oltre venti centimetri saldamente infisso nella figa, la bocca che cercava la mia e minuziosamente la perlustrava con amore e mi stimolava un piacere liquido che si espandeva nelle nostre bocche, mentre le lingue combattevano uno strano duello fatto di leccate, di risucchi da pompino, di delicate esplorazioni dell’epidermide di tutta la cavità orale.Mi tenevo avvinghiata a lui con tutte le forze; le mie gambe gli stringevano i lombi per impedirgli uscire dal mio corpo, per appiccicare le mie membra alle sue in una stretta da serpente, persino soffocante; gli sussurravo nelle orecchie il mio amore e mi ricambiava con dolcezze infinite che non aveva mai avuto il coraggio di esprimere; sentivo l’amore esplodere da ogni poro e accoglievo con passione i colpi violenti che imponeva al mio ventre col suo che amavo da sempre.
“Maria, sento che sto per venire; mi devo fermare?”
“Noooo!!!! Sei pazzo? Godi, sborrami dentro; sono protetta, prendo la pillola regolarmente; fammi sentire il cazzo che mi esplode nel ventre, ti voglio, tutto, senza limiti!”
Lo spruzzo mi bruciò la facoltà di pensare; l’orgasmo mi fece vedere esplosioni di colori che attraversavano la mente, la figa.
Stavo amando il mio ragazzo come non mi era mai capitato prima; non volevo fare sesso alla ricerca di modi e sensazioni nuove; per ora, volevo sentire che mi apparteneva, che ero sua, che eravamo fusi insieme, che il suo sesso era tornato all’utero da cui era stato espulso quando nacque; perché il ragazzo che mi stava scopando con amore era mio figlio ventenne che rivendicava così il piacere di vivere sua madre anche a letto, con tutta la passione di cui era capace.
Ed io gli stavo donando tutta me stessa, il calore del mio corpo, il piacere di sentirlo vivo in me, insieme alla gioia di tornare a viverlo come la protesi di me che si era staccata venti anni prima; il senso di appartenenza, di interdipendenza, era fortissimo; non stavamo scopando, stavamo rinnovando un patto di amore eterno; stavo finalmente dicendogli, col linguaggio del corpo, che lui era frutto del mio bisogno di amore, era ancora il poppante che mi svuotava le mammelle da piccolo.
Quando succhiava i capezzoli, mi faceva avere orgasmi mai più provati dopo; aspettavo il momento della poppata solo per sentire come si attaccava al seno a ventosa e divorava la mia femminilità per trarne la linfa vitale che lo faceva crescere fino a quell’uomo giovane, appassionato amante, al quale chiedevo ora di esaudire il mio bisogno di ricongiungerci, prima di cominciare a goderci come desideravamo entrambi percorrendo i sentieri dell’amore e del sesso.
“Luca sono felice; tu come stai?”
“Ho visto gli angeli del paradiso; mi sono sentito totalmente tuo e ti ho vissuta finalmente come veramente mia; non so pensare nessun altro modo per tornare da te, nel tuo corpo; nessuna esitazione, nessuna paura, nessun senso di colpa o di peccato; ho dato e preso amore; adesso sono in pace con me stesso.”
“Vuoi che ci fermiamo qui, amore mio? Può bastare a compensare il tuo dolore?”
“Nessun dolore, Maria; non mi interessa più adesso, perché ci siamo arrivati; so che questo desideravo, sentirmi completamente immerso in te e sapere che anche tu non ti sei mai staccata da me; non sono sazio dell’amore che ci siamo dati; voglio che mi fai percorrere tutti i passaggi, i sentieri, i valichi, gli spazi dell’amore e del sesso; voglio ancora sentirti urlare di piacere e voglio urlarti il mio; poi, dopo, forse ci occuperemo del domani; adesso fammi conoscere tutto l’amore che sai.”
Sciolsi il nodo che coi piedi avevo intrecciato dietro la schiena, allentai la presa sui fianchi e lo lasciai scivolare dolcemente al mio fianco; seguivo il corpo con le mani stringendo le natiche sode e dolci da carezzare, titillando i capezzoli duri di piacere e di voglia; appoggiai la mano sul cazzo barzotto e lo trattenni così, delicatamente, anche quando si stese supino accanto a me, a sua volta mi strizzò un poco un capezzolo dandomi nuovi brividi e poggiò la mano sulla vulva a trattenere l’orgasmo.
Ci girammo di lato e le bocche si incontrarono ancora in un bacio di estrema sensualità; le mani si mossero a titillare, masturbare, eccitare i sessi ancora languidi di piacere; il cazzo si agitò e riprese lentamente vigore, ma anche la figa palpitava e cercava la penetrazione delle dita che la stavano stimolando; gli presi la testa e la spostai sul mio inguine; intuì il mio desiderio e si abbassò tra le cosce a cercare, con la lingua, la vagina; mi ribaltai su di lui e presi tra le labbra il cazzo.
Demmo il via al più languido e saporoso 69; a gesti e con poche parole gli imponevo di leccare, succhiare e titillare tutto il sesso, dal pube all’osso sacro; quando gli imponevo di fermarsi ero io a farmi penetrare il cazzo fino all’ugola, sfidando qualche conato di vomito o principio di soffocamento.
“Che culo meraviglioso hai! Sei bellissima anche sotto, non solo sopra e nel viso; ti amo!”
Non sapevo dire quanto mi lusingassero i complimenti, anche quelli un poco volgari; mi dedicavo al pompino con una foga ed un entusiasmo che mi riportavano con la memoria alla mia adolescenza, quando la bocca era il percorso più opportuno per strappare la sborra dai cazzetti, poco più che piselli, che potevo succhiare nei cessi della scuola; o poco più avanti, dai cazzi già ben definiti di cui facevamo incetta nelle serate in spiaggia tra ormoni impazziti ed amori estivi.
In quel momento, con lo scettro meraviglioso di mio figlio a mia disposizione, ritrovavo nella sua passione quella che aveva accompagnato la mia crescita; sentivo quasi di guidare lui nella conoscenza del sesso mentre mi lasciavo andare con libidinoso trasporto al piacere di sentire in bocca la consistenza serica della sua cappella o gli strappavo gemiti di intenso piacere succhiando l’asta e scopandomi in bocca nel lussurioso vai e vieni dalla gola.
Luca era in estasi; dovetti strizzargli i coglioni un paio di volte, quando sentii che stava per sborrare; non volevo che concludesse prima che gli avessi offerto tutta me stessa; a quel punto, volevo ancora sentirlo nel ventre, ma stavolta dall’ingresso posteriore; mi preparavo a farmi inculare con forza dal cazzo che amavo al di sopra di ogni cosa al mondo; non glielo dissi, ma feci in modo da portarlo al piacere anale.
Mi sganciai dal sessantanove e mi sistemai carponi sul letto; gli feci cenno di andarmi dietro e di leccarmi da lì; la goduria salì al settimo cielo, quando avvertii la lingua che passava a spatola dalla figa al culo, penetrando i due buchi; avvertii fisicamente lo stupore lussurioso di lui quando si rese conto che il buchetto reagiva lasciandosi penetrare e cercando, anzi, la penetrazione perché per me l’inculata era l’apice di un amplesso ben fatto; gli suggerii di prendere in bagno il lubrificante.
All’inizio era naturalmente incerto e imbarazzato.
“Non pratichi sesso anale con la tua ragazza?”
“Sì; è stata la prima cosa che mi ha lasciato fare; lei ama molto farlo; sono certo che anche da tuo marito si è fatta sfondare per bene e, da quel che dice, lui deve avere un bel cazzo … “
“Non c’è male, ma di certo non è come il tuo; o forse io, questo, lo amo di più perché lo sento mio; comunque stiano le cose, se sai come si fa, non avere esitazioni; mi piace prenderlo nel culo e lo faccio assai più spesso di quanto tu creda; non è così stretto come ti appare, solo muscoli che recuperano facilmente; ma, con la passione che ho per te, stai pure certo che si dilaterà fino a farti entrare direttamente nell’intestino … “
Seguendo le parole, mi dilatavo volutamente lo spacco fra le natiche per dargli il massimo accesso all’ano; sentii che mi leccava accuratamente il buchetto e lo titillava dolcemente, prima con uno, poi con due e infine, sollecitato da me, con tre dita a cuneo; finalmente avvertii la consistenza della cappella sull’ano e sospirai di piacere pregustando l’inculata; spinsi indietro il corpo per accentuare subito la penetrazione nello sfintere, dove sapevo che avrei avuto qualche fastidio.
Sentii le sue mani che naturalmente mi artigliavano le anche e feci ancora pressione sui glutei per aprire le natiche alla penetrazione; la spinta contro lo sfintere per forzare il muscolo più resistente fu accompagnata da un mio gemito di piacere a nascondere il leggero dolore che la violazione mi aveva procurato; fu dolcissimo e mi accarezzò lungamente le natiche prima di afferrare le anche e tirare con forza il culo contro il ventre; sentii la mazza grossa e dura entrare fino all’intestino.
L’utero, stimolato da dietro, reagì con fitte di goduria che accompagnai con lussuriosi gemiti di piacere; quando si scatenò la sua libidine, sentii netto il rumore tipico del ventre contro il culo e il colpo dei coglioni che picchiavano sulla figa; per me era piacere totale ed ero certa che anche per lui il suono e i colpi duri contro pube e ano erano fonte di grande libidine; la mazza sembrava diventare ancora più grossa e dura mentre scivolava più liberamente nel retto.
Sentii che mi scopava alla grande, preso anche lui nel vortice della libidine che ci aveva afferrato; l’esplosione della sborrata nel culo fu di una forza emotiva straordinaria; lui piantava sempre più duramente il ventre contro le natiche ed io registravo un piacere nuovo ad ogni spruzzo che si scaricava dentro; ebbi un orgasmo che non esitai a definire anale visto che non sapevo più da dove mi esplodesse il godimento immenso che mi travolse.
Stavo per cadere bocconi sul letto, quasi priva di forze; mi arrangiai a sostenermi a lui in qualche modo e scivolai dolcemente sul lenzuolo, portandomelo dietro attenta a non far uscire di colpo il cazzo dal culo; sapevo che sarebbe stato doloroso; quando fui totalmente distesa, lui si appoggiò sulla schiena, lasciando che il cazzo scemasse di potenza ancora dentro; lo sentii svuotare lentamente fino a diventare un organo barzotto, quasi moscio; allora, spinsi come per evacuare e mi liberai.
Si scavallò e mi giacque a fianco; usò la mano sinistra per carezzarmi i capelli in un gesto di affetto che mi illanguidì; presi la mano e la baciai sul palmo sensualmente; mi chiese come mi sentivo; lo rassicurai che tutto era stato meraviglioso e che avevo goduto molto di prenderlo in me dall’ingresso posteriore, quasi una consacrazione della reciproca totale devozione; teneramente si chinò a baciarmi sulla nuca; risposi carezzando la sua mano.
“Maria, cosa pensi di fare, adesso?”
“Hai chiesto di percorrere tutti i sentieri dell’amore, mi pare; abbiamo assaggiato solo la figa e il culo; io voglio ancora succhiare il tuo cazzo amatissimo; voglio sentire in bocca il sapore della tua sborra che è mia di diritto; voglio farti godere tra le tette che sembrano cresciute a questo scopo; voglio sentire la tua bocca che, sui capezzoli, mi fa godere fino a scoppiare di orgasmo; amore mio, ci sono ancora molte cose che dobbiamo assaggiare.
Per ora, ci riposiamo e recuperiamo dalla sborrata gigantesca che ci siamo fatti; poi andremo in bagno per rinfrescarci un poco; se ti va, andiamo insieme e ci laviamo insieme, per titillarci ancora e godere; quando saremo asciutti, torneremo a letto e ricominceremo per fare quello che ancora desideriamo; se alla fine saremo troppo stanchi, dormiremo anche un poco finalmente abbracciati come sogno da anni.”
“Come la metti con tuo marito, che entro poco tempo dovrebbe rientrare?”
“Luca, amor mio, perché ti preoccupi? La chiavetta USB è qui sul comodino; appena parla, gli faccio vedere il film e, come in tutti i cineforum, dopo ci sarà il dibattito; ma per lui sarà un processo; e non so quale difesa imposterà; se rompe troppo, lo mando al diavolo, lo caccio da casa e torno single; poi imparerà cosa può fare la rabbia e il dolore di un donna umiliata.”
“Non credi di avere pareggiato l’offesa?”
“Luca, se hai paura, vestiti ed esci; io non gli risparmio un bel niente; non ho pareggiato niente; ho amato, amo e amerò sempre mio figlio, anche col corpo, stavolta, perché mi ci ha condotto lui scopandosi la tua ragazza; al massimo, ho commesso peccato di incesto ma non intendo confessarlo; lui ha commesso un reato di pedofilia, oltre al volgare tradimento in complicità con una puttanella arrapata; se lo porto in tribunale, va anche in galera; non credo che sia così scemo da voler rischiare … “
“Lo sai che mi spiace pensare che il matrimonio possa sfasciarsi per colpa mia … “
“E’ colpa tua se gli piacciono le minorenni? E’ colpa tua, se mi riempie di corna da una vita? E’ colpa tua se non ha saputo tenere il pantalone chiuso neppure con la ragazza che ti ha fatto tanto penare? Per favore, non essere caritatevole; lascia che ognuno si assuma le responsabilità; io ho quella di avere fatto l’amore con te; bada, non mi sono lasciata scopare e non ti ho scopato; ti ho dato e preso amore; ho fatto rientrare per poco nell’utero il cazzo di cui ti avevo fornito alla nascita.
Non ho sperperato in giro l’amore che dovevo a mio marito; l’ho riversato su un figlio che amo più di me stessa; forse non lo faremo più, perché la voglia è soddisfatta e posso tornare a darti l’amore materno senza implicazioni sessuali; ma questo momento di fusione totale lo dovevo, a me prima che a te; lui ha calpestato tutto, amore paterno, amore coniugale, buonsenso e rispetto della legge; se si sente offeso, chieda la separazione; il mio stipendio è sufficiente per noi due.”
“Perché dici che non lo faremo più? Io sono felice di fare l’amore con te.”
“Perché una volta non è reato; ma è peccato ed è stata follia; se avviamo una relazione incestuosa, non solo siamo folli, ma ci avviamo su una strada senza uscita e senza ritorno; non possiamo scegliere di finire randagi, in fuga, evitando tutti per non essere additati al pubblico giudizio; meglio goderci l’amore di un momento e conservarlo nel cuore … “
“E se ti dicessi che il mio amore per te adesso è tracimato definitivamente nella passione fisica?”
“Ti potrei solo suggerire di tornare alle pratiche che negli ultimi quattro o cinque anni hanno segnato la tua sessualità; masturbati, consumati gli occhi e le mani con le seghe infinite che scaricavi sui miei slip; meglio ancora, però, sarebbe che trovassi una ragazza un poco migliore di Susanna della quale innamorarti e con cui costruire una storia.”
“Credi possibile trovare oggi una ragazza non depravata dalla prima adolescenza?”
“Amore mio, non fare domande a cui è impossibile rispondere; io so che più di venti anni fa, quando già tutte le amiche si erano fatte sverginare davanti e dietro, sopra e sotto, io avevo ancora me stessa, quasi pura, da offrire a quel caprone che si prese il culo, la figa, la bocca, il seno, le mani, tutto quello che era ancora quasi intatto.
Sarà stato forse perché, a quel tempo, ero la ‘verginella’ perché considerata bruttina, poco interessante, troppo giudiziosa e troppo studiosa, per entrare nel mirino dei tanti presunti latin lover che bazzicavano i bar, le discoteche, i pub e le scuole; quando quel marpione di tuo padre riuscì a vedere, e poi a sentire, sotto gli abiti trasandati e fuori moda che razza di corpo avevo, non mi mollò e gli diedi tutto quello che nessun’altra avrebbe potuto dargli.
Se tu conosci una ‘verginella’ della stessa fatta, prova a fare altrettanto; vai a capire se anche tu non possa individuare, tra i cocci di bottiglia, il diamante che tutti hanno disprezzato e, ripulendolo a dovere, non ti riesca di scoprire chi merita davvero l’amore, quello che regge per almeno vent’anni, nonostante il carattere di caprone che, recentemente, ha rivelato tuo padre, che dio lo strafulmini per il male che mi sta facendo e che fa al nostro matrimonio!”
“Io ho ancora voglia di te; adesso che mi hai detto che è l’unica volta che posso amarti, non ti lascerò in pace fino a che uno di noi due non morirà per eccesso di amore!”
“Non ho detto che oggi e mai più; ho detto che non voglio avviare una relazione incestuosa dagli esiti pericolosi; se tuo padre capisce la lezione e scende a più miti consigli, è chiaro che non avrò voglia di tradirlo, perché non l’ho mai fatto, non appartiene al mio costume di vita; se però decidiamo per la separazione, potrei avere bisogno del calore di un uomo che amo e, se non avrai trovato una ragazza che ti riempia il cuore, non esiterei a chiederti di darmi amore e calore.
Per ora, pensiamo a amarci come è bello e sano; poi parleremo di futuro, dopo che avremo affrontato tuo padre e le sue presunzioni; temo che non sarà una lotta facile, se conosco il mio ineffabile consorte … “
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Carlo, funzionario di banca, quarantatré anni, da venti sposato con me, con un figlio di venti anni, Luca, che frequentava la facoltà di Legge nella locale Università, uscì come ogni pomeriggio dal lavoro e si diresse a casa; non aveva particolari problemi perché la sua vita scorreva su binari ormai consolidati da anni di esperienza e nessuno scarto, come in tutti i binari che si rispettino, sembrava presentarsi all’orizzonte di una vita quasi piatta.
Dopo il matrimonio, era stato sempre così e, progressivamente, si era adagiato in quella situazione di stallo a cui io mi ero adeguata assai facilmente, fino a costruire una sorta di nicchia di benessere fatta di un reddito medio alto, perché con la mia attività di commercialista avevo un attivo di bilancio alto, quando c’erano determinate scadenze o quando entravano clienti particolari; esserci sposati particolarmente giovani ci aveva segnati, ma in fondo vivevamo bene.
Lui talvolta, anzi spesso, era attratto da ipotesi nuove; specialmente le ragazzine, particolarmente vivaci in quel momento storico di trasformazione, lo attiravano come il miele le mosche; aveva avuto occasione di scoparne molte, nei bagni dei bar dove si incontravano e dove avevano ormai radicato il costume di veloci scopate a pecorina, inculate o pompini anche con uomini mai frequentati prima, purché habitué del locale e quindi garantiti per molti aspetti.
L’ultima occasione era stata abbastanza particolare perché aveva a protagonista la ragazza di suo figlio, Susanna, una diciassettenne ardimentosa, arrogante e vagamente ninfomane, che lo aveva incastrato per fargli un succulento pompino nel bagno di un pub frequentato da studenti universitari e liceali ansiosi di entrare nel sistema dei compagni ‘maggiori’, ma sopratutto nella gara al record delle scopate che li agitava.
Carlo si era più volte domandato, prima di stuzzicare e farsi trascinare dalla ragazza , come mai suo figlio fosse stato così ingenuo da lasciarsi abbindolare da una puttanella decisamente navigata; la ragazza era innegabilmente bella e ben carrozzata; peccato per le tette non molto sviluppate, ma che si armonizzavano bene col corpo acerbo da Lolita che esibiva ed offriva molto volentieri; era quello che forse aveva fregato Luca.
Ma Carlo non aveva nessun interesse a capire suo figlio; più importante era scoparsi la ragazzina che dimostrava grande vivacità di iniziativa; dopo la prima volta, che si era fatto quasi trascinare e aveva quasi subito il meraviglioso pompino, andò espressamente a cercarla e, accordatosi col gestore, se la portò in un magazzino dove per un paio d’ore la scopò in tutti i buchi, puntualmente spanati e sfondati, e si godette la meravigliosa bocca da idrovora.
Quello che non poteva sapere era che un gruppo di ragazzi, abituali frequentatori del locale, decisamente sfigati e repressi, avevano organizzato un sistema di riprese clandestine proprio in quel magazzino per ricavarne dei video su cui masturbarsi; Susanna era, ovviamente, il soggetto preferito; e la scopata con Carlo fu ‘immortalata’ in una chiavetta USB; quando però esaminarono la ripresa, furono colti dal panico.
Il reato che veniva commesso, di pedofilia, se fosse finito sotto gli occhi della polizia, poteva innescare indagini pericolose per chi effettuava riprese clandestine; una volta riconosciuto il padre del loro amico Luca, stabilirono concordemente di dare solo a lui la chiavetta, visto che erano coinvolti sia suo padre che la sua ragazza, e di dimenticare l’incidente; Luca, di fronte alle scene esplicite di amplessi violenti tra il padre e la sua ragazza ne parlò con me, sua madre, essendomi visceralmente legato.
Accolsi l’informazione con profondo dolore per l’umiliazione che i due avevano imposto a mio figlio, che amavo al di sopra di ogni cosa al mondo, ma che offendeva anche me direttamente; superato l’impeto della rabbia iniziale, che mi avrebbe suggerito di consegnare il video alla polizia e far chiamare mio marito alle sue responsabilità per seduzione di una minore, mi resi conto che la cosa migliore fosse rendere pan per focaccia e ricambiare l’oltraggio.
Da almeno cinque anni sapevo che mio figlio si masturbava pensando a me e alle mie scopate con suo padre; quasi quotidianamente, trovavo i miei slip nella cesta dei panni da lavare coperti dallo sperma di mio figlio che si masturbava per me; ma anche io, nelle stesse occasioni ed in altri momenti imprevedibili, mi ero trovata a sognare ad occhi aperti di prendere in mano quel gran bel cazzo, che avevo spesso intravisto spiandolo, e di farmi penetrare fino a sfondarmi l’utero.
Non fu facile travolgere la strenua resistenza di un figlio spaventato dall’idea stessa dell’incesto; come dio volle, lo convinsi e me lo portai a letto; stavamo ancora scopando, quando Carlo rientrò a casa; ma avevamo determinatamente scelto di portare il rapporto fino all’estremo perché lui ci cogliesse mentre scopavamo; la chiavetta USB, deposta sul comodino dalla mia parte, era pronta per scatenare una vera e propria guerra.
Carlo si mosse come era abituato; depose sull’attaccapanni all’ingresso il soprabito, si liberò in salotto della giacca e si diresse alla camera, unico punto, nel silenzio generale, da cui provenissero segni di vita; a mano a mano che si accostava, i rumori rivelavano un’attività decisamente sessuale e Carlo si rabbuiò, domandandosi con chi Maria stesse tradendolo; quando spalancò la porta, per poco non gli prese un coccolone.
Ero stesa supina, le gambe divaricate e le ginocchia tirate in alto, a spalancare l’accesso alla figa; tra le mie cosce, Luca si muoveva ritmicamente a scoparmi con intensità e voglia; i miei gemiti e i suoi grugniti riempivano la stanza e forse l’appartamento; io mi sentivo completamente aperta e trattenevo per le natiche il maschio che mi scopava, quasi temessi di perderlo; all’urlo di mio marito, mi sporsi di fianco e gli imposi col dito il silenzio.
“Che cazzo state facendo?!?!?!”
“Sta zitto, porco; non ti azzardare ad alzare la voce con me! … Prendi il tablet, imbecille!”
Per la prima volta, dopo venti anni di matrimonio e venticinque circa di conoscenza, usavo, nei confronti di uno che si considerava maschio alfa e che forse non era nemmeno beta, un tono imperioso e deciso.
“Ma che cazzo … “
“PRENDI IL TABLET, STRONZO, E SIEDITI SUL LETTO ACCANTO A ME!”
Forse il tono imperioso lo impressionò; forse un senso di colpa lo assalì; sta di fatto che si allontanò verso il salotto e tornò poi portando il tablet già avviato; mentre Luca, rivelando all’improvviso un aplomb inaspettato, mi continuava a martellare alla missionaria, io gli carezzavo la testa e la nuca, gli sussurravo dolcezze e gemevo dei brividi di piacere che mi regalava ad ogni affondo; passai la chiavetta a mio marito e tornai a dedicarmi a mio figlio con amore di madre e di amante appassionata.
“Abbiamo avuto in regalo un filmato bellissimo; adesso tu ti siedi sul bordo del letto accanto a me, colleghi la chiavetta e ci gustiamo insieme un film affascinante e molto istruttivo; se tenti di interromperlo o di scappare, te ne vai dalla mia casa, non ci metti più piede e il film arriva diretto alla polizia che lo troverà molto interessante … “
Qualcosa forse gli balenava già in testa, perché di colpo si acquietò e sedette silenzioso, quasi a capo basso; partì la registrazione e la prima immagine era un primissimo piano dei loro visi inconfondibili, uniti in un bacio lussurioso; si vedeva chiaro il gioco delle lingue intrecciate.
“Ti piacciono molto le teen agers, vero? Peccato che in Italia questo si chiami pedofilia o, se preferisci, seduzione di minore, reato che prevede pene assai severe e una lunga detenzione … Come bacia la puttanella? Meglio di me? Immagino di sì, dalle smorfie di piacere che fai ... Ti stava già maneggiando il cazzo o ci sarebbe arrivata dopo? … Luca, amore mio, non insistere; con questo coglione tra i piedi, non ti riuscirebbe mai di sborrarmi in figa; succhiami i capezzoli, amore, mi piace da morire …
Stronzo, vedi che mio figlio sa scopare meravigliosamente ed ha un gran bel cazzo? E’ la puttanella che ti ha affascinato che non sarebbe soddisfatta neanche da un asino; lui ha perso la testa, come qualunque ragazzo; ma lei è una troia degna solo di caproni come te; ma forse dovrei mandarvi qualche bottiglia di vino, perché questo video mi ha dato motivo di aprirmi con mio figlio, anche di cosce se è quello che stai pensando; peccato che io ami mio figlio e voi non provate niente l’uno per l’altro.”
I due nel video si erano mossi e lui le aveva aperto la camicetta e si era abbassato a prendere in bocca, uno per volta, i bottoncini che segnavano i minuscoli capezzoli appena evidenti sul seno piccolo, forse una seconda taglia.
“Non è gran che, a seno; hai cambiato gusti? Luca, ti piace il mio seno, provi piacere a succhiare i miei capezzoli?”
“Maria, tu non hai un seno, tu hai qui la centrale dell’amore, del sesso, della lussuria, tu in queste meravigliose tette riassumi mia madre che poppavo per diventare uomo, l’amante che ho sempre sognato e la donna che amo da morire; adoro succhiare i tuoi capezzoli; mi sembra di avere in bocca ciliege, fragole e frutti di un meraviglioso bosco incantato; non mi stancherei di palpare le mammelle, di succhiare i capezzoli, di raccogliere dalla figa gli umori dell’orgasmo … “
Carlo era diventato blu dalla rabbia, dalla vergogna, dall’umiliazione.
“Vi ho fatto male, vi ho mortificato; ma non sono arrivato a questo punto di cinismo; mi stai tormentando … “
“Ho capito; allora spegni ed io continuerò la visione col Commissario di Polizia; lo sapevi che la puttana ha solo diciassette anni? La legge non è dolce con i pedofili, anche se si tratta di una sporca ninfomane … “
Stava veramente male e vacillava a mano a mano che scorrevano le immagini di lei che si piegava a novanta gradi e si dedicava con lingua esperta al cazzo.
“Guarda che puttana; lecca le palle con l’abilità di una che lo fa da anni; ma forse lo ha imparato in fasce; vedi, arriva a prendertele in bocca una per una; scommetto che quando la sentivi tra le cosce neppure te ne rendevi conto; tu non sai neppure cosa fai, quando scopi; ti basta spingere dentro e fuori, vero, povero vecchio rincoglionito che ha bisogno di sangue giovane per illudersi di farcela ancora? Le milf, le tardone, le donne vere non ti interessano più.
Quelle le lasci di scarto a tuo figlio che come amante vale assai più di te; senti come mi fa godere succhiandomi la figa? … Luca, leccami, fammi godere, voglio spruzzarti in bocca il piacere; non reagire male, ti piacerà come a me è piaciuta la sborra che ti ho fatto versare in bocca quando ti ho succhiato prima … Ecco, così … sì, amore, sì … ti sto sborrando in faccia … ti amo … Ti amo!”
“Maria, ti prego, in ginocchio se vuoi; devo proprio bere il calice fino alla fine? E’ chiaro che ho sbagliato; è evidente che vi abbiamo fatti cornuti tutti ed due; so che non vuoi concedere remissione; mi dici cosa vuoi senza farmi sorbire coi tuoi commenti per tutta la scopata? Porta il video alla polizia, andrò in galera, ma ci andrete anche voi per avere violato la privacy, vedrai … “
“Sei vile, imbecille e squallido; il filmato lo abbiamo ricevuto sul telefonino; chi l’ha girato ne ha tutto il diritto; non vedi che è il magazzino del bar dove vai a caccia di ninfette per tirarti su e sfidare la deprecata vecchiaia? Il proprietario ha tutto il diritto di tenere sotto controllo il magazzino; anzi, diventi anche violatore di uno spazio privato se si scopre la location; sei fottuto, povero vecchio stronzo; non è il mio Luca ad essersi fatto irretire dalla puttanella, sei tu che riveli tutta la tua debolezza di sciacallo alla ricerca di prede deboli per sentirsi leone … “
Ero persino stanca di massacrarlo; ma non desistevo dal desiderio di fargli ammirare le sue gesta; mi dedicai a mio figlio e lo misi sotto; incollai la bocca alla sua e, fino a che il respiro ce lo concedette, lo baciai con la furia di una Erinni passandogli la lingua in tutta la bocca; catturai la sua e la succhiai come un piccolo cazzo; sentivo che si eccitava e sistemai il cazzo, duro come un palo di cemento, fra le cosce, rasente la figa; sentivo che gli piaceva e muovevo i muscoli per titillarlo.
La ragazza del video aveva intensificato la sua azione; aveva tirato fuori dai pantaloni il cazzo di Carlo, di cui conoscevo benissimo la consistenza e la grossezza, e aveva cominciato a succhiarlo dalle palle fino alla cappella, passando più volte lussuriosamente e golosamente la lingua su tutta l’asta; di colpo, lo fece sprofondare in gola e si vedeva benissimo, dalle smorfie, che godeva come una scimmia ma doveva anche combattere con la mole dell’asta che le ingombrava la bocca fino alla gola.
“Però!!! … per essere una ragazzina ha una gola bella profonda, è riuscita in un colpo a prendersi dentro il tuo cazzo che non è un pisellino; ti ha fatto godere molto?”
“Luca, scusami; quando Maria ti succhia, ha difficoltà ad ingoiare il tuo cazzo che non è un pisellino? Ti fa godere molto? Che razza di domande fai; la ragazza ha fatto molte esperienze e con bestie assai più grosse della mia; è naturale che sia una grande pompinara; tu, invece, che in tutta la vita hai succhiato solo il mio, ti rendi conto di che sberla ti prendi fino in gola, senza badare a niente? Credo che sia assai più notevole quel che fai tu con nostro figlio.”
“Senti, stronzo, io non ho fatto incetta di cazzi; ne ho preso in bocca due, tutti per amore, prima quello del mio ragazzo che poi è diventato mio marito, poi quello che è stato partorito da questo utero e che ho ripreso dentro di me perché mi apparteneva per una legge d’amore; ho messo solo amore sia con te che con Luca; con lui, poi, è stato l’amore materno che è tracimato nel sesso, quando abbiamo visto che ci hai fatto cornuti tutti e due in solo colpo … “
“Senti, Maria, puoi risparmiarmi la visione integrale del video? Ormai il senso della tua accusa è chiaro; io vi ho traditi; voi avete scelto di rendermi pan per focaccia e, anziché tradirmi, vi siete donati reciprocamente perché da anni il vostro desiderio di fare l’amore era evidente; non sono né geloso né invidioso; sono quasi felice di sapere che ho innescato il vostro amore fino a farlo esplodere nelle forme più alte possibili.
Adesso vorrei sapere da te se consideri questo pomeriggio di sesso e d’amore l’inizio di una storia importante dalla quale intendete escludermi; oppure se vi è bastato riconoscervi ed amarvi limitando tutto ad un incontro, per cui mi cacci via dal letto stasera ma poi mi consenti di ricominciare e di ricostituire l’integrità della nostra famiglia conservando nel cuore e in una scatola di ricordi questa esperienza che vedo meravigliosa per voi che la vivete con tanto trasporto.”
“Vuoi dire che ti tiri fuori da ogni responsabilità, dopo che per anni mi hai riempito di corna con minorenni da tribunale?”
“No, amore mio; e non c’è nessuna ironia nella frase; sei ancora e sempre il mio amore vero; ho già riconosciuto di avere colpe enormi; non voglio che tu passi un cancellino su tutto; se credi che meriti ancora punizioni, posso chiederti, per favore di comunicarmelo? Vuoi che divorziamo? Vuoi farmi tante corna quante te ne ho fatto io? O vuoi provare a sotterrare l’ascia di guerra e decidere una pace duratura tra tutti e tre?”
“Ho già detto a Luca che questa esperienze rimarrà un episodio unico e irripetibile, se io e te troveremo una piattaforma di dialogo per ricucire il rapporto; non ho dimenticato e non voglio dimenticare che sei stato tu a sverginarmi dappertutto quando ero adolescente; quello che non avevo capito era che la tua fosse una patologia per cui continui a cercare ancora adolescenti; non ci sto più a recitare l’angelo del focolare, prono ai capricci di un caprone pronto a scatenarsi per una figa giovane benché spanata.
Sei tu che devi farmi sapere se intendi cambiare registro e tornare ad essere il compagno disponibile, il partner leale e fedele che sei stato per quindici anni; per quel che riguarda Luca, lo amo, anche con la figa, con il culo, con la bocca, con tutto il corpo; e soffrirò molto a dirgli che non posso più abbandonarmi alla lussuria, alla passione, alla libidine, perché non voglio inquinare le fondamenta della mia vita.
Ma se tu fai un solo gesto per tradire la fiducia che voglio ancora concederti, sappi che il primo amante a cui mi rivolgerò sarà mio figlio, almeno finché non mi presenterà la ragazza che davvero merita di essere la sua compagna di vita; so bene che il destino della nostra storia è questo, aspettare che entri nel suo cuore la donna che prenderà il mio posto; in quel momento sarà davvero finita e sarò io ad imporgli di troncare; ma se tu continui la tua vita di bagordi, non chiederò divorzio o separazione.
La mia educazione, la mia cultura, i miei credo non mi consentono di rompere quello che ho promesso di mantenere unito ‘finché morte non ci separi’; per questo, non andrò mai via da te, anche se ti dovessi odiare a morte per il male che mi fai; al massimo, mi adeguerei alle tue scelte se fossi tu ad andartene; ma mio figlio sarà sempre presente in me, finché potrò avere il ruolo di primo grande amore; se non lo hai capito, la scelta è tua, se vuoi ricucire o se devo cominciare a guardarmi intorno … “
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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