tradimenti
Applicare una legge
di geniodirazza
17.12.2024 |
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"“Ah; tu, quindi, ti rivolgi al tribunale legale; io ho altre idee..."
Ero come sempre sicura e determinata mentre andavo al motel dove mi incontravo una volta a settimana con Massimo, il mio amante preferito; non era l’unico e non mi accontentavo di relazioni durature e fisse; ma con lui si era stabilito un vero rapporto di coppia che me lo rendeva prediletto; solo lui, dei tanti che mi scopavo, sapeva esattamente le motivazioni che muovevano le mie scelte e solo lui, in fondo le condivideva.Mi ero sposata assai giovane, dieci anni prima, con Antonio che era stato il primo maschio della mia vita e mi aveva sverginata in ogni dove; quando già si parlava di matrimonio, avevo cominciato ad avvertire una certa difficoltà ad accettare il suo eccessivo amore per il lavoro, che mi obbligava, troppo spesso per i miei gusti, a rinunciare a cene, feste, incontri con i conoscenti e insomma ai piaceri della vita.
Cominciai a parlarne con qualche amico e ben presto trovai orecchie disposte ad ascoltarmi, ma soprattutto complici pronti ad accompagnarmi nelle mie scorribande che finivano sempre per lo meno con un pompino, una sveltina o, quando si poteva, con una sana scopata; in breve, Antonio fu il re dei cornuti ed io mi divertivo come una pazza a tradirlo come la più scatenata delle puttane; il più assiduo dei miei amanti fu dal primo momento Massimo, col quale avviai allora una relazione che durava ormai da dieci anni.
Al parcheggio trovai la macchina di lui che, come sempre, era arrivato prima di me e aveva già occupato il bungalow che per due ore sarebbe stato la nostra alcova; era ormai prassi inveterata che mi trattenessi dalle quattro alle sei del pomeriggio, per essere a casa per ora di cena, anche se io e Antonio eravamo ormai due conviventi che neppure per errore si sfioravano; recitavamo per la mezz’ora necessaria a consumare il cibo comprato al ristorante e poi ognuno libero delle sue scelte.
Lui neppure conosceva gli amici che frequentavo,che per lo più erano del suo ambiente di lavoro e miei amanti; io non mi ero mai preoccupata di sapere, e non me ne curavo affatto, come e dove mio marito trascorresse le serate e le notti; spesso era in viaggio per lavoro; talvolta passava notti intere su progetti di cui non mi interessava nemmeno la carta su cui erano disegnati; di tutto il suo attivismo, quello che mi competeva erano le carte di credito che usavo liberamente per lasciarmi passare tutti i capricci.
Forse poteva avere anche un’amante; ma non ritenevo questa ipotesi molto probabile, perché nella mia arrogante sicumera ero convinta che solo a me poteva dare il suo amore e che solo a me concedesse, quelle rarissime volte che lo faceva, il sesso; infatti non ero insoddisfatta delle capacità amatorie di mio marito che mi aveva sollazzato a lungo finché avevo retto; da quando gli facevo le corna, da me era etichettato impotente, inetto, minidotato, frocio e quanto di peggio si possa attribuire ad un uomo.
Massimo mi aspettava nel bungalow che ci era stato assegnato e non esitò a saltarmi addosso appena entrai; non era esattamente il modo in cui normalmente ci incontravamo; ma sin dalle prime scopate avevo chiarito che la mia scelta di fare le corna ad Antonio era anche l’alternativa alle lungaggini eccessive di mio marito nei preliminari e nelle dolcezze che precedevano, seguivano o accompagnavano le scopate e le inculate.
Quindi, spesso era capitato che fossi io stessa ad avvertire Massimo che il modo migliore di scopare era quello di mettermi a pecorina, contro un divano, una sedia, un tavolo, persino il muro o un lavandino, e sbattermi con forza il ventre contro il culo per fare entrare la cappella il più profondamente possibile nella figa fino alla cervice dell’utero; se, intanto, mi afferrava da dietro le tette e mi strizzava i capezzoli, il piacere era anche maggiore; nel caso, mi piaceva sentirmi afferrata per le anche e sbattuta.
Una scopata a settimana per dieci anni costituiscono un minimo di 500 scopate, nel corso delle quali mi ero sbizzarrita a sperimentare tutto quello che nel sesso era possibile; chiaro, quindi, che Massimo mi avesse sfondato il culo fino all’intestino nei modi e dalle posizioni più differenti; gli avevo succhiato l’uccello e fatto i pompini più saporiti e intensi, raccogliendo in bocca e ingoiando litri di sborra che mi piaceva sentire scorrere sulla lingua e scivolare verso lo stomaco.
Il mio amante privilegiato aveva ben presto imparato a riconoscere i piccoli segnali attraverso i quali gli indicavo il mio stato di salute fisica e mentale e i giochetti che in quel momento avrei preferito; aveva impiegato poco a scoprire i punti erogeni da sollecitare quando mi succhiava la figa o mi torturava il clitoride fino a farmi urlare come una bestia al macello quando mi lasciavo andare a sborrate stellari; lo stesso valeva per le lunghe spagnole e per le leccate minuziose su tutto il corpo.
Quel pomeriggio non dovevo scaricare una settimana difficile come altre erano state; avevo litigato con mio marito solo lo stretto necessario per tenerlo all’ordine, avevo scopato con gusto un paio di volte, una con un amante fisso ed una con uno incontrato nel bar, per caso; ero pronta a passare due ore di piacevole relax e non mi ponevo problemi; il mio amante del momento non era tipo da creare difficoltà e quindi ero certa che tutto sarebbe scivolato sui binari di una pacifica convivenza.
Massimo mi abbrancò per i fianchi e mi baciò rovistandomi la bocca intera e succhiandomi la lingua fino a che la figa cominciò a colare umori d’orgasmo; mi sfilò il ridotto abbigliamento, un abitino leggero uno slip e un paio di sandali, e mi spinse supina sul letto; mandò indietro le gambe e mi fece sollevare le ginocchia, che aprì a compasso finché ebbe davanti a se la figa completamente glabra, aperta e grondante di umori.
Si dedicò alla leccata con l’abilità di sempre e sentii la lingua che spingeva in ogni anfratto e su tutte le linee segnate della pelle raccogliendo piaceri e umori leziosamente assaporati e sonoramente gustati facendo schioccare la lingua; mi piaceva quel modo fanciullesco del mio amante di comunicarmi il piacere di assaporare il gusto della mia figa e dei miei orgasmi; a mia volta, gustavo con gioia il sapore del suo cazzo nella gola fino al velopendulo.
Passammo rapidamente ad un sapiente sessantanove che spesso era incluso nel menù dei rapporti di un incontro; la lunga abitudine a scopare ci metteva in condizione di alternarci nella succhiata in maniera da non accavallare gli orgasmi; io mi ero abituata fin da subito a stringere la testa tra le cosce quando volevo succhiare io e a spalancare le cosce quando volevo essere succhiata; questo ci consentiva per molto tempo, anche un’ora, di scambiarci umori, saliva e piacere senza limiti.
Mi venne addosso e mi piantò in figa il cazzo duro come un palo di cemento che mi attraversò il ventre e sbatté contro l’utero con grande piacere della mia figa; le botte che diede in rapida successione furono quasi l’indicazione del suo dominio sul mio piacere; quasi in risposta, gli montai da cavallerizza e lo scopai a lungo; prima di cedere e sborrare, mi fece smontare e mi fece appoggiare carponi su letto; mi leccò a lungo culo, perineo e figa in tutti i versi e mi infilò due dita in figa cercando una sborrata forte.
Quando mi sentì urlare come un agnello sacrificato a pasqua, appoggiò il cazzo alla figa e lo spinse fino in fondo; le palle sbatterono contro il ventre e capii che mi aveva infilato nel corpo la grossa mazza fino ai testicoli, che presi tra le mani e delicatamente sollecitai fin quasi al suo orgasmo; mi afferrò per le tette e mi sbatté a lungo il ventre contro il culo mentre il cazzo scivolava dentro e fuori con grande goduria del mio utero.
Quando avvertì che avevo sborrato con grande soddisfazione, il mio amante infilò tre dita nel culo, dopo averle bagnate negli umori che colavano dalla figa; ruotò alcune volte, per rendere più ampio e duttile l’ingresso, e infilò la mazza direttamente nello sfintere; la lunga abitudine a quell’inculata fece sì che l’ano si aprisse abbastanza per fare entrare il cazzo, fino ai coglioni, senza nessun problema; cominciò la dura cavalcata che Massimo amava fare nel mio culo.
Dopo avermi cavalcata con grande potenza a lungo, decise di poter finalmente scaricarmi nel ventre una grande sborrata e lasciò andare il contenuto della prostata che invase il mo intestino con mio grande piacere; si abbatté su di me quasi privo di vita e dovetti scaricarlo io dalla schiena per concederci un poco di requie; mentre ce ne stavamo sdraiati supini a fumare alla stessa sigaretta a boccate alterne, Massimo mi chiese del mio rapporto con mio marito Antonio.
I due erano amici sin dall’infanzia e, nel tempo, il rapporto si era andato rinsaldando, anche perché Massimo era stato aiutato da Antonio a realizzare una sua fabbrica; purtroppo per tutti e tre, dieci anni prima, quando io mi scatenai nella ‘campagna’ contro mio marito, Massimo non resistette alle mie profferte e mi scopò; una volta tradita l’amicizia, non ebbe più remore e per dieci anni era stato il mio primo amante.
Cercai di spiegargli che l’arroganza emersa nel carattere di mio marito mi aveva fatto sentire umiliata e privata della libertà che desideravo affermare ad ogni costo; in fondo, l’avevo sposato soprattutto perché poteva garantirmi il benessere a cui tutte noi ragazze di periferia aspiravamo; una volta ottenuto, mi spettava anche che rispettasse il mio gusto per la libertà e favorisse il mio piacere fisico; se davvero mi amava come diceva doveva accettarmi tutta, comprese le corna.
Sentivo che Massimo era molto restio ad ascoltare quei discorsi e, per il gusto della violenza, gli aggiunsi che uno smidollato, impotente, minidotato, frocio e incapace di dare piacere a una donna non poteva aspettarsi che quello, dalla realtà di una relazione intensa come il matrimonio; il mio amante obiettò con sarcasmo che da quel che gli risultava, mio marito dava enorme piacere a tutte le donne che lo circondavano a cominciare dalle mie amiche compresa sua moglie e forse nell’harem c’era una favorita.
Ribattei che sapevo benissimo delle capacità amatorie di Antonio che avevo sfruttato per anni prima di fargli le corna; ma dubitavo assai che avesse dato amore a qualcuna perché quello lo aveva promesso a me; Massimo mi chiese perché non divorziassi e non mi fu difficile spiegargli che muovere quella situazione poteva essere problematico; poi, stavo preparando il terreno ad un ‘colpo decisivo’ con l’aiuto di un avvocato che avevo scopato tempo prima ed ora era tornato a sollazzarmi con gioia.
La sua conoscenza e l’esperienza di tribunale suggeriva che, se mio marito avesse chiesto il divorzio, potevo pretendere un assegno di sopravvivenza pari alla metà del capitale di Antonio; per questo, dovevo cercare di portarlo a chiedere il divorzio legale, piuttosto che scontrarmi col rischio di arrivare a pericolose vie di fatto; per questo, stavo facendo leva sulla pazienza di lui in parte per scopare come mi paresse e piacesse, in parte anche per esasperarlo; Massimo sembrava nutrire molte riserve su quel progetto.
M.-“Sai, Elettra, io conosco molto bene tuo marito, sin da quando eravamo ragazzini; un uomo che ha costruito, come lui ha fatto, un impero dal nulla non si fa piegare tanto facilmente dai maneggi di una donna e di un avvocato a cui non mi affiderei nemmeno per il furto di un pollo; per me va bene qualunque cosa tu decida ma ti consiglierei di pensare molto prima di fare mosse che potrebbero risultare avventate.”
E. -“Temo che anche tu sia abbagliato dal fascino di mio marito; è un omuncolo come tutti e intanto si tiene le corna e non ne fa neppure cenno; poi vedremo quando diventerò la padrona di almeno una delle sue aziende ...
M. -“Auguri, intanto approfittiamo del tempo che ci offre e scopiamo!”
Non era rimasto molto tempo per fare le capriole che volevamo; ma riuscii a farmi scopare e a farmi inculare con grande piacere; tornata a casa con un grosso dubbio in testa, chiesi a mio marito cosa ci fosse di vero nei pettegolezzi sui suoi amori; mi guardò con disprezzo e mi resi conto che era ipocrita e surreale fare certe domande ad uno che cornuto lo era da molti anni; abbassai i toni e gli chiesi per favore di chiarirmi almeno quella cosa, visto che ormai non parlavamo più.
A. -“Vediamoci domani a casa del tuo amante e faremo chiarezza ... “
E. -“Di che mio amante parli?”
Tentai di bluffare, sapendo bene che la manfrina non poteva reggere; non mi rispose e uscì di casa senza neppure cenare, cosa che di solito non faceva neppure quando andava dalle sue amanti, come ora sapevo, o a cerimonie pubbliche a cui doveva partecipare; attesi con ansia il giorno seguente e avvertii Massimo che Antonio mi aveva chiesto di incontrarci a casa sua dopo pranzo; nel salotto ‘buono’ di casa trovai Massimo ed Carlo, l’avvocato mio amante; li guardai perplessa e Massimo mi chiese di pazientare.
Dopo qualche minuto la porta di casa si aprì e lasciò passare mio marito Antonio, elegante e in forma come sempre, e Tina, la moglie di Massimo, splendente in un abito da pomeriggio assai elegante; li aggredii volontariamente.
E. -“Bella coppia! Complimenti! Da dove venite, da una festa di beneficenza?”
T -“No, per la verità veniamo direttamente dall’hotel ‘Royal’ dove siamo stati a fare l’amore per tutta la giornata. Sai, Elettra, sono state ore spese proprio in quelle stupide ed inutili lungaggini in cui Antonio è specialista a riempire le nostre ore di preliminari; è una delizia infinita, per chi abbia buon gusto e senso del sentimento, amarsi con le parole, coi gesti, coi baci e infine col sesso; Massimo, mi dispiace per te che sei caduto così in basso da accontentarti per dieci anni degli esercizi ginnici di una puttana senza anima, senza sentimenti, senza amore; ma, alla fine, ti devo ringraziare per tutto quello che, senza volere, mi hai regalato ... “
M.-“Aspetta, amore; io sapevo che avevi avuto qualche occasione di scopare con Antonio; visto che da dieci anni mi scopo sua moglie, lo ritenevo un semplice pareggiamento di conti ... “
T. -“Amore bello, è qui che crolla tutta la tua scienza; io amo Antonio, anche se so che non posso sposarlo e che potrò viverlo solo da vicino ma non insieme, perché è già sposato ed ha un figlio con un’altra; tu ti comporti come se fossi dall’ortolano e pesassi i ‘pezzi’ senza curarti del valore; ‘noi ci amiamo’, capisci la differenza con le tue scopate? Sappi che ho già pronta la richiesta di divorzio e che domani la protocollerò in tribunale come la legge prevede; per quell’ora molte cose saranno cambiate e, per te, non in meglio!”
M. -“Antonio, per favore puoi per un attimo ricordare solo la nostra amicizia e parlarmi apertamente, come si fa con un amico?”
A. -“Massimo, chi è lercio, fra noi due, sei tu che da dieci anni scopi con mia moglie, altra putrida persona; io non ho smesso mai di essere leale anche con questa puttana che neppure si è accorta che le corna hanno avuto solo l’effetto di disamorarmi.
Cara Elettra, non hai proprio voluto capire che stavi sbagliando sin dal primo momento; hai cercato caproni, stalloni e cazzi sempre più grossi ed ora sei sull’orlo di un abisso che fa paura finanche a me, che dovrei darti la spinta per cadere giù; non hai capito che ho cominciato a nausearmi di te e a perdere l’amore da quando hai avviato la tua straordinaria collezione di cazzi; quanti ne hai presi fino ad oggi? Decine? Centinaia? Sei così sfondata che non entrerei nella tua figa nemmeno per pisciare; so che lo accetteresti.
Sei così lercia che uno straccio da pavimenti usato per una giornata intera è pulito, al tuo confronto; ho dovuto sopportare e tacere non perché sono cuckold come ti piace raccontare in giro quando ti diverti e sparlare di me coi tuoi luridi amanti ma perché ho saputo immediatamente del tuo progetto di mettere le mani sui miei capitali e non potevo consentirti di farlo; ora che ho preparato le contromosse, possiamo anche parlarne; ma non sarà un dialogo piacevole per te.”
M. -“Cazzo Elettra; ti avevo avvertito che avrebbe reagito male e che non potevi competere con un lottatore come lui!”
E. -“Massimo, ma che stai dicendo? Credi ancora alle favole di questo povero frocio smidollato? Vedrai in tribunale come correrà ... “
A. -“In quale tribunale, ex moglie stronza e puttana?”
E. “In quello della giustizia di Stato, esimio arrogante presuntuoso e inetto ... “
A. “Ah; tu, quindi, ti rivolgi al tribunale legale; io ho altre idee ... “
E.“Senti figlio di puttana, adesso tu mi dici cosa stai combinando o ti ammazzo qui stesso, con le mie mani ... “
A. “Non ti ho mai chiamato né stupida né deficiente perché non lo pensavo di te; adesso mi costringi a dire che una povera imbecille crede di dettare legge in un mondo dove non è in grado neppure di pulire le scarpe ai padroni; non ti dirò niente di quello che ti interessa, ma avvertirò i puttanieri tuoi complici che, se sono in grado di capire, possono anche consigliarti.
Massimo, a te non dovrebbe sfuggire il senso di quello che dirò; nei giorni scorsi ho perfezionato un accordo di società con la ditta ‘Spes’; sai a chi appartiene? ... Il protocollo prevede l’unificazione dei capitali; adesso prova a pensare cosa può accadere alla tua amante quando il mio socio prenderà visione delle pendenze e dei rischi di quei capitali. Tu sai come risolve i problemi. Conosci il suo pensiero su certi comportamenti. Adesso, prova a capire cosa aspetta te, la puttana e l’altro stronzo. Tina, mi offri un caffè?”
T. -“Massimo, cerca di organizzarti al più presto per andartene da questa casa; qui voglio viverci io e tu devi arrangiarti; so che avrai vita difficile dopo che diverranno operative le scelte fatte da Antonio e dai soci, ma non sono disposta a cedere su niente ... “
M. -“Antonio, mentre Tina prepara il caffè, ti spiace completare l’informazione? Cosa avete deciso che mi riguarda e che, da quel che capisco, mi dovrebbe danneggiare molto?”
A. -“Puoi anche immaginare da solo; abbiamo messo all’incasso tutti i tuoi debiti e la tua azienda è passata alla nostra società; il ridicolo di ciò e che anche di quella la tua puttana vorrebbe diventare comproprietaria, ma alla fine dovrà pensare solo a salvare la ghirba ... Il posto di Amministratore Delegato lo abbiamo dato a Tina perché mi stia sempre vicina ma anche perché è più brava di te a gestire le attività e non si lascia sconvolgere da un motel o da una figa frequentata da troppi ... “
E. -“Sei molto bene informato su questa figa lercia, mi pare ... “
A. -“Certo, Elettra; non ancora hai il senso di quello che ti sta per piombare addosso?”
E. -“Carlo, ci hai capito qualcosa da questi discorsi strampalati? Cosa sta succedendo?”
C. -“Elettra, scusami ma si è aperto un versante che non avevo neanche ipotizzato; tuo marito ha appena fatto un’alleanza economica con un famoso malvivente; i capitali son stati fusi e noi ora non muoviamo all’attacco di Antonio e dei suoi soldi ma di don Clemente e della sua partecipazione nella società; quello non consente a nessuno di prendere i suoi soldi, non ricorre alla legge ma se la fa lui e, a quanto ho capito, è anche feroce contro gli adulteri ... “
M. -“Scusa, Elettra, ma forse un’idea puoi anzi devi avercela; ti ricordi Letizia, la tettona adultera lapidata sul muro della chiesa? Il mandante era don Clemente e tutto il rione fu con lui; per te si presenta una situazione analoga, se tuo marito si lamenta di essere stato umiliato da te, come è a tutti evidente; insomma, nel ‘libro nero’ delle persone che hanno offeso e devono pagare tu occupi il primo posto, io il secondo e Carlo il terzo ... ; questo perché hai voluto strafare e pretendere anche i soldi oltre alle umiliazioni.”
E. -“Che vuoi dire, Massimo, che dovevo rinunciare a reclamare il mio dopo anni di schiavitù al matrimonio?”
M.-“Bada che, per trovare una puttana come te, bisogna girare il mondo e poi tornare qui, perché non c’è troia più spudorata; hai riempito di corna tuo marito, specialmente con me che l’ho fatto per dieci anni, hai sperperato soldi che lui guadagnava perché ti ritenevi la regina del cazzo e facevi pagare ad Antonio le corna che gli mettevi; adesso vieni a parlare di libertà e non ti rendi conto che ti sei chiusa in una rete da cui non uscirai se qualcuno non ha pietà di te e convince la tua vittima a perdonare e dimenticare?
Antonio, io non posso sperare di ricucire con te il rapporto che c’è stato per tanti anni; spero che accetterai la giustificazione che sono stato un imbecille; è chiaro che hai con me un conto aperto e che il licenziamento è stata la prima reazione, anche giustificata, se si guardano i fatti; adesso però mi trovo a fare i conti da disoccupato con una moglie che mi lascia per avere con te non qualche scopata da adultera ma un storia d’amore; da come l’ho sentita parlare e conoscendola temo che arriverete anche a fare un figlio.
Ho sentito che ne hai già uno; ma Tina è una donna eccezionale; se ingrana, non ha bisogno dei tuoi soldi per vivere agiatamente, ma si coccolerà quel figlio che io non ho potuto darle e forse amerà insieme figlio e padre; ti prego, non farmi finire alla Caritas o sotto un ponte; lo so che non consentirai a Nicola di ammazzarci, perché non è nelle tue corde un discorso di morte; ti chiedo allora di cercare i percorsi più semplici per salvare anche noi tre; non mi fa piacere rinunciare a mia moglie, ma non posso fare altrimenti.”
E.-“Massimo, ma che diavolo succede? Perché ti pieghi così supinamente ai comandi di un povero frocio?”
M.-“Elettra, possibile che ancora non prendi coscienza che quello che tu liquidi come povero frocio adesso ha nella mani la vita tua, la mia e quella dell’altro tuo amante; se si rivolge a Nicola, il ‘macellaio’ che conosci benissimo perché era pazzo di te da ragazzo, dovresti anche capire quali tormenti è capace di imporre alle persone condannate dal suo padrone; quella squadra di esattori è ora al servizio anche di Antonio; se lui lo chiede, ti fanno morire con mille tormenti ... “
E. -“Antonio, devo considerarmi già ex moglie, devo pensare a te come al mio vedovo o esiste un percorso che io non vedo e che tu puoi creare per uscire tutti sani da questo abisso?”
A. -“Massimo, devo per forza parlare con te perché la lucidità di mia moglie non le consente di seguire ordinatamente un discorso di chiarezza; siete tre persone sul filo del rasoio ed io devo decidere che fare di voi; Carlo è il meno problematico; per quelle poche scopate che ha fatto e per il progetto di derubarmi deve pagare; sarà sufficiente che si metta al servizio di don Clemente e ne esegua meticolosamente gli ordini; se saprà adattasi, può fare anche la sua fortuna e diventare l’avvocato di un potente.
Per te il discorso è più duro e difficile, perché per dieci anni hai calpestato tutte le regole della convivenza civile; posso anche pensare di prendermi solo la tua azienda e l’amore di Tina che mi ripaga del disamore di mia moglie e delle corna che mi avete fatto; ma devo avere la certezza assoluta che Elettra non si farà mai più venire il prurito di attentare al mio capitale, almeno fino a che non lo assegnerò in eredità a mio figlio o ai miei figli se Tina davvero ne vuole uno nostro.
Posso ipotizzare che accetti di dirigere un’agenzia di import - export e che fai il carabiniere della puttana, invece che l’amante privilegiato? Se questa troia di Elettra accetta di chiudere fuori il mondo e di non incontrare più gli amanti a casa mia, posso nominarvi gestori dell’agenzia di importazione che opera in Sud America; lei può continuare a vivere dove sta ora, a patto che vada a fare la puttana lontano dai miei occhi e che sappia che in quella casa io ci vivo con le mie donne.
Credi che la stronza accetterà questa condizione e di sapere che, se solo accenna a qualche tentativo di rubare il mio lavoro, la faccio massacrare nella maniera più dura e dolorosa, standola a guardare mente soffre e si spegne lentamente? Credi di essere in grado di proporre questa soluzione ad Elettra e di fargliela accettare senza discutere? Sai benissimo che l’alternativa è l’azione della squadra di Nicola; creare un incidente mortale e trascorrere due settimane da vedovo ipocrita costa meno, ma vorrei evitarlo!”
M.-“Antonio, tua moglie è arrogante, è presuntuosa, è supponente, forse è ninfomane o puttana, ma non è scema; anche qui, adesso, finge di attaccare ma sta tremando perché sa perfettamente che la sua vita è appesa a un filo; non vuole morire; non ha vie di scampo e non ha punti di riferimento; anche se fingi di non saperlo, si è sempre appoggiata a te, quanto meno per sfruttarti; ha creduto in Carlo ed ha scoperto che contro di te è un pulcino bagnato; spera in me ma sa che tu hai conquistato l’amore di Tina.
Io quell’amore l’ho perduto e non lo ritroverò mai più; sappiamo tutti e tre che non è possibile per me ricostruire con lei il legame che c’era con Tina e che io ho stupidamente lacerato e spezzato; non posso parlare a nome anche loro, ma sono certo che, se glielo chiedi, si impegneranno tutti e due ad accettare e rispettare il patto che gli proporrai; io posso solo ringraziarti se, dopo avermi massacrato e calpestato, in pochi giorni, come io ho fatto con te in dieci anni, ora mi tocca anche chiederti il favore di salvarmi.”
C.-“Antonio, la cosa vale anche per me; non mi arrendevo all’idea che dovevo crescere; da te ho imparato che una legge va applicata, ma che in molti casi ce la scegliamo noi se addirittura non ce la scriviamo ex novo; tu hai deciso di rispondere, come un giocatore di scacchi, ad una mossa da scacco con una da scacco matto, che non è nell’alveo della legge comunemente intesa ma che risulta più determinante e persuasiva come hai dimostrato concretamente.
A questo punto, è quasi una svolta vitale passare ad un altro genere di lavoro; domani stesso parlo con Nicola e gli chiedo di fissarmi un appuntamento col boss dei boss, per avviare una collaborazione che spero proficua e lunga ... Mi piacerebbe anche tornare a lavorare con te; i precedenti non sono incoraggianti, ma credo che possiamo ancora essere almeno leali tra di noi.”
E. -“Esimio ex grande amore, mi dispiace di avere equivocato tanto gravemente; se mi affidi, insieme a Massimo, un lavoro col quale posso organizzarmi una nuova esistenza, sono pronta ad accettare; il passato del quartiere, quello da cui credevo di essermi liberata coi tuoi soldi, è tornato, mi aggredisce e rischia di ammazzarmi; amo la vita e non voglio morire; va bene la proposta che hai fatto; mi impegno a rispettarla.
Accetto tutte le condizioni che hai posto, anche se mi peserà guardarti amare altre donne dopo che quell’amore non l’ho saputo vivere; vi auguro e mi auguro che quello tra voi sia un legame vero, nuovo e bello; se avrete un figlio voglio essere la sua tata; se il figlio che già hai, non so con quale delle tue amanti, accetta di vivermi come tua moglie, o anche ex se lo preferisci, oggi comincia una nuova era e spero di riuscire a reggere il ruolo che mi aspetta.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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