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Il conto è salato, ma non c’è rimedio


di geniodirazza
11.02.2025    |    4.046    |    2 7.2
"La chiamata di mio marito mi sorprese non poco; mi invitava a parlare con lui e con nostro figlio subito dopo pranzo; ancora maggiore fu la meraviglia quando..."
A poco meno di quarant’anni, mi trovavo sposata con un uomo che non avevo mai amato, con un figlio di diciotto anni universitario a legge, senza un’attività produttiva tranne un negozietto di vestiti per bambini che serviva solo di copertura al mio parassitismo sul capitale di mio marito che invece godeva di una posizione invidiata da tutti per potere e per ricchezza, con una personalità incerta e nessuna capacità di assumere responsabilità o decisioni.
L’unica risposta di cui ero stata capace, sin dagli anni dell’adolescenza quando conobbi Antonio, era una sorta di ninfomania che mi faceva rincorrere tutti i pantaloni che mi giravano intorno; quando per insipienza e superficialità rimasi incinta senza neppure essermene resa conto, ebbi un improvviso sprazzo di buonsenso e addossai la responsabilità del nascituro ad Antonio, l’unico in grado di farsene carico; il suo spiccato senso dell’onore gli impose di accettare di sposarmi per quel bambino che credeva suo.
Lo riempii di corna per oltre vent’anni, dopo il matrimonio, e le mie scelte scivolarono sempre più in basso fino a diventare assolutamente ignobili e improponibili in un consesso civile; per sua e per mia fortuna, si allontanò progressivamente e da molti anni ormai ci incrociavamo in casa solo sporadicamente; di scopare, nemmeno più a parlarne; l’unico elemento che ancora lo teneva legato a me era il figlio che era cresciuto secondo i suoi crismi e che lui sentiva molto vicino.
Non sapeva che il mio obiettivo era indurlo a chiedere il divorzio, fargli addossare la colpa del fallimento e chiedere la metà dei capitali che con il lavoro era riuscito ad accumulare; a suggerirmelo era stato, alcuni anni prima, un giovane avvocato col quale avevo una relazione e che di tanto in tanto ancora veniva a scoparmi perché annoiato, prima, e abbandonato, poi, da una moglie troppo ligia ai doveri, non a caso collaboratrice e vice di mio marito nella conduzione delle aziende di cui era a capo.
Negli ultimi cinque anni, il mio amante privilegiato, quello con cui andavo a scopare una volta a settimana in un hotel sulla statale, pagando con le carte di credito di Antonio, era Massimo, un amico di vecchia data di mio marito e collaboratore nelle stesse aziende con incarico di alta fiducia; comunque, molti dei suoi impiegati erano passati per il mio letto, perché il mio obiettivo primario era da sempre contrastare nella maniera più greve ed offensiva il suo potere sociale con la mia abilità a letto, cercando di ridurlo a slave.
Come peraltro supponevo con mia massima soddisfazione, sapeva tutto di me e doveva sopportare tutte le angherie che il mio atteggiamento gli imponeva; in venti anni, una sola volta azzardò di sorprendermi mentre mi dilettavo nel carsex con quattro baldi giovani che avevo portato con il mio suv in un’area frequentata da puttane e froci, da amanti segreti e insomma da gente border line; la denuncia alla polizia provocò solo uno scandalo; risultò chiaro che io ero una puttana ma la peggio la ebbe lui, il cornuto.
Lo derisi a lungo perché aveva solo sbandierato la sua sconfitta; ma la tigna non mi aveva abbandonata e il desiderio di vendicarmi a caro prezzo mi tormentò a lungo, finché l’occasione per sferrare un duro attacco mi venne offerta da una festa in maschera organizzata dall’associazione degli industriali; lui non rinunciò e si aggregò; in spregio a lui, mi vestii da troia perfetta; nel corso della serata lo trascinai nei bagni, lo ammanettai al radiatore e letteralmente lo aggredii.
“Senti, stronzo presuntuoso cornuto e impotente, adesso io mi porto in questo cesso tutti gli amanti che voglio; te li faccio conoscere così avrai una precisa lista da presentare ai tuoi amici vendicatori; stasera uscirai da qui cornuto cosciente e contento; se vorrai arrenderti e diventare mio slave, allora sarai a posto per il futuro; se ti ribellerai, ti strapperò il potere su gran parte del tuo patrimonio, lo amministrerò io e ti ridurrò in quella miseria che meriti e che non hai mai provato ... “
Antonio, con uno sguardo duro e tagliente, tacque ed attese che mettessi in atto le minacce; mi allontanai per qualche momento poi ritornai nel cesso con due baldi giovanotti ai lati; lo costrinsi a guardarmi mentre succhiavo con gusto due mazze nerborute, le leccavo intensamente dai coglioni alla punta e le affondavo in gola con la massima disinvoltura, rivelandomi quella perfetta gola profonda che avevano dimostrato quelli che mi avevano pedinata e scoperta; insistetti finché sborrarono.
Naturalmente, non fui soddisfatta; uscii per tornare subito dopo con altri due baldi montoni che mi scoparono a lungo, in figa e nel culo, finché sborrarono con gusto sul viso e sulle tette; la scena si ripeté per cinque volte ed ogni volta erano due amanti che mi riempivano di cazzo e di sborra; ogni volta, facendogli il segno delle corna, lo sollecitavo a prendere nota degli stalloni, nel caso che volesse vendicarsi dei tradimenti; quando fui stanca, lo lasciai ammanettato; lo liberò un amico entrato per bisogni fisiologici.
L’ulteriore umiliazione non sembrò neppure sfiorarlo e passarono alcune settimane senza storia; nel mese di aprile cadeva il diciottesimo compleanno di mio figlio; poiché era stata avanzata l’ipotesi di un festeggiamento da ricordare, Emilio chiese che gli regalassimo una sommetta da sfruttare a suo piacimento; mio marito non esitò, anche per evitare di affrontare il problema del regalo ad un ragazzo che diventava per legge maggiorenne; non chiedemmo niente del regalo scelto.
Una particolare concessione invece la feci a me quando un’amica mi parlò di un centro di benessere immerso nei boschi alla periferia della città, dove una ‘donna Cesira’ gestiva una casa di appuntamenti di vecchio stile per la gioia soprattutto di anziane signore, milf ancora attive e valide sessualmente, desiderose di incontrare coetanei eccitati o anche giovani in cerca di navi-scuola capaci di guidarli alla conoscenza del sesso; partecipai con soddisfazione a diverse sessioni.
Ma la seconda ipotesi mi allettava fortemente e mi proposi per l’occasione seguente; tre ragazzi che celebravano insieme il diciottesimo compleanno nel mese di aprile, su suggerimento di uno zio di uno dei tre, noto a tutti per essere un uomo di mondo, gaudente e tombeur de femmes, avevano deciso di proporsi per una ammucchiata con tre ‘tardone’ eccitanti e decisamente valide come navi scuola; l’incontro era previsto in maschera a tutela della privacy.
Quando entrai nel salone delle feste con indosso solo una maschera dorata che mi copriva gli occhi, rimasi sorpresa di fronte alla dotazione dei tre ragazzi che vidi entrare da una porta sulla parete opposta; avevo previsto dei giovani inesperti, quasi pulcini implumi in un’arena per galli da combattimento; esibivano invece delle mazze decisamente notevoli di cui solo il colore rosa tenue indicava una scarsa abitudine alla copula ma per spessore e lunghezza potevano suscitare invidia di stalloni veri o presunti.
Con la mia quarta di seno che sfidava le leggi di gravità, i fianchi ben disegnati e il culo sporgente su gambe statuarie, il ventre teso con al centro un ombelico come un perfetto tortellino, le labbra carnose e sensuali accentuate da un rossetto perfettamente adatto, il viso bello, da madonna del Rinascimento nonostante la maschera che lo mistificava, facevano di me decisamente la più bella e desiderabile delle Milf a disposizione; un particolare aggiunto era la rosellina tatuata sopra la figa.
Fu quella ad essere notata immediatamente dai giovani stalloni proposti ed io guardai ammirata il più bello dei tre, un moretto saldo e ben equipaggiato che mi colpì per il garbo dei gesti e per la grossezza della dotazione inguinale; vederlo, rimanerne affascinata e andarlo a prendere per il cazzo per tirarmelo dietro fino ad un grande letto che troneggiava al centro della sala fu tutt’uno; di colpo mi trovai sdraiata supina col ragazzo che mi affondava il viso nell’inguine.
Contrariamente a quel che avevo creduto, dimostrò una grande sapienza nel giocare lungamente e profondamente sulla figa, come se avesse avuto indicazioni d’uso indirette, forse da spettatore delle scopate dei genitori; comunque stessero le cose, in un attimo mi sentii portare in paradiso dal cunnilinguo che attraversava tutto, dal pube all’osso sacro, sfarfallando sulle grandi e piccole labbra con la lingua che leccava, la bocca che succhiava e i denti che stimolavano il clitoride con piccoli morsi nient’affatto dolorosi.
Mentre mi deliziava con le sue leccate, decisi di prendere io il pallino del gioco e lo indussi, con opportune prese, a ruotare sopra di me, senza staccare la bocca dalla figa, fino a che lo ebbi sotto di me con la bocca che si apriva a voragine sulla mazza dura e ritta come un obelisco; cominciò la fase della reciproca fellazione in cui lo guidai dolcemente per fare in modo che la sollecitazione non fosse mai unilaterale, ma si alternasse tra le sue leccate quando era lui a farmi godere, e i miei risucchi quando agivo io.
Ben presto fummo due amanti perfetti che si succhiavano cazzo e figa alternativamente mantenendo un altissimo grado di eccitazione ma evitando di sborrare troppe volte, almeno lui perché io, in verità, lasciavo scorrere dalla figa un torrente continuo di umori vaginali per gli orgasmi che continuamente mi provocava; con molto garbo e sapienza ingoiava i miei squirt quando l’orgasmo era più forte degli altri; la cosa mi rendeva felice come se verificassi concretamente il suo piacere.
Quando le mascelle di entrambi sembrarono stanche di succhiare, mordere, leccare, si staccò da me e mi salì addosso; non ci volle molto perché la punta del cazzo trovasse l’imbocco della vagina e una mazza di oltre venti centimetri, assai robusta e ben usata, mi penetrasse nel corpo fino a spingere con forza sulla cervice dell’utero; mi sentii di colpo riempita come non mi era mai capitato di provare e ne fui felice, non sapevo perché; mi montò per poco tempo ed esplose in un lungo, saporito orgasmo che scatenò il mio.
Si rilassò sul mio corpo e si distese al mio fianco, lasciando scivolare fuori il cazzo barzotto; gli accarezzai dolcemente il viso, mi piegai a baciarlo e mi resi conto che non aveva nessuna delle reazioni di timore che spesso agitavano i ragazzi all’idea di baciare una bocca che poco prima succhiava un cazzo; anzi, in un tempo assolutamente velocissimo, il sesso si riprese e si levò alto lungo il ventre; lo presi in mano e lo masturbai a lungo; mi spinse delicatamente la testa e me lo ficcò in bocca.
Dopo poche lunghe leccate che riportarono la mazza alla massima dimensione, presi una sua mano e la portai sul culo, quasi a segnalargli la mia disponibilità; mi fece sistemare a pecorina e mi leccò a lungo, delicatamente e dolcemente, il buchetto fino alla figa; lo bloccai un attimo per prelevare da un comodino il lubrificante che sapevo esserci; glielo consegnai e capì che doveva spalmarlo; lo fece con una delicatezza che quasi mi commosse.
Quando mi ebbe bene irrorato di saliva il condotto e l’ano, passò abbondantemente il lubrificante dentro e intorno, ne unse il cazzo e appoggiò la cappella; spinsi io stessa il culo indietro e sentii la mazza sprofondare nell’intestino, con un piccolo dolore; lo fermai per un attimo; ne approfittai per rotolarlo sulla schiena e manovrare per trovarmi seduta sul suo ventre, col cazzo decisamente piantato nel culo; con mille piccoli movimenti feci in modo da ruotare fino ad essere faccia a faccia.
Gli indicai di incularmi da dietro, sollevando la gamba libera, prima da destra poi da sinistra; di farlo strusciando lungo la schiena con tutto il corpo; di possedermi con forti spinte del ventre sui lombi; infine, mi inculò guardandomi diritto negli occhi e piegandosi a baciarmi; quando dal cazzo si scatenò una lava di sperma, mi stava baciando e sussurrando dolcezze che non capii; anche per un giovane gagliardo come lui, due sborrate in tempi così brevi erano troppe; si distese e un amico ne approfittò per saltarmi addosso.
Non ebbi le stesse sensazioni emotive che mi aveva dato il ‘riccetto’, come avevo indicato tra me e me il mio preferito; ma mi scopò intensamente ed esplose rapidamente, segno che aveva gustato molto la mia figa; lo stesso avvenne con l’ultimo componente della ‘banda’ dei ragazzi; il ‘mio’ moretto intanto aveva scopato, con evidente soddisfazione, con le altre due Milf; ma non ebbi segnali di sborrate, forse destinate a me in un successivo approccio.
L’ultimo dei tre ragazzi assaggiati aveva un cazzo abbastanza interessante; lo feci sdraiare col sesso levato come un obelisco dal ventre; gli montai sopra e mi penetrai in figa, fino in fondo; mi distesi su di lui, allargai le natiche con le mani e feci segno al moretto di incularmi; mi unse l’ano col lubrificante e mi infilò di colpo, quasi con violenza, la mazza nel retto; fu un’emozione nuovissima, anche se aveva già praticato la doppia penetrazione; mi sentii piena e godetti molto sul ventre dell’altro.
Fu una bellissima maratona di sesso; mi feci possedere dai tre sia individualmente che in gruppo, succhiai e leccai le mie compagne di avventura mentre i ragazzi ci possedevano, in culo o in figa; ci incularono a più riprese; godetti scopandone uno a cavallerizza mentre un’altra Milf seduta sul suo viso si faceva succhiare la figa; la conclusione immensa fu scoparmeli tutti e re, uno in figa, il moretto in culo ed il terzo in bocca, prima di dichiarare conclusa la seduta.
Mi riportarono a casa, in un suv coi vetri schermati, in tempo per la cena; a mio marito non venne nessun dubbio; una qualche agitazione, nelle settimane successive, sembrava invece scuotere mio figlio che vidi spesso guardare con interesse il telefonino e scambiare colloqui incomprensibili con gli amici; anche Antonio notò lo strano atteggiamento di Emilio; ma non c’era nessun motivo per approfondire il segreto e lasciai scorrere i giorni, limitandomi alle scopate ‘di routine’ coi miei amanti fissi o occasionali.
La chiamata di mio marito mi sorprese non poco; mi invitava a parlare con lui e con nostro figlio subito dopo pranzo; ancora maggiore fu la meraviglia quando vidi sul tavolo un nerbo di bue di cui sapevo che era un autentico cultore oltre che esperto nel maneggiarlo, al punto da avere vinto diversi concorsi da giovane; guardai smarrita lui ed Emilio altrettanto spaesato; l’invito fu improvviso, perentorio e straniante.
“Scopriti il basso ventre, per favore! Se ti rifiuti, mi costringi a farlo io col nerbo di bue; sai che ne sono capace!”
“Sei scemo? Perchè dovrei scoprire l’inguine?”
“Ho bisogno che tuo figlio veda una cosa ... “
“Io non mi spoglio a tuo comando!”
“Già ... lo fai per i tuoi amanti e per i tuoi caproni, vero?”
“Tu evidentemente non lo meriti più ... “
“Ragazzo, questo video lo hai ricevuto anche tu; presenta la tua avventura con una puttana in un bordello, si vede il tuo cazzo notevole e la figa con cui ti sei divertito; tu non lo sapevi, ma quella figa è di tua madre, come dimostra il tatuaggio della rosellina impresso sopra; lei vorrebbe nasconderti la verità e non si vuole spogliare; ma quando sei andato nel bordello di donna Cesira non ha esitato a scopare davanti, dietro, sopra e sotto, con te e con i tuoi amici; buon compleanno, ragazzo; ottimo regalo ti sei scelto! Se fosse necessario, posso obbligarla a scoprire l’inguine o farlo io stesso a colpi di nerbate, come sei sa benissimo che sono capace di fare; solo che, passati gli anni, qualche colpo potrebbe non essere molto preciso e produrle cicatrici non esattamente guaribili!”
“Cazzo, mamma! Eri tu quel pomeriggio? Ho pagato mille euro per scopare con mia madre?”
“Aspetta, Emilio, non sono un’anima candida e ho riempito di corna tuo padre perché lo odio; ma non sapevo che eri uno dei tre che festeggiavano il compleanno scopando con noi tre ... !“
“Mamma, guarda che non sei solo una puttana che fa le corna al marito, sei una prostituta, una meretrice e scopi a pagamento; noi abbiamo pagato per farlo; in tribunale, dichiarando questo, saresti condannata per esercizio della prostituzione e se papà ti denuncia io non posso negare di avere pagato, visto che i soldi me li ha dati lui!”
“Non è vero! Io non mi faccio pagare per le mie scopate!”
“Noi abbiamo pagato tremila euro per scopare un intero pomeriggio con tre milf; una eri tu; adesso chi ha preso i soldi non interessa a nessuno; la tua è prostituzione, lo dicono i miei studi di legge!”
“Pronto? Carlo? Per favore vieni immediatamente a casa mia; c’è un casino immenso da chiarire!”
“Hai chiamato il tuo vecchio amante, il giovane avvocato marito di Ersilia? Visto che ci sei, chiama anche il tuo ultimo amante; ci sono molte cose da chiarire e sarà interessato anche lui; io adesso faccio venire il mio avvocato e tutto sarà spiegato ... forse!”
Dopo mezzora intorno al tavolo in cucina c’eravamo io, mio marito Antonio, mio figlio Emilio, il mio antico amante Carlo e il mio ultimo Massimo, decisamente nero di rabbia perché era stato privato della fiducia e arretrato al ruolo di semplice impiegato insieme a tanti altri puniti come lui per avere scopato con me; Antonio aveva evidentemente dato il via ad una vendetta; l’ultimo invitato era Giacomo, vecchio compagno di Antonio e capo del suo ufficio legale; cercai di illustrare la situazione al mio avvocato.
Nonostante i tentativi di Carlo di volgere a mio favore gli avvenimenti, risultò fin troppo evidente che stavolta l’avevo fatta grossa e che rischiavo davvero la denuncia per prostituzione; l’unico che sinceramente cercava di ridimensionare le colpe era proprio Emilio che si appellava a mio marito da figlio affettuoso; la risposta bruciò lui e tutti noi.
“Emilio, parlando con me, ti prego di evitare qualunque forma lessicale che abbia attinenza con la consanguineità; non sono stato, non sono e non sarò mai il tuo padre naturale; questo documento dice che non c’è nessuna relazione tra te e me; chiedi a tua madre quale puttaniere l’ha messa incinta quella volta che mi rifilò un bastardo come figlio!”
“Emilio, sarò anche la prostituta che ha scopato con suo figlio senza saperlo, ma mio marito non può permettersi di considerarti bastardo, visto che ti ha riconosciuto sin dalla nascita ed ha seguito con me tutte le fasi della tua crescita ... “
“Io l’ho davvero seguito sempre, anche quando tu non ci sei stata per mesi, forse per anni, perché sei stata una pessima madre assente, presa com’eri dai tuoi tradimenti e dai tuoi amanti; anche di questo dovrai rispondere se andiamo in tribunale; ma soprattutto non hai mai confessato che la mia paternità non era certa perché sin da ragazza scopavi con chiunque e dovunque; sapevi che forse non ero il padre, ma ti sei fatta affascinare dai soldi, hai taciuto, stai brigando per togliermeli e adesso rischi la galera solo per derubarmi; ma il conto sta per arrivare, à bello pensante e non si faranno sconti!”
“Carlo, c’è qualche verità in quello che minaccia mio marito?”
“Dovremmo parlarne in privato; ci sono molti elementi contro di te ma possiamo trovare una strategia per rimediare ... “
“Massimo, spiega a questi farabutti come te a che cosa vanno incontro se sollevano ancora merda!”
“Ragazzi, state attenti; Antonio non è buono come Milena crede; se si rivolge a certi personaggi, nessuno è più sicuro; sapete che alcuni sono di professione killer mercenari; per pochi bigliettoni ucciderebbero anche la madre; se insistete ancora a voler strappare vantaggi con le corna, ve le spaccate voi; a questo punto non garantisco nemmeno per me!”
“Antonio, tu saresti capace di pagare un sicario per farmi ammazzare?”
“Mamma, ma non ti accorgi di come risulti imbecille? Credi che se lo volesse fare lo direbbe a te? Il tuo errore iniziale è stato proprio considerarti migliore di tuo marito che, purtroppo per lui, è stato lassista e ti ha lasciato fare; adesso o vi ritirate tutti in buon ordine o lui scatena la guerra; ma una guerra produce morti; Massimo ha già pagato un piccolo prezzo ... “
“Non tanto piccolo; non mi ha solo esautorato, riducendomi lo stipendio al punto che sono al limite della povertà; si è preso anche mia moglie che ora stravede d’amore per lui, è stata promossa al mio posto e gli andrebbe dietro anche in ginocchio; io ti scopo una volta alla settimana senza sentimenti; loro fanno l’amore ogni tanto e lei è sempre più innamorata; ho perso moglie, lavoro e dignità! D‘altronde, Ersilia, la moglie del tuo amico e consulente legale Carlo, si è separata ed è da dieci anni la compagna di tuo marito; vivono in una casa che lui ha comprato per loro ed hanno un figlio di otto anni; quello è senza dubbio suo figlio, l’erede per il quale battersi contro gli avvoltoi come te e Carlo!”
“Antonio, è vero che hai un’altra famiglia ed un altro figlio?”
“E a te che te ne frega? Com’è che all’improvviso ti interessano la mia vita e la mia famiglia?”
“Ti distruggerò, dovesse essere l’ultima cosa che faccio, ci riuscirò, vedrai!”
“Antonio, mia madre non ragiona; ormai è fuori di testa; non tenere conto di quello che dice, ti prego!”
“Tu non sei in grado di portartela via perché non sapresti da dove cominciare per assisterla; nessuno dei suoi amanti è in grado o è disposto a mantenerla; finché resta in casa mia è un pericolo sempre presente; cosa mi consigli di fare?”
“Non lo so; non so proprio come trattare una cosa così delicata; cosa potresti fare?”
“Ma che state blaterando di sostenere e mantenere? Io faccio da sola ... e ti distruggerò ... sappilo!”
Uscii a coda ritta sbattendo la porta alle mie spalle; mentre andavo via sentii mio marito esclamare con dolore.
“Mi spiace, ragazzo mio!”
Vidi Massimo accorato che sembrava volermi suggerire di fermarmi ma lo ignorai e andai via convinta che avrei avuto come sempre la mia vittoria; Antonio partì dopo qualche giorno, per una ricognizione a certi impianti, e si trattenne in giro per oltre un mese; al ritorno, lo accolse la notizia che un’automobile mi aveva investito mentre, sul bordo di una strada provinciale, mi stavo incontrando con certi amanti; dopo settimane di degenza, i medici avevano emesso una diagnosi terribile.
Una frattura della colonna vertebrale offriva poche possibilità di recupero e sarei stata costretta a vivere da paraplegica in una sedia a rotelle, a meno che non avessi affrontato i rischi e i costi di una lunga e costosissima serie di operazioni, peraltro senza esito garantito, ed una ancora più lunga fase di riabilitazione; le conseguenze economiche erano spaventose e, se mio marito non mi avesse accolto ancora a casa sua, quella che che era stata nostra e che sognavo di far diventare solo mia, non avevo riferimenti.
Antonio accettò che vivessi, in carrozzella e nella camera degli ospiti, nella nostra vecchia casa mentre lui passava intere giornate con la sua compagna e con il figlio che avevano avuto; Emilio avrebbe voluto rinunciare a proseguire gli studi, per prendersi cura di me; ma mio marito fu categorico; gli proibì di lasciare gli studi e di accettare la sua ospitalità nella casa che era stata e rimaneva comune, poco frequentata da lui come lo era stata sempre da me.
Per la gestione della casa assunse una persona che si occupava anche dell’amministrazione sulla quale a me era vietato mettere mano, visti gli scempi fatti; dovetti fare di necessità virtù ed accettare le condizioni imposte; la situazione in cui mi aveva precipitato l’incidente non mi consentiva più di ricevere apprezzamenti da amanti ed occasioni per scopare; dovetti praticamente votarmi alla clausura; inutile dire che i colpevoli non furono individuati perché la zona risultava molto sospetta per frequentazioni discutibili.
Privata di diritti, ridotta in carrozzella a dipendere dall’amore di mio figlio e dall’assistenza di un’impiegata, cominciai a vivere ogni giorno come un tassello di un’infinita contrizione che mi costringeva a misurarmi ogni momento con le mie colpe e con i danni che avevo provocato soprattutto a me stessa; ogni tentativo di recuperare qualcosa dei vecchi privilegi andava in fumo per la decisa ostilità di mio marito, ancora più tignoso nella vendetta di quanto io lo ero stata nell’oltraggio.
Le volte che Antonio, sollecitato da mio figlio, accettò di passare qualche giorno e qualche notte nella nostra casa, nella camera che era stata la nostra, ma con la nuova compagna e il figlio che adorava, potei solo sentirmi straziare orecchie e cuore ascoltando gli urli di piacere della ex moglie del mio avvocato che, alle prime avvisaglie dei tradimenti di suo marito, aveva travolto nel suo amore il mio e ci aveva costruito un famiglia vera e bella.
Quando cercai di lamentarmene con mio figlio, dovetti subire la sua lavata di testa perché avrebbe potuto andarmi peggio se Antonio non fosse stato ancora una volta tre volte buono, rinunciando a fare ricorso ai suoi amici mercenari e perdonando il male che avevo fatto.
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